Non solo immagina cosa è successo.
Lo sa perfettamente.
Tanto che potrebbe risparmiarsi la fatica di interrogarlo.
Questo non è il primo libro che parla di delitti celebri che leggo, ma l'ho particolarmente apprezzato perchè non si limita a questo. Vengono infatti fornite molte informazioni sul contesto storico (per i casi più vecchi), curiosità e particolarità varie, oltre a specifiche sulla procedura e i metodi investigativi. Ne esce quindi fuori un lavoro a tutto tondo che parte dall'inizio dell'Ottocento per arrivare fino a quasi ai giorni nostri. Non tutti i delitti qui descritti hanno trovato una soluzione, nè appaiono pari per gravità ed efferatezza. Prendiamo per esempio il caso di Baby Lindberg (figlio del celebre aviatore Charles Lindberg che venne rapito e ritrovato morto qualche tempo dopo) che potrebbe essere rimasto semplicemente ucciso in un incidente durante il rapimento e quello del mostro di Milwaukee (al secolo Jeffrey Dahmer) che ha ispirato Il silenzio degli innocenti per via degli atti di cannibalismo commessi su alcune delle sue diciassette vittime. Si tratta comunque sempre di una lettura interessante che permette in qualche misura di entrare dentro la testa di questi assassini.
I tre ragazzi risalirono la gola dietro la cappella, così da non essere scorti dalla villa e dalle scuderie.
Sono passati più di vent'anni dalle vicende narrate ne Il Leone d'Oro ed Henry Courtney ormai vive in Inghilterra insieme ai suoi quattro figli, avuti da tre mogli diverse. Il primogenito è stronzo, i gemelli non si somigliano e non vanno granchè d'accordo, il minore è solo un bambino. Quando ad Henry viene chiesto di intervenire per sbaragliare un pirata che cattura le navi commerciali inglesi causando ingenti danni economici, non gli pare vero di affrontare di nuovo un'avventura per mare, e poichè nel frattempo il primogenito si è sposato, gli altri tre figli sono altrettanto felici di seguirlo per non rimanere in sua balia. Durante il viaggio però si accentua la spaccatura tra i gemelli in quanto si innamorano entrambi della stessa ragazza, la quale concede i suoi favori a Tom facendo soffrire Guy. Henry riesce nell'impresa di sconfiggere il pirata, ma a caro prezzo. Questa serie di libri mi sta veramente piacendo, c'è tutta l'avventura che si può desiderare.
Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. E' il tipo di uomo che indica le persone che non gli piacciono un po' come se fossero dei topi d'appartamento e il suo indice una torcia della polizia.
Ove è un rompicoglioni. Ed è anche un po' stronzo. Definirlo vecchio come spesso fa l'autore però tuttavia mi pare eccessivo, dopotutto qui da noi a quell'età c'è chi si sente ancora un ragazzo XD Ove è solo, sembra odiare il mondo, ogni mattina fa la ronda nel vicinato per controllare che nessuno abbia violato le regole del quartiere che egli pretende siano rigidamente rispettate. Oppure: Ove è un uomo introverso, di recente rimasto vedovo e per giunta appena licenziato - o meglio, prepensionato. E' legato a valori tradizionali che ormai nessuno sembra più rispettare, cosa che lo irrita profondamente. Alla fine scopriamo che Ove non è affatto stronzo e con qualche sorriso si può riuscire a bucare la sua corazza. Opera prima di Fredrik Backman, scrittore svedese del quale avevo parlato quando avevo visto Gli ansiosi, questo En man som heter Ove (un uomo chiamato Ove) ha avuto un grande successo e ne è stata tratta una versione cinematografica. E' una di quelle storie che fanno sorridere e commuovono allo stesso tempo, e l'ho trovata molto piacevole.
Dal mese di luglio del suo secondo anno di università, Tazaki Tsukuru aveva vissuto con un solo pensiero in testa: morire.
Ogni volta che comincio un libro di Murakami mi chiedo "chissà che cosa si sarà inventato questa volta". Questo autore infatti ha il vezzo di inserire sempre qualche elemento soprannaturale nei suoi romanzi (uso il termine in senso lato). Questo 色彩を持たない多崎つくると、彼の巡礼の年 Shikisai o motanai Tasaki Tsukuru to, kare no junrei no toshi, uscito in Giappone nel 2013 e per noi italiani magistralmente tradotto da Antonietta Pastore, di soprannaturale ha forse un po' meno rispetto ad altri, anche se ad un certo punto mi ero fatta l'idea che dovesse essercene di più. Verrebbe quasi da concludere che si poteva risparmiare anche quel poco in quanto, alla fin fine, la vicenda funziona benissimo anche nel mondo reale al 100%, e non lo dico come critica, ma come semplice osservazione. Il Tazaki Tsukuru del titolo è un trentaseienne che da sempre vive convinto di essere senza colori. La definizione era nata come burla all'interno del suo gruppo di amici, in quanto gli altri quattro avevano tutti un ideogramma indicante un colore nel cognome. Questo però non aveva impedito loro di essere molto affiatati durante i tre anni della scuola superiore e il primo dell'università. Questo grande affiatamento era dovuto anche al fatto che, poichè il gruppo era formato da tre maschi e due femmine, si era tacitamente concordato di tenere amore e sesso fuori dalle sue dinamiche. Un bel giorno però Tsukuro, tornato nella natale Nagoya da Tokyo, dove studia, viene liquidato da uno degli amici per telefono con la semplice affermazione che non lo vogliono più vedere. Nessuna spiegazione viene fornita nè lui ha il coraggio di chiederla, ma questo essere ripudiato all'improvviso è un fatto che lo porterà prima sull'orlo del suicidio e che lo segnerà poi per il resto della vita, fino a quando la sua attuale fidanzata non gli farà capire che deve risolvere questo nodo per poter andare avanti più serenamente. Così come i suoi romanzi contengono sempre un elemento soprannaturale, allo stesso modo hanno il dono di coinvolgermi profondamente, per questo considero Murakami uno dei miei scrittori preferiti.
Nell'anni che furo 'ntorno al milli e novecento e trenta, 'na quinnicina di jorni prima di ogni cangio di stascione, ogni lunidì Ciccino Firrera, 'ntiso «Beccheggio», immancabilmente arrivava a Vigàta col treno delle otto del matino che viniva da Palermo.
Era da un sacco di tempo che non leggevo qualcosa di Camilleri e non mi ero accorta di quanto mi mancasse. Questi otto racconti, quasi tutti ambientati tra gli anni Trenta e Quaranta nella città di Vigàta, sono tutti molto divertenti. C'è il solito campionario di varia umanità e il solito dispiego di accadimenti fortuiti o abilmente giostrati. E qui mi fermo perchè Camilleri non ha bisogno di presentazioni!
La notte in cui tutto cambiò per sempre iniziò con lo squillo di un telefono.
Finalmente leggo un libro di Donato Carrisi, autore che ha raggiunto una grande fama pure all'estero. Non volendomi impelagare in una serie, ho scelto questo romanzo che è una storia a sé stante. In un paesino di montagna sparisce una ragazzina; sul caso si butta Vogel, detective più preoccupato dei dati dell'audience che della ricerca della verità. Difatti fin da subito agisce per catturare l'attenzione dei media, basandosi su illazioni più che sui fatti, anche se effettivamente il fatto che la ragazzina sia stata rapita e uccisa piuttosto che sia fuggita di casa si rivela giusto. Il circo mediatico però ha bisogno di un colpevole, e Vogel lo identifica in un mite professore di lettere, attirando su di lui l'attenzione tramite una fuga di notizia orchestrata ad arte. E qui mi fermo, anche se da questo libro è stato tratto un film qualche anno fa, girato dallo stesso Carrisi, e quindi chi l'ha visto saprà anche come prosegue la storia. Può darsi che Carrisi abbia peccato nel creare un finale sbalorditivo, ma la storia non solo regge, ma cattura alla grande. Mi è anche piaciuto che si sia disquisito di come i media si interessino ai delitti che, come si suol dire, forniscono materiale con poca spesa e tanta resa. Conclusione: leggerò sicuramente altro di questo autore.
Il giardino sul retro del cottage di Lower Mall a Hammersmith era predisposto per favorire il lavoro di un artista. Tre tavole di pino nodoso poggiate su sei cavalletti malridotti fungevano da banco di lavoro.
Mentre Helen vaga per la Grecia dopo avergli dato il due di picche, l'ispettore Linley affoga le pene d'amore nel lavoro, sfinendosi a forza di straordinari. Un giorno lo va a trovare un suo ex-compagno di studi che non vedeva da quasi due decenni; l'uomo ora lavora in un college esclusivo e si ritrova con una bella gatta da pelare perchè un allievo risulta scomparso. Da principio si crede che abbia pianificato una fuga perchè sarebbe riuscito a fare credere di essere in due posti contemporaneamente, mostrando così di aver architettato la propria sparizione, ma poi viene ritrovato cadavere, per giunta nudo e con segni di tortura. Linley e la sua ormai fidata collega Havers si trovano così a scavare nel torbido della vita di collegio. Well-Schooled in Murder è il terzo libro della serie con Linley, serie che continua a non deludermi. Della George apprezzo l'alto livello di realismo e la plausibilità delle trame, tanto che non esito a definirla superiore, tanto per fare un esempio, al su citato Carrisi. Ho intenzione di leggermi tutta questa serie, a botte di uno al mese ci metterò quasi due anni (sono ventuno libri, sempre che non ne scriva un altro nel frattempo). A differenza del passato, dove mi ingurgitavo le serie tutte d'un fiato, ultimamente sto porzionando i vari volumi perchè ho l'impressione di godermeli di più. Non faccio passare tanto tempo da rischiare di scordare le caratteristiche dei protagonisti, ma abbastanza da provarne nostalgia e ritrovarli con grande piacere. E con questa ennesima esternazione superflua, passo e chiudo le recensioni letterarie fino a fine giugno!