giovedì 31 dicembre 2020

dicembre solitario

Non sono il Grinch, ma da diversi anni salterei a piè pari Natale, Capodanno ed Epifania. Mi dà fastidio il casino, la gente che a momenti fa a pugni per comprare i regali o i panettoni, la gioiosità che spesso appare posticcia e ipocrita, gli auguri di gente che nel corso dell'anno non si fa mai vedere, i regali di dovere. Un altro dei meriti della pandemia è che quest'anno ho avuto la scusa perfetta per tirarmi fuori da tutto e proseguire il mio regime di romitaggio indisturbata (e soddisfatta).

ciao Prof!

A dicembre purtroppo sono morti ben due dei miei professori del liceo: italiano e greco/latino. Se del primo ho ricordi poco allegri, il secondo era il genere di professore che tutti adoravano e, oltre a quello, anche brillante traduttore e pittore apprezzato. E così riflettevo che, per quanto triste sia quando qualcuno se ne va, se quando pensi a lui ti viene il sorriso perchè hai dei buoni ricordi, allora va bene, vuol dire che quella persona ha portato qualcosa di bello nella tua vita. Ed è esattamente questo che spero per me il giorno che non ci sarò più: che quelli che restano sorridano quando pensano a me.


Avevo avuto una mezza idea di fare un bilancio annuale, ma mi rendo conto che il tutto si riassume in poche parole. Malgrado tutto, il mio 2020 non è stato affatto un anno negativo. Non ho potuto fare certe cose, ne ho fatte altre; non sono stata a lamentarmi per i divieti, ho goduto di ciò che potevo comunque fare. Ho proseguito lungo la strada della consapevolezza e della realizzazione personale; perciò non ho rimpianti, ho comunque vissuto pienamente.



martedì 29 dicembre 2020

letture di dicembre



Davidone Perpenna aveva una faccia colore della roccia, un naso enorme, la mascella prognatica. Era una faccia che sembrava buona per il circo equestre o per fare lo scalatore.

Arraffato un altro dei romanzi di Andrea Vitali saccheggiato da mio marito in biblioteca prima che chiudesse di nuovo causa Covid. A questo giro sono in ballo più di trecento monete antiche d'oro zecchino; le ritrova nell'intercapedine di un muro un sedicente geometra che, lungi dal farlo sapere ai proprietari del muro stesso, pensa bene di intascarseli e usarli per vivere di rendita. Il problema è che siamo nell'Italia degli anni Trenta e l'unico modo per venderle è farle arrivare clandestinamente in Svizzera. Sempre divertente, il Vitali. E non mi stancherò mai di sghignazzare ai nomi che si inventa!



Il sangue non ha odore.
Nello scantinato si sentiva odore di carbone, e di sudore, e un puzzo acido che veniva da un angolo, dietro uno dei grossi bidoni pieni di carbone. Ma l'ispettore Steve Carell non sentiva l'odore del sangue.

Con lo pseudonimo di Ed McBain, Evan Hunter ha scritto una serie di gialli con protagonisti i detectives dell'87° distretto di polizia di New York: la bellezza di cinquantasei titoli dal 1956 al 2005. Questo Ax è del 1964 ed è il diciottesimo. La vittima è l'anziano custode di un palazzo, brutalmente ucciso a colpi d'ascia. Difficile capirne il motivo, in quanto l'uomo non sembra essere immischiato in niente di losco, almeno fino a quando non salta fuori che ha sempre avuto tra le mani più denaro di quanto un semplice portiere potrebbe permettersi.  Mi è capitato di incrociare McBain/Hunter anche in passato; è uno di quegli autori con i quali si va sul sicuro. Questo giallo quindi è stato come mi aspettavo: piacevole da leggere, con alcuni personaggi pittoreschi e un colpevole insospettabile.


Anche se ha fatto tutto quello che c'era da fare, anche se ha raggiunto quel che si era prefissata, c'è ancora qualcosa di sostanziale che la rende infelice.

Attraverso l'analisi della figura di otto donne che appartengono al mito o alla letteratura, i miei due filosofi preferiti si occupano di quello che chiamano il problema senza nome, ovvero ciò che impedisce alle donne di sentirsi realizzate e felici. Per esempio ci sono condizionamenti inconsci per il semplice fatto di essere nate donne che sono come altrettante sbarre di una gabbia. Ho trovato la lettura di questo libro molto interessante perchè, narrando le vicende di queste donne esemplari, è facile riconoscere dinamiche nella quali magari ci si è ritrovate senza riuscire a capire la ragione del nostro malessere. E' importante riconoscere le cause, è l'unica maniera per potere poi cercare una soluzione. E' sicuramente un testo consigliato a tutte le donne.


Pensierino: Raccontate che cosa avete fatto oggi.
Svolgimento: Oggi a scuola il Duce ha parlato e ci ha detto di fare ginnastica per diventare forti, educati e pronti ad una sua chiamata per difendere la nostra grande Italia, perchè c'è la guerra.

Ambientato in Toscana tra il 1943 e il 1944, questo libro ci mostra il fascismo attraverso gli occhi di una bambina. Penny e Baby, rimaste orfane, vengono affidate al ricco zio che abita in una grande villa; mentre le sue figlie sono istruite a casa, Penny e Baby vanno a scuola insieme ai figli dei contadini e sono indottrinate come tutti. Ecco perchè Penny ama il Duce ed è contenta di essere una piccola italiana. Il suo ingenuo entusiasmo infantile, insieme a quello della sorellina e degli amici, da un lato è commovente e dall'altro è agghiacciante perchè mostra quanto sia facile fare credere qualunque cosa ai bambini. C'è però un piccolo dettaglio che rovina l'insieme: lo zio è ebreo. La conclusione è dunque inevitabile. Lorenza Mazzetti (morta quasi un anno fa) è stata anche una regista; questo romanzo è il primo di una trilogia dedicata a Penny e Baby ed è  autobiografico in quanto la Mazzetti e sua sorella gemella da bambine vennero effettivamente affidate a conoscenti (niente di meno che il cugino di Albert Einstein, Robert) e scamparono all'eccidio della famiglia. Da questo libro è anche stato tratto un film nel 2000 per la regia di Andrea e Antonio Frazzi, film che ha ricevuto un premio e alcuni candidature.


Parigi!
Nessuno aveva gridato quel nome. Era la città che se ne incaricava da sola. Il grido saliva dai muri opachi fra i quali s'andava inoltrando il treno con un continuo stridore di freni. La stazione lo inghiottiva misteriosamente.

Solitamente sono i film (e ora le serie TV) a essere tratti dai libri, ma capita anche che, se un film ha avuto molto successo, ne viene tratto successivamente un libro. E' questo il caso; I Cugini, film del 1959 considerato come uno dei primi esempi della nouvelle vague francese e vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino, è alla base di questo romanzo che però, onestamente, di vedere il film mi ha fatto passare la voglia XD La storia è quella di un giovane provinciale che va a Parigi per completare gli studi e viene ospitato dal cugino, che invece di studiare passa le giornate gozzovigliando in vari modi. Naturalmente ci sarà di mezzo pure una donna, a causa della quale si arriverà a un finale tragico. A me le storie di gente che passa la vita bevendo, drogandosi e facendo sesso quasi sempre annoiano; questo non vuole essere un giudizio morale, è solo una questione di gusti personali. Ecco perchè questa storia non mi ha trasmesso nulla se non una certa dose di tristezza e una grandissima voglia di mollare ceffoni a diversi personaggi.



Il mio nome da nubile è Naolo Nakamura. Sposandomi sono diventata Naoko Tanaka. E una volta, per un breve periodo di tempo, c'è stato un altro nome, un nome insolito che mi fu attribuito nel corso di una cerimonia non convenzionale celebrata sotto un vecchio albero carico di luci tremolanti.

Giappone, 1957. La diciassettenne Naoko s'innamora, ricambiata, di un marinaio americano e rimane pure incinta. Il problema però è che la sua famiglia, un tempo molto ricca e decaduta per via della guerra, vuole invece che lei sposi il rampollo di un importante partner commerciale. Naoko scappa di casa con la complicità della madre e si sposa con rito shintoista, ma senza documenti ufficiali; il marito però deve ripartire subito per una missione e lei, tornata a casa per via di un presentimento, si ritrova poco dopo in una clinica dove le ragazze incinte degli americani rimangono fino al parto e dove non si sa ben che fine facciano i neonati. Ispirato sia a vicende realmente accadute sia a un aneddoto famigliare, questo libro – che mi ha attirato per via dell'ambientazione giapponese – pigia un po' troppo sul melodramma per i miei gusti, e tuttavia non posso dire che non mi sia piaciuto, se non altro perchè parla di cose poco note e anche poco edificanti per i giapponesi (soprattutto) e gli americani.



Whether you buy a homesite in the Scholl Section, broad acres in the Shaker Country Estates, or one of the houses offered by this company in a choice of neighborhoods, your purchase includes facilities for golf, riding, tennis, boating; it includes unexcelled schools; and it includes protection forever against depreciation and unwelcomed change.

Grazie al Black Friday ho preso l'ebook di questo romanzo per la modica cifra di € 0,99. In versione originale, so what? Se sono riuscita a leggermi i tre tomi di Robin Hobb, la scusa che temo di non capire niente non regge più XD Comunque, sono stata felice di cogliere l'occasione di leggere questo libro visto che la serie mi era piaciuta; e sono stata felice anche di aver visto la serie prima, così non ci sono rimasta male. Infatti, com'era prevedibile, il libro è molto più bello. Essenziale, intenso, toccante, dritto al nocciolo del problema. Per chi non conoscesse la trama: la storia è ambientata nel 1998 a Shaker Heights, Ohio, un sobborgo residenziale di Cleveland che ha avuto l'onore di dare i natali a Paul Newman. Shaker Heights nacque come comunità pianificata all'inizio del Novecento e venne costruita seguendo criteri di omogeneità architettonica – tutt'ora rigidamente osservati. La scrittrice Celeste Ng vi ha abitato diversi anni e la descrizione che ne fa è quella di un luogo esteriormente idillico, ma che gronda conformismo e rigidità. In questo contesto si inseriscono due donne, madre e figlia, che stridono fortemente con l'ambiente; stridono soprattutto in contrasto con la famiglia Richardson, i loro padroni di casa. Elena Richardson è nata e cresciuta a Shaker Heights e ne ha assorbito il carattere; non è una persona cattiva, però vede il mondo in bianco e nero, bada alle apparenze, è convinta che le cose si possano fare in un solo modo – il suo, quello giusto – e per questo resta spiazzata da Mia Warren e dalle sue scelte di vita in netto contrasto con i suoi principi. Mia è un'artista, una ragazza madre che ha passato gli ultimi quindici anni viaggiando avanti e indietro per gli Stati Uniti senza fermarsi mai troppo a lungo nello stesso posto. Poichè gli opposti si attraggono, è inevitabile che la figlia ribelle di Elena, Izzy, si senta attratta dalla libertà che respira accanto a Mia, e che la figlia di Mia, Pearl, aneli invece alla solidità della famiglia di Elena. E' anche un romanzo sul rapporto tra genitori e figli, oltre che su come la vita si possa vivere in molti modi diversi, non solo in bianco e nero. Naturalmente ho riscontrato differenze con la serie TV che è stata innanzitutto scritta basandosi sui soliti criteri politicamente corretti, cosa che non cessa di irritarmi. Ovvero: se scrivi un testo originale puoi infilarci tutto il politicamente corretto che vuoi, ma se si tratta della trasposizione di un libro, perchè accidenti non puoi rispettare le scelte dell'autore?  Questo però è un altro discorso che qui non c'entra. Concludo dicendo che questo è davvero un gran libro.

domenica 27 dicembre 2020

Collateral

Un giovane immigrato illegale si guadagna la vita consegnando pizze finchè una sera non viene freddato da un cecchino. Le modalità del suo omicidio mostrano chiaramente l'opera di un professionista e la prima domanda che si fa la polizia è se sia veramente lui la vittima disegnata o se si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. L'agguerrita (e molto incinta) detective Kip Glaspie rintraccia le due sorelle dell'ucciso e, a furia di insistere, promettendo anche la cittadinanza inglese, riesce a farsi raccontare la loro storia, scoprendo che tutti sono stati testimoni scomodi degli scafisti e della rete che li ha portati dalla Turchia a Londra. Questa miniserie inglese mi è piaciuta molto proprio perchè tratta di un argomento di attualità come quello dell'immigrazione clandestina e di chi guadagna sulla pelle dei disperati. I personaggi sono tutti molto curati, compresi quelli minori, e questo contribuisce a dare all'insieme un quadro compiuto. Le vittime non sono solo gli immigrati, ahimè.


giovedì 24 dicembre 2020

Buone Feste!


Buone Feste a tutti quelli che passano di qua apposta o per caso! Avevo quasi pensato di mandare il blog in ferie per qualche giorno, ma tanto siamo in lockdown e non è che ho tutto questo daffare alternativo. L'unica costante rispetto al passato è che anche quest'anno mi riuscirà sicuramente di mangiare come una maiala...


martedì 22 dicembre 2020

Paranoid

 

Avvertenza: non fate vedere questa serie ai no-vax perchè sennò si convincono ancora di più XD

In realtà non si parla di vaccini, ma di farmaci. Una dottoressa viene accoltellata da un uomo mentre si trova al parco giochi col figlio. L'uomo viene identificato come uno schizofrenico paranoico che viene ritrovato suicida dopo poco tempo. Sembrerebbe un caso semplice, non fosse che i detective incaricati del caso scoprono che un uomo misterioso è andato in giro a interrogare i testimoni spacciandosi per un poliziotto; inoltre degli strani messaggi anonimi arrivano in centrale. Continuando a scavare si scopre quindi un complotto di persone disposte a tutto pur di coprire un segreto. Miniserie di otto episodi che non mi è dispiaciuta, anche se non mi ha nemmeno entusiasmato. Non l'ho però trovata pessima, considerato che ho letto delle vere e proprie stroncature. Al di là della vicenda poliziesca, si è voluto lasciare ampio spazio anche alle vicende personali dei tre detective, ma se nel caso di quello più anziano la cosa ha senso - il tipo soffre di attacchi d'ansia e comincia a impasticcarsi - le tribolazioni sentimentali degli altri due lasciano il tempo che trovano. Infatti una bella sforbiciata alla sceneggiatura avrebbe fatto un gran bene.


domenica 20 dicembre 2020

Frontiera

La Hudson's Bay Company- HBC è un marchio di distribuzione di prodotti al dettaglio canadese nonché una delle compagnie commerciali più vecchie del mondo, in quanto venne fondata nel 1670. Malgrado attualmente venda di tutto, per buona parte della sua esistenza si è occupata di commerciare pellicce; non solo,  le era stato accordato il governo de facto di una vasta regione dell'America settentrionale. In questo contesto e nella seconda metà del Settecento è ambientata questa serie, che è stata interrotta dopo tre stagioni ed è quindi priva di una conclusione vera e propria. L'ho trovata interessante proprio per via di questa ambientazione particolare, per non dire che ho apprezzato certi panorami mozzafiato e ho gongolato alla vista di diversi attori nativi americani (ho da sempre un debole per gli indiani), tra i quali cito Jessica Matten (interprete dell'indomita Sokanon), discendente di Cuthbert Grant che, guarda la combinazione, fu nominato capo dei Métis e combattè contro la HBC all'inizio dell'Ottocento. Insomma, avrebbe potuto benissimo essere lui stesso un personaggio di questa serie! Difatti ciò che vi si narra è una serie di contrasti – dettati da interessi commerciali – tra diversi commercianti indipendenti (compresi i nativi) e la HBC che invece vuole mantenere il monopolio. L'altro filone narrativo riguarda invece la vendetta personale tra Lord Benton, capo della compagnia, e Declan Harp che da suo delfino è diventato suo acerrimo nemico. Per come la vedo io, c'è troppa carne al fuoco e questo fa sì che il tutto diventi un po' dispersivo; sarebbe stato forse più sensato scegliere quale filone narrativo seguire, perchè se da un lato tutta la vicenda della vendetta ha il suo peso, dall'altro anche gli intrighi per il controllo del commercio delle pellicce sono in numero sufficiente da occupare un bel po' di tempo, inoltre ci sono diversi personaggi interessanti. In effetti quello che dovrebbe essere l'eroe della situazione, ovvero Declan Harp, non mi sembri che spicchi adeguatamente. Io, per dire, non sono riuscita a provare empatia per lui, e mi chiedo se non sia perchè è interpretato da Jason Momoa. Egli è stato perfetto come Khal Drogo in Games of Thrones, solo che ora, ogni volta che apre bocca, mi aspetto che grugnisca XD


venerdì 18 dicembre 2020

Crazyhead

Ultimamente sono un po' in crisi con le serie TV, nel senso che ho visto diversi polizieschi e vorrei cambiare genere, però boh, non riesco a trovare cose che mi ispirino particolarmente. Scorrendo l'infinita lista di cose da vedere che ho su Netflix, mi è caduta l'occhio su questa che non so nemmeno perchè l'avevo messa in lista, visto che tra le definizioni del genere c'e horror e io non sono certo una fan. Ho comunque deciso di guardarla, vista anche la brevità. E ho fatto molto bene, difatti la componente horror è ampiamente compensata da una massiccia dose di humor che mi ha fatto scoppiare a ridere più di una volta. Protagoniste due ragazze: Amy è in cura da uno psichiatra perchè soffre di allucinazioni e talvolta vede dei volti mostruosi. Raquel però le spiega che non è affatto pazza, ha invece la capacità di vedere il volto dei demoni che a volte possiedono gli esseri umani. Le due si trasformano quindi in cacciatrici di demoni, ma intanto Raquel corre un grave rischio perchè i demoni vogliono usarla come catalizzatore per aprire le porte dell'inferno. Una serie che non è perfetta, ma che mi ha divertito parecchio.


mercoledì 16 dicembre 2020

Finchè il caffè è caldo - Kawaguchi Toshikazu


«Oddio, è già così tardi? Scusa tanto, ma devo proprio andare», aveva borbottato l'uomo con aria evasiva, alzandosi per prendere la borsa.

Kohi ga samenai uchi ni コーヒーが冷めないうちに è il romanzo d'esordio di Kawaguchi Toshikazu e in Giappone ha ottenuto un enorme successo, tanto che ne hanno tratto un film. L'idea è semplice, però declinata in modo che mi ha fatto pensare a un manifesto contro il senno di poi XD In realtà l'autore vuole mandare un messaggio differente, ma ognuno alla fine legge tra le righe di un libro quello che vuole. O no? Comunque sia, le diverse storie che lo compongono sono tutte ambientate in un bar di Tokyo; locale piccolo e di origini antiche, non sarebbe niente di speciale non fosse per una sedia particolare che consente a chi vi si accomoda di viaggiare nel tempo. Ci sono però diverse regole da seguire che scoraggiano le persone dal provarci; non tanto quella che il periodo di permanenza è limitato al tempo che ci mette una tazza di caffè a raffreddarsi, quanto perchè qualunque cosa si faccia nel passato o nel futuro, non avrà alcuna ripercussione nel presente. Com'è logico tuttavia le persone vorrebbero tornare nel passato per rimediare a qualche errore e non doverne pagare le conseguenze (ecco perchè ho tirato fuori il senno di poi), ma coloro che lo fanno comunque, avendo compreso questo, intraprendono il breve viaggio più che altro perchè capiscono di doversi alleggerire il cuore. C'è dunque una forte componente sentimentale in queste vicende, il tutto però è reso con la discrezione tipica dello stile nipponico. La morale è che, visto che le cose non possono cambiare, quello che ha senso è cambiare la maniera in cui noi le affrontiamo. Io questo libro l'ho trovato piacevole e l'ho accostato a Se i gatti scomparissero dal mondo perchè mi sembrano entrambi voler suggerire ai lettori di vivere con consapevolezza.

lunedì 14 dicembre 2020

the lies within


Proseguo con le serie poliziesche, questa volta andando in Corea. Alla vigilia del trasferimento nella sua città natale, al detective Jo Tae-Sik viene assegnato il caso di un uomo politico morto in un incidente stradale. Tutto farebbe pensare a una semplice fatalità, ma Tae-Sik scopre un paio di dettagli che lo insospettiscono e lo fanno decidere a indagare più a fondo. Una cosa strana è anche che lo stesso giorno è scomparso Jeong Sang-Hun, il genero dell'uomo, tanto che da principio i sospetti per aver provocato l'incidente cadono su di lui, almeno fino a quando durante un discorso commemorativo del suocero, qualcuno non abbandona una scatola che contiene una sua mano mozzata. Intanto sua moglie viene invitata a prendere il posto lasciato libero dal padre all'interno del partito;  a lei non gliene può fregare di meno di entrare in politica, ma le minacce alla vita di Sang-Hun la fanno accettare. Mentre il numero dei cadaveri si accumula, l'indagine rivela una macchinazione volta a proteggere un capitano d'industria privo di scrupoli. Serie che gioca su alcuni elementi e personaggi tipici di questo genere di storie: da un lato quelli che vogliono portare alla luce la verità, dall'altra quelli disposti a tutto per insabbiarla. Come recita il titolo oiginale Modooui Geojitmal 모두의 거짓말 tutti mentono, almeno fino alla penultima puntata quando infine i colpevoli avranno ciò che si meritano. Il ruolo del protagonista è interpretato da Lee Min-Ki, mentre Lee Joon-Hyuk è Jeong Sang-Hun (l'ho visto recentemente nella seconda stagione di Stranger dove ha preso pure lì una discreta batosta). Altro volto noto quello di Lee Joon-Hyuk (il superiore di Tae-Sik). La regista  Lee Yoon-Jung ha diretto altre serie che ho visto e apprezzato.

sabato 12 dicembre 2020

Buongiorno, Verônica

E' tratto da un libro scritto a quattro mani da Ilana Casoy e Raphael Montes questa serie ambientata a San Paolo del Brasile che ha come protagonista l'agente di polizia del titolo.Verônica, sposata e con due bambini, è figlia di un poliziotto che anni prima, accusato di corruzione, ha ucciso la moglie e tentato il suicidio. In realtà la versione ufficiale è che è morto pure lui, invece da vent'anni è in un ospizio in stato vegetativo o quasi. Verônica lo va a trovare regolarmente e il suo cruccio è non aver mai saputo perchè egli abbia sparato alla moglie; lei stessa poco dopo il fatto aveva tentato il suicidio. Sul lavoro viene protetta da un ex-collega del padre, ora suo superiore, e si scontra spesso con una detective arrogante. Le cose procederebbero più o meno nella normalità se una giovane donna, recatasi a denunciare di essere stata drogata e stuprata da un uomo conosciuto su un sito d'incontri, non approfittasse di un momento di confusione per appropriarsi di una pistola e spararsi in testa proprio davanti a Verônica. Lei ne fa una crociata personale; vuole assolutamente scoprire chi è l'uomo e, tra le altre cose, fornisce un numero di telefono alle quali le donne vittime di violenza possono rivolgersi. Oltre a scoprire altri casi simili e chiaramente opera della stessa persona, riceve anche la chiamata di una donna che è vittima di violenza psicologica da parte del marito, oltre che sua complice forzata. Il marito infatti è uno psicopatico che la fa adescare le vittime e poi assistere agli omicidi - che lui nega, dicendo che alla fine lascia andare le ragazze. L'indagine di Verônica però la porta a una scoperta inaspettata che sconvolgerà la sua vita. Bella serie incentrata sul tema della violenza contro le donne, anche se poi verso il finale escono fuori altre verità scomode. Anche questa si spera abbia una seconda stagione che porti al trionfo della giustizia.

 

giovedì 10 dicembre 2020

i delitti del Valhalla

Ecco una di quelle serie che avrei dovuto guardare in estate per rinfrescarmi: quanta neve! Infatti è una produzione islandese, il cui titolo originale è Brot (stupro). In effetti il titolo originale dice molto su ciò che avviene. A scoperchiare il vaso di Pandora sono due omicidi, compiuti chiaramente dalla stessa mano. La polizia non si è mai trovata ad affrontare un caso di omicidio seriale, quindi richiede supporto a Oslo nella persona di Amar, in realtà anche lui islandese. Egli affianca Kata, che normalmente è una brava detective, ma che al momento è incazzata perchè la promozione che aspettava l'hanno data a un'altra collega e molto preoccupata per il figlio sedicenne che pare sia coinvolto nello stupro di una coetanea. Tuttavia non è questo lo stupro al quale si fa riferimento nel titolo. Amar e Kata infatti scoprono che gli uccisi – nel frattempo diventati quattro – avevano tutti lavorato in un'istituzione statale che si occupava di ragazzi con problemi, in realtà un vero e proprio inferno dove i giovani venivano picchiati e violentati. La cosa triste è che questo episodio è davvero avvenuto ed è stato di ispirazione per la serie. Sicuramente non è una storia allegra, anzi l'ambientazione nordica contribuisce a renderla cupa. A me questa serie è piaciuta, i caratteri dei due poliziotti protagonisti mi sembra siano stati indagati bene come i delitti. 

martedì 8 dicembre 2020

Baccano!

Vista in extremis prima che Netflix la rimuovesse dal catalogo, questa serie anime è di quelle che mi suscitano sentimenti controversi. E' tratta da una serie di light novel e risale al 2007; i protagonisti sono alchimisti immortali e mafiosi. L'ambientazione è quella della New York degli anni Trenta, con escursioni nel passato, difatti il mio primo problema con questo anime è il continuo saltare da un anno all'altro. Questi sbalzi temporali e il numero elevato di personaggi ha fatto sì che nelle prime puntate non ci stessi capendo una beata minchia, anche se poi, proseguendo nella visione, ho cominciato a intravedere il senso logico... relativo, perchè il tutto mi è sembrato comunque abbastanza incasinato. Comunque sia, il gruppo degli alchimisti è diventato immortale ed eternamente giovane dopo aver evocato un demone. Questo demone ha concesso a uno di loro la conoscenza di come creare il filtro dell'immortalità e li ha informati dei loro poteri, primo tra i quali quello di assorbire le persone acquisendone ricordi e saperi. Tra gli alchimisti si crea una fattura perchè uno di loro vorrebbe la formula per poterla usare e creare altri immortali, però la maggioranza vota contro e così lui comincia a papparsi i colleghi. Duecento anni dopo – negli anni Trenta, appunto – ritroviamo gli alchimisti superstiti e diversi fuorilegge, alcuni dei quali diventano a loro volta immortali. E' di sicuro un prodotto per un pubblico adulto, visti i continui spargimenti di sangue e certe scene decisamente poco adatte a bambini piccoli; è anche vero che il tutto è trattato con un tono più da commedia che da tragedia, con una sfilza di personaggi esagerati quando non di macchiette. Questo è l'altro problema, per quelli che sono i miei gusti, perchè questo tipo di personaggi li sopporto in misura limitata. Tuttavia non posso dire che questo anime non mi sia piaciuto, né che non sia un prodotto valido; i disegni sono belli, l'animazione buona, il cast dei doppiatori notevole.

domenica 6 dicembre 2020

Blood and water

Puleng ha una sorella maggiore che non ha mai conosciuto perchè è stata rapita appena nata. Sono passati diciassette anni da allora, e lei e il fratellino hanno sempre vissuto all'ombra di questo terribile evento che ancora sembra ossessionare la loro madre. Per sfuggire alla festa di compleanno della sorella scomparsa, rito che Puleng non sopporta più, accetta di accompagnare l'amica Zama a una festa di ragazzi ricchi. Qui giunta scopre che si festeggia il compleanno di una ragazza, Fikile. Puleng è colpita dalla concidenza, inoltre le sembra di notare una somiglianza nel viso di Fikile. Decide così di indagare e cercare di scoprire se non sia proprio lei la sorella scomparsa. Il bello di Netflix è che mi fa girare il mondo, e con questa serie mi ha portato niente di meno che in Sudafrica. Scordatevi Soweto: qui i protagonisti vanno dal benestante al ricco, e il liceo privato al quale si iscriverà Puleng non ha niente da invidiare a quelli visti in altre serie ambientate nel cosidetto primo mondo. La serie a me è piaciuta e sono stata contenta di sapere che è piaciuta anche ad altri, tanto che è stata confermata la produzione di una seconda stagione. Magari non brillerà per originalità in quanto le dinamiche tra i ragazzi in fondo non sono molto diverse da quelle alle quali siamo abituati: amori corrisposti, frustrati e/o proibiti, adolescenti che di ogni cosa fanno un dramma, disastri che nascono dalle migliori intenzioni e così via. Tuttavia il mistero del rapimento della sorella di Puleng è intrigante e lascia intravedere molti sviluppi interessanti.


venerdì 4 dicembre 2020

Barbie modello Guchi

Non uso quasi mai le app che giocano col viso, tipo FaceApp; al di là del discorso che era uscito tempo fa sul fatto che queste app utilizzerebbero i dati degli utenti per secondi fini, il problema nel mio caso è un altro. Non sono mai stata fotogenica e quando tento di farmi un selfie col cellulare raggiungo vertici di mostruosità memorabile. Eppure non sono così brutta, sono nella media direi. Solamente una volta molti anni fa trovai un'app che migliorava il viso e che funzionava, difatti provai con due-tre foto e in tutte sembravo una strafiga, ma è molto più probabile che succeda QUESTO. Comunque sia, la settimana scorsa nella comunità di svalvolati che giocano con le Barbie su Instagram sono apparse molte immagini simili a quella qui sopra e ho scoperto che venivano realizzate tramite il sito giapponese Picrew. Incuriosita, sono andata a vedere e ho scoperto che in realtà permette di creare un avatar simil-Barbie partendo da una serie di varianti disponibili e non da un eventuale selfie. Il sito è talmente intuitivo che non c'è bisogno di sapere il giapponese per usarlo, o al massimo si può usare Google Translate. Ho creato così il mio avatar in stile Barbie: che ne dite? Vi avviso però che la cosa più somigliante sono gli occhiali XD


mercoledì 2 dicembre 2020

un mese in quattro foto: novembre


Questo è il Castelletto di Sarna, una riproduzione in scala di un castello vero che venne realizzata nel 1870 per dilettare la ricca famiglia che all'epoca possedeva le terre in cui sorge. Faceva infatti parte del giardino della loro villa, comprendente anche un laghetto con approdo per le barche. Insomma, questi poveretti sapevano come far passare il tempo! Il castelletto non è accessibile al pubblico, ma si può raggiungere attraverso i campi e guardare almeno da fuori.



Ho visto questa bellissima fontana da giardino al mercatino dell'usato. Qualcuno è interessato? XD



Come potete vedere, ho una gatta acculturata: siede dempre vicino a mio marito e guarda i quadri anche lei!



A proposito del marito: ultimamente si è dato alle composizioni artistiche con le foglie e ha fatto questo centrotavola.

lunedì 30 novembre 2020

novembre mezzo pieno


E' da tempo che mi sono convinta che la felicità dipende anche dalla maniera in cui si affrontano le cose che ci succedono, per questo da quando siamo stati promossi in zona arancione mi concentro su tutte le cose che posso fare anzichè lamentarmi di quelle che non posso o non voglio fare. Poi ci sta che uno abbia anche culo, per esempio all'interno del Comune di residenza ci si può ancora spostare, il che significa che posso ancora legittimamente raggiungere le immediate colline. Così sono riuscita a fare qualche uscita fotografica con le bambole e a godermi il sole.


Un aspetto senz'altro positivo del mio rinnovato interesse nel giocare con le bambole è che nell'universo parallelo va tutto bene, tant'è che dopo la sartoria abbiamo aperto anche un caffè. Per il resto, è andata grassa che sono riuscita a festeggiare con il tradizionale affogato al caffè il mio compleanno prima che chiudessero del tutto i bar. Non mi posso lamentare, insomma!




sabato 28 novembre 2020

letture di novembre

Pietrogrado esalava odore di acido fenico.

Una bandiera di un rosa grigiastro, un tempo rosso, penzolava fra l'intrico delle traverse di ferro. Alte travi si innalzavano fino a un tetto di lastre di vetro che la polvere sovrapposta in tanti anni aveva reso scure come il ferro; qualche lastra era rotta, forata da colpi ormai dimenticati e le punte acuminate si ergevano in un cielo grigio come vetro.

Questo è il primo libro scritto da Ayn Rand e mi balzò in mano a uno dei mercatini che frequentavo (e che non so quando tornerò a visitare, vista la situazione). Basato su esperienze vissute in prima persona, in quanto la Rand visse a San Pietroburgo fino al 1925, anno in cui decise di rimanere negli Stati Uniti dove si era recata a visitare dei parenti, racconta della lotta per la vita della giovane Kira. La Rand ha un modo di scrivere eroico, così come eroici sono i suoi protagonisti; si può non condividere le loro scelte e le loro affermazioni, ma sono sempre figure integerrime, mai dome, che combattono fino alla morte per ciò in cui credono. Kira crede di avere il diritto di scegliere liberamente cosa fare della sua vita e di poterla vivere pienamente; il problema è che nella Russia comunista questo non è possibile. Mentre lei però continua a lottare, il suo innamorato lentamente si arrende e in questo caso il suo eroismo di partenza decade nello squallore. Altro eroe è il comunista duro e puro Andrei, a dimostrazione che con la Rand non bisogna fermarsi al primo livello di lettura: facile è concludere che questo libro è una feroce critica del comunismo, in realtà è un atto di accusa contro qualunque regime o sistema impedisca la libera realizzazione dell'individuo. Di conseguenza Andrei, che è convinto delle sue idee e combatte per esse, diviene eroico per questo, perchè non si arrende, perchè è coerente fino in fondo e perchè è consapevole e umano. Anche se non arriva all'eccellenza di Atlas Shrugged, il capolavoro della Rand, a me questo libro è piaciuto molto. Ho letto un aneddoto interessante a proposito del film che gli italiani ne trassero nel 1942, all'insaputa dell'autrice. Il film, che inizialmente durava quasi quattro ore e venne quindi distribuito in due parti, venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e ottenne grande successo, anche perchè interpretato da due divi dell'epoca: Alida Valli e Rossano Brazzi. Il film aveva passato la censura perchè considerato appunto come fortemente anticomunista; peccato che dopo qualche tempo si accorsero dell'altro aspetto, ovvero la critica a un regime dittatoriale, e lo ritirarono.


Fu il professor Donald Flanagan della Tampaget University a chiedermi di raccontare in dettaglio tutti gli avvenimenti verificatisi a Marblehead, nel Massachusetts, nel corso di quel periodo che da allora in poi si cominciò a chiamare l'Orrore.

Marblehead è una soporifera cittadina costiera che, passata la stagione turistica, campa immersa in una quieta routine. Proprio per questo motivo lo scrittore Lou Stuart, in crisi creativa, decide di soggiornarvi per un paio di settimane, allontanandosi dalle distrazioni e dal caos di New York. Ignora però che sta per scatenarsi l'inferno: i gatti del posto, impazziti, cominciano ad aggredire e uccidere le persone. Si potrebbe dire che questo Claw è la risposta felina a Gli uccelli; l'idea è anche carina, sullo svolgimento ho qualcosa da ridire perchè mi pare che si sia esagerato, se non sulle nefandezze, sicuramente sul numero degli animali coinvolti. Inutile anche il capitolo con una scena di sesso tra due dei protagonisti. Di certo, dopo averlo letto, nessuno guarderà il proprio micio allo stesso modo XD


Erano appena suonate le sei del mattino, un mattino piovoso del mese di marzo dell'anno 1639.

Questo purtroppo è l'ultimo libro della Invernizio attualmente in mio possesso e mi sento già piena di nostalgia non avendo più a disposizione altre storie piene di pathos e altamente improbabili come solo lei sa scrivere XD Questo libro, pubblicato nel 1916 ed ambientato nel Seicento a Torino, non è naturalmente un romanzo storico, in quanto l'ambientazione le serve solo per calcare ancora di più la mano infilandoci torture e roghi, nonché ville infestate da presunti fantasmi. La triste vicenda ha inizio quando un nobile rivolge un complimento volgare seguito da carezza lasciva a una giovane per strada; la fanciulla è accompagnata dal padre, che subito vendica l'onta ferendo il maleducato. Poichè egli è solo un poveraccio, pensa di mettersi in salvo con la fuga e si unisce ad alcuni briganti dei quali diventa il capo. Il nobile intanto continua a pensare alla ragazza, che ovviamente è straordinariamente bella. Succederanno le solite tragedie, i soliti tradimenti, le solite vendette. Ah Carolina, le polpette che scrivi tu non  le scrive nessuno! 


Al ristorante si tesse un velo tra il mio interlocutore e me. E mentre lui continua a parlare, la trama diventa sempre più fitta, finchè il velo diventa un lenzuolo nel quale mi crogiolerei con voluttà.

Pierre Daninos è stato uno scrittore umorista francese, ma io questo l'ho scoperto solo dopo aver letto questo libro che, arraffato a un mercatino, per via della copertina avevo creduto essere un giallo; in realtà, se la memoria non mi inganna, mi pare che effettivamente si trovasse in mezzo ai gialli. Pubblicato nel  1966, si tratta invece di un racconto autobiografico sulla depressione della quale egli soffrì per qualche tempo. Lo stile è comunque umoristico, per cui è un libro sulla depressione che non fa venire la depressione, ma che fa sghignazzare invece. Daninos, prima di soffrirne, è convinto che non si tratti di un vero disturbo, quanto di una sorta di moda. Scopre poi non solo che è una cosa seria, ma che tanti altri ne soffrono o ne hanno sofferto. Trovare la cura giusta diventa un pellegrinaggio fra diversi medici, ognuno con la propria soluzione, nessuna delle quali sembra efficace. Alla fine però Daninos esce dal tunnel e torna a godersi la vita. Questo è il genere di libro che leggerei per ammazzare il tempo, se ancora viaggiassi in treno: gradevole, che non richiede particolare concentrazione, che si dimentica quasi subito dopo averlo letto.


Soffrire per l'arte lo posso capire, ma morire? Non è proprio nel mio stile.

Josh Lanyon, pseudonimo di Diana Killian, è una popolare autrice di romanzi M/M, genere del quale ignoravo l'esistenza non perchè sono una persona morigerata, ma semplicemente perchè non pensavo avessero inventato una categoria per questo tipo di storie. A questo Somebody Killed His Editor, che è del 2009, sono arrivata come al solito del tutto casualmente e solo perchè Amazon aveva messo diversi ebook in saldo in occasione del Black Friday. Difatti ho esordito comprando un paio di best sellers in lingua originale allo scopo di mantenere in forma il mio famoso secondo neurone, anche se grazie alle attività con le bambole sento che sta per risvegliarsi pure il terzo, e poi mi sono detta che, già che c'ero, potevo pure prendere qualche altro titolo giusto per, anche perchè le biblioteche sono chiuse e la casetta del bookcrossing è desolata. Anche quando ho cominciato a leggerlo non avevo idea di dove mi stessi infilando, perciò potrei concludere che si è trattato di una piacevole sorpresa. Si tratta di un misto di giallo classico e romanzo rosa, che detto così in effetti suona leggermente agghiacciante, però la formula funziona perchè, tolte le scene di sesso appassionate tra i due protagonisti, la parte del giallo regge; oltretutto lo stile è brioso e divertente. I due personaggi principali sono scrittori, ma in passato sono stati anche per breve tempo amanti. Si ritrovano casualmente ad un workshop dove il primo, Christopher Holmes, si è recato al solo scopo di avere un incontro con un importante editore e convincerlo a continuare a pubblicarlo, perchè la sua stella è in declino. Al contrario il secondo, J.X. Moriarity, è sulla cresta dell'onda. Holmes s'imbatte in un cadavere prima ancora di arrivare al cottage dove si svolge l'incontro; è quello di una scrittrice tanto popolare quando odiata, infatti parecchi, alla notizia della sua morte, dichiarano di non esserne affatto sorpresi. Al secondo cadavere da lui rinvenuto, c'è chi comincia a pensare che sia proprio Holmes il colpevole, ma Moriarity, che è un ex-poliziotto, è convinto della sua innocenza e cerca di proteggerlo dal vero assassino. Fate a caso ai cognomi: si tratta di un chiaro omaggio ai più famosi Sherlock Holmes e James Moriarty.




Agatha Raisin guidava lentamente verso il villaggio di Carsely, al ritorno da una lunga vacanza, quando ormai l'inverno mite e piovoso cedeva il passo alla primavera.

Con lo pseudonimo di M.C. Beaton, la popolare e prolifica scrittrice  inglese Marion Chesney – scomparsa meno di un anno fa – ha scritto una serie di gialli con protagonista Agatha Raisin, una poco più che cinquantenne ex-PR che si è ritirata a vivere in un paesino delle Cotswolds. La si potrebbe definire la versione più giovane e più birichina di Miss Marple, nel senso che anche lei non fa che incappare in delitti che poi risolve, ma è ancora abbastanza giovane per provare attrazione per gli uomini ed ha una certa tendenza a imbrogliare a proprio favore. La serie, iniziata nel 1992, conta la bellezza di ventinove titoli; questo è il terzo ed è del 1994. Esiste anche una serie TV di sedici episodi (al momento: l'ultimo infatti è di quest'anno) che cercherò di vedere, se mai mi riuscirà (la vedo dura, non saprei dove trovarli). Mi aspetto che siano briosi e divertenti come questo libro, nel quale Agatha, al ritorno dal suo lungo viaggio, trova che tutto il villaggio è rimasto affascinato dalla nuova venuta, Mary, una divorziata sua coetanea con un fisico da urlo, la faccia rifatta e la tendenza a fare battute sgradevoli. E' proprio lei la vittima, e non ce n'è da stupirsene quando si scopre che è riuscita a offendere tutti i compaesani. Ci sono tutti gli elementi che mi piacciono in questo genere di gialli: l'ambientazione british, una protagonista simpatica – benchè non sia uno stinco di santo – battute salaci e personaggi pittoreschi. In questo caso c'è anche un delitto altrettanto pittoresco, come si capisce dalla copertina XD


Poliziotti prima di colazione. Prima del caffè, per di più. Come se i lunedì non facessero già abbastanza schifo. 

La curiosità uccise il gatto, e anche la Guchi, aggiungerei. Così quando ho cercato notizie su Josh Lanyon dopo aver letto  Qualcuno ha ucciso il mio editor, mi è balzato agli occhi un dato molto particolare: un altro dei suoi libri è finito al quinto posto nell'annuale classifica giapponese del genere BL, primo e unico romanzo straniero a essere entrato in classifica. Detto fatto, ho voluto leggere pure quello. Primo di una serie di sette che a sua volta ha ricevuto un premio nella categoria M/M, vede come protagonista il libraio gay Adrien English. E' lui che viene svegliato dai poliziotti un lunedì mattina e informato che Robert, il suo migliore amico, è stato ritrovato in un vicolo, accoltellato numerose volte. Adrien è naturalmente sospettato dell'omicidio, anche perchè la sera prima qualcuno ha visto lui e Robert litigare; è anche per questo che ad un certo punto si mette a fare qualche ricerca a titolo personale finendo per scoprire che quel delitto ha le gambe molto lunghe. Da amante dei gialli, che ho sempre letto in tutte le salse, devo dire che questo libro mi è piaciuto; come già notato per il precedente, la costruzione della trama regge molto bene, e qui c'è anche un crescendo di tensione e un bel po' di interrogativi ai quali rispondere, anche se alla fine è facile intuire l'identità del colpevole. Certo, siamo ben lontani da certi autori che sono tra i miei preferiti, ma di certo se si è in cerca di una lettura gradevole, divertente e veloce, questo è consigliato - a meno che non siate omofobici. A proposito, ma sono io o gli ebook si leggono molto in fretta? Forse a questo giro mi sono capitati libri di breve durata... 


giovedì 26 novembre 2020

love & anarchy

Non avevo davvero idea di cosa aspettarmi da questa serie svedese e ho deciso di vederla solo per spezzare il circolo vizioso nel quale Netflix mi stava facendo cadere, visto che dà suggerimenti in base alle cose viste in precedenza e ultimamente mi sta bombardando di serie poliziesche e/o in lingua spagnola. Per carità, non ho nulla contro nessuna delle due categorie, è solo che mi piace cambiare; così mi sono spostata nel nord-Europa e ho cercato di evitare i cadaveri. Tanto per cominciare, questa serie si vede molto velocemente perchè si tratta di otto episodi di circa mezz'ora l'uno: come vedere due film o Via col Vento, insomma. La protagonista è una donna di circa quarant'anni, Sofie; all'apparenza è una di quelle persone felici e realizzate, con due bravi bambini, un marito affettuoso, una bella casa e un lavoro interessante. Ha anche un padre pazzo che ogni tanto sbrocca contro i mali del capitalismo. Sofie comincia un nuovo lavoro come consulente presso una casa editrice in crisi; si sa, nessuno legge più libri, che siano di qualità o meno, e lei deve guidare la migrazione nel mondo digitale e studiare una promozione sui social. Quasi subito litiga col giovane tecnico informatico che le impedisce la concentrazione quando usa il trapano per un lavoro; dallo scontro iniziale però i due passano a un gioco che consiste in piccoli ricatti in cui a turno uno chiede all'altra di fare qualcosa di assurdo o ridicolo. Non è niente per cui ci si possa fare del male in realtà, però è chiaro che tra Sofie e Max scatta anche una forte attrazione, malgrado la notevole differenza d'età. Il problema però non è solo quello; Sofie, forse per via di questa situazione che si è creata, forse per altro, prende coscienza del fatto che non è soddisfatta della sua vita, eppure resiste e sembra sottomettersi al marito che insiste per tenerla nei binari della normalità. Mi è piaciuta e mi ha fatto ridere – ma non solo – questa serie; non è chiaro se proseguirà, del resto è molto recente.

martedì 24 novembre 2020

Ultraviolet


Stanca dei tradimenti del marito, Ola torna in Polonia e si guadagna la vita facendo l'autista. Una sera, dopo aver fatto scendere una cliente, assiste al suicidio di una ragazza che si butta da un cavalcavia. Ola però è pronta a giurare che vicino a lei c'era un'auto e che non si è trattato di un suicidio. La polizia non le crede, perciò lei si mette a cercare su Internet e trova un gruppo di detective amatoriali che si occupano di cold cases. Riesce a coinvolgerli e di lì in poi diventa una delle collaboratrici più assidue, iniziando a investigare anche su casi freschi. Il gruppo si chiama Ultraviolet e sfrutta le moderne tecnologie e i social networks per fare ricerche, grazie anche al fatto che uno del gruppo è un genio dei computer. Non dovendo rispettare le regole della polizia, essi riescono a essere sempre un passo più avanti. I poliziotti oscillano tra il tollerarli e il non sopportarli, ma a volte arrivano a chiedere il loro aiuto proprio perchè in certi casi si ottengono più risultati in via ufficiosa. Mi è piaciuta questa serie polacca, ambientata a Łódź; il personaggio di Ola è quello che trascina il tutto, un forte carattere femminile che agisce sempre al limite dell'incoscienza e che a volte meriterebbe due scapaccioni. La serie al momento conta due stagioni e io spero che proseguano, anche perchè il finale è apertissimo.


domenica 22 novembre 2020

Instagram Guchi style

Sono quasi tre mesi che ho aperto su Instagram il profilo dedicato alle bambole; magari è presto per fare un bilancio, ma almeno una piccola riflessione mi viene naturale. Per me è normale, nel momento in cui ho un interesse, cercare il confronto con gli altri, perciò quando mi sono appassionata di nuovo alle bambole e ho abbinato questo alla mia passione per la fotografia, mi è sembrato logico rivolgermi a una piattaforma dove trovare altri come me. All'inizio sbirciavo solo, ma dopo aver aperto il mio profilo ho cominciato a seguire diverse persone perchè mi piace quello che fanno. Come per tutte le mie cose, la mia motivazione è il divertimento, anche perchè mi sono resa conto che è decisamente meglio non fare confronti e non stare a badare ai numeri. Lo dico con cognizione di causa perchè soffro cronicamente di mancanza di autostima e anche se negli ultimi anni le cose sono andate meglio, mi accorgo di quanto sia facile per me trarre certe conclusioni. Per esempio, se vedo il profilo di qualcuno che fa delle foto splendide e ha un migliaio di followers non mi meraviglio, anzi; se però vedo qualcuno che, con altrettanti o più followers, fa della roba che francamente non mi sembra migliore di ciò che faccio io che in tre mesi sono arrivata con fatica a poco più di duecento, una piccola botta di depressione mi viene. L'altra arriva quando noto l'altalena: un giorno ho tre followers in più, il giorno dopo ne ho persi due. Insomma, mi viene da chiedermi perchè e concludo che evidentemente non dico che faccio schifo, ma quasi. Riguardo all'ultima cosa però mi hanno spiegato il meccanismo del "follow to unfollow", un aspetto della socialità di Instagram che non conoscevo e che consiste in questo: io comincio a seguirti non perchè mi piace il tuo profilo, ma solo perchè mi aspetto che tu mi segua a tua volta e, appena lo fai, io smetto di seguirti perchè di te mi interessa solo che aumenti il numero dei miei followers (quello che anni fa con altri amici blogger chiamavamo la collezione delle figurine XD). Capisco che al di là della soddisfazione del proprio ego, avere molti followers ti porta ad un certo punto ad avere vantaggi di tipo economico - ciò su cui campano i famigerati influencer, però a me non interessano queste dinamiche, mi interessa vedere delle cose che mi piacciono, e di qui il fatto che seguo solo chi mi piace. Rovesciando la medaglia, allo stesso modo preferisco che le persone che mi seguono lo facciano perchè gli piace quello che faccio e non per altri motivi. Quindi dovrei concludere che la mia esperienza su Instagram è negativa? No, e per tre motivi:

  • ho conosciuto alcune persone con le quali interagisco piacevolmente;
  • seguo dei profili davvero belli, che sono una gioia per gli occhi;
  • il fatto di postare le mie cose stimola la mia creatività e mi spinge a fare sempre del mio meglio.

Finchè rimangono questi presupposti, specialmente l'ultimo che è il fondamentale, Instagram per me ha un bilancio positivo.


venerdì 20 novembre 2020

Strega per sempre

 

Nel 1646 la schiava Carmen, che è anche una strega, viene condannata al rogo per via della relazione amorosa che intrattiene con il figlio del proprio padrone. In carcere però un tale Aldemar, che si trova nella cella accanto alla sua ed è ugualmente accusato di stregoneria, le dice che, se accetterà di aiutarlo consegnando una pietra ad una certa persona nel futuro, le permetterà di salvarsi dal rogo e di tornare indietro nel tempo, in modo da impedire che il suo innamorato venga ucciso dal padre. Carmen ovviamente accetta e si trova ai tempi nostri dove, oltre a cercare di compiere la missione affidatale, fa amicizia con alcuni ragazzi e si trova a dover risolvere anche i casini che combinano loro. Si può fare una serie sulla magia senza quasi nessun effetto speciale? Sì, e questa produzione colombiana ne è la dimostrazione. La potremmo considerare la versione povera di Sabrina, insomma. Tratta dal libro di successo Yo, Bruja di Isidora Chacón, è al momento ferma alla seconda stagione e non si sa se verrà rinnovata. Io l'ho trovata a tratti un po' naive e con qualche pecca logica nella trama, ma tutto sommato godibile grazie principalmente ai personaggi e alle loro interazioni; l'unica cosa che ho patito è stata la colonna sonora, perchè quasi tutte le canzoni mi hanno fatto venire l'orticaria. Ho letto che questa serie ha suscitato critiche per via del clichè della relazione tra schiava e padrone e perchè ad un certo punto sembra che Carmen preferisca tornare nel passato, pur essendo schiava, per restare insieme al suo amato; in realtà è lui che, dopo averla raggiunta nel presente, preferisce tornare al suo tempo perchè non riesce a integrarsi con la mentalità contemporanea. Carmen trova poi modo di consolarsi con uno stregone che è un pezzo di figo notevole XD

mercoledì 18 novembre 2020

La ragazza del Kyūshū, Matsumoto Seichō


Kiriko lasciò la pensione di Kanda alle dieci del mattino.

Sarebbe voluta uscire prima, ma aspettò fino a quell'ora, perchè aveva sentito dire che gli avvocati famosi non arrivano mai troppo presto in ufficio.


Quando si tratta di libri giapponesi non so mai se rallegrarmi o amareggiarmi. Se da un lato sono ovviamente contenta che ne vengano tradotti e distribuiti, dall'altro mi viene lo sconforto quando vado a guardare la data di edizione originale e scopro, come nel caso di questo Bandiera nella nebbia (Kiri no Hata霧之旗 - il titolo che gli ha dato l'autore), che è uscito nel 1961 e da noi è sbarcato nel 2019, certamente sull'onda del successo (parola grossa, ma è tanto per capirci) del precedente Tokyo Express che avevo già avuto modo di apprezzare. Molto ironico, considerato che Matsumoto è stato un autore di gialli molto prolifico, nonché molto famoso in patria. Questa storia parla di vendetta e di onore; va certamente contestualizzata, cosa che non avviene se non si guarda appunto alla data in cui è stato scritto, in quanto dal testo non emergono elementi chiaramente cronologici, a parte un vago sentore che ci si muova in un periodo non certo contemporaneo. Kiriko, la fanciulla citata nell'incipit, si reca a Tokyo a chiedere l'assistenza di un famosissimo avvocato per difendere il fratello dall'accusa di aver ucciso una vecchia usuraia; l'avvocato però sta pregustando le ore che si appresta a trascorrere insieme alla giovane amante, e anche il fatto che Kiriko non si possa permettere la salatissima parcella fa sì che l'uomo le opponga un rifiuto. Difeso da un incompetente avvocato d'ufficio sulla base di prove che appaiono schiaccianti ma che, se fossero esaminate con più attenzione, servirebbero invece a scagionarlo, il fratello di Kiriko viene condannato alla pena di morte e muore di malattia in carcere mentre attende il processo d'appello. Questa è la premessa che porterà a una serie di eventi che sconvolgeranno più di una vita. Devo dire che ho apprezzato la piega inaspettata che ha preso ad un certo punto la storia; non me l'aspettavo. Si tratta però di una di quelle storie che, secondo me, può avere senso solo se si è giapponesi o appassionati di questa cultura. Oppure dotati di un forte senso dell'onore, ammesso che da noi esista ancora XD

lunedì 16 novembre 2020

The Witcher

Premetto che non sapevo nemmeno che cosa fosse The Witcher fino a che non sono andata all'edizione 2019 di Lucca Comics; in seguito mi sono procurata i libri, ma non li ho ancora letti per via di una nuova regola che mi sono data. Ovvero: vedere sempre prima film/serie e poi leggere il libro dal quale sono stati tratti; in questo modo posso godermi la visione senza fare confronti che il più delle volte sottolineerebbero la delusione rispetto all'originale. Poi ci possono sempre essere le eccezioni, per esempio i produttori di questa serie dicevano che ci sarebbe materiale per sette stagioni, non credo proprio che aspetterò dieci anni per leggere i libri! Intanto però ho cominciato con la prima stagione di otto episodi che, forse proprio perchè ero a digiuno della materia, mi è piaciuta molto. Quello che balza all'occhio è che non hanno badato a spese ed hanno realizzato un prodotto molto ben fatto. Quanto alla trama, non ci vuole molto per capire che gira intorno a tre personaggi principali e che essi sono in qualche modo connessi. Il primo è ovviamente il witcher del titolo, ovvero una sorta di super-uomo creato tramite la magia; Geralt di Rivia si guadagna la vita ammazzando mostri su commissione ed è un solitario di poche parole che, a quanto si dice, non prova sentimenti, come tutti quelli della sua specie. Il secondo è la maga Yennefer, potentissima e dotata di un quarto di sangue elfico, però ignara di ciò che è oltre che affetta da una grave deformità fisica; Yennefer sarà scoperta ed educata in modo da poter usare in pieno i propri poteri, e già che c'è si rifà pure il look e diventa una strafiga. Infine c'è l'adolescente Cirilla, principessa di un regno destinato alla sconfitta e alla distruzione; Cirilla ha anche lei un potere del quale non sa nulla, ma che molti temono. Di lei dovrebbe occuparsi Geralt in seguito ad un voto, però Geralt se n'è lavato le mani fino a che non ha saputo che la sua vita è in pericolo. Con una linea temporale che parte della fine, poi va indietro nel tempo e infine torna al presente, abbiamo modo di conoscere meglio i vari caratteri e di vederli all'opera. Io mi sono goduta le loro gesta ed ora attendo che esca la seconda stagione – se va bene la prossima primavera.

sabato 14 novembre 2020

il ragazzo giusto


E' strano come a volte cose apparentemente insignificanti ci rimangano impresse. Per esempio, ricordo che agli inizi degli anni novanta su una delle riviste della mia parrucchiera lessi la recensione de Il ragazzo giusto, corposo romanzo di Vikram Seth - conta infatti un migliaio di pagine. Non so che cosa mi colpì in particolare, sta di fatto che decisi di comprarlo e che lo lessi con grandissimo gusto, tanto che di recente stavo pensando di rileggerlo. Ed ecco che spunta fuori su Netflix una serie tratta da esso! Premetto che alla fine il libro non l'ho riletto e quindi il ricordo che ho della trama è piuttosto nebuloso; vedere la serie dunque è stato un po' come partire da zero. Diretto da Mira Nair e prodotto dalla BBC - due elementi che giocano a suo favore - la serie ci porta in India nel 1951. Al matrimonio (combinato) della figlia maggiore, Rupa comincia a pensare al ragazzo giusto da far sposare a Lata, la figlia minore. Lata non avrà le idee molto chiare sul proprio futuro, ma è una ragazza indipendente che frequenta l'università e che non ha certo il matrimonio tra le sue priorità. Accetta però la corte di un compagno di studi e se ne innamora, ma quando sa che si tratta di un musulmano, capisce che la loro storia non avrà futuro perchè la sua famiglia, che è indù, non permetterà mai la loro relazione. Intanto con la madre si trasferisce a Calcutta a casa del fratello maggiore, e qui attira l'interesse del fratello della cognata, un popolare poeta. Rupa però ha individuato, tra molti candidati che le vengono proposti, un fabbricante di scarpe che ritiene perfetto per Lata. Oltre alle vicende sentimentali di Lata, la storia segue anche altri personaggi, il tutto sullo sfondo delle elezioni che si svolsero nel 1952 portando al trionfo il partito del Congress e degli attriti tra indù e musulmani, argomento purtroppo ancora di triste attualità in India. Come dicevo, non ricordo il libro, se non per quanto mi pacque. Questa serie di certo è meritevole di visione, se non altro per lo spaccato di un tempo e di una cultura tanto lontani dai nostri, però non fa scintille, anche se alcune scene mi sono piaciute molto.


giovedì 12 novembre 2020

qualcuno deve morire


Questa miniserie in tre episodi è opera dello stesso autore de La Casa de las Flores. Ambientata negli anni Cinquanta nella Spagna franchista, ha un tono decisamente più drammatico dell'altra. Anche qui c'è una forte tematica omosessuale. Gabino, tornato a casa dopo un lungo soggiorno in Messico presso i nonni materni, si è portato appresso il suo miglior amico, Lázaro. Gabino è innamorato di Lázaro, che invece è eterosessuale e si prende subito una scuffia per la madre dell'amico. Nell'omofobica società dell'epoca però viene immediatamente catalogato come omosessuale perchè è un ballerino. La nonna di Gabino - una perfidissima Carmen Maura - tiene le redini della famiglia e detesta la nuora. Il padre di Gabino è vice-direttore in un carcere femminile che fornisce manodopera ad alcune fabbriche, ed è in combutta con il padrone di un calzaturificio; i due pensano di fare sposare i figli per consolidare i propri affari, ma naturalmente Gabino si oppone, mentre la ragazza, Cayetana, ha messo gli occhi addosso a Lázaro. Insomma, le cose si complicano ed arrivano al punto in cui solo l'omicidio può risolverle. Mi è piaciuta molto anche questa serie, malgrado qui non ci sia niente da ridere. Tra i protagonisti ci sono Cecilia Suárez (che era anche in La Casa de las Flores), Alejandro Speitzer (il toyboy di Oscuro desiderio) ed Ester Expósito (vista in Elite).


martedì 10 novembre 2020

La casa de las flores

Se amate lo stile soap e il mondo arcobaleno, ecco la serie che fa per voi. Questa serie messicana di tre stagioni più un episodio speciale infatti vede tra i protagonisti personaggi dalle sessualità più disparate; interessante che un simile prodotto sia stato girato in un paese che non penso brilli tra i paladini dei diritti LGBT. La trama, come in tutte le soap che si rispettano, gira intorno a una famiglia per niente normale. In realtà i de la Mora hanno fama di essere una famiglia perfetta per merito del fatto che la matriarca Virginia ha sempre lottato per mantenere le apparenze. Invece lei coltiva marijuana e la fuma spesso e volentieri per rilassarsi, la figlia maggiore ha divorziato dopo che il marito è diventato transessuale, la figlia minore è ninfomane e il figlio bacia più volentieri il commercialista della fidanzata. A mettere in moto gli eventi però è il marito di Virginia; egli ha da vent'anni un'amante, con la quale ha fatto anche una figlia, che decide di andarsi a impiccare nel negozio di fiori dei de la Mora proprio durante la sua festa di compleanno. La donna lascia una lettera a Virginia - che in realtà è al corrente della relazione - dicendole di aver approfittato di una delega di suo marito per farsi fare dei prestiti mai rimborsati; Virginia potrebbe usarla per scagionare il marito che intanto viene arrestato, invece sceglie di tacere per dargli una lezione. Per liberare il padre, alla quale è legatissima, la figlia maggiore richiama dalla Spagna il marito trans, noto avvocato, e scopre di amarlo ancora. Intanto il figlio minore deve scegliere tra la fidanzata e il commercialista, mentre l'altra sorella tradisce il fidanzato con il figlio dell'amante del padre. E questa è solo la prima stagione XD Gli attori mi sono tutti sconosciuti, a parte la mitica Verónica Castro, icona delle soap messicane e nota al pubblico italiano per il suo ruolo in Anche i ricchi piangono, considerata come la soap più famosa di sempre. Il figlio è intepretato da Dario Yazbek Bernal, fratello minore di Gabriel García Bernal. Da vedere assolutamente in originale perchè, se anche non capite lo spagnolo, il modo di parlare della figlia maggiore è talmente particolare che merita!


domenica 8 novembre 2020

Trieste Science+Fiction Festival: la serie coreana SF8

Confesso che a convincermi a fare il solito accredito virtuale è stata la serie coreana SF8, composta di otto episodi autoconclusivi, tutti tratti da romanzi o racconti. E' una serie che mi è piaciuta molto e sono contenta di aver avuto l'occasione di vederla.

The prayer - Ganhojoong 간호중 (titolo originale: l'infermiera)


Una ditta tedesca ha inventato quelli che chiama uomini artificiali; si tratta di androidi che vengono utilizzati in vari campi. In particolare in questo episodio ci viene mostrato come le infermiere androidi si prendano cura di pazienti in gravi condizioni. Il problema è che questi androidi sono molto costosi e i modelli più economici si occupano solo di mantenere le funzioni vitali del malato e dunque c'è bisogno della costante presenza di un umano per tutto il resto. In questo modo il carico della cura dei malati resta comunque grandemente sulle spalle dei congiunti. E' il caso di una donna con il marito impazzito; la sua infermiera si occupa giusto di controllare che i parametri dell'uomo siano corretti. La poveretta è sfinita dalle continue crisi del marito. In un'altra stanza le cose vanno apparentemente meglio; ad accudire una donna in coma da dieci anni c'è un androide di tipo più evoluto, cosa che permette alla figlia della donna di assentarsi quando vuole. La ragazza è comunque molto angosciata, piena di debiti. La moglie del pazzo ad un certo punto non ce la fa più e si suicida, dopo aver tentato di soffocare il marito; l'infermiera androide interviene e salva il marito, ma non muove un dito per la donna perchè non è programmata per intervenire in aiuto di altri. L'infermiera che accudisce la donna in coma capisce lo stato preoccupante della salute mentale della figlia e arriva a concludere che anche lei sta per suicidarsi; l'unico modo per salvarla è che lei uccida la madre, liberandola dal fardello. Quello che colpisce non è solo l'androide che sviluppa un pensiero indipendente, idea che si è già vista, ma il dilemma morale legato all'eutanasia. E' giusto porre termine alla vita di una persona in stato vegetativo per restituire serenità a un'altra? Dirige questo episodio Min Kyu-Dong, regista di Antique e di un episodio di Five Senses of Eros.

Blink  블링크


Per ottimizzare il loro lavoro, i poliziotti del futuro sono connessi a un computer che fornisce un sacco di dati in tempo reale. L'agente Kim Ji-Woo però non si fida di questo software perchè da bambina i genitori sono morti in un incidente dopo aver attivato la modalità di guida automatica della loro auto. Quando l'aver ignorato le istruzioni del computer le fa perdere un sospettato, i suoi capi le impongono di accettare per un certo periodo di tempo all'interno del suo cervello un assistente digitale. Solo lei è in grado di vedere Seo-Nang: infatti per agevolarle l'interazione questo software acquisisce un volto umano. Collaborare farà sì che Ji-Woo finisca per fidarsi completamente. Storia piacevole, con alcune scene di azione, la cui protagonista è Lee Si-Young; nel cast anche Lee Joon-Hyuk che interpreta il suo capo. Io comunque non so se mi fiderei al 100% di un assistente digitale; resto convinta che il giorno che verrà meno la connessione, saremo tutti nella merda XD

Joan's Galaxy - Woojooin Joan 우주인 조안 (titolo originale: astronauta Joan)


Siamo nel 2046 e tutta la Terra è invasa dalle polveri sottili. Le persone si dividono in due gruppi: quelli immuni, che campano fino a cent'anni, e quelli che non lo sono ed hanno un'aspettativa di vita di circa trent'anni. Io è figlia di persone immuni però alla nascita il vaccino con gli anticorpi che avrebbero reso immune anche lei è stato somministrato per errore a un'altra neonata. La ragazza si trova quindi a dover rivedere il suo progetto di vita, visto che morirà giovane. Accosta così Joan (Kim Bo-Ra), una compagna di università, che fa parte dei non immuni. Le due diventano amiche e, grazie a Joan, Io scopre uno stile di vita diverso, in cui le persone, proprio perchè sanno di dover morire giovani, vivono pienamente e liberamente. Un episodio toccante con un finale commovente che mi è piaciuto proprio tanto.

Manxin 만신


La app Manxin (che significa diecimila dei) prevede il futuro con un'accuratezza del 96%. Questo ha portato a uno sconvolgimento della società: moltissima gente ne è diventata dipendente e non osa più muovere un passo senza aver prima letto la propria previsione quotidiana, si è addirittura creata una religione e l'economia stagna in quanto nessuno osa più investire alla cieca. To Sun-Ho si mette alla ricerca del creatore di Manxin per fare luce sulla morte della sorella che ne era dipendente; la sera della sua morte, la donna era precipitata in una voragine apertasi al centro della strada e Sun-Ho vuole leggere l'ultima profezia da lei ricevuta per capire se Manxin è responsabile della sua morte. Salta fuori però che la sorella aveva disinstallato l'app da una settimana, quindi il suo è stato un semplice incidente. Intanto però si scopre che Manxin, che è un'AI, deve fare un update che potrebbe portarla ad avere un potere totale sul destino degli uomini oppure, se fallisce, a perderlo. Che cosa succederà? Una bella riflessione sul libero arbitrio e sul fatto di accettare quello che ci riserva il destino. To Sun-Ho è interpretata da Lee Yeon-Hee. 

White Crow - Hayan Ggamagwi 하얀 까마


Questo è l'episodio che mi ha coinvolto di meno, forse perchè non sono un'appassionata di videogiochi. Una popolare game streamer viene attaccata da una donna che dice di essere una sua vecchia compagna delle scuole superiori; questa donna afferma che lei è una bugiarda, che a scuola era vittima di bullismo e che pare si fosse suicidata. Lei si difende dicendo che non è vero, che a suicidarsi era stata una sua amica, ma ormai il dileggio è partito. Per rimediare alla frittata e dimostrare che non è una bugiarda, la gamer accetta di fare in diretta una partita di un gioco che fa affrontare ai giocatori le loro paure e i loro traumi; si trova così catapultata di nuovo a scuola, dove dovrà affrontare i suoi fantasmi. Forse l'unica morale qui è che c'è gente disposta a tutto pur di mantenere la reputazione che si è creata.

Love Virtually - Jeunggang Kongkakji 증강 콩깍지 (titolo originale: baccello di fagioli rinforzato)


Non poteva mancare un capitolo sull'amore virtuale. In questo episodio spopola un'app dove appunto si formano coppie virtuali; il successo è tale che sono più quelle virtuali di quelle reali. Anche Seo Min-Joon e Han Ji-Won sono iscritti e virtualmente una coppia, ma la cosa particolare è che, al momento di scegliere l'avatar, hanno messo le loro vecchie e brutte facce precedenti gli interventi di chirurgia estetica con i quali si sono rifatti i connotati diventando entrambi bellissimi. Quando l'app va in crash mandando gli utenti in astinenza, i due decidono di incontrarsi di persona, ma con quale faccia? Se il primo quarto d'ora è esilarante, il resto non regge, ed è un peccato perchè i presupposti sono buoni, così come lo è l'eterna domanda se conta di più l'aspetto esteriore o come siamo dentro. Protagonisti sono Choi Si-Won e Uee, mentre An Se-Ha fa l'amico di Min-Joo. Anche il regista Oh Ki-Hwan è passato per Five Senses of Eros.

Baby It's Over Outside - Iljooil Mane Saranghal Soon Eodda 일주일 만에 사랑할 순 없다 (titolo originale: non posso amare in una settimana)


E' arrivata la fine del mondo! Un asteroide sta per schiantarsi contro la Terra; la NASA ha inviato un missile, mancando però il bersaglio, e quindi è ufficiale che in una settimana la Terra sarà distrutta. Stranamente la gente non cede al panico, cerca invece di vivere al meglio gli ultimi giorni. Il giovane poliziotto Kim Nam-Woo è frustrato dall'amoreggiare collettivo; gli sembra di aver sprecato la sua vita avendo passato molti anni studiando come un matto, perdendo così anche gli amici che aveva. Sorprende una ragazza a scavalcare un cancello e, convinto sia una ricercata, l'arresta. Salta fuori che si è sbagliato. La ragazza dice che stava cercando di rintracciare una sensitiva; infatti da che si sa che il mondo sta per finire, molte persone dotate di superpoteri hanno fatto coming out, tanto che la nuova speranza è che grazie a loro si possa riuscire a mandare un altro razzo per distruggere l'asteroide. La sensitiva poi trova un altro sistema per salvare la terra, ma richiede che la ragazza s'innamori di Kim Nam-Woo. Ci riuscirà? Uno dei miei episodi preferiti di questa serie, perchè riesce a rendere piacevole la catastrofe XD A interpretare il poliziotto c'è David Lee; cameo di Kim Gang-Hyun.

Empty Body - Ingan Jeungmyung 인간 증명 (titolo originale: prova umana)


Nel futuro sarà possibile fare rivivere i morti; sarà sufficiente commissionare un androide con le stesse fattezze del defunto e, tramite l'intelligenza artificiale, ripristinare ricordi, carattere, ecc. E' proprio quello che fa Ga Hye-Ra quando il figlio muore in un incidente, incidente le cui dinamiche non sono chiare, tant'è che c'è il dubbio che il ragazzo si sia voluto suicidare. La sua replica dopo qualche tempo cade nel mutismo e nella depressione, fino a che la donna non accusa l'androide di aver ucciso la coscienza del figlio. Lui si difende spiegando che è stato proprio il figlio a supplicarlo di porre fine alla sua vita. Un episodio che ci vuole fare riflettere sull'accettazione della perdita di chi amiamo, in cui la figura della madre, benchè piena di dolore, mi è stata antipatica perchè l'ho trovata profondamente egoista.