Era un ragazzo bellissimo.
Pelle liscia color caramello, un sorriso dolce come melata. Riccioli neri scarmigliati, ma nel modo giusto.
Questo libro, insieme a tutti gli altri dello scrittore australiano Jay Kristoff, ha avuto un grande successo ed ha ricevuto il premio Aurealis come miglior romanzo fantasy nel 2016. Dal momento che non mi faccio problemi ad approcciare libri di genere young adult malgrado io sia piuttosto una senior citizen, ho voluto leggerlo perchè incuriosita dalle recensioni contrastanti che andavano dal capolavoro al che stronzata, passando dall'accusa di fanfiction di Arya Stark. Quest'ultima osservazione può essere motivata dal fatto che la protagonista si è vista giustiziare il padre e spedire madre e fratello neonato in una prigione letale all'età di dieci anni, mentre lei stessa è riuscita a sfuggire ai sicari grazie al provvidenziale intervento di un essere fatto d'ombra che diventerà poi suo fido compagno, visto che la ragazzina medita vendetta ed è disposta a tutto pur di ottenerla. Nella fattispecie il tutto consiste nel diventare un'assassina appartenente a un culto dedicato a una dea sanguinaria. Dopo aver ricevuto un'istruzione di base dall'uomo che l'ha accolta e allevata, Mia dovrà sottoporsi a una serie di prove per essere accettata in questa sorta di setta. Ho due cose da dire su questo libro; la prima è che di questi tempi scrivere qualcosa di completamente originale in campo fantasy lo vedo difficile, quindi penso che abbia più senso concentrarsi su come viene declinata la storia, tanto più che la vaga affinità con la vicenda di Arya Stark non mi sembra tolga nulla all'insieme. Il risultato è una lettura piacevole e avvincente, quindi per me è promosso. Ma... faccio un passo indietro rispetto al termine piacevole. C'è un piccolo problema, che può più o meno irritare, ovvero la massiccia presenza di note che interrompono continuamente la lettura della storia principale. Alcune servono per approfondire la descrizione del mondo fantastico in cui vive Mia, altre sono battute di spirito e, francamente, l'autore se le poteva pure risparmiare. Non ne ho capito l'utilità, visto che alla fin fine la storia è tragica, quindi perchè la battutina? Una soluzione potrebbe essere quella di evitare di leggere tutte le note, la trama si segue benissimo lo stesso. C'è anche stato chi ha criticato il fatto che i personaggi facciano sesso e dicano parolacce; certo, il fantasy è un genere in cui non è così diffuso il turpiloquio - almeno nei libri che ho letto finora - e i personaggi passano più tempo ad affilare le lame che a copulare, però non è che la cosa mi abbia dato fastidio. Insomma, penso che sia comprensibile che questo libro e i successivi (che di certo leggerò) abbiano avuto successo. Detto questo, devo anche aggiungere che altri libri fantasy letti in passato mi sono piaciuti molto di più.
Se i cigni avessero nuotato fianco a fianco sul lago verde scuro, quella sarebbe stata la foto perfetta, il coronamento della sua carriera di fotografo di matrimoni.
Il quarto volume della serie con protagonista Cormoran Strike inizia dov'era finito il precedente: al matrimonio di Robin. Matrimonio che è già pesantemente in crisi ancora prima di cominciare, visto che Robin scopre che il fidanzato ha cancellato dei messaggi che le aveva lasciato Cormoran sul cellulare e sbrocca. Un anno dopo però lei è ancora sposata - e ancora in crisi. Con Cormoran le cose vanno bene, ma non benissimo, si è perso il perfetto affiatamento del passato. Malgrado ciò, i due continuano a lavorare fianco a fianco al caso di ricatto che riguarda un importante politico; l'uomo li assume senza dire qual è lo scheletro nell'armadio che potrebbe costargli la carriera e non solo, ma pregandoli di trovare altrettanto fango nei riguardi dei ricattatori, in modo da poterli fermare con un ricatto di riflesso. A Cormoran non sembra vero che gli sia stato affidato questo caso perchè ha a che fare con un altro avvenimento che ha suscitato la sua curiosità e che vorrebbe approfondire. Continua a non deludermi JK Rowling in versione giallista, anche questa volta sono arrivata alla fine senza avere la minima idea di chi fosse il colpevole.
«Sei un cornico fatto e finito» disse irritato Dave Polworth. «Strike non è nemmeno il tuo vero cognome. In realtà ti chiami Nancarrow. Non vorrai venirmi a dirmi di sentirti inglese?»
Violando una piccola regola che mi ero data qualche mese fa a proposito delle serie, ovvero di centellinarmele, ecco che ho letto anche il quinto e - finora - ultimo libro con protagonista Cormoran Strike. Confesso che ero curiosa di vedere come sarebbero evolute le cose tra lui e Robin, visto che lei alla fine aveva saggiamente deciso di divorziare. I due investigatori in questo libro sono alle prese con un cold case; una coppia di lesbiche accosta Cormoran mentre si trova in visita dagli zii perchè la madre di una di esse è scomparsa quasi quarant'anni prima. All'epoca le indagini non avevano portato a nulla; si era pensato che la donna fosse stata una delle vittime di un serial killer attivo nella zona della scomparsa, ma all'arresto dell'assassino i suoi resti non erano stati ritrovati. Cormoran sa di avere poche probabilità di scoprire cos'è successo dopo tanto tempo, ma si butta ugualmente sul caso con la solita scrupolosità. Questo libro mi ha dato l'impressione di non finire mai, ma non in senso positivo. E' vero che è più corposo dei precedenti, ma è proprio l'insieme della narrazione che procede in maniera più farraginosa. La Rowling mette troppa carne al fuoco, perchè oltre all'indagine principale che è lunga e complicata, fa cenni ad altre indagini in corso, analizza i pensieri di Robin e le dinamiche tra i nuovi collaboratori dell'agenzia, fa ammalare di cancro la zia di Cormoran e tira in ballo anche suo padre e i suoi fratelli, insomma: troppa roba. E alla fine quei due non si sono ancora messi insieme!
Ho pubblicato di recente sulla rivista «L'amico del cacciatore», il modesto bollettino dell'Associazione venatoria giapponese, una poesia dal titolo Il fucile da caccia.
La specialità di Inoue Yasushi erano i romanzi storici ambientati nel Cinquecento, eppure questo Ryōjū 猟銃, suo romanzo d'esordio, è ambientato in epoca a lui contemporanea. Si tratta di una storia molto breve, composta da tre lettere scritte da tre donne diverse, da una prefazione e una postfazione. Malgrado la brevità però si tratta di una lettura intensa e coinvolgente che, in certa misura, mi ha fatto un po' pensare a Rashōmon, nel senso che anche qui vengono fornite versioni diverse della stessa vicenda. O forse, più che versioni, dovrei dire visioni, tanto che le vite di due di queste donne sono state condizionate dallo stesso avvenimento fino a svolgersi su un piano alternativo rispetto alla realtà: un conto è ciò che provano nel loro animo e un conto è il volto che mostrano agli altri. Come scritto nell'incipit, la storia ha inizio con un poeta che pubblica una poesia su un giornale di cacciatori; in realtà egli non è minimamente interessato alla caccia e nulla ne capisce, per cui la poesia, che riporta la descrizione di un cacciatore da lui visto tempo prima, è piuttosto una descrizione della solitudine. Succede però che l'uomo descritto si riconosce e contatta il poeta, dicendogli che intende spedirgli tre lettere che stava per distruggere. Le lettere rivelano la storia della sua relazione clandestina con la cugina della moglie, narrata dalle voci della figlia della donna, della moglie e della donna stessa. Detta così può non sembrare un granchè interessante, invece mi sono fatta totalmente assorbire da questo libretto e non l'ho posato finchè non l'ho finito.
Lyra e il suo daimon si mossero nella crescente penombra del salone, bene attenti a restare da un lato, dove non potevano esser visti dalla cucina.
Correva l'anno 2007 quando vidi il film omonimo tratto dal primo libro della trilogia His Dark Materials/Queste oscure materie. Mi pare di ricordare che il film mi fosse piaciuto, però a parte questo non ricordavo nemmeno quali attori ci fossero nel cast fino a che non sono andata a curiosare sul web. In effetti era già da parecchio che volevo leggere il libro, che così mi è giunto del tutto nuovo causa l'Alzheimer XD Northern Lights (questo il titolo originale) è ambientato in un mondo che somiglia al nostro, ma non è il nostro. La differenza più grande è che ogni essere umano è affiancato da un daimon, un essere che ha la forma di animale, che è un po' come se fosse l'anima delle persone in quanto umani e daimon non possono essere separati (anche solo l'allontanamento provoca grande sofferenza). L'undicenne Lyra, orfana di genitori, vive presso un college di Oxford, suo unico parente vivente è uno zio che la visita di rado e la mette sempre in soggezione. Proprio questo zio sta per arrivare e lei scopre per caso - perchè ama intrufolarsi in giro - che il rettore vuole avvelenarlo. Lyra riesce ad avvertire l'uomo e spia una riunione durante la quale sente parlare di cose strane, tra le quali una cosidetta Polvere che sembra suscitare sgomento nei presenti. Intanto in tutto il paese cominciano a sparire dei bambini; quando sparisce il miglior amico di Lyra, lei decide di cercarlo, solo che a qual punto fa la sua apparizione un'affascinante signora che la vuole come sua assistente. Eccetera. Si può ben dire che questo libro sia ormai diventato un classico del genere fantastico per ragazzi, e difatti mi è piaciuto, anche se tutta la questione della Polvere suona abbastanza complicata. Naturalmente proseguirò la lettura della trilogia, anche perchè diversamente non saprei come va a finire; il film stesso si fermava al primo libro e non ho idea di fin dove si sia spinta una serie di recente produzione (che non ho visto).
I am aware as I step into the common room that the majority of people here are almost dead, including me.
Dopo aver visto Heartstopper, ho deciso di leggere qualcosa di Alice Oseman e giustamente sono partita dall'inizio, con il suo romanzo d'esordio scritto quando aveva diciassette anni. Ho scelto l'edizione originale perchè è da parecchio che non esercito il secondo neurone. Ovvero: non lo esercito con l'inglese, ma ho trovato un altro modo per tenerlo allenato perchè da qualche tempo uso un'app con un gioco simile a Scarabeo. Questo però non c'entra nulla con il libro, quindi torno ad esso. Mi ha meravigliato scoprire che Solitaire è ambientato un po' di tempo dopo i fatti narrati nella prima stagione di Heartstopper, solo che in questo caso la protagonista è Tori, sorella maggiore di Charlie. Appaiono quindi alcuni personaggi a me già noti. Leggevo che la versione originale di Solitaire è stata leggermente rimaneggiata dopo il successo di Heartstopper, non ho però idea di cosa sia stato cambiato. Tori, dunque. Già dalla serie si vedeva che era strana e il libro ne è la conferma; credo che si tratti di una di quelle persone sensibili che si proteggono costruendosi una corazza per tenere fuori tutti e tutto. Tori ha una sola amica e una scarsissima opinione di se stessa; anche la scuola l'ha stufata. Dopo le vacanze di Natale, si trova davanti Lucas, che è stato il suo migliore amico quando erano alle elementari ma che ha poi perso di vista. Incontra anche Michael, che a detta di Charlie e Nick è un soggetto strano, da evitare. Sta di fatto però che mentre con Lucas è un susseguirsi di silenzi imbarazzati, con Michael sembra esserci più intesa. Questo però, come dice la copertina, non è un romanzo d'amore. E' invece la descrizione di quel difficile momento in cui si cresce e non si sa qual è il proprio posto nel mondo, e il fatto di essere diversi dalla media fa sentire inadeguati, sbagliati addirittura. Di sicuro è una storia che può dire molto agli adolescenti, mentre a me che queste crisi le ho superate da un sacco di tempo e che in seguito ne ho affrontate di diverse (e peggiori) fa quasi tenerezza, perchè è tipico dell'adolescenza fare di tutto un dramma, quando è piuttosto vero che si tratta di un momento magico in cui si potrebbe avere il mondo tra le mani, solo a volerlo. Peccato che queste cose uno le capisca sempre decenni dopo. Insomma, reminiscenze personali a parte, il libro mi è piaciuto.
Tina Cogin sapeva sfruttare al massimo quel poco che aveva e le piaceva pensare che fosse un dono innato.
Con questo romanzo, il cui titolo originale è A Suitable Vengeance, facciamo un salto indietro nel tempo, a quando l'ispettore Linley era fidanzato con Deborah - quella che poi sposerà il suo amico St. James. Deborah è appena tornata da un soggiorno di tre anni negli Stati Uniti e Linley desidera presentarla alla madre, per cui partono per la Cornovaglia. Qui trovano il fratello minore, Peter, insieme alla sua ragazza, entrambi chiaramente tossicodipendenti. Nell'alta società però certe cose è meglio evitare di dirle, difatti sia Linley che la madre glissano su questa ricaduta nella droga. Quando però viene trovato ucciso un giornalista locale che potrebbe essere stato uno spacciatore, Linley teme che il fratello possa averci a che fare. La George è sempre bravissima, che cosa lo ripeto a fare? XD