sabato 31 luglio 2021

luglio altalenante

Nel senso che ho altalenato tra il divano, la sdraio in terrazzo e la sedia della mia scrivania. Siamo in estate, che ci posso fare? Fossi una marmotta andrei in letargo in inverno, io invece in letargo ci vado col caldo. Ho altalenato anche nelle mie attività; alcuni giorni sono stata di una pigrizia vergognosa, altri invece sono stata attiva e creativa. A parte le solite foto e scenette con le bambole, ho anche preparato un nuovo diorama (il giardino dove rilassarsi e prendere il sole della foto qui sopra) e costruito alcune cose. Malgrado sia una fiera posseditrice di Green Pass, la mia vita sociale si è mantenuta a livelli poco meno da eremita più che altro per colpa del caldo.

giovedì 29 luglio 2021

letture di luglio

La neve sulle montagne si stava sciogliendo e Bunny era già morto da molte settimane prima che arrivassimo a comprendere la gravità della nostra situazione.


The Secret History è il primo romanzo di Donna Tartt, autrice poco prolifera (ci mette dieci anni a scrivere un libro) ma molto quotata. Di recente ha vinto il Premio Pulitzer per il suo ultimo lavoro, per dire. Questo suo primo libro è ambientato in un piccolo college del Vermont e ha come protagonisti un gruppo di ventenni e poco più che studiano greco antico insieme a un eccentrico professore. In effetti Julian - come si fa chiamare dai suoi allievi - ha un criterio personale e indecifrabile per scegliere gli studenti, e non ne vuole più di cinque per volta, anche se si trova a fare un'eccezione per Richard, l'ultimo arrivato e voce narrante della storia. Lui e gli altri sono affascinati da Julian, lo vedono come un mentore, un maestro di vita. E sono affascinati dalla cultura greca, al punto che ad un certo punto si mettono in testa di replicare un rituale dionisiaco. Occorrono molti tentativi, ma alla fine riescono e l'unica cosa che va storta è che si ritrovano un morto tra le mani senza manco rendersi conto di cosa sia successo. La storia di questo romanzo - che si prende i suoi tempi, difatti conta seicento pagine - è di quelle insieme banali e particolari. Banale perchè ti fa pensare che quello in cui si trova invischiato Richard potrebbe capitare a chiunque, con le stesse premesse; particolare perchè in effetti non penso che stringere un patto omicida sia da tutti. Di certo farlo ha delle conseguenze, non ultima delle quali rivelare il vero volto di Julian. Molto bello, e mi chiedo che effetto mi avrebbe fatto se lo avessi letto alla stessa età dei protagonisti.

Si svegliò, e non ricordava più il proprio nome.

Era pieno di dolori. Fasci di fiamme gli roteavano nella testa e in gola, nel ventre e nel petto. Cercò di deglutire ma non andò oltre un tentativo. La lingua gli si era incollata al palato. Bruciava e doleva.

Ho deciso di fare le cose con criterio e di cominciare a leggere i libri della serie del commissario Van Veeteren in ordine cronologico, visto che finora l'ho fatto a caso. Questo quindi è il primo e risale al 1993. Un uomo si sveglia dopo una sbornia colossale, tanto colossale che gli ha fatto perdere la memoria. Quando trova la moglie affogata nella vasca da bagno, sa che non è stato lui, però non è in grado di ricostruire la serata, per non dire che il suo comportamento bizzarro - si mette a fare le pulizie e il bucato mentre aspetta la polizia - appare sospetto. Lo condannano a sei anni di carcere ma, mentre si trova ricoverato in un istituito psichiatrico, viene ucciso a sua volta.Van Veeteren, che fin da subito aveva nutrito perplessità sulla sua colpevolezza, si mette a scavare nel passato della moglie, convinto che sia lì che si nasconde l'assassino. E niente, secondo me Håkan Nesser ci sa fare, quindi il libro mi è piaciuto e continuerò volentieri nella mia piccola impresa.

Al tempo in cui voglio ricondurvi, le abitudini e gli usi delle piccole città non erano ancora alterati dall'eleganza; erano pieni di una deliziosa semplicità.

Questo libro l'ho preso per € 2 a un mercatino dell'usato di Vittorio Veneto per il solo motivo che mi piaceva la copertina. E' un'edizione del 1966 di un romanzo satirico/umoristico scritto nel 1842 da Charles Tillier e ambientato nel 1750. Che fosse umoristico non lo sapevo quando l'ho comprato, per cui alle prima pagine ho provato un certa perplessità. Il protagonista, le cui gesta vengono narrate dal nipote, è un giovane medico di campagna. Onesto e competente tanto quanto ubriacone e pieno di debiti, Beniamino abita con la famiglia della sorella maggiore. In effetti l'aggettivo onesto non gli calza proprio a pennello, visto che per lui comprare a credito e scroccare tutto il possibile sembra una filosofia di vita; è vero però che di soldi non ne ha. Il medico di un paese vicino, che al contrario di soldi è pieno, ha una figlia in età da marito e pensa di darla in sposa a Beniamino. I due uomini in effetti legano subito, ma la fanciulla ha per la testa un altro pretendente che la corteggia solo per i soldi; lei ovviamente questo lo ignora e, insieme a lui, cospira per liberarsi di Beniamino, il quale però è di quei bastardi fortunati che riescono a cavarsela anche nelle situazioni più disperate grazie anche alla loro astuzia. Sicuramente molto divertente come storia, ancora una volta un libro preso solo per la copertina si rivela una gradita sorpresa.

Li chiamavano «i gemelli» perchè erano inseparabili. Ma non erano fratelli, e neppure si assomigliavano.

Plata quemada è la ricostruzione in stile romanzato di una rapina che avvenne nel 1965 a Buenos Aires. L'autore si è basato su documenti di prima mano, e l'accuratezza del resoconto si accoppia a un ottimo lavoro di immaginazione quando si tratta di entrare nella testa dei personaggi. La rapina, facilitata dal favoreggiamento di alcuni poliziotti e impiegati comunali al quale era stata promessa una parte del denaro, fu molto sanguinosa; i banditi ammazzarono generosamente prima di darsi alla fuga, raggiungendo l'Uruguay. La polizia argentina li seguì e riuscì a rintracciarli; ne seguì un assedio – tre dei banditi erano all'interno di un appartamento – dove altri persero la vita sotto il fuoco pesante. Alla fine due dei banditi morirono, il terzo sopravvisse alle ferite. Il loro accanimento era dovuto anche al fatto che fossero continuamente imbottiti di alcool e droga, ma le loro erano comunque esistenze al limite, di quelle che o la va o la spacca. Ricardo Piglia riesce a rendere molto bene questo aspetto dei personaggi e per questo il libro mi è piaciuto molto. Ho letto che nel 2000 ne è stato tratto anche un film che venne presentato al Festival di Venezia e che ricevette un premio. Mi sarebbe piaciuto guardarlo, ma è introvabile.

La serratura arrugginita oppone resistenza. L'uomo deve forzare, togliere la chiave, riprovare. Anche qui fa terribilmente caldo. Non come in città o in pianura, ma comunque caldo

Questo è il genere di libro per il quale non spenderei un euro, ma era nella casetta del bookcrossing e quindi me lo sono portato a casa. Ricade nella tipologia di storie in cui una protagonista femminile si trova ad affrontare una crisi di qualunque genere – in questo caso un grave lutto – e si risolleva dandosi ad attività mai intraprese prima – in questo caso l'orticultura. Il titolo italiano lo trovo molto irritante; l'originale è Les Lendemains (i giorni successivi). Non dico che sia scritto male, anzi in Francia ha avuto molto successo, è proprio che questo tipo di storie non è nelle mie corde, sarà perchè le mie crisi e i miei lutti li ho dovuti affrontare tutti restando dov'ero, anziché piantare baracca e burattini per ritirarmi in campagna.

Le bastarono un paio di secondi per aprire la serratura. Si era servita di un fil di ferro che aveva modellato e piegato proprio come le aveva insegnato Boris, suo fratello maggiore, tanti anni prima.

Das Entscheiden (La decisione) è un romanzo di quella che è considerata come una delle più talentuose scrittrici tedesche (Wikipedia dixit). Difatti questo libro si legge d'un fiato, anche perchè è costruito in modo da lasciare il lettore sempre pieno di curiosità per capire ccome collegare le varie trame che vi si intersecano. Ispirandosi al terribile e reale traffico di giovani donne dell'est Europa che vengono convinte a recarsi all'estero per ottenere un lavoro come modelle e si ritrovano invece costrette a prostituirsi, la Link s'inventa un eroe per caso che si ritrova appunto coinvolto in un simile scenario. In realtà di eroico Simon non ha proprio nulla, infatti per tutta la vita si è lasciato mettere i piedi in testa da tutti; s'impietosisce per una giovane che è stata trovata a bivaccare abusivamente in una appartamento e che appare denutrita e infreddolita, non sapendo che ciò finirà per stravolgere la sua tranquilla esistenza.

La nascita di Simon Arthur Henry Fitzranulph Bassett, conte di Clyvedon, era stata celebrata con grande pompa. Le campane avevano suonato per ore e, nell'enorme castello che sarebbe stato la dimora del neonato, era stato offerto champagne a fiumi.

Questo libro è il primo della fortunata serie di Bridgerton e quello dal quale è stato tratto la popolare serie Netflix. Occorre quindi dire subito che aspettarsi che sia uguale alla serie è da folli; non solo qui viene rispettata la reale composizione etnica della società inglese del 1813, ma mancano anche diverse figure presenti nella serie. In realtà, come mi è già capitato di dire in passato, penso che la cosa più saggia da fare sia considerare le due cose come elementi distinti. Che dire dunque del libro? Intanto che chi l'ha letto pensando che Julia Quinn sia una novella Jane Austen dimostra di essere molto ingenuo. Lo stile è brillante e divertente, ma non ha proprio nulla a che vedere con la mitica Austen. In realtà, a voler stringere, si tratta di un romanzetto. Molto gradevole, certo, ma piuttosto inconsistente. Probabilmente ha avuto tanto successo perchè l'autrice è riuscita a fondere bene romanticismo e sesso, inoltre è dotata di sufficiente senso dell'umorismo per rendere piacevoli gli scambi di battute tra i due protagonisti. Detto questo però, l'insieme è tale da darmi l'idea che di memorabile non vi sia nulla, tanto che non penso che proseguirò nella lettura dela serie a meno che non mi trovi in uno di quegli stati d'animo che richiedono letture molto leggere.



lunedì 26 luglio 2021

Girl Power - La rivoluzione comincia a scuola

La sedicenne Vivian, ispirata dal passato di attivista femminista della madre e dall'arrivo di una nuova compagna agguerrita, prende coscienza del fatto che nella sua scuola regna un clima di maschilismo impunito e decide, di punto in bianco, di creare un opuscolo dove denuncia la situazione e invita le compagne a reagire. La cose cominciano a muoversi lentamente ma con costanza e si forma quindi un gruppetto di ragazze decise a non farsi più mettere i piedi in testa. Vivian però non rivela a nessuno che è lei l'autrice degli opuscoli, tanto che ad un certo punto nelle mire della preside finisce la sua migliore amica, rea solo di aver ufficializzato il gruppo facendolo passare per un circolo ricreativo. Fa sempre più caldo e io mi ritrovo a rivivere le solite costanti estive, tra le quali c'è la tendenza a vedere film e serie “leggere”. Questo film, per dire, è molto carino, però allo stesso tempo finisce per risultare un po' troppo zuccheroso e prevedibile. Vedi ad esempio il fidanzatino perfetto di Vivian. Con questo non voglio dire che non mi sia piaciuto, solo che ci sarebbe stato bene un po' più di sale. Merita comunque per il messagio che dà alle giovani, ovvero che fare qualcosa è sempre meglio che non fare niente. E' tratto dal romanzo omonimo, ovvero Moxie (perchè come al solito il titolo italiano non è una traduzione fedele) di Jennifer Mathieu che a quanto pare è piaciuto molto.


sabato 24 luglio 2021

la foresta

Si vede che le Ardenne ispirano gli autori di thriller perchè questa è già la seconda serie che vedo ambientata in quei luoghi. Questa è francese ed è in realtà una miniserie; ultimamente sto privilegiando le miniserie, ma temo di aver quasi esaurito la scorta... Comunque sia, la vicenda si svolge nel solito paese dove si conoscono tutti; l'outsider di turno è il nuovo capo della polizia che, appena arrivato, si trova subito a dover affrontare la scomparsa – prima – e l'omicidio poi di una sedicenne, al quale seguono la scomparsa di altre due ragazzine. La seconda in grado, poliziotta del posto, è direttamente coinvolta perchè una delle ragazzine è proprio sua figlia; per non dire che dalle analisi del DNA dell'intera popolazione maschile del paese salterà fuori una bella sorpresa riguardante suo marito. Se il capo della polizia lavora con metodo e serietà, lei ha un approccio diciamo tra lo sportivo e lo schizzato che non me l'ha resa molto simpatica, benchè il tutto fosse giustificato. Come al solito il colpevole è un insospettabile. Questa serie è di quelle che si fanno guardare con curiosità perchè sono costruite bene, nel senso che l'attenzione dello spettatore viene adeguatamente catturata, ma ricade anche nella tipologia delle storie che, se osservate con occhio critico, rivelano qualche difetto di sceneggiatura. Il finale non è proprio all'altezza del resto, potevano accorciare e tenere un ritmo più sostenuto, però, ripeto, non è sicuramente una serie da stroncare, e lo dico perchè come al solito le recensioni che ho letto vanno dal 10 al 2. Io starei sul 7.


giovedì 22 luglio 2021

Mindhunter

Ecco un'altra serie che coniuga bene realtà e finzione, tanto più che è tratta dal libro omonimo basato sulle esperienze di John E. Douglas, l'agente dell'FBI che è esperto di psicologia criminale e uno dei primi a dedicarsi alla profilazione criminale. Nella serie ha un nome diverso – Holden Ford. La storia ha inizio nel 1977, quando Ford faceva il negoziatore e insegnava a Quantico le tecniche di negoziazione. Per caso un giorno ascolta la lezione di un collega e inizia a collaborare col collega Bill Tench (che si occupa di scienza comportamentale) e con la psicologa Wendy Carr. I due agenti cominciano a recarsi nelle carceri a intervistare famigerati assassini per cercare poi di individuare uno schema o un senso per le loro efferate azioni, insieme alla dottoressa Carr. In contemporanea fanno lezione presso varie centrali di polizia e non disdegnano di aiutare i colleghi in difficoltà davanti alle gesta di coloro che verranno poi definiti “serial killer”. Serie molto ben fatta e che mi è piaciuta molto proprio per questo mostrare l'aspetto pioneristico delle ricerche del trio; ormai di questi tempi termini come “serial killer” e “profiling” sono entrati nel linguaggio comune, ma nei primi anni Ottanta erano all'avanguardia e spesso i due agenti si trovavano davanti la perplessità dei colleghi. Tra i criminali intervistati fa capolino anche Charles Manson, in un trait d'union con la serie Aquarius, e che viene anche qui dipinto come completamente fuori di testa. Al momento Mindhunter conta due stagioni e mi auguro vivamente che venga prodotta anche la terza, visto che c'è ancora un mostro a piede libero...


martedì 20 luglio 2021

Aquarius

Mi dispiace molto che gli americani non si siano appassionati a questa serie, ragion per cui è stata interrotta dopo sole due stagioni. A me è piaciuta molto, anche se la seconda stagione è leggermente inferiore alla prima, perchè penso che abbia saputo fondere bene realtà e fiction. Ambientata tra il 1967 e il 1969 a Los Angeles, ha come protagonista il detective Sam Hodiak – interpretato da David Duchovny – che è uno di quei poliziotti che ignorano le regole e arrivano a fabbricare le prove pur di inchiodare coloro che sanno essere colpevoli. Insieme a lui altri colleghi si trovano ad affrontare casi di ordinaria amministrazione insieme a eventi che segnarono quegli anni, come gli assassini dei Martin Luther King e Robert Kennedy, la guerra del Vietnam, l'ascesa delle Pantere Nere e quella simpatica persona che fu Charles Manson. Difatti Manson in qualche modo è la controparte di Duchovny, anche se con lui interagisce marginalmente, ma mentre gli altri fanno le loro cose, lui trama nell'ombra costruendo la sua famiglia di spostati e futuri assassini. E la serie si conclude proprio all'indomani dell'eccidio di Cielo Drive, dove persero la vita Sharon Tate e altre quattro persone. Una volta tanto mi sento di dissentire dai fan di X-Files – tra i quali dovrei collocarmi anch'io – che si sono rallegrati quando è stata interrotta perchè ciò avrebbe permesso a Duchovny di vestire di nuovo i panni di Fox Mulder.


domenica 18 luglio 2021

Suburbia Killer

Su Netflix ho già visto due miniserie tratte da libri di Harlan Coben, questa è la terza, e visto quanto mi erano piaciute le altre due, era difficile che questa mi deludesse, infatti così non è stato. Tratta dal romanzo The Innocent (difatti il titolo originale è El Inocente, ed è ovviamente pienamente azzeccato, a differenza del titolo internazionale) è una produzione spagnola. Mateo Vidal è un giovane che una sera, durante una lite per futili motivi scoppiata in una discoteca, uccide un altro ragazzo. La cosa è del tutto accidentale; è vero che Mateo lo ha spinto, ma quello ha avuto la sfiga di battere la testa sullo spigolo del marciapiede e ciao. Mateo si fa alcuni anni di prigione e, una volta uscito, comincia a lavorare insieme al fratello avvocato - del quale rileva lo studio quando quello muore all'improvviso - e ritrova una ragazza che aveva visto una volta sola e che finisce per sposare. Sembrerebbe andare tutto bene, ma poi l'omicidio o il suicidio (non si sa bene) di una suora riportano Mateo sotto i riflettori e, avendo dei precedenti, la polizia lo vede come un sospetto. Sarà dura dimostrare di non averci nulla a che fare. Storia che parla sia di vendette che di seconde possibilità, mi ha fatto pensare all'ultima serie spagnola che ho visto, ovvero Il Caos dopo di te, per via dell'abissale differenza tra le due. El Inocente è di gran lunga superiore.


venerdì 16 luglio 2021

intervallo

Book-crossing montanaro

Quando ero in vacanza in Val di Zoldo ho trovato ben due punti per il book-crossing. Il primo era costituito da un paio di semplici cassette di plastica poggiate a una fermata dell'autobus a Forno di Zoldo, il secondo era la piccola libreria con vetrinetta della foto qui sopra, a Colcerver. Da questa ho preso un volume con una storia del Gruppo TNT a colori, per la serie dei Classici dei Fumetti di Repubblica. Questo punto sembrava ben fornito, inoltre si trovava in un giardinetto provvisto di panchina. Anche se le iniziative di book-crossing sono sempre più diffuse, per me è sempre una piacevole sorpresa imbattermi in esse. Sarà che amo troppo i libri!

Ma anche i ventilatori!


Che bestia è?

Sotto il tendone del balcone di solito ci trovo i pipistrelli (non ora, ma in agosto-settembre), invece l'altro giorno c'era questa simpatica bestiolina che non avevo mai visto prima. Più lunga e grossa di una lucertola, il marito dice che è un geco. Per fortuna non ho problemi con animaletti di questo tipo, mi sono giusto assicurata che non mi cadesse in grembo quando mi sono messa a leggere fuori.

mercoledì 14 luglio 2021

Le ricette della signora Tokue - Sukegawa Durian

Doraharu vendeva dorayaki.

Sentarō passava tutto io giorno alla piastra di cottura.

Da questo libro è stato tratto il film Le ricette della signora Toku, che vidi alla sua uscita qualche anno fa. Conoscevo dunque già la trama - tra l'altro praticamente uguale - ma penso che il libro abbia quella piccola marcia in più che fa la differenza, benchè anche il film mi fosse piaciuto. L'autore, attraverso la figura della signora Tokue, ci racconta la dolorosa storia dei malati di lebbra in Giappone, delle discriminazioni subite, dell'emarginazione totale e dei pregiudizi dei quali sono ancora vittime malgrado la malattia ora sia perfettamente curabile e la sua contagiosità sia ridicolmente bassa. Del resto tutto il mondo è paese e non sono certo solo i malati giapponesi ad aver sofferto tutto questo. La signora Tokue, benchè guarita da quarant'anni, è stata comunque costretta a restare rinchiusa insieme agli altri ex-malati; quando finalmente può uscire grazie alla legge del 1996, è ormai anziana e non può più rifarsi una vita. Le sue passeggiate le mostrano un paese del quale è diventata estranea e sottolineano il fatto che non le è rimasto nessuno (è vedova e la sorella minore, sua unica parente, non la vuole vedere). Si affeziona così a Sentarō, un uomo di mezza età che si sente un fallito, al quale cerca di insegnare come preparare l'an perfetto (l'an è la marmellata di fagioli azuki che si usa per farcire i dorayaki, e An è anche il titolo originale del libro). La storia è certamente toccante e commovente, ma contiene anche un messaggio di coraggio e di gioia di vivere nonostante tutto.


lunedì 12 luglio 2021

Far East Film Festival : i film che mi sono piaciuti di più (in ordine sparso)

Dear Tenant

親愛的房客 Qin Ai De Fang Ke

Lin Chien-yi si prende cura della madre e del figlioletto del suo compagno, morto alcuni anni prima durante una gita in montagna. L'anziana soffre di una grave forma di diabete e soffre molto; si lamenta di continuo e s'imbottisce di antidolorifici. Il figlio minore, che si è trasferito in Cina, torna a casa per Capodanno e mostra interesse per la casa. Lui è di fatto la pecora nera della famiglia perchè già in passato si era riempito di debiti ed era il fratello maggiore ad ammazzarsi di lavoro per ripagarli. Dopo qualche mese la madre muore e lui, certo di ereditare, scopre invece che la casa è stata intestata al bambino e, quel che è peggio, che il bambino è stato adottato da Chien-yi. Lo accusa allora di aver ucciso la madre e di aver adottato il piccolo per potere ereditare tutto lui. Mi è piaciuto molto e mi ha commosso questo film taiwanese; la commozione non è stata dovuta solo all'ingiustizia sofferta da Chien-yi, ma anche alle discriminazioni subite in quanto omosessuale. Ancora una volta ci troviamo davanti a una famiglia atipica, in cui il volersi bene va oltre i semplici legami di sangue, ma questa è anche il genere di situazione che non viene compresa da chi ne è all'esterno. 

Voice of silence (without a sound)

소리도 없이 Sorido eopsi

Lo zoppo Chang-Bok e il muto Tae-In oltre a vendere uova al mercato collaborano con un gruppo di malavitosi; in particolare si occupano dello smaltimento dei cadaveri. Un giorno però il capo chiede loro di prendere in custodia una bambina. La piccola è stata rapita per sbaglio al posto del fratello e il padre sta contrattando sul riscatto. I due non vorrebbero accettare, più che altro perchè non sanno dove nasconderla, ma non hanno scelta e finisce che se la porta a casa Tae-In. Succede però che il capo viene fatto fuori e quindi la situazione della bambina è in stallo. Man mano che i giorni passano, sembra che si crei una sorta di normale menage famigliare tra la bimba rapita, Tae-In e la sua sorellina, ma gli eventi non possono che precipitare. I coreani continuano a lasciarmi a bocca aperta, e lo fanno anche con questo film che è struggente, commovente e a tratti di una comicità surreale. Molto, molto bello e con un ottimo attore nella parte di Tae-In: Yoo Ah-In. Bravo anche il suo comprimario Yoo Jae-Myung, e che dire della piccola Moon Seung-Ah che interpreta la bambina rapita? Da tenere sicuramente d'occhio!

Please don't save me 

나를 구하지 마세요 Na-reul guhaji maseyo

Mi è piaciuto molto questo film! Protagonista è una dodicenne, il cui padre si è suicidato. Non si capisce bene se la responsabilità sia stata sua, ma la madre è piena di debiti. Madre e figlia si trasferiscono perchè Sun-Yu è vittima di bullismo a scuola; nella nuova classe però nessuno conosce il suo passato, i compagni sono tranquilli e il maestro è simpatico, ma Sun-Yu continua a stare un po' sulle sue. Attira però l'attenzione dell'esuberante Jeong-Guk che, dopo una partenza falsa, riesce a diventare suo amico. Intanto la madre si ammazza di lavoro, senza però riuscire a ripagare i debiti. La situazione appare senza via di uscita e le due donne prendono una decisione drastica. La Corea del Sud è tra i tre paesi al mondo in cui si commettono più suicidi e questo film affronta l'argomento mostrando le conseguenze su chi rimane e offrendo una speranza finale. Bravissimi i due giovani protagonisti.

Underdog – parte 1 e 2

アンダードッグ Andadoggu

Il regista Take Masaharu (che avevo già apprezzato per In The Hero e 100 Yen Love – tra l'altro anche quest'ultimo sulla boxe) ci presenta la bellezza di più di quattro ore di pellicola su tre pugili particolari, diciamo così. Il primo che ci viene presentato è un'ex-gloria del ring, Suenaga Akira, che continua a combattere benchè venga regolarmente sconfitto e che si mantiene facendo da autista per delle ragazze squillo. Ormai ha solo due ammiratori: il figlio – che però vive con la madre  – e Ryuta, un giovane che sta per debuttare (interpretato da Kitamura Takumi). Il terzo in realtà non è un pugile, benchè un comico; Shun è a un punto critico della sua carriera e per giunta si porta sulle spalle il fatto di essere figlio di un attore famoso. Gli viene l'idea di mettersi a boxare e di affidare il prosieguo della sua carriera alla vittoria in un incontro per il quale viene contattato proprio Akira. L'incontro è in certa misura combinato; per non far fare una pessima figura a Shun infatti Akira viene convinto a fingere di restare al tappeto, salvo poi riprendersi e vincere, così da preservare il suo buon nome. Sul ring però le cose non vanno come previsto perchè Shun si impegna al massimo per vincere. Devo dire che la visione di questo film – anzi due film – è stata una discreta fatica: sono pur sempre quattro ore e mezza di roba, per non dire che la boxe non è certo in cima alla mia lista di interessi. Fatica però ampiamente ripagata perchè si tratta di un film intenso ed emozionante, con personaggi per i quali combattere è la loro ragione d'essere in quanto li definisce come persone. Nel cast ho riconosciuto Emoto Akira (il padre di Suenaga).

Last of the wolves (Blood of the lone wolf)

孤狼の血 LEVEL2 Korou no Chi Level 2

Da principio c'è stato The Blood of Wolves, tratto dal libro di Yuzuki Yuuko. Questo è un sequel e mi tocca fidarmi di chi ha visto entrambi i film, per altro diretti dallo stesso regista (io purtroppo mi sono persa il primo) quando afferma che il sequel è perfino migliore del precedente, con tanto che aveva vinto diversi premi ed era stato molto apprezzato. Ambientato tre anni dopo, ovvero nel 1991, questo film ripropone alcuni dei personaggi del primo e ne inserisce di nuovi. Il contesto è quello della lotta tra due gruppi rivali di yakuza a Hiroshima, nel quale si inserisce Hioka, un poliziotto che, tramite l'uccisione del capo di uno dei due gruppi, riesce a ottenere una tregua, difatti sono tre anni che le due bande non si scontrano. L'equilibrio però si sbilancia quando esce dal carcere Uebayashi, sottoposto del boss ucciso e psicopatico assassino. Malgrado i tenativi di Hioka la guerra si riaccende, anche perchè Uebayashi accoppa perfino quelli dei suoi che non sono d'accordo con lui. Dietro al suo imperversare sembra però essersi qualcosa di segreto. Sicuramente consigliato a chi ama i film sulla yakuza e la mafia in generale, ecco un film che mi è piaciuto soprattutto per i suoi protagonisti, ovvero il poliziotto (interpretato magistralmente da Matsuzaka Tori) e lo psicopatico (Suzuki Ryohei). Cameo di Saito Takumi.

You're not normal, either!

まともじゃないのは君も一緒 Matomo Janai no wa Kimi mo Issho

Mi ha davvero divertito questa commedia dal finale forse prevedibile, ma dallo svolgimento impeccabile. La diciottenne Kasumi è fissata con un brillante innovatore, ma quando finalmente riesce a incontralo, scopre che è fidanzato. Pensa allora di sfruttare il giovane professore che le dà lezioni private cogliendo due piccioni con una fava; lui infatti, per quanto carino e gentile, è un nerd della matematica e fa fuggire tutte le donne a cui piace. Kasumi si offre quindi di insegnargli a essere normale e lo invita a esercitarsi con la fidanzata del suo idolo, sperando di fare lasciare i due. In corso d'opera però scopre di essere innamorata del professore, mentre lui è presissimo dall'altra donna che sembra ricambiarlo. Che pasticcio! Nel ruolo del professore c'è Narita Ryo, mentre l'idolo di Kasumi è Koizumi Kotaro (una curiosità: è figlio dell'ex- primo ministro Koizumi Junichirou).

Wheel of fortune and fantasy (Coincidence and imagination)

偶然と想像 Gūzen to Sōzō

Generalmente non amo i film a episodi, a meno che non esista un collegamento tra le varie parti, e se poi i vari episodi sono girati da registi diversi è ancora peggio, per via della differenza tra i vari stili. Questo film però per fortuna ha un unico regista e la correlazione tra le tre parti, anche se non consiste in un vero e proprio collegamento tra i diversi personaggi, rende però perfettamente il senso del titolo originale. Nel primo episodio due amiche chiacchierano; una dice all'altra di aver conosciuto un uomo col quale ha passato una serata magica. Nel descriverlo, pur non facendo nomi, l'altra capisce che sta parlando del suo ex. Nel secondo episodio uno studente chiede all'amante di aiutarlo a rovinare un professore che l'ha bocciato. Infine nel terzo, due donne si incontrano e si scambiano per persone diverse che non vedono da vent'anni. Questo è il genere di film fatto di dialoghi piuttosto che di azione, ma è recitato e costruito talmente bene che non annoia affatto, anzi affascina proprio per questo suo mostrare come un fatto fortuito possa essere significativo. A me che credo nella serendipity a tutti i livelli è piaciuto molto.

The Con-Heartist

อ้ายคนหล่อลวง (Aii-Con-Lor-Luang)

Mi sono sempre piaciuti i film con le truffe. Sarà che non sono astuta per niente – difatti io appartengo al gruppo di quelli che si fanno fregare – ma mi diverte vedere costruire elaborati piani che vanno regolarmente in porto. Quindi mi è piaciuto molto questo film thailandese e non ho per nulla patito la lunghezza (dura due ore e mezza). La protagonista, Ina, è stata truffata dal suo ragazzo; facendole credere di non avere i soldi per laurearsi, le aveva fatto chiedere un prestito in banca, dopodichè ciao. Ina si ritrova così a dover ripagare una somma enorme, motivo per cui sul suo canale Youtube chiede alle persone se qualcuno vuole farle una donazione. Dopo poco riceve la telefonata di un agente del fisco che la informa che a suo nome è stata versata una grossa somma, ma che per riceverla deve prima pagare una tassa del 10%. Lei sta per farlo, però s'insospettisce per un dettaglio strano grazie al fatto di aver lavorato in banca. Smaschera così il truffatore e in seguito costruisce con lui un'alleanza per rivalersi sull'ex-fidanzato. Tutto è bene quel che finisce bene, quando chi se lo merita riceve appunto il dovuto. 

Money has four legs


Penso proprio che questo sia il primo film birmano che ho visto in vita mia. Del resto questo è il merito del Far East Film Festival che a volte tira fuori dal cappello delle vere e proprie sorprese. E sorpresa piacevolissima è stata questa pellicola tragicomica che narra le vicende di un regista squattrinato. La prima scena vale da sola tutto il film: Wai Bhone è davanti a un commissario per la censura che gli elenca tutto ciò che deve correggere nella sceneggiatura del film. Wai Bhone però ha altri problemi da affrontare, per esempio le riprese che vanno a rilento a causa dell'assenza dal set dell'attore principale, la rottura della cinepresa per colpa del cognato ubriaco che, giunto sul set come comparsa, non ha capito le istruzioni, eccetera. Alla fine per risolvere i problemi finanziari, perchè non ascoltare proprio il cognato che propone una rapina in banca? A parte il fatto che il film mi sia piaciuto di per sé, penso di averlo apprezzato anche perchè mi ha mostrato un angolo di mondo che non conoscevo. A proposito: se vi chiedete qual è il significato del titolo... Il denaro ha quattro zampe perchè fugge rapidamente e noi, che ne abbiamo solo due, non riusciamo a catturalo XD

Like father and son (Rattlebang)
拨浪鼓咚咚响 Bo Lang Gu Dong Dong Xiang


Madhou vive in un villaggio isolato nel quale sono rimasti solo vecchi e bambini; tutti gli adulti se ne sono andati in cerca di lavoro. Anche lui vive con la nonna e aspetta il ritorno del padre che non vede da due anni. Guoren è invece un venditore ambulante che si muove tra questi villaggi e ancora non ha elaborato il lutto per la morte del figlio. Alla morte della nonna, Madhou si nasconde sul camion di Guoren perchè spera che l'uomo si rechi nella città dove dovrebbe lavorare il padre; nel buio del retro accende un fiammifero provocando un disastro. Guoren perciò acconsente ad accompagnarlo dal padre per farsi risarcire dei danni. L'uomo non si trova, ma intanto i due, procedendo nel viaggio e nella conoscenza reciproca, si affezionano sempre di più l'uno all'altro. Una storia toccante che, leggevo, doveva essere un documentario sui bambini abbandonati dai genitori emigrati, e che invece si è evoluto in una pellicola con una vera e propria trama. Questo genere di piccoli/grandi film, come li chiamo io, sono sempre delle belle sorprese, oltre che la dimostrazione che si può dire molto spendendo poco.

sabato 10 luglio 2021

Far East Film Festival : i film di altri paesi in concorso

Time (Make a twilight)

Saat Cheut Goh Wong Fan 殺出個黃昏

Decisamente carino questo film di Hong Kong che ha come protagonisti un trio di killer ormai anziani. Sbarcare il lunario non è facile, quindi i tre hanno l'idea di dedicarsi al campo del suicidio assistito. Uno dei clienti si rivela però essere una ragazzina quindicenne sedotta e abbandonata che si affeziona a uno dei tre. Tra problemi famigliari e sentimentali, i tre riusciranno, ciascuno a modo loro, a vivere con soddisfazione gli anni della vecchiaia. La cosa che mi è piaciuta di questo film è proprio questo spirito: è importante vivere pienamente a qualunque età, e ugualmente lo è seguire il proprio cuore.

My missing Valentine 

消失的情人節 Xiao Shi De Qing Ren Jie

Hsiao-chi è sempre stata veloce, ma essere troppo veloci a volte è un problema. Di certo non l'aiuta nella vita relazionale, visto che a trent'anni è ancora single. Hsiao-chi, recatasi nel parco vicino all'ufficio postale dove lavora, incontra un istruttore di danza che fa lezione ad alcune donne e che l'invita a unirsi a loro. L'uomo mostra interesse nei suoi confronti e a lei non pare vero, visto che è pure bello; infatti dopo solo due giorni che si frequentano, decidono di passare insieme il giorno di San Valentino. Hsiao-chi esce di casa la mattina tutta eccitata ma... si risveglia la mattina dopo non rendendosi conto di aver perso un giorno intero e, naturalmente, non ricordando niente. Con l'unico indizio il fatto che è abbronzata come se fosse stata in spiaggia, cerca di capire che cosa le sia successo. Non è la prima volta che il cinema di Taiwan produce una commedia romantica insieme divertente e toccante; questa ci aggiunge un tocco di eccentricità che la rende particolarmente interessante. Mi è piaciuta molto e devo dire che ogni tanto ci vuole un film così, romantico senza essere smielato.

Madalena

馬達·蓮娜 Ma Daat Lin Na

Ecco un record per me in questa edizione: non credo di aver mai visto un film di Macao. Questo film vira un po' al melodramma e la trama può risultare prevedibile, ma è girato con tale grazia che l'ho apprezzato. Mada è un taxista che non ha ancora dimenticato la moglie, scomparsa tre anni prima; bella e più giovane di lui, lo aveva sposato solo per ottenere la cittadinanza, dopodichè ciao. Lena è anch'essa un'immigrata cinese e lavora come una matta facendo due lavori, perchè vuole riuscire a guadagnare abbastanza per aprire un ristorante una volta tornata in Cina, e vuole riuscirci entro due anni. I due s'incontrano casualmente e finiscono per innamorarsi, ma Lena nasconde a Mada il proprio passato doloroso che però, come prevedibile, le presenta il conto. Poteva finire molto male, invece no, per fortuna. Il film si concentra sull'ambiente degli immigrati, tralasciando il mondo dei casinò frequentato dai ricchi turisti: un altro punto a favore di questo film.

Man in love (When a man is in love)

當男人戀愛時 (Dang Nan Ren Lian Ai Shi)

Da Taiwan arriva un'altra bella storia d'amore che da principio sembrava una commedia, ma che poi ha preso una direzione da melodramma con finale tragico. Si tratta ancora una volta di un remake; l'originale è coreano ed ha lo stesso titolo, ma sfortunatamente non l'ho visto. Il protagonista della triste storia è A-Cheng che riscuote debiti per una strozzina. Fa il duro però ha un cuore d'oro, infatti spesso è lui a dare soldi ai debitori quando capisce che si trovano seriamente impossibilitati a pagare le rate. Un giorno si reca in ospedale a riscuotere da un uomo che, si scopre, è incosciente; costringe perciò sua figlia a farsi carico del debito. In realtà per A-Cheng è un colpo di fulmine, ma la ragazza non se lo fila per niente, almeno fino a quando, costretta a frequentarlo per cancellare le rate del debito, non capisce che in fondo è un buon uomo. Potrebbe andare tutto bene, tanto più che A-Cheng decide di abbandonare il crimine, ma la solita sfiga che ci vede benissimo ci mette lo zampino. C'è una discreta differenza di tono tra la prima e la seconda parte del film; nella prima il ritmo è appunto più da commedia e francamente avrei sperato che restasse così fino alla fine, invece mi hanno fatto tirare fuori il fazzoletto.

Fan Girl

La fan

La sedicenne Jane stravede per un attore, Paulo Avelino. Un giorno, dopo aver partecipato a un evento in cui l'uomo incontrava il pubblico, riesce a nascondersi nel cassone del suo pick-up e arriva fino a una casa dove lui entra. Lo segue all'interno e scopre che la persona che ha davanti non ha niente a che fare né con la sua immagine pubblica né con l'ideale romantico che lei si è costruita. Pellicola non eccezionale, ma interessante per le interazioni tra i due. La cosa particolare è che l'attore che interpreta il divo è effettivamente un divo del cinema filippino e il personaggio ha mantenuto il suo nome; deve essere ben sicuro della sua popolarità per fare la parte di quest'uomo che mischia momenti di fragilità ad altri di stronzaggine pura XD

Before next Spring (If one day I will leave you)

如果有一天我将会离开你 Ru Guo You Yi Tian Wo Jiang Hui Li Kai Ni

Questo film cinese è ambientato a Tokyo e ha per protagonisti alcuni immigrati cinesi. C'è chi ci vive da una vita, chi da diversi anni, chi è solo di passaggio in veste di studente – in realtà una scusa per restare un anno e lavorare. Quasi tutti farebbero volentieri a meno di tornare in Cina, malgrado le difficoltà più varie, che vanno dal riuscire a trovare un lavoro (spesso in nero) al sopportare lo strisciante razzismo. Avrei voluto che mi fosse piaciuto di più perchè lo ritengo comunque un film meritevole di visione, ma non mi ha preso più di tanto, chissà perchè...

Death knot

Tali mati (aka Pulung gantung)

Film horror indonesiano, più inquietante che pauroso – ma a volte è peggio quella sensazione che in fondo ciò che accade ai protagonisti possa accadere anche a noi... a parte che stavo pensando che se nei film horror la gente avesse un barlume di buon senso, i film horror stessi non esisterebbero perchè se ti dicono tutti di andartene e tu resti, te la vai a cercare, o no? E' proprio ciò che accade ai fratelli Hari ed Eka che tornano al villaggio natale per il funerale della madre che si è impiccata. La donna aveva allontanato tutti e viveva una vita solitaria; quel che è peggio però è che nel villaggio era odiata perchè considerata una strega che aveva fatto un patto col diavolo. In effetti pare che nella foresta intorno al villaggio si trovino molte statue dedicate a divinità ormai dimenticate, ma non per questo estinte. La donna aveva fatto un patto con loro, diventandone sacerdotessa a patto che la sua famiglia venisse risparmiata dal raccolto, un periodo che avviene una volta all'anno durante il quale la gente comincia a impiccarsi in grande numero. E niente; se mai mi trovassi in un villaggio isolato e mi dicessero di tornarmene subito a casa, io lo farei!

Endgame

人潮汹涌 Ren Chao Xiong Yong

Questo film è il remake cinese del giapponese Key of Life (ne avevo parlato QUI). Parte in maniera praticamente identica all'originale, a parte alcune gag in più, ma poi prende una piega che non mi è piaciuta. Il film giapponese era una vera dark comedy, essenziale nel suo svolgimento, mentre qui hanno complicato le cose aggiungendo un figlio per la protagonista femminile e allungando inutilmente il finale con una resa di conti a suon di botte in cui l'attore vuole fare l'eroe. Non dico che in generale non sia un film meritevole di visione – anche solo per la presenza del divo Andy Lau – ma non ho potuto fare a meno di pensare continuamente all'originale che mi era piaciuto molto e che continuo a ritenere dieci volte migliore di questa versione.

Son of the macho dancer

Anak ng Macho Dancer

Che cosa ho visto, a parte un generoso dispiego di natiche e piselli al vento? Una storia di degrado con piccolo riscatto finale, che però non mi ha detto granchè. La famiglia di Inno è precipitata nella miseria dopo un incidente stradale nel quale il padre è rimasto zoppo e cieco da un occhio. Non accettando che l'autista dell'auto che si è scontrata con la sua non sia stato perseguito, l'uomo ha cominciato a drogarsi; la madre invece si prostituisce per tirare su qualche soldo. Inno fa vendita di vestiti online insieme alla sua ragazza, ma quando il padre viene arrestato per l'ennesima volta e non ci sono i soldi per la cauzione, la madre lo trascina in un locale di spogliarello maschile per farglieli guadagnare. Mah. Son gusti, eh, però a me questo film ha detto molto poco. A parte che per una volta che avrei potuto vedere degli uomini nudi, ecco che erano filippini XD Ma non potevano fare la versione coreana, visti tutti i bonazzi che hanno? Questo film sarebbe il sequel di Macho Dancer, film del 1988 che invece ha raccolto molte critiche positive; come trait d'union c'è la presenza dello stesso attore, che nel film del 1988 era il protagonista e che qui fa il padre di Inno.

giovedì 8 luglio 2021

Far East Film Festival : i film giapponesi in concorso

The Goldfish: Dreaming of the Sea (The goldfish on the beach)

海辺の金魚 Umibe no Kingyo

Ecco uno di quei film di poche parole, ma di molte emozioni. Hana vive in una casa famiglia da quando la madre è in carcere con l'accusa di aver avvelenato la granita a una festa. La madre si proclama da sempre innocente, ma perde l'ennesimo ricorso. Hana si rifiuta di incontrarla, in compenso si lega all'ultima arrivata, Harumi, una bambina che è stata tolta alla madre che la picchiava. Harumi è scontrosa, sta da sola e non parla con gli altri bambini, mentre Hana le tenta tutte per conquistare la sua fiducia. E ci riesce. Un incontro tra due solitudini e tra due storie dolorose che diventa motivo di forza reciproca.

Ito

いとみち Itomichi

La sedicenne Ito, rimasta orfana della madre da piccola, vive con il padre e la nonna, e soffre del fatto che non le parlino mai di lei. Introversa e silenziosa, è molto brava a suonare lo shamisen – tradizione della sua famiglia. Ha però smesso di farlo da qualche tempo e sembra vagare senza sapere bene qual è il suo posto. In effetti Ito ha bisogno di trovare la propria voce, e ci riuscirà grazie al lavoro in un maid cafè. Ambientato nella prefettura di Aomori, questo film è molto piacevole e certamente consigliato a chi ama lo shamisen (interessante, per esempio, vedere quando lo riparano). Tratto dal romanzo omonimo di Koshigaya Osamu che non conosco, quindi non so dire se è all'altezza dell'originale.

Jigoku no Hanazono (Garden of Hell)

地獄の花園

C'è un certo tipo di cinema demenziale giapponese che mi diverte molto e questa pellicola rientra in tale categoria. Si tratta di una rivisitazione delle storie di battaglie tra bande giovanili raccontate in diversi manga; la cosa originale è che il tutto si svolge tra le impiegate di una ditta. La voce narrante è quella di Naoko, la tipica impiegata "normale"; nella sue ditta ci sono tre bande che si sono sfidate per la supremazia e non fanno altro che scontrasi e menarsi per decidere chi è la leader più forte. L'arrivo di una nuova assunta, Ran, rimette gli equilibri in discussione in quanto lei risulta essere la più forte di tutte e diventa la capa riconosciuta. La sua fama si sparge e così anche le capo-banda di altre ditte giungono a sfidarla. Se però saltasse fuori che Ran non è forte come sembra? Insomma, botte da orbi in divisa d'ufficio. E' proprio l'aspetto surreale della trama a rendere il tutto così divertente; film consigliato soprattutto a chi appunto gradisce le storie di botte tra giovani teppisti.

Hold Me Back (Stop Me)

Watashi wo Kuitomete 私をくいとめて

Tratto dal romanzo omonimo di Wataya Risa e diretto da Ohku Akiko (My Sweet Grappa Remedies, Tremble All You Want), questa commedia dai tocchi surreali ha per protagonista Mitsuko, una giovane impiegata che soffre di solitudine anche se non vuole ammetterlo, dicendosi contenta di come sta e anzi facendosi coraggio ed uscendo a fare cose come andare al ristorante o allo zoo (attività tipicamente da coppie). Mitsuko parla spesso da sola – e a risponderle è una voce maschile che la incoraggia. Alla fine, come già le protagoniste degli altri due film sopra citati, a sistemare le cose arriva l'amore, e qui in fondo è dove casca l'asino per me, in quanto preferirei vedere figure femminili forti che vivono in maniera piena e soddisfacente anche senza fidanzato. Si tratta comunque di un film che vale la pena di vedere proprio per lo stile, e anche per la bravura della protagonista (Non, mai vista prima). Nel cast Hayashi Kento che fa la parte del tipo di cui la protagonista è innamorata, Hashimoto Ai (la sua amica) e Katagiri Hairi (la sua capa).

Midnight swan

ミッドナイトスワン

La storia di questo film è nelle mie corde, e difatti non sto dicendo che non mi è piaciuto, solo che non mi ha emozionato tanto quanto sarebbe stato logico aspettarsi. Ichika ha una madre alcolizzata  e irresponsabile; denunciata per maltrattamenti, la donna perde la custodia della figlia e la nonna, per evitare che resti coinvolta in qualche scandalo, spedisce la ragazzina a Tokyo dal cugino della donna, ignorando che costui è una transessuale. Nagisa, come si fa chiamare ora, ha tenuto nascosto alla bigotta famiglia la propria situazione e accoglie mal volentieri la ragazzina. Lei intanto resta affascinata da una scuola di balletto classico e per pagarsi le lezioni, visto che di soldi in casa ce ne sono pochi, decide di lavorare part-time insieme a una compagna, facendosi scattare foto dagli uomini. Con la convivenza si crea però affetto tra Ichika e Nagisa, ma dopo qualche tempo si ripresenta la madre, ripulita, e se la riporta a casa. Il film è sicuramente interessante e commovente; offre uno spaccato sul mondo delle transessuali in Giappone e su come le vede la società, oltre che a raccontare una storia di amore materno che trascende sia il genere che i legami di sangue. Questo è anche il film che ha vinto il premio del pubblico a questa edizione del Far East Film Festival. Personalmente non stravedo per l'attore protagonista, Kusanagi Tsuyoshi, per quanto ammetta che ha fatto un buon lavoro.

Blue

BLUE ブルー

Ho rivisto con molto piacere Kenichi Matsuyama, un attore che mi è sempre piaciuto molto, che in questo film è uno dei protagonisti, ovvero Urita, un pugile che non accetta di ritirarsi anche se non vince più un incontro da molto tempo. Insieme a lui ci sono Emoto Tokio – figlio di Emoto Akira – che interpreta Narazaki, il dipendente di un pachinko che, dopo essere stato malmenato da un ragazzino delle medie, inizia a frequentare la palestra giusto per imparare qualche mossa che possa spaventare gli avversari, ma poi si appassiona e decide di passare al professionismo, e Higashide Masahiro che è Ogawa, amico di sempre di Urita e, a differenza sua, molto dotato; peccato che abbia una malattia al cervello. Storie di ordinarie sconfitte per gente che non si vuole arrendere, insomma. Il film l'ho trovato bello, ma non bellissimo, diciamo che gli manca un pizzico di sale. Potrebbe essere che ha sofferto del paragone con il superlativo Underdog, visto prima e di cui parlerò in seguito.

martedì 6 luglio 2021

Far East Film Festival : i film coreani in concorso

Okay Madam

오케이 마담

Questo è uno dei film più divertenti che ho visto in questa edizione del FEFF e che mescola azione e commedia. Mi-Young (Uhm Jung-Hwa) è felicemente sposata con Seok-Hwan (Park Seong-Woong) e ha una figlia; i tre sono allegri malgrado non navighino certo nell'oro. Seok-Hwan compra sempre una bibita promotrice di un concorso, e infatti un giorno leggendo la scritta sotto il tappino scoprono di aver vinto niente di meno che un viaggio alle Hawaii. Partono tutti e tre, ma durante il volo un commando di agenti segreti nord-coreani prendono il controllo dell'aereo per catturare un'altra agente che da dieci anni è sparita. La situazione appare drammatica; se però a bordo ci fosse un agente sud-coreano in incognito, le cose cambierebbero. Se poi saltasse fuori che Mi-Young non è una semplice casalinga, ci sarebbe speranza per un lieto fine. In Corea come a Hollywood non sono molti i ruoli da protagonista per le donne di una certa età, anche per questo mi ha fatto piacere vedere questo film con Uhm Jung-Hwa che di anni ne ha 52. 

Seo-Bok 서복

Seo-Bok è molto di più di un clone; egli è stato infatti programmato per riuscire a sconfiggere tutte le malattie, per questo è virtualmente immortale. E' anche dotato di forti poteri che nemmeno gli scienziati che lo studiano conoscono. Il capo del progetto di ricerca viene assassinato, perciò si decide di trasferire Seo-Bok in un posto sicuro per proteggerlo; in realtà il capo della sicurezza è già stato contattato dagli americani che invece gli spiegano che è meglio eliminarlo. Però a Seo-Bok è stato affiancato Ki-Hun, un ex-agente ora malato di cancro al cervello – e convinto a fargli da guardia del corpo in cambio della partecipazione alla sperimentazione, cosa che potrebbe guarirlo. Ki-Hun riesce a salvarlo da un assalto al mezzo su cui stanno viaggiando, ma soprattutto lo vede come un essere umano e non come un essere artificiale creato solo per essere sfruttato. Grande successo di pubblico per questo film coreano che è certamente bello e che tocca temi importanti: la malattia, la paura della morte, il desiderio di sconfiggerla. Nei ruoli principali ci sono Gong Yoo (Ki-Hun) e Park Bo-Gum (Seo-Bok).

Deliver Us From Evil

Daman Akeseo Goohasoseo 다만 악에서 구하소서

Il killer In-Nam vuole ritirarsi, ma prima gli propongono un ultimo incarico: fare fuori un boss della malavita coreano-giapponese. Purtroppo viene omesso il piccolo dettaglio che il fratello di sangue di costui è il cosidetto Macellaio, un altro killer sanguinario, noto perchè si diverte a squartare le proprie vittime. Intanto in Thailandia l'ex-ragazza di In-Nam, che egli aveva dovuto lasciare anni prima per non mettere a rischio la sua vita, rimane vittima di alcuni truffatori e sua figlia – che è anche figlia di In-Nam, anche se lui non lo sa – viene venduta a dei trafficanti di organi. Mentre In-Nam va in cerca della piccola, il Macellaio si mette sulle sue tracce per vendicare l'amico. Film d'azione che rispetta tutti i canoni del genere, compreso il finale; è il tipo di pellicola che di certo non annoia. I due antagonisti sono interpretati da Hwang Jung-Min (In-Nam) e Lee Jung-Jae (il Macellaio). Bello il personaggio della trans, interpretato da Park Jung-Min. Non so se anche i coreani stanno cedendo alle pressioni del politicamente corretto, in ogni caso questo personaggio era funzionale alla storia e perfetto così.

Night of the Undead (the night of immortal humans)

Jookjianneun Ingandeului Bam 죽지않는 인간들의 밤

So-Hee è convinta di aver sposato l'uomo perfetto, almeno fino a quando non trova sul suo cellulare un messaggio che la fa sospettare di essere tradita. Si rivolge allora a un investigatore privato, il quale scopre cose ben più preoccupanti su di lui, ad esempio che si beve litri e litri di benzina. Difatti il marito di So-Hee è un alieno indistruttibile che, insieme ad altri, da tempo vive camuffato tra gli esseri umani. Salta fuori anche che è già stato sposato altre quattro volte e l'investigatore mette in guardia So-Hee: che non diventi lei la prossima vittima. Confesso che dal titolo pensavo a una pellicola con gli zombie, invece non c'entrano niente. Si tratta di una commedia che in alcuni momenti mi ha fatto molto ridere, ma che in generale non fa le scintille, anche se lo spunto della trama è interessante; peccato, perchè senza certi tempi morti avrebbe potuto essere migliore. Nei panni del marito alieno c'è  Kim Sung-Oh.

domenica 4 luglio 2021

Far East Film Festival : i film fuori concorso

Quest'anno il Far East Film Festival ha potuto svolgersi in forma fisica ma, con mia grande gioia, ha mantenuto anche la versione online. L'anno scorso, causa pandemia, c'era stata solo la versione online e per giunta in formato ridotto, ovvero con meno film del solito, ragion per cui ero riuscita a vederli quasi tutti. Quest'anno il numero di film sia fuori che in concorso era maggiore e quindi, per quanto abbia cercato di vederne il più possibile, me ne sono persi parecchi. Del resto la notte ho la brutta abitudine di dormire XD

Comunque sia, qui di seguito inizio le recensioni dei film visti con quelli fuori concorso.

Rainbow's sunset

Questo film filippino uscito nel 2018 ha vinto un sacco di premi e ci sta, perchè parla con una certa delicatezza di un triangolo amoroso un po' particolare. Ramon ha ormai ottantaquattro anni e una carriera luminosa alle spalle (è stato senatore); decide di trasferirsi a casa dell'amico del cuore Fredo che è malato terminale, perchè vuole restargli accanto fino alla fine. La cosa non sorprende la moglie, ma getta nel panico i tre figli che sono preoccupati di quello che potrebbe pensare la gente e dell'eventuale scandalo. E quello che potrebbe pensare la gente in questo caso corrisponde al vero perchè per tutta la vita Ramon ha amato tanto la moglie quanto Fredo. In mezzo ci sono le vicende personali dei figli che hanno le loro beghe, tanto che ad un certo punto la rivelazione che il padre sia gay cade in secondo piano. Resta però questo rapporto particolare tra due uomini che si amano profondamente e la moglie di Ramon che ha finito per accettare la situazione, pur soffrendone.

Sinasamba kita

Anche questo film faceva parte della retrospettiva dedicata al regista filippino Eddie Garcia, come Rainbow Sunset. Risale al 1992 and è una polpetta con la p maiuscola, livello telenovela messicana anni Ottanta, ma proprio per questo, quando non russavo, mi sono fatta alcune sonore risate per l'assurdità delle scene. Le protagoniste sono due sorellastre, Divina e Nora. Divina ha promesso al padre morente di rintracciare e prendersi cura dell'amante e della bambina avuta con lei, Nora appunto. La donna però è morta, quindi Divina si porta a casa Nora non facendole mancare niente, ma sottolineando continuamente che le è inferiore. Nora invece idolatra la sorella al punto da farsi confezionare dei vestiti uguali ai suoi. Divina s'innamora di un uomo d'affari che però, incontrata Nora casualmente, perde la testa per lei. Seguiranno disgrazie varie. Ovviamente siamo nel campo del melodramma, con gente in preda alle passioni che perde la ragione. Come dicevo, è un film adatto a farsi quattro risate, benchè l'intento del regista non fosse certamente questo. Chissà se c'è anche chi lo ha preso seriamente?

Beastie Boys

Biseuti Boiseu 비스티 보이즈

Film del 2008 che ha per protagonisti due host, Seung-Woo e Jae-Hyun; i due sono cognati. Jae-Hyun (interpretato da Ha Jung-Woo) è affogato nei debiti e non fa che combinarne una via l'altra per procurarsi soldi. Il secondo si mette con una ragazza che crede essere una hostess e che invece è una prostituta d'alto bordo. Ho trovato il film confuso e dispersivo, e ho fatto fatica ad arrivare in fondo, ma magari è stata colpa del fatto che trovavo odiosi entrambi i personaggi. Si tratta di una delle pellicole della retrospettiva dedicata al regista coreano Yoon Jong-Bin, a me noto per via di The Berlin File. Nel cast c'è anche Ma Dong-Seok (il creditore di Jae-Hyun).

Nameless gangster: Rules of the time (The War Against Crime: Era of Bad Guys)

Bumchoiwaui Junjaeng: Nabbeunnomdeul Jeonsungshidae

범죄와의 전쟁 : 나쁜놈들 전성시대

Ambientato tra gli anni Ottanta e Novanta, il film è inserito nel contesto reale della lotta alle bande criminali che venne lanciata appunto in quel periodo. Il protagonista è Choi Ik-Hyun, un ispettore doganale corrotto. Quando i brogli suoi e dei colleghi vengono scoperti, il suo capo decide di dare la colpa a solo uno di loro e salvare tutti gli altri; la scelta ricade su di lui perchè ha meno figli da mantenere. Ik-Hyun però ha un inaspettato colpo di fortuna perchè poco prima di lasciare il lavoro sorprende due uomini che cercano di forzare un container, li mette in fuga e trova all'interno una partita di droga. Inizia così la sua ascesa nel mondo della criminalità; in realtà Ik-Hyun si crede più potente di quanto non sia, infatti a comandare veramente è Choi Hyung-Bae, che lui considera il suo braccio destro. Quando si arriverà alla resa dei conti però Ik-Hyun se la caverà grazie alle sue doti di ruffiano e negoziatore. Pellicola interessante, i personaggi dei due Choi sono ben tratteggiati e, come al solito, viene mostrata una rete di corruzione e servilismo alla quale si stenta a credere. Choi Hyung-Bae è interpretato da Ha Jung-Woo; ho riconosciuto anche Ma Dong-Seok (il cognato di Choi Ik-Hyun), Cho Jin-Woong (un gangster rivale) e parecchi attori caratteristi. Regia nuovamente di Yoon Jong-Bin.

Kundo : Age of the Rampant (Kundo: Era of Riots)

Kundo: Minranui Sidae 군도:민란의 시대

Terzo film della restrospettiva dedicata a Yoon Jong-Bin, anche questo mi è piaciuto molto; riunisce i canoni del film d'azione uniti a quelli delle pellicole con eroi che cercano una qualunque giustizia – in questo caso sociale – e combattono fino alla morte per ottenerla. Siamo nella Corea di metà Ottocento; il popolo è stremato e ridotto alla fame dalle tasse esagerate e dalle vessazione di nobili e funzionari pubblici. La gente comincia a ribellarsi, ma quasi sempre queste ribellioni vengono soppresse nel sangue. Nel film s'immagina l'esistenza di un clan votato a restituire grano e dignità agli oppressi. Ne fanno parti diversi personaggi pittoreschi, alcuni dei quali girano per il paese sotto false spoglie per potersi introdurre negli ambienti nobiliari. L'epico scontro avverrà tra il terribile signorotto Jo Yoon – affamato di denaro e di potere per compensare la sua triste infanzia di bastardo trascurato dal nobile padre – e il macellaio Dol Moo Chi, al quale Jo Yoon ha fatto uccidere la famiglia (lui stesso è scampato per miracolo). Cast con tanti di quei volti noti che elencarli tutti sarebbe troppo lungo; mi limito ai due protagonisti, ovvero Ha Jung-Woo (Dol Moo Chi) e Gang Dong-Won (Jo Yoon).

Assassins

Il 23 febbraio 2017 all'aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, due giovani donne si avvicinano a Kim Jong-nam, fratellastro del dittatore nord-coreano Kim Jong-un, e gli spalmano qualcosa sul viso prima di correre via. Nel giro di un'ora  Kim Jong-nam è morto. L'autopsia rivela tracce dell'agente VX, un gas nervino classificato tra le armi di distruzione di massa e considerato come il più velenoso. Grazie alle telecamere di sicurezza, vengono identificate e arrestate le due ragazze, che sono una vietnamita e un'indonesiana. Le due però cadono dal pero davanti alle accuse, affermando di essere state ingaggiate per recitare in una candid camera. Questo non evita che vengano processate e che rischino la pena di morte. Questo bellissimo documentario ricostruisce la storia dell'omicidio di Kim Jong-nam che, malgrado non esistano prove, è stato certamente commissionato dal fratellastro: egli era infatti una minaccia per vari motivi. Intanto era il figlio primogenito e come tale, erede logico del regime; si era allontanato dalla politica dopo un incidente diplomatico causato per screditarlo; protetto dalla Cina, che benchè alleata della Corea del Nord lo teneva come asso nella manica nel caso ci fosse stata la necessità di un cambio nella leadership del paese, per giunta aveva accettato di fornire informazioni alla CIA. La storia di come sia stato architettato ed eseguito il suo omicidio è una di quelle che mi fanno concludere che davvero la realtà supera la fantasia.