venerdì 30 novembre 2018

novembre riflessivo


Il mese è cominciato in mezzo all'allegro caos di Lucca Comics, ma per il resto è stato piuttosto tranquillo e volto alla riflessione. Con i lavori alla vecchia casa che stanno volgendo al termine (anche se, come prevedibile quando si va a restaurare degli immobili con molti anni sulle spalle, è saltata fuori una rogna nuova), ho cominciato a pensare a come organizzare il locale che ho riservato per me. Ho le idee piuttosto chiare, non so però se lo spazio sarà sufficiente perchè il figlio maggiore vuole per sè la grande libreria dello studio di mio padre e quindi a me toccherà il solito Billy. Ciò che non potrò mettere nella mia stanza, finirà in cantina; il lato positivo è che lì di posto ce n'è tanto. La riflessione ha riguardato anche me stessa perchè, dopo il trasferimento del figlio piccolo a Milano, finita la casa avverrà anche il trasferimento del figlio grande nel suo appartamento (sempre che continui a lavorare, ovviamente). Non è un cambiamento da poco perchè i figli sono stati al centro del mio mondo negli ultimi 23 anni, con la loro emancipazione al centro ci tornerò io e non so bene che pesci pigliare al momento. 



Malgrado la pigrizia generalizzata, c'è stato tempo per una gita a Venezia, programmata tempo fa appositamente per novembre perchè, da brava incosciente, mi sono detta: Venezia con l'acqua alta potrebbe essere interessante. In realtà di acqua alta non ce n'era per nulla, invece ho beccato una bellissima giornata di sole. Lo scopo primario di questa gita è stata la visita alla mostra dedicata a Willy Ronis presso la solita Casa dei Tre Oci alla Giudecca. Ronis era un fotografo francese (morto qualche anno fa quasi centenario) che, come altri di quella generazione, mi piace molto, difatti ho apprezzato la mostra e anche le sue parole (Tutta l'attenzione è concentrata sul momento unico, quasi troppo bello per essere vero, che può soltanto svanire nell'istante successivo e che provoca un'emozione impossibile da ottenere con gli artifici di una messa in scena: la fotografia come l'intendo io, insomma).


Dove sono? Boh... Però che bel posto!

Prima della mostra c'è stato tempo per girovagare e per perdermi, difatti sono partita dalla stazione in direzione San Marco e alle 12.30 ancora non c'ero arrivata... In compenso mi sono ritrovata casualmente davanti alla Libreria dell'Acqua Alta e così è stato d'obbligo un giro; ho anche gustato un ottimo pranzo a base di pesce all'Osteria Alla Staffa in Calle Ospedaletto 6398, altro posto che ho trovato casualmente e che, vista la capacità che ho di perdermi e l'assetto labirintico di Venezia, di certo non ritroverò mai più XD


non fatevi ingannare: pioveva anche quando ho fatto questa foto

Non era invece stata programmata la gita a Firenze che ho deciso all'ultimo e che è stata motivata dalla festa della Lailac, l'associazione culturale giapponese che conosco da anni e che da quest'anno purtroppo non si occupa più della ristorazione a Lucca Comics. Ammettiamolo: i loro takoyaki meritano cento chilometri in treno. Dopo aver riempito la pancia, comprato l'umeshu e aver partecipato alla pesca sono stata a zonzo per il resto della giornata, che si è però rivelata molto deludente dal punto di vista fotografico a causa della noiosa pioggerella che mi ha tormentato fino a sera. Difficile anche il ritorno, col treno strapieno che mi ha costretta in piedi per quasi metà del tragitto.

mercoledì 28 novembre 2018

la voce fuori dal coro


E' dura pensarla in maniera diversa dagli altri. Che poi, mica lo faccio apposta. Sono nata bastian contrario e questa naturale tendenza tende a esacerbarsi quando sento che qualcosa mi viene imposto. Così però finisce che tutti sgranano gli occhioni non comprendendo il senso delle mie scelte e delle mie motivazioni. L'ultimo esempio è accaduto su Flickr. La politica dei nuovi proprietari è che dal primo gennaio chi non ha un account PRO (che non significa che è un fotografo professionista, ma solo che paga una quota annuale) non potrà tenere più di mille foto sulla propria pagina. Io ne ho circa 2.600, ma non ho la minima intenzione di diventare PRO per il semplice motivo che non mi va di pagare per qualcosa che non mi serve. Ovviamente invece un sacco di gente sta pagando, inoltre è stato inserita un'icona con un pacchetto regalo nel profilo di chi non è PRO così che chi vuole può offrirgli l'iscrizione. A questo punto io ho espresso la seguente opinione: quella di regalare l'account PRO a qualcuno non mi sembra una buona idea perchè l'anno prossimo questa persona dovrà comunque scegliere se rimanere PRO o no, e magari non se lo può permettere o non vuole farlo. O pensate di pagargli l'account PRO anche l'anno prossimo? La risposta che mi hanno già dato in due è che non vedono il problema, la persona avrà appunto un anno per riflettere se rimanere PRO o no. QUINDI? Insomma, ci troviamo davanti all'ennesimo caso in cui il cervello della Guchi funziona in maniera diverso da quello del 99% delle altre persone e non siamo ancora riusciti a stabilire se ciò sia un bene o no ^___^

martedì 27 novembre 2018

The stone. La settima pietra - Guido Sgardoli


Mia madre morì un giorno di maggio.
Un giorno come gli altri. Mercoledì.

Un altro dei libri che ho comprato a Lucca; volevo anche assistere alla presentazione, ma gli orari si accavallavano e non sono riuscita. L'autore è pluripremiato e alterna la scrittura all'attività di veterinario, combinazione inconsueta ma che mi piace, anche se mi chiedo dove lo trovi il tempo di curare gli animali visto quanto è prolifico come scrittore XD Questa storia fa parte di quelle dedicate a un pubblico di adolescenti (la maggior parte sono per bambini, ma ha scritto anche un romanzo per grandi) e si legge molto piacevolmente. Ambientato in una minuscola isola irlandese, ha come protagonisti alcuni tredicenni che si trovano al centro di eventi che si ripetono ciclicamente da secoli. Gli abitanti dell'isola sono infatti vittime di una maledizione che, ogni tot anni, riprende vita e inizia a tormentarli. I nostri eroi riusciranno fortunatamente a rimettere a posto le cose, almeno per qualche decennio. Anche da questo libro si potrebbe trarre un bel film d'azione e di mistero; di spunti interessanti ce ne sono, la ragazza qui presente ha gradito molto la lettura.

sabato 24 novembre 2018

un problema di coscienza


Da qualche tempo mi sto interrogando su dove arriva il confine delle azioni che mi definisce come una brava persona. E' sufficiente non nuocere agli altri per essere delle brave persone? Se tutte le volte che vediamo accadere qualcosa di brutto e di sbagliato non ci attiviamo concretamente per porvi rimedio, questo fa sì che non siamo brave persone? Tuttavia se è al di sopra delle nostre possibilità farlo e ci tocca restare a guardare, anche se con disapprovazione, siamo brave persone oppure no? Me lo chiedo perchè di cose brutte e sbagliate attorno a me ne vedo capitare tante, ma finora sono state a una distanza tale che, anche volendo, non ho potuto farci niente. Per esempio, come si combatte contro una legge dannosa? Se viene applicata, come possiamo reagire alle ingiustizie che provoca? Non essere direttamente responsabili di una cattiva azione ma esserne testimoni immobili ci rende colpevoli come coloro che commettono realmente il male? Insomma, ho tutta una serie di domande di questo tipo che mi frullano in testa e non riesco a venirne a capo.

NB: su wikiHow hanno fatto la lista delle istruzioni su come essere delle brave persone e già dal primo punto dovrei concludere che non lo sono.

mercoledì 21 novembre 2018

Kaijin l'ombra di cenere - Linda Lercari


La nebbia era una striscia di ovatta morbida adagiata sul contorno della montagna.La guardò un istante, soffermandosi a pensare a quanto fosse simile al bailong, il grande drago bianco: un lungo, gigantesco serpente di nuvola leggera quale protezione e buon auspicio.

Questo libro è stata una gran bella sorpresa. Come raccontato nelle cronache lucchesi, ho assistito alla sua presentazione e mi sono incuriosita abbastanza da volerlo acquistare. Per fortuna ho lasciato i pregiudizi da parte nell'affrontarne la lettura, difatti confesso di soffrire di una forma di snobismo che, visto l'elevato numero di lavori di scrittori giapponesi DOC che mi scodello, mi porta a diffidare preventivamente degli autori non giapponesi che si cimentano col paese del Sol Levante. Linda Lercari è riuscita a creare una storia che è molto giapponese utilizzando uno stile pacato benchè accattivante, indulgendo su descrizioni di natura e stagioni, accompagnando il lettore in un mondo esotico e sconosciuto che riesce a rendere familiare e vicino. Approvo anche il metodo di non usare le note per spiegare il significato dei termini in giapponese, fornendone la traduzione in corso d'opera; questo rende certamente la lettura scorrevole e meno frammentaria. Quanto alla trama, poichè gira intorno a un segreto chiaramente non mi posso sbilanciare più di tanto a narrarla; diciamo solo che si tratta della storia di un rapporto molto forte tra un samurai e il suo signore e di come questo rapporto risulti essere diverso da quello che il signore stesso ha sempre creduto. Il segreto io l'ho capito a pagina settanta, ma questo non ha per nulla rovinato la lettura delle pagine restanti, anzi. Questa storia intima e delicata vale sicuramente la pena di essere gustata fino in fondo. Un regista che sapesse il fatto suo potrebbe anche trarne una bella pellicola, rigorosamente interpretata da attori giapponesi, si capisce XD

lunedì 19 novembre 2018

Resto qui - Marco Balzano


Non sai niente di me, eppure sai tanto perchè sei mia figlia. L'odore della pelle, il calore del fiato, i nervi tesi, te li ho dati io. Dunque ti parlerò come a chi mi ha visto dentro.

Ci tenevo a leggere questo libro perchè è ambientato in un posto che amo e che frequento fin dalla più tenera età. Curon Venosta ormai è diventato famoso per via del campanile che sporge dalle acque del lago di Resia, unico ricordo del paese originale che venne buttato giù a colpi di tritolo e poi allagato dal lago stesso (in realtà un bacino artificiale creato per produrre energia elettrica). Ho rabbrividito quando ho letto le parole dell'autore - che l'ha visto per la prima volta pochi anni fa e ne è stato incuriosito al punto da voler approfondire il discorso scrivendoci un libro - quando cita la fila delle persone in attesa di farsi un selfie. Il campanile di Curon della mia infanzia era un luogo dove di turisti ne passavano pochi, altro che file per i selfie; gran parte del suo fascino derivava dal fatto che era un luogo tranquillo e pareva fuori dal tempo. Venendo al libro, Balzano usa l'espediente di parlare in prima persona tramite la bocca di Trina, insegnante sposata con un contadino che avversa fortemente la costruzione della diga, e la prende larga perchè si fa dagli anni Venti e narra così anche delle ferite che fascisti e nazisti hanno inflitto a questi luoghi. E' il racconto dolente di una vita con poche gioie che si svolge in anni di grande sconvolgimento, e mi ha fatto specie immaginare certe cose avvenire tra i boschi tranquilli e i paesaggi che amo da sempre. Probabilmente li guarderò con occhi diversi la prossima volta che mi ci recherò.

sabato 17 novembre 2018

the vampire diaries


Come al solito mi ritrovo preda della curiosità, quella che mi aveva catturato già mentre guardavo The Originals, e così mi sono vista le oltre 170 puntate di The Vampire Diaries. Dirò di più: come al solito sto facendo un pensierino anche a leggere la serie di libri (a firma Lisa J. Smith) dai quali è tratta, anche se ho già capito che ci sono molte differenze. Tornando alla serie, devo dire che mi è piaciuta (però True Blood resta insuperabile) anche se nelle prima puntate mi sono chiesta seriamente se non mi trovassi in una declinazione di Twilight, vista la storia d'amore tra la liceale innocente e il vampiro buono. Per fortuna le cose si sono complicate abbastanza da risultare interessanti, soprattutto per merito del fratello del vampiro buono, ovvero il vampiro cattivo. Questi sono le colonne portanti della serie, serie che ha avuto l'intelligenza di prendersi molta cura dei suoi personaggi, facendoli crescere ed evolvere (come dicevo, partiamo dai banchi del liceo) e rendendoli quindi non solo credibili, ma anche molto accattivanti. Insomma, è di sicuro un buon lavoro, con una buona dose di sangue e dei personaggi ai quali ci si affeziona facendo il tifo per loro malgrado le loro nefandezze (anche se True Blood resta insuperabile XD).

venerdì 9 novembre 2018

accettare la perdita


Penso che nella top ten delle paure di noi esseri umani la perdita stia ai primi posti. Che si tratti della perdita di persone care, della perdita di oggetti materiali, della perdita della salute, eccetera, immaginare di dover fare senza qualcosa che per noi è importante è sicuramente una prospettiva che spaventa. Perdere qualcosa presuppone che di lì in poi si debba fare senza non riuscendo a trovare un rimpiazzo adeguato; è un po' come se perdessimo anche un pezzetto di noi, quel pezzetto che la cosa o la persona persa in  un certo modo completava e definiva. Eppure la perdita fa parte dell'esperienza di vita di ciascuno di noi esattamente come la morte (argomento di cui di questi tempi non si può parlare, visto che non ci è nemmeno più consentito di invecchiare). Mi confesso: sono una alla quale la perdita ha sempre fatto molta paura eppure adesso mi scopro capace di affrontarla con molta serenità. Immagino che si tratti anche in questo caso di un privilegio dell'età matura; si cresce, si impara. Proprio in questi giorni mi sono trovata a dover affrontare l'imminente perdita di qualcosa che ho costruito per più di cinque anni. Se vi dicessi cosa, a voi forse non sembrerebbe questo granchè, ma il valore delle cose viene principalmente definito dal soggetto per il quale quelle cose sono importanti ed è un concetto estremamente relativo (sì, lo è: lo so che i diamanti hanno molto valore in teoria, ma in pratica per me non ne hanno alcuno perchè non indosso gioielli, mentre ha valore quella vecchia macchina fotografica presa per trenta euro su Ebay davanti alla quale la maggior parte della popolazione storcerebbe il naso), e scoprire che quel minuzioso lavoro quotidiano sarà spazzato via nel giro di poche ore da principio mi ha fatto molto arrabbiare. Eppure, dopo averci dormito su, mi sono accorta che potevo accettare quella perdita come un semplice cambiamento nella mia vita, non solo, che sulle ceneri potevo cercare di ricostruire qualcosa di nuovo e di diverso. Poi sì, questo è un caso, ne capitasse un altro chissà se reagirei altrettanto serenamente, ma ho la sensazione che questo episodio abbia segnato un giro di boa. Come dicevo, si cresce e si impara, e lo si fa sempre, anche a novant'anni volendo.

lunedì 5 novembre 2018

quel che resta di Lucca (a parte il mal di schiena e il portafoglio vuoto)

Giorno 1: shopping selvaggio


l'action figure di Abarai Renji alla quale non ho saputo resistere

Dedico sempre il primo giorno di Lucca Comics allo shopping perchè è il giorno in cui c'è meno gente e si può accedere ai padiglioni con relativa calma, riuscendo a guardare la merce esposta senza dover sgomitare e a catturare l'attenzione dei venditori senza sbracciarsi. Parto da una lista che viene integrata in corso d'opera, visto che trovo sempre cose nuove che mi interessano, e da un budget in contanti: finito quello basta, diversamente c'è il rischio che uno munito di bancomat continui a cedere alle tentazioni. Ho problemi a portare pesi per troppo tempo, ma fortunatamente il mio B&B è a dieci minuti da Piazza Napoleone, perciò ho fatto un paio di avanti e indietro per scaricare la sporte. Oltre a questo, ho assistito alla proiezione di una serie di corti animati di Murata Tomoyasu; il suo è uno stile molto particolare e utilizza quasi sempre dei pupazzi. Decisamente non è un regista mainstream, le sue cose sono troppo strane. L'ho apprezzato per l'originalità e per tutto il lavoro che deve stare dietro a ogni cortometraggio, però confesso che non è il mio genere. Siccome sono una donna dai gusti più nazional-popolari, mi sono quindi divertita di più a vedere i primi due episodi dell'anime My Hero Academia; a giudicare dai cosplayers che ne riproducevano i protagonisti, evidentemente è piaciuto a molti altri. Ho anche assistito alla presentazione del libro Kaijin-L'ombra di Cenere di Linda Lercari; il libro è ambientato nel Giappone del 1300 e l'autrice ha affermato di essersi documentata in maniera maniacale per non scrivere castronerie anacronistiche, difatti avrebbe impiegato quattro anni per completarlo. Ho deciso di comprarne una copia perchè il tutto mi ha incuriosito; vi saprò dire.

Giorno 2: transenne e metal detector


il serpentone della folla che entra nelle mura

Quest'anno è stato il più blindato in assoluto: incrementato e perfezionato il sistema dei sensi unici pedonali, aggiunte porte con il metal detector nei punto di accesso (provviste di contatore per calcolare l'afflusso di persone), perquisizioni o qualcosa che ci si avvicinava di zaini e borse. Il tutto ha comportato il sequestro di svariate bottiglie termiche (che non sono proprio economiche, quindi immagino la gioia dei proprietari, per non dire che un colpo dato con una bottiglia di plastica piena potrebbe fare altrettanto male, ma quelle non le sequestravano) e scene per me esilaranti di poliziotti che faceva estrarre katane di legno ai cosplayers per poi saggiarne la punta (notoriamente il popolo di Lucca si aggira prendendo a bottigliate e sciabolate il suo prossimo). Non aggiungo altro perchè non mi va di fare polemica. Essendo un giorno di festa e avendo concesso la pioggia una tregua, il numero di visitatori è di molto aumentato. L'ho realizzato quando ho raggiunto la biglietteria del Teatro del Giglio per prendere i biglietti per assistere all'incontro con Matsumoto Leiji (il creatore di Capitan Harlock) e me la sono vista di restare fuori; invece mi hanno dato un posto in galleria. Mentre ultimavo lo shopping, mi sono prima recata all'incontro con Robin Hobb (scrittrice fantasy statunitense molto nota ma non da me; tuttavia, visto che ultimamente sto attraversando un periodo fantasy, ho voluto conoscere qualcosa di nuovo), poi a vedere uno speciale dedicato al quarantesimo anniversario di Daitarn 3 (che è consistito in uno stralcio dell'intervista esclusiva al suo creatore, Tomino Yoshiyuki, nella proiezione dei primi due episodi della mitica serie e in un po' di aria fritta provvista da alcuni relatori) e infine all'atteso incontro con Matsumoto sensei. 


l'intervista a Matsumoto Leiji

Il bello di Lucca è che permette questo genere di cose, ovvero incontrare i propri miti, e anche se da ragazzina Capitan Harlock non era il mio cartone preferito (per dire, preferivo Daitarn 3), Matsumoto resta un'icona indiscussa. A ottant'anni suonati e con in testa l'immancabile berretta di lana nera con ricamato in rosso il simbolo dei pirati (rosso perchè sono ancora vivo, ha precisato), il sensei ha mostrato uno spirito incredibilmente candido e ha detto di aver ancora molta voglia di creare storie. Gli applausi hanno fatto tremare le mura del teatro.


Giorno 3: «Che cos'hai fatto di bello a Lucca?»
«La fila, ho fatto la fila.»

La giornata è cominciata con ben due fila: di nuovo alla biglietteria del Teatro del Giglio per lo showcase di Matsumoto e poi alla Chiesa di San Francesco per il concerto di musiche fantasy. Riguardo a quest'ultimo, ho avuto una botta di culo da manuale perchè mi sono accaparrata letteralmente l'ultimo biglietto disponibile. Dopo aver scattato svogliatamente foto ai cosplayers, mi sono recata allo showcase di Ikemoto Mikio, disegnatore di Boruto (lo spin off di Naruto). Di solito preferisco le intervista agli showcase, perchè per quanto sia bello assistere alla mano di un disegnatore che crea dal nulla il volto di un personaggio, di solito agli showcase gli artisti si concentrano sul disegno e parlano poco. Ikemoto, per dire, non ha spiccicato parola; al posto suo hanno fatto domande al suo editor e al direttore di Shounen Jump (rivista giapponese di manga). 


lo showcase di Matsumoto Leiji

Quasi a voler smentire quanto sopra, lo showcase di Matsumoto Leiji invece è stato bellissimo perchè gli organizzatori hanno avuto l'idea di accompagnarlo con la musica, così mentre il sensei dipingeva uno via l'altro i volti dei suoi personaggi più famosi, un quartetto d'archi eseguiva le sigle degli anime tratti dai suoi lavori. La cosa è stata molto ben riuscita e di nuovo gli applausi hanno tirato giù le mura del teatro. Dopo questo evento avrei voluto andare a una tavola rotonda alla quale partecipava Licia Troisi, ma la lunghezza della fila mi ha spaventato e sono tornata in stanza a riposare un po' invece; la pioggia che ci aveva tormentato fin dalle 13 si è trasformata per quasi due ore in un acquazzone violento, perciò col senno di poi la mia è stata un'ottima mossa strategica. Quando sono uscita per il concerto pioveva di nuovo piano. Il concerto è stato eseguito dall'Orchestra del Conservatorio Boccherini di Lucca al massimo dei suoi elementi: 73. Sono stati eseguiti brani dalle colonne sonore di La Storia Infinita, Il Signore degli Anelli ed Harry Potter, con immagini dei relativi film proiettate su un maxi schermo. L'indiscussa bravura degli interpreti e la passione del pubblico per i film in questione ha fatto sì che ci si sia slogati i polsi a furia di applaudire e che si sia addirittura arrivati alla standing ovation. 

Giorno 4: e mò che faccio?



A Lucca di solito ci resto tre giorni e il quarto giro la mula e torno a casa, ma quest'anno per via del fatto che il figlio maggiore, mio complice fisso in questa avventura, sia passato da studente fancazzista a operaio in apprendistato, sono restata tutti e cinque i giorni perchè lui poteva venire solo nel fine settimana. Il biglietto per gli ultimi due giorni io però non l'avevo; in realtà ero convinta che non servisse in quanto lo shopping lo avevo già fatto e gli incontri sono quasi tutti liberi, invece ho scoperto che due incontri ai quali volevo andare (con scrittori fantasy) richiedevano l'accesso al padiglione dei Games, quindi ciccia. A quel punto ho ripiegato sulla classica passeggiata sulle mura dove comunque c'erano una serie di padiglioni accessibili anche senza biglietto, e ho riprovato a fare foto ai cosplayer fino a quando non mi sono andata a mettere in fila per assistere a un'oretta di proiezione di corti (sia animati che con attori) di Kago Shintaro, tutti assurdi e sconclusionati com'è tipico di questo autore. Dopo un altro breve girovagare, ho rifatto la fila per assistere allo showcase di Itou Junji, che per fortuna si è spesso interrotto per rispondere alle domande e si è rivelato persona molto gradevole e simpatica. La giornata si è conclusa ai tavoli della Trattoria da Giulio in via delle Conce 45 che è il ristorante dove vado più spesso quando sono al Comics, anche se quest'anno ci sono stata solo in questa occasione (ed è anche stato il primo pasto decente da che sono arrivata, essendomi nutrita più che altro di schifezze nei giorni precedenti - unica eccezione l'ottima pizza presa al Ristorante Felice di Via Castruccio Buonamici 352).

Giorno 5: è arrivato il momento di visitare le mostre



Anche le mostre a Palazzo Ducale sono ad accesso libero e di solito le tengo per l'ultimo giorno; ci sono andata la mattina presto in modo da evitare la folla e godermele in santa pace. Come sempre esponevano diversi autori, dall'americano Neal Adams (bravissimo, ma disegna supereroi, personaggi che mi dicono poco - poi uno di questi giorni magari vi spiego perchè) ai francesi Jérémie Moreau e Benjamin Lacombe (quest'ultimo mi è piaciuto da matti), dagli italiani LRNZ (che aveva il posto d'onore in quanto autore del poster di questa edizione di Lucca Comics) e Sara Colaone (della quale avevo comprato anni fa In Italia sono tutti maschi) ai giapponesi Matsumoto Leiji (non potevano certo mancare i disegni originali di Capitan Harlock & Co.!) e Itou Junji (quest'ultimo non lo conoscevo anche perchè il suo genere è l'horror, ma è di una bravura mostruosa e mi sa che prossimamente mi costringerà alla visione di cadaveri sbudellati e amenità simili). 


illustrazione di LRNZ per Ranocchio salva Tokyo di Murakami Haruki


l'impareggiabile grazie delle figure femminili di Matsumoto Leiji

il protagonista di In Italia sono tutti maschi di Sara Colaone

questo è ispirato a Uzamaki di Itou Junji

Visto che era il mio compleanno, mi sono concessa un ottimo e abbondante pranzo all'Osteria del Neni di via Pescheria 3 e poi sono andata a pascolare un altro pò nel giardinetto dei cosplayers mentre attendevo che il figlio mi desse l'OK per infilare la via di casa.

Conclusioni:



Cinque giorni sono tanti. Oddio, da un lato è vero che avendo tanto tempo a disposizione si affronta con molto meno stress la presenza di una folla oceanica. Le continue file da fare per la qualunque però sono una discreta rottura, anche se poi gli eventi ai quali ho partecipato mi sono piaciuti moltissimo quasi tutti e valevano la fatica. Lucca Comics ormai è passato da festival per appassionati a fenomeno popolare, il che significa che l'afflusso di pubblico è enorme e che molta gente viene più che altro per farsi una vasca e guardare i cosplayers più che per un reale interesse per il fumetto. Riguardo al cosplay, anche in questo caso la popolarità del festival ha fatto sì che si sia passati da una situazione in cui lo praticavano veri appassionati a una in cui addirittura si vedono famiglie con bambini che indossano quelli che non sono altro che costumi di carnevale. 


tipica scena: una cosplayer circondata da frotte di photographers

ce l'ho più lungo io!

I cosplayers veri ovviamente ci sono ancora e ogni anno resto colpita dalla bravura che hanno certe persone nel riprodurre costumi e fattezze dei personaggi di fumetti e film; il problema è che è cresciuto in maniera esponenziale anche il numero dei photographers; tra quelli che ce l'hanno più lungo e quelli che usano compattine o altre macchine amatoriali, ogni volta c'è da mettersi in fila e cercare di non bestemmiare perchè c'è sempre qualcuno che ti monta sui piedi o ti si mette davanti (diciamo che lo fanno perchè sono concentrati sul soggetto piuttosto che perchè sono dei cafoni, ma la sostanza non cambia). La città, come dicevo, è blindata all'ingresso, ma poi una volta dentro ci si sposta come si vuole (o si procede fitti come sardine, a seconda delle strade). Per quanto mi riguarda, non ho motivi per non voler continuare ad andarci. Fra l'altro devo sempre fare il mio primo cosplay, ma dopotutto ho tempo; al massimo aspetto gli ottant'anni e faccio la strega di Biancaneve, quella originale che era gobba, sdentata e aveva le verruche sul naso così risparmio anche sul trucco XD

venerdì 2 novembre 2018

un mese in quattro foto: ottobre


Quando ero più giovane col marito andavamo spesso ai concerti di musica classica. Forse spesso non è proprio il termine più adatto, ma insomma, ci andavamo. Poi lui ha continuato e io no. Comunque la prima domenica d'ottobre, giornata di ingresso libero ai musei, siamo stati a Palazzo Milzetti e abbiamo assistito ad un concerto per pianoforte e violino che prevedeva Mozart, Beethoven, Debussy e un autore locale. Bravissimi gli interpreti e stranamente non mi è nemmeno calata la palpebra più di tanto.



Una casa abbandonata in collina. Non si poteva entrare perchè la porta era chiusa e alle finestre c'erano le sbarre, però si poteva sbirciare perchè i vetri erano rotti. Domandona: ma l'IMU la pago solo io? Perchè non capisco il motivo di lasciare delle case a marcire così, piuttosto demoliscile... o no?



Alla Sagra dei Frutti Dimenticati di Casola Valsenio c'era un tizio vestito da francescano che andava in giro con un carretto pieno di animali; altri animali ronzavano attorno. Avrei voluto fotografarlo, ma era perennemente circondato di bambini e di genitori che facevo foto ai pargoli con gli animali. Insomma, mi è riuscita solo una delle caprette.


Questo è uno scorcio delle scale di servizio di Villa Albergati; si tratta di una struttura autoreggente costruita in modo che chi sale e chi scende non s'incontri. Peccato che ce le hanno fatte solo sbrirciare dal basso, mi sarebbe piaciuto salirci!