domenica 31 gennaio 2021

gennaio sonnolento


Non ho mai avuto problemi particolari a dormire ma, come tutti, se ho dei pensieri il sonno arriva più a fatica, quanto non latita proprio. In questo periodo si vede che sono particolarmente rilassata perchè dormo un sacco, anzi, ho quasi temuto di cadere in letargo! La cosa migliore però è che ho ricominciato a ricordare i sogni, cosa che non mi accadeva da molto tempo. In realtà sono già fugaci visioni nel momento in cui mi alzo dal letto, però alcuni me li ricordo bene. Il più divertente, forse causato dalla visione di Van Helsing, riguarda le mie bambole. Ho un paio di scatole dove ho costruito all'interno una sorta di graticcio, così le posso tenere in fila in piedi; ecco, ho sognato che le bambole diventavano degli zombie assetati di sangue, per cui aprivo la scatola e me le trovato davanti tutte lì in fila, con i volti distorti e ansiose di azzannarmi alla giugulare, per cui rimettevo il coperchio, collocavo la scatola nell'ultimo piano dell'armadio, e me ne andavo con l'inquietante consapevolezza di questi piccoli mostri pronti a saltare addosso al primo sfortunato che avrebbe aperto quella scatola.



Ho scritto che sono rilassata, ma non è che sono mancate rogne e cattive notizie in questo mese. Penso però di avere mutato il mio atteggiamento nei confronti di questo genere di cose, non so se come conseguenza della pandemia o no. Mi piace pensare che ci sarei arrivata lo stesso da sola, ma tanto è il risultato che conta e quindi va bene comunque.


venerdì 29 gennaio 2021

letture di gennaio

Alle nove di sera un omuncolo cencioso alto come un bambino entrò col fiato grosso nel portone della questura. Si appiccicò al vetro urlando con educazione che voleva parlare con il commissario.

Il fiorentino Marco Vichi è l'inventore del personaggio del commissario Bordelli che in questo libro affronta la sua seconda indagine, ambientata nel 1964. I casi da risolvere sono due: l'omicidio del nano Casimiro, suo amico e occasionale informatore, e l'uccisione di alcune bambine da parte di quello che appare come un serial killer. Il commissario, che ha cinquantaquattro anni, rivanga spesso i suoi ricordi di guerra; nel resto salta fuori che dietro le quinte si muovono ancora ex-nazisti ed ebrei che danno loro la caccia. Vichi è un autore affermato che ha ricevuto anche alcuni premi, e quindi non posso che ammettere che questo è un libro meritevole di lettura, e tuttavia a me non è piaciuto più di tanto. Il motivo risiede nel fatto che non mi piace il personaggio di Bordelli; mi è sembrato che per tutto il tempo fosse più impegnato a sbevazzare, mangiare come un porco, frequentare un'ex- prostituta e sbavare dietro a una venticinquenne che a investigare seriamente. Non è il primo personaggio di investigatore incasinato, quindi il problema non è quello, è proprio lui in particolare, nonché altre cose, come ad esempio l'ex-prostituta che da un paio di descrizioni mi sembra una bacucca, oppure come la scena in cui il collega di Bordelli sbava dietro a una ragazza che interroga. Non so, ho concluso che questo è un libro da maschi; non so spiegarlo meglio di così. E' come se le donne presenti non fossero reali, ma piuttosto dei complementi necessari, più o meno attraenti, ma come privi di un vero spessore a parte quello dettato dalla loro avvenenza. Poi resta il fatto che io sono una casalinga disperata e Vichi uno scrittore affermato, quindi prendete questa come la mia modestissima opinione, priva di alcun valore.


Le librerie e gli schermi grandi e piccoli della nostra infanzia sono pieni di storie, ma queste storie, a guardarle da vicino, si somigliano un pochino tutte.

Michela Murgia ha scritto questo libro per dimostrare una tesi. Per cominciare, fa notare che siamo tutti abituati alla figura dell'eroe come coraggioso combattente che sfida da solo forze più grandi di lui e vince. Nella vita reale però i cambiamenti non nascono dall'azione eclatante di un singolo, bensì sono opera di un gruppo di persone. Vengono quindi presentate alcune storie – realmente accadute, anche se nel narrato l'autrice si è presa qualche libertà poetica – che dimostrano come in fondo è l'unione che fa la forza. Una lettura sotto certi aspetti edificante e sicuramente necessaria di questi tempi in cui sembra che le persone siano più interessate a urlarsi addosso che a cooperare.

Brindisi, 23 luglio 1940

Shlomi Cohen era pronto a uccidere. L'aveva capito sin dai primi giorni, dopo aver aderito alla causa. Si era ripromesso di non esitare se fosse arrivato il momento. E così era stato, più e più volte.

Con le biblioteche chiuse, la casetta del bookcrossing derelitta e i mercatini delle pulci aboliti, ultimamente sto leggendo più ebook. Anzi, ho deciso di provare Kindle Unlimited, abbonamento mensile che permette di leggere tutto quello che uno vuole, ammesso sia compreso nel pacchetto offerto. Questo libro poi manco me lo sono scelto, me lo hanno caricato in automatico un po' come quando iTunes caricò un album degli U2 sui dispositivi di tutti gli utenti, lo volessero o no. Questo libro comunque è un giallo e siccome a me i gialli piacciono (anche gli U2, se è per quello) ho deciso di dargli una chance. Intanto l'autore: trattasi di uno svizzero che lavora in campo finanziario e che ha esordito autopubblicandosi. Il suo primo thriller ha avuto moltissimo successo, è stato tradotto e distribuito anche da un editore convenzionale. Anche in questa storia c'è un risvolto finanziario non indifferente, in quanto in gioco c'è un'enorme partita di lingotti d'oro spariti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ne viene a conoscenza una famosa scrittrice che decide di usare la storia per il proprio libro, ma le sue indagini mettono in allarme i diretti interessati che la fanno prontamente sparire. Il marito viene naturalmente sospettato per primo, almeno fino a quando la polizia non si convince che non ha niente a che fare con il rapimento della moglie. Egli stesso si mette a investigare in prima persona per ritrovare la donna. Allora: il merito principale di questo romanzo è che è scritto in maniera avvincente e quindi si legge speditamente per la curiosità di scoprire che cosa accadrà. Personalmente avrei gradito qualche sforbiciata qua e là, ma niente di grave. Quanto alla trama in sé e per sé, è certamente credibile, ma mette in ballo personaggi che mi stanno poco simpatici; questo però è un problema mio. Insomma, la lettura valeva il tempo che ci ho perso.


E' una gelida notte di dicembre a Kyoto, l'ex capitale del Giappone. Ho pedalato nell'oscurità fino allo Shouren-in, un piccolo tempio sul percorso turistico, ai piedi dei monti Higashiyama. Stasera, i giardini del tempio sono illuminati con discrezione e la luce soffusa tesse un filo misterioso attorno alle sagome dei pini e ai chimerici boschetti di bambù.

Quello del wabi-sabi è probabilmente il concetto più ostico da comprendere da chi non è giapponese. Come spiega l'autrice di questo libro, che ha studiato bene la cultura giapponese, “wabi implica la ricerca della bellezza nella semplicità e una ricchezza spirituale associata a serenità nel distacco dal mondo materiale, mentre sabi ha a che fare con il passare del tempo, con il modo in cui tutte le cose si evolvono per poi deteriorarsi e con l'invecchiamento che altera la natura esteriore di quelle cose”. Molto spesso il wabi-sabi viene relegato a una semplice dimensione estetica, mentre l'autrice dice che si tratta in realtà di un sentire, di un sentimento. Tramite molti aneddoti personali e colloqui con giapponesi, ci vengono illustrate le molte facce di questo sentire, cosa che riesce finalmente a fare comprendere di che cosa si sta parlando. L'autrice, che è anche life coach, oltre a voler fare capire che cos'è realmente il wabi-sabi, mira anche a mostrarci come lo si possa applicare a ogni aspetto della nostra vita, non solo all'arredamento del salotto. Devo dire che ho apprezzato molto questa lettura, che ho trovato in alcuni punti illuminante; invece non mi hanno fatto né caldo né freddo le parti strettamente di auto-aiuto poiché non è rispondendo a una lista di domande sulla mia vita che io procedo nella mia crescita personale (però non siamo tutti uguali, quindi immagino che per certe persone sedere alla scrivania a fare i compiti funzioni XD).

E' passato molto tempo, ma rammento tutto come se fossero trascorsi pochi istanti.

Ricordo le voci, la gente di fretta, forse troppo di fretta per accorgensi di me e di tutti quelli che, con me, soffrivano in quella buia e gelida mattina.

Scrittrice indipendente Amazon is the new scrittrice autopubblicata, presumo, però l'autopubblicazione non è il male. Voglio dire: in mezzo a tutta la fuffa prodotta da menti tanto ambiziose quanto incapaci di valutare obiettivamente il proprio talento, ci sono pure cose valide. Questo libro è il primo di una serie fantasy e in pratica si svolge tutto con due soli personaggi: Cederick e Nemo. Cederick è un principe, che però è finito in schiavitù dopo che il malvagio di turno ha invaso il suo regno e sterminato la sua famiglia. Nemo, o meglio, ser Nemo, è il giovane cavaliere che lo compra per farne il suo servo ma che si trasforma poi in un maestro d'armi e di vita. Quello che posso dire di questo libro è che è formalmente ineccepibile: non solo ben scritto, ma non ci ho trovato nemmeno un refuso (a volte ne trovo parecchi in libri cartacei pubblicati da editori seri che si fanno pagare dei bei quattrini). Questo naturalmente agevola la lettura, ma, per quanto riguarda la trama, non mi posso dire altrettanto entusiasta. Ser Nemo appare dibimensionale; va un po' meglio con Cederick, che è anche la voce narrante, ma per tutti il tempo i due non fanno che vagare da soli tra i boschi dove a volte devono affrontare i briganti o soccorrere vecchi contadini. Il vagare pare finalizzato a irribustire il corpo di Cederick e a liberarlo dalla sua spocchia nobiliare, intento fortunatamente riuscito, ma non succede nulla di eclatante. Ho comunque deciso che la storia potrebbe avere delle potenzialità future e quindi proseguirò con la lettura dei prossimi libri della serie.

Ecco gli altri due libri della trilogia fantasy di Barbara Repetto; ho deciso di recensirli insieme e mi chiedo perchè dei tre non è stato fatto un unico volume, visto che il totale delle pagine sarebbe stato sufficiente. Mi rendo conto che una trilogia fa più figo, ma quelle alle quali sono abituata contano almeno seicento pagine a volume, non meno di secento per tutti e tre. Comunque sia, la storia riprende dopo tre anni di peregrinazioni tra i boschi, quando ser Nemo fa ritorno a casa e scopre che una casa non ce l'ha più perchè mentre vagava il suo regno è stato conquistato e la sua famiglia sterminata. Si è salvata giusto la fidanzata che si era allontanata prima della guerra. Ritrovato un vecchio compagno, anche lui salvatosi, Nemo gli affida il compito di organizzare una resistenza segreta e intanto decide di andare a cercare la fidanzata. Prima però libera Cederick dalla servitù, ma il ragazzo decide di seguirlo di sua volontà. Eccetera eccetera. Dunque: riguardo allo stile, confermo quanto già detto. I libri sono scritti molto bene, e personalmente trovo molto più piacevole leggere un libro scritto bene anche se la trama non è eccezionale, piuttosto che un libro dalla trama interessante ma scritto male. Ne ho lasciato a metà più di uno di questi ultimi. La storia però non mi ha preso più di tanto, e non credo dipenda dal fatto che in fondo non c'è nulla di davvero originale, quanto piuttosto dalla mancata simpatia provata nei confronti del protagonista. Ho anche patito le continue ripetizioni riguardanti il suo stato d'animo; in un numero così esiguo di pagine non era necessario ricordarlo tanto spesso. Insomma, diciamo che di questi libri ho apprezzato l'impegno che c'è dietro, però il fantasy che mi piace è altro.


mercoledì 27 gennaio 2021

#Alive vs Alone

Il primo titolo è coreano, il secondo americano. Quest'ultimo lo avevo visto durante il Trieste Science + Fiction Festival ma all'epoca non ne avevo parlato proprio perchè volevo vedere anche l'altro e fare il paragone. La trama di questi due film è sostanzialmente la stessa: non sono nemmeno riuscita a capire qual è l'originale e quale il remake, infatti anche se le date di uscita sono diverse (il coreano è precedente) la produzione deve essere avvenuta più o meno in contemporanea. In entrambi il protagonista è un giovane uomo che, risvegliatosi una qualunque mattina, scopre che fuori è scoppiato il finimondo. Un virus di origine sconosciuta ha colpito molte persone trasformandole in mostri cannibali; coloro che sopravvivono ai morsi, si trasformano a loro volta. L'uomo si barrica in casa cercando di sopravvivere con quello che ha a disposizione, fino a che ad un certo punto non ce la fa più e decide di impiccarsi. Proprio mentre penzola dalla corda, si accorge che nel palazzo di fronte c'è un'altra sopravvissuta. I due avviano una comunicazione a distanza e infine si incontrano, andando però incontro ad altri pericoli. Il finale è diverso. Allora: io non vorrei sembrare sempre di parte, però il film coreano è decisamente superiore: più realistico, più efficace e anche in qualche misura più terrificante. La cosa più inverosimile della trama è il fatto che uno, chiusosi in casa all'improvviso, riesca a sopravvivere per lungo tempo con quello che ha sotto mano, soprattutto quando ad un certo punto l'acqua smette di uscire dai rubinetti. Nella versione coreana il protagonista dà fondo alla scorta di liquori del padre e resiste venti giorni; in quella americana ci fanno credere che arriva a quarantacinque. A casa mia ci saremmo mangiati tutto nel giro di una settimana, per dire. L'altra cosa è la figura della ragazza; l'americana se ne sta languidamente sul balcone a disegnare, la coreana si è organizzata con una sedia chiodata di fronte alla porta d'ingresso per infilzare gli eventuali assalitori. Altra cosa che mi era sembrata assurda nella versione americana era il girovagare del protagonista nei corridoi infestati; il coreano esce molto di meno. Gli americani poi come al solito puntano sulla fisicità del protagonista mettendo in scena un tatuato che si mostra spesso a torso nudo; i coreani, che pure non disdegnano l'esposizione di addominali torniti, in questo caso preferiscono non distrarre le spettatrici dall'orrore generale. Insomma, #Alive è promosso, mentre Alone lo si può lasciare perdere. Tra l'altro in #Alive recitano la mia attrice coreana preferita, Park Shin-Hye, e il giovane è interpretato da Oh-Joon-Woo, attore di grande talento che forse qualcuno di voi può aver visto in Burning.

lunedì 25 gennaio 2021

la donna più odiata d'America

Ho deciso di guardare questo film perchè mi incuriosiva il titolo, ma della trama non sapevo nulla tanto che, provando a indovinare il motivo per cui la protagonista fosse la donna più odiata d'America, immaginavo che come minimo si trattasse di una serial killer di bambini. Invece no: era un'attivista atea. Partendo dal rapimento di cui fu vittima del 1995, la pellicola ricostruisce la sua storia e ovviamente lo fa in maniera leggermente diversa dalla realtà, benchè il succo sia lo stesso. Madalyn Murray O'Hair fu davvero il volto dell'ateismo americano, non solo perchè fondatrice dell'associazione American Atheist, ma anche per le sue continue battaglie per la separazione tra chiesa e stato. La sua vittoria più famosa fu quella per cancellare la preghiera obbligatoria e la lettura della Bibbia nelle scuole, cosa alla quale dovevano sottostare tutti gli studenti, anche quelli di religione diversa o atei. La Corte Suprema nel 1963 le diede ragione 8 a 1. La sua figura fu però anche controversa e il film, ricostruendo il suo rapimento insieme a uno dei figli e alla nipote, fa intendere che la donna si fosse intascata centinaia di migliaia di dollari di donazioni all'associazione dirottandoli su conti offshore. Non so se questo era vero, ma di certo il rapimento fu a scopo di riscatto e purtroppo si concluse con l'uccisione di tutti e tre gli ostaggi. Dunque, senza essere chissà quale capolavoro, a me questo film è piaciuto forse soprattutto perchè, ancora una volta, mi ha fatto conoscere qualcosa che non sapevo. La figura della Murray O'Hair ne esce comunque bene; se passiamo sopra alle presunte appropriazioni indebite, resta una donna coraggiosa che si è battuta per le proprie idee e che per questo ha subito insulti e minacce.

sabato 23 gennaio 2021

October faction

Tratta dal fumetto omonimo, questa serie si compone di una sola stagione in quanto Netflix ha deciso di non produrne altre. Per fortuna il finale è solo leggermente aperto e la vicenda principale si conclude, così almeno non sono rimasta col solito palmo di naso. Il fumetto non lo conosco, quindi non posso fare paragoni, anche se solamente guardando le copertine dei volumi è chiaro che c'è stato il solito intervento di correzione etnica, e mi chiedo se anche l'orientamento sessuale di uno dei personaggi non sia stato cambiato. Quello che posso dire è che siamo davanti a un prodotto senza infamia e senza lode, nel senso che mi è piaciuto abbastanza da farmi arrivare alla fine, ma non mi ha entusiasmato al punto da rammaricarmi per la mancanza di un prosieguo. Il genere è fantastico: i mostri esistono ed è compito di un'organizzazione segreta identificarli ed eliminarli. Fred e Deloris sono due agenti di questa organizzazione, ma ai figli Viv e Geoff non hanno mai detto quello che fanno. I ragazzi però cominciano a sviluppare degli strani poteri: Viv ha delle visioni del futuro e Geoff vede i fantasmi. Tutto questo mentre la famiglia è tornata a vivere nella dimora  avita dopo che il nonno è morto. La cosa non piace a nessuno: ai genitori per via dei ricordi dolorosi, ai ragazzi perchè non riescono a inserirsi a scuola. Non è quello però il loro principale problema...


giovedì 21 gennaio 2021

Destini in fiamme (Le Bazar de la Charité)


Il 4 maggio 1897 a Parigi si svolgeva il Bazar de la Charité; si trattava di un evento a scopo benefico giunto alla sua terza edizione, che quell'anno era ospitato in un capannone di legno con fondali di stoffa, cartone e cartapesta. Oltre alla vendita per beneficenza, vi si svolgevano alcuni intrattenimenti, come la proiezione di filmati, all'epoca ancora una novità. L'invenzione dei fratelli Lumière, il cinematografo, funzionava con lampade alimentate ad etere, e fu proprio questo che causò il disastro: l'aiuto-proiezionista, al quale era stato chiesto di fare luce dal collega che doveva sostituire una lampada esaurita, accese un fiammifero e bum, l'etere prese fuoco e, a causa dell'alta infiammabilità dei materiali, nel giro di venti minuti il capannone finì raso al suolo con all'interno ancora un grande numero di persone. Si contarono 126 vittime, quasi tutte ricche dame dell'alta società parigina (la più famosa fu Sophie-Charlotte, duchessa di Baviera e sorella dell'imperatrice Sissi), i cui cadaveri erano così malridotti che per il riconoscimento ci si basò sui gioielli indossati. Parte da tale premessa questa miniserie francese che immagina le sorti di tre donne scampate all'incendio: Adrienne, che è uscita prima dell'incendio per incontrare l'amante e ha colto l'occasione per farsi credere morta dall'odioso marito che le nega il divorzio; Alice, che viene tratta in salvo da un eroico anarchico, in seguito falsamente accusato di aver messo una presunta bomba che avrebbe scatenato l'incendio; e infine Rose, la dama di compagnia di Alice, che è rimasta sfigurata e che viene scambiata per Odette, la figlia di una ricca famiglia. Siamo ovviamente sulla sponda del melodramma, ma di quello fatto bene, e infatti a me la serie è piaciuta, così come mi è piaciuta la conclusione. Mi è anche venuto da pensare alle peripezie inventate da Carolina Invernizio (per altro attiva in quel periodo).


martedì 19 gennaio 2021

una serie di sfortunati eventi

Non ricordo se avevo visto il film con Jim Carrey, tratto dal primo libro dell'omonima serie di romanzi per ragazzi; questa serie invece copre l'intero arco della narrazione. Mai letto questi libri, ma se fanno ridere quanto mi ha fatto ridere la serie li dovrei recuperare assolutamente anche se non ho più dodici anni! Ho trovato infatti il tutto un piccolo capolavoro di humour nero. Protagonisti sono i tre orfani Baudelaire - Violet, Klaus e Sunny – e il malvagio Conte Olaf. I genitori dei ragazzini sono periti in un incendio doloso ed essi vengono affidati ad Olaf che dovrebbe far loro da tutore, ma che in realtà è interessato solamente a incassare la cospicua eredità della quale Violet potrà disporre solo al raggiungimento della maggiore età. Il curatore testamentario, lo svampito Mr. Poe, non sospetta nulla delle trame di Olaf, e continua a non credere ai ragazzi ogni volta che, passati di tutore in tutore, essi gli dicono che Olaf ha assunto un qualche travestimento per poter rimettere le sgrinfie su di loro – e sull'eredità. L'ambientazione è in stile vagamente steampunk e già da sole le scenografie meriterebbero la visione, ma il tutto è condito da una grandissima dose di ironia e comicità e non ho potuto fare a meno di divertirmi come una matta assistendo alle vicende surreali – e sfigatissime – dei poveri orfani Baudelaire.


domenica 17 gennaio 2021

Intervallo

Inauguro oggi un nuovo spazio che nelle mie intenzioni dovrebbe diventare mensile. Si tratta di una raccolta di pillole: pensieri, cose che mi hanno colpito, varie ed eventuali. Non garantisco che diventi la costante che vorrei che fosse, anche l'anno scorso mi ero ripromessa di dare più spazio ai miei pensieri su questo blog e invece è finita con la solita sfilza di recensioni. Vediamo come va quest'anno...

Negazionismo e strizza

Incontro una conoscente che non vedo da tempo; come stai e cose così, quella si lamenta che al lavoro non ne può più anche perchè l'unica collega con la quale era in sintonia è diventata negazionista, quindi addio. Aggiunge che, secondo lei, i negazionisti fondamentalmente hanno paura di ammalarsi e morire, di conseguenza negare che esista il covid li fa sentire sicuri e tranquilli. Non l'avevo mai vista così, però in effetti può avere senso. 

A proposito del vaccino, questa l'ho vista su Facebook e mi ha fatto troppo ridere!


Oroscopo cinese


Da qualche anno mi diverto a leggere l'oroscopo cinese. Questo sarà l'anno del bue, ma non comincerà prima del 12 febbraio. In generale pare che sarà un anno fortunato e perfetto per focalizzarsi sulle relazioni, che siano amicali o romantiche, nonchè per sistemare le cose in famiglia. Sarà anche un anno in cui il lavoro sarà premiato, ma in cui sentiremo il peso delle responsabilità, e in cui occorrerà essere particolarmente disciplinati e impegnarsi il doppio per ottenere il solito. Non sono previste nuove catastrofi mondiali. Anche se leggo gli oroscopi per divertimento, senza crederci, devo dire che come previsioni ci stanno, considerato il contesto in cui viviamo!


Queste invece sono in sintesi le previsioni per il mio segno. Ho deciso di riportarle così poi a fine anno posso controllare se ci hanno preso XD

Ordinare i libri


Pare che per avere una libreria figa, il nuovo trend sia di mettere i libri al contrario; in questo modo si elimina il problema dei dorsi di colore diverso ottenendo un'uniformità più elegante e che non stride con l'insieme. Leggo da sempre e per me i libri sono oggetti dei quali non saprei fare a meno, non li ho mai considerati come dei semplici complementi d'arredo o come sfoggio rivolto agli ospiti, e invece pare che ci sia gente per cui sono esattamente questo. Un'altra cosa che mi ha fatto ridere è stato un commento sotto un articolo che parlava di questo nuovo fenomeno: visto che la maggior parte di coloro che dispongono in maniera maniacale i libri o non li leggono, o il tengono solo come ornamento, non cambierebbe molto. Non ho risposto perchè ho smesso da un pezzo di fare polemica su Facebook, ma mi sarebbe piaciuto replicare a questo signore che io ho sempre tenuto i miei libri in ordine per genere e per autore - dunque disposti in maniera maniacale, presumo - proprio perchè li leggo e in questo modo li trovo subito!





venerdì 15 gennaio 2021

Il detective Kindaichi - Yokomizo Seishi

Ero intento a scrivere questo romanzo quando avvertii il bisogno di visitare almeno una volta la casa in cui fu consumato quell'orrendo delitto. Fu così che un pomeriggio di inizio primavera brandii il mio bastone e uscii di casa.

Yokomizo Seishi è stato uno dei primi giallisti giapponesi ed in particolare ha avuto il merito di introdurre in patria il giallo di matrice occidentale, specializzandosi nel cosidetto enigma della camera chiusa e guadagnandosi così l'appellativo   di John Dickson Carr giapponese. In questo 本陣殺人事件 Honjin satsujin jiken (il caso dell'omicidio dell'honjin – l'honjin essendo un alloggio per ufficiali del governo) viene presentato per la prima volta l'investigatore Kindaichi Kousuke, giovane e geniale, ma molto trasandato e affetto da balbuzie. Kindaichi viene convocato dal proprio mecenate, che si è trovato coinvolto in un misterioso duplice omicidio in quanto zio di una delle vittime: un uomo facoltoso e sua moglie sono stati trucidati a colpi di spada la sera stessa del loro matrimonio. I due vengono rinvenuti all'interno della loro stanza, chiusa dall'interno, e in giardino non c'è traccia di impronte, che sarebbero facili da vedere poiché è nevicato. Il suono notturno di un koto e la presenza di un uomo misterioso che ha solo tre dita nella mano destra fa quasi pensare che ci sia un elemento soprannaturale, ma Kindaichi comprende rapidamente quello che è davvero successo. Penso che chi non è avvezzo a leggere gialli giapponesi datati possa restare un po' spiazzato dallo stile e dalla maniera in cui le vicende sono narrate; a me invece questa storia è piaciuta ed ho apprezzato la macchinosità del delitto. In futuro penso quindi di recuparare almeno l'altro libro di questo autore attualmente disponibile in Italia.

mercoledì 13 gennaio 2021

le fake news, quelle belle

Ho deciso di condividere con voi questa storia perchè io sono ancora qua che rido... Dunque, domenica pomeriggio trovo un'email di una mia amica giapponese che mi chiede ragguagli sul blackout avvenuto in Vaticano. E' mia abitudine leggere le notizie la mattina a colazione e non ho visto niente su questo argomento, perciò faccio di nuovo il giro dei principali quotidiani italiani e non trovo il minimo cenno a questo presunto blackout. Faccio una ricerca che mi fornisce solo articoli su di un blackout avvenuto a Roma anni fa, oltre a mostrarmi alcuni video su Youtube che riprendono una buia Piazza San Pietro senza alcun commento. Rispondo dunque alla mia amica che si tratta evidentemente di fake news.


Lunedì mattina lei mi risponde che forse qualcosa di vero c'è secondo quanto detto da una sua amica spagnola che ha allegato due link. Li apro e leggo in entrambi giusto tre frasi che affermano che su Twitter si dice che c'è stato un blackout in Vaticano. Quindi? Se io leggo su Twitter che gli asini volano e scrivo sul mio sito di notizie "su Twitter hanno scritto che gli asini volano", vuol dire che gli asini volano? Non sono una giornalista, ma come minimo dovresti fare quello che ho fatto io domenica, ovvero una ricerca sui principali giornali nazionali. Comunque sia, poichè sono una persona curiosa, rifaccio su Google la ricerca generica "blackout Vatican 2021" e scopro che rispetto al pomeriggio di domenica adesso ci sono un sacco di risultati. Il primo link che apro mi mostra questo:


Ora, già il solo titolo è chiaramente delirante, quello che segue è anche peggio. In pratica vi si afferma che nella notte tra sabato 9 e domenica 10 gennaio è stato provocato un blackout in Vaticano per permettere a una task force formata da esercito, Polizia italiana e membri dell'FBI di fare irruzione e arrestare il Papa e altri suoi collaboratori sulla base di ben ottanta capi di accusa che includono pornografia infantile, traffico di esseri umani, incesto, droga e frode. Il Papa sarebbe poi stato portato in una prigione al momento non nota dove gli agenti dell'FBI che lavorano per l'Italia e per l'Interpol lo stanno interrogando. Hanno anche tirato in ballo Giuseppe Governale come capo dell'operazione, evidentemente ignorando che non è più capo della DIA. Hanno anche aggiunto che la notizia è stata mantenuta top secret in tutta Europa, ma per fortuna in Canada e negli Stati Uniti non c'è nessun divieto di divulgazione e che la loro fonte l'avrebbe appresa da un contatto italiano (se volete, l'articolo originale, sempre che non l'abbiano rimosso, è QUI). 

il signore qui sopra non sa nemmeno parlare la sua stessa lingua XD

Allora: se uno avesse un barlume d'intelligenza, la prima cosa che dovrebbe notare è che il Papa è un capo di stato, quindi è impossibile che venga arrestato così, su due piedi. L'FBI poi non si è mai occupata di operazioni all'estero, è la CIA caso mai che lo fa, e comunque le volte che lo fa agisce rapidamente e cercando di non farsi notare. Provocare un blackout in Vaticano non mi sembra proprio che passi inosservato, visto che il Vaticano sta nel mezzo di Roma. A parte che, se davvero il Papa è stato arrestato sabato notte, chi c'era all'Angelus domenica mattina? La sua proiezione olografica? Presumo che il motivo per cui la notizia è top secret in Europa è che solo quei boccaloni dei complottisti americani se la possono bere X°°D 

Non mi è chiaro lo scopo di questa montagna di idiozie. Forse vogliono punire il Papa perchè non ha certo sostenuto Trump alle ultime elezioni; in effetti ho letto anche una teoria secondo la quale dall'Italia sarebbero partite molte schede di voto postale favorevoli a Joe Biden per alterare il risultato delle elezioni. Immagino che le abbiano spedite tutte dal Vaticano XD

Concludo con la ciliegina sulla torta; la mia ricerca mi ha fatto anche approdare al blog di un tour operator americano che vive a Roma. Egli esordisce dicendo di aver ricevuto centinaia di messaggi di gente che gli chiedeva se stava bene e gli domandava notizie sul blackout in Vaticano. Nel suo post ha spiegato la reale situazione ed ha confutato punto per punto tutte le illazioni. Il risultato è stato che a quel punto ha cominciato invece a ricevere una caterva di insulti da gente che non gli credeva; ha perfino girato un video per mostrare che riprendendo di notte il tutto appare più scuro di quanto non è in realtà, ma hanno continuato a dirgli che era lui un fake.

Sinceramente non so che cosa si sta fumando la gente ultimamente. Sono una persona semplice, non ho nemmeno la laurea, però non mi sembra che occorra tanta intelligenza per rendersi conto delle bestialità che girano. Anche se ho detto che tutta questa cosa mi ha fatto morire dal ridere (è vero), in realtà mi ha anche lasciato incredula e amareggiata visto che questo è solo uno episodio dei tanti che si vedono in giro. 

Il mio blog è poco visitato e quindi questo post lo leggeranno giusto i soliti affezionati. Nel caso però passasse di qui qualche esaltato, ribadisco la mia politica riguardo a troll e haters: non rispondo ma non cancello i commenti, li lascio a imperituta memoria della loro idiozia. 


lunedì 11 gennaio 2021

Frontiera verde

Passare dai Pirenei alla foresta tropicale è un attimo, almeno su Netflix, ed è proprio quello che ho fatto grazie a questa miniserie. La giovane detective Helena Poveda viene spedita da Bogotà a Puerto Manigua, una località che si trova in prossimità della Foresta Amazzonica e vicina al confine con Brasile e Perù, per indagare sull'omicidio di quattro missionarie. Affiancata dal poliziotto indio Reynaldo, durante il sopralluogo nella giungla Helena trova il cadavere di una donna che pare sia stata uccisa in un rituale. Il cuore infatti le è stato estratto dal petto, ma il corpo non presenta segni di sanguinamento. Le indagini di Helena però sono rese difficili dai poliziotti del posto che non solo non le prestano aiuto, ma presto si rivelano in combutta con un uomo crudele che possiede alcune segherie. Invece la scoperta dell'identità della donna mutilata, anch'essa india, riporta Helena ai segreti della sua infanzia. Questa serie colombiana mi è piaciuta molto, però sono rimasta delusa dal finale che mi è sembrato tronco e non chiaro. Fino ad allora però mi sono goduta l'atmosfera mistica, quasi magica, e mi è piaciuto sapere del coinvolgimento degli indios nella produzione, non solo in veste di attori. Senza calcare troppo la mano, si parla dei problemi di sfruttamento della foresta, argomento ahimè noto, in confronto ai quali sembra che nessuno sia in grado di fare nulla per via dei forti interessi economici che ci stanno dietro e della violenza delle persone senza scrupoli che li perseguono. In questa luce i personaggi di Yua e Ushe, i due indios dotati dello speciale potere di comunicare con quello che chiamano l'albero della vita, appaiono ancora più coraggiosi e insieme commoventi, ultimo baluardo quale sono di uno stile di vita in armonia con la natura e che della natura conosce i segreti. Peccato appunto per il finale, che avrei voluto più articolato.

venerdì 8 gennaio 2021

Glacè

Questa miniserie è tratta dall'omonimo thriller di Bernard Minier; in Francia il libro ha avuto molto successo ed ha vinto alcuni premi. Siccome questa serie mi è piaciuta molto, sto meditando seriamente di recuperare anche il libro. Siamo nei Pirenei, non molto lontano dai confini con la Spagna; il tutto si svolge tra la vigilia di Natale e Capodanno, quindi, manco a farlo apposta, l'ho pure guardata nel periodo giusto! Il comandante Servaz – qui alla sua prima indagine – viene spedito da Tolosa a investigare sulla decapitazione di un prezioso purosangue di proprietà di un riccone del posto; il corpo del cavallo è stato lasciato in bella vista lungo i piloni della funivia, la testa invece dentro una cappella. A Servaz sembra strano che lo abbiano convocato per un caso del genere, tanto più che la polizia locale sembra perfettamente in grado di sbrigarsela da sola; quando però vicino alla testa del cavallo viene rinvenuto il capello di un assassino psicopatico che lui aveva arrestato dieci anni prima, si capisce che le cose sono più complicate di quanto sembrano. Le difficili indagini finiscono anche per patire per via del coinvolgimento personale nei fatti di Servaz e della sua collega Ziegler. Davvero un bel giallo, con personaggi che restano impressi – ad esempio, lo psicopatico è veramente odioso! Inoltre c'è il vantaggio che si tratta solo di sei episodi. 


mercoledì 6 gennaio 2021

Bridgerton

Non amo seguire le masse, ma questa serie che al momento guardano tutti mi è sembrata il giusto antidoto per gli orridi vampiri di Van Helsing. Bridgerton è tratta da una serie di nove fortunati romanzi a firma Julia Quinn, prolifica e popolare autrice americana. Non li conosco, quindi non so dire quanto la serie sia fedele all'originale, magari provvederò in seguito. Siamo nell'Inghilterra di inizio Ottocento; un'Inghilterra piuttosto particolare e storicamente inventata, visto che la società è multietnica e, benchè siano rispettate tutte le rigide regole che la governavano, perfino la regina è di colore. La famiglia Bridgerton è composta da madre vedova e otto figli, quattro maschi e quattro femmine. Naturalmente la preoccupazione principale è di sposare bene le ragazze, la prima della quale, Daphne, al suo debutto cattura l'attenzione della regina. Suo fratello Anthony, il capofamiglia, mette però in fuga tutti i suoi pretendenti salvandone solo uno, a suo dire adatto, che però Daphne detesta. Entra in scena a questo punto il duca di Hastings, amico di Anthony e libertino, che non vede l'ora di sottrarsi agli obblighi mondani in quanto è considerato un ottimo partito e viene di conseguenza rincorso da tutte le donne in età da marito, ma egli ha giurato sul letto di morte del padre di non sposarsi e di far morire con sé la dinastia. Daphne e il duca stringono un patto fingendosi innamorati dopo che Daphne si è liberata dello scomodo pretendente, cadendo però in disgrazia; come sanno anche i sassi, le coppie per finta finiscono sempre per diventare vere, quindi è chiaro in che direzione procede la storia... Storia che, non dimentichiamolo, è tratta da libri popolari ed è una serie Netflix. Questo per dire che chi si aspetta Jane Austen è meglio che guardi altro. Invece se ci si vuole solo divertire, apprezzando costumi e ambientazione (e io vado matta per film o serie in costume), nonché rifacendosi gli occhi con quel gran pezzo di manzo di Regé-Jean Page (il duca) che, non per essere razzisti, dà moltissimi punti a tutti i visi pallidi del cast, allora si è nel posto giusto. 


lunedì 4 gennaio 2021

Van Helsing

A causa di un'enorme eruzione vulcanica, si crea una sorte di oscurità perenne per via delle ceneri che coprono il sole, e ciò fa sì che i vampiri possano uscire anche di giorno. Guadagnata la libertà di movimento, si mettono anche a espandere il loro regno, trasformando quelli che non dissanguano per nutrirsi. La civiltà crolla, i sopravvissuti devono lottare duramente ogni giorno. In un ospedale ormai abbandonato vive da tempo un marine, l'unico sopravvissuto di un gruppo mandato a recuperare una donna addormentata subito prima della catastrofe; l'altra compagna è una dottoressa che è stata morsa e che il marine tiene in vita nutrendola con il suo sangue. L'arrivo di un gruppo di persone sconvolgerà questa routine consolidata e pure la misteriosa donna dormiente si sveglierà, mostrando poteri inaspettati che potrebbero salvare l'umanità. Serie consigliata agli amanti del gore per via del grande spargimento di sangue nonché di sgozzamenti, mutilazioni e barbarismi vari, mentre chi ha del vampirismo una versione più romantica come la sottoscritta potrebbe rimanerci male. Infatti i vampiri qui sembrano piuttosto degli zombie affamati. E' comunque una serie molto godibile perchè c'è molta azione e perchè i personaggi principali sono ben caratterizzati, inoltre ci sono molti colpi di scena. Direi perfetta per esorcizzare la zuccherosità dei film natalizi – genere che aborro: meglio i vampiri! XD Al momento siamo a quattro stagioni, la quinta (e conclusiva) dovrebbe arrivare nel giro di poco, se tutto va bene.

sabato 2 gennaio 2021

un mese in quattro foto: dicembre


L'ultima volta che sono stata nel negozio dei cinesi c'era un cestone pieno di mutande in offerta: un euro al paio. Mi sono messa a frugare e ne ho trovato alcune che potevano essere adatte per fare cose per le bambole; queste di pizzo per esempio sono servite per un esperimento di lingerie che è riuscito bene, malgrado le madonne tirate (la stoffa di questo tipo non è molto agevole da lavorare).


A dicembre il tempo non è stato proprio il massimo, così ogni volta che è uscito il sole mi sono precipitata fuori a godermelo. Per fortuna ad un certo punto siamo tornati in zona gialla e così mi sono potuta permettere di arrivare fino a Brisighella.



In termini umani, Mafalda ha 72 anni. E un principio di demenza senile, evidentemente, perchè si è messa a fare cose che non ha mai fatto prima, tipo insidiare la mia pasta. Infatti mangia solo le sue cose e non si è mai dimostrata interessata a quello che sta nei nostri piatti.



A vederlo non sembra un granchè, ma per me questo dolce ha il sapore dell'infanzia. Si tratta del monte bianco, e ricordo che quando a casa mia lo facevano ero sempre contentissima perchè mi piaceva un sacco. Il problema è che bisogna lessare le castagne e pulirle a caldo. Ci provai una volta, credo vent'anni fa o giù di lì, ma la scocciatura fu tale che non ci riprovai più. Quest'anno però ho avuto un'idea geniale e ho usato le castagne secche; la mia ricetta poi, a differenza di quelle viste in rete, prevede l'uso del cioccolato fondente anzichè del cacao. Una delizia, insomma.