lunedì 31 dicembre 2018

dicembre ramato

E' da parecchio tempo che mi chiedo se non sia il caso di smettere di tingermi i capelli; non ci tengo a sembrare più giovane di quello che sono, però non voglio nemmeno sembrare più vecchia, e così alla fine mi trattiene proprio il timore che una testa di capelli grigi mi farebbe apparire settantenne. Come sempre accade in caso di dilemma, vince la terza opzione: è finita che ho deciso di cambiare colore e adesso ho di nuovo i capello castano ramati.


L'otto dicembre col marito abbiamo fatto una scappata a Classe dove, dopo l'immancabile visita alla Basilica di Sant'Apollinare, abbiamo visto il nuovissimo Museo Classis. Ricavato dal recupero di un vecchio zuccherificio, il museo gode di un ottimo allestimento, anche se di roba esposta non ce n'è molta, ma a livello didattico penso che possa essere molto valido. A noi comunque è piaciuto, e chissà che in futuro non vengano aggiunte altre sale e altre cose.



Sempre col marito, siamo stati a Milano a trovare il figlio piccolo, che però ci ha concesso udienza solo per il tempo di un pranzo (abbiamo trovato un postaccio adatto allo scopo, ovvero la trattoria La Crota in via Gian Giacomo Mora 9). Per il resto il marito mi ha fatto girare per chiese e siamo anche saliti sul tetto del Duomo. La giornata era assolata e ce la siamo goduta.

L'altra notizia degna di nota del mese è che ci siamo tolti dalle palle i malefici giardinetti di Natale. Quest'anno infatti anzichè impestare le strade del centro storico sono stati trasferiti in massa all'interno di un parco. Questo significa che la viabilità non ne viene affetta, così come il mio senso estetico. Di certo non mi recherò a vederli appositamente e quando pedalerò per le mie commissioni dovrò solo evitare la solita manica di pedoni imbranati. 

sabato 29 dicembre 2018

La rivolta di Atlante - Ayn Rand


«Chi è John Galt? »
Nella luce morente, Eddie Willers non riusciva a distinguere il volto del mendicante. Il mendicante l'aveva detto con semplicità, senza accento. Ma nel tramonto lontano, in fondo alla strada, lampi giallastri di riflettevano nei suoi occhi. Occhi che fissavano Eddie Willers apertamente, beffardi e pacati, come se la domanda fosse stata rivolta al turbamento inspiegabile che era in lui.

Da quando ho letto il ciclo de La Spada della Verità mi riproponevo di affrontare Ayn Rand, la filosofa di origine russa della quale l'autore è seguace. Questo Atlas Shrugged (che si traduce letteralmente con "Atlante alzò le spalle") si può considerare il manifesto della Rand sotto forma di romanzo e si compone di tre parti, difatti l'edizione italiana ha prodotto tre libri separati tradotti con titoli che non hanno nulla a che vedere con gli originali: Non-Contradiction è diventato Il TemaEither-Or è diventato L'Uomo che apparteneva alla terra e infine A is A è diventato L'Atlantide. Ignoro se tutto questo ha incrementato le vendite. Il romanzo della Rand, pubblicato nel 1957 e ambientato in degli immaginari Stati Uniti, richiederebbe a sua volta un romanzo per essere recensito, essendo una narrazione molto complessa e piena di argomenti sui quali si potrebbe discutere per ore. Mi ha toccato in modi che non so descrivere; ancora adesso oscillo dall'esaltazione alla più bieca depressione quando ci penso. La Rand dipinge un genere di eroe che per me non è mai stato eroe: il capitano d'industria. La mia visione delle cose orientata a sinistra si mette subito sulla difensiva al solo pronunciarne il nome, eppure la tesi della Rand ha perfettamente senso per come viene esposta. Nel suo mondo immaginario, una serie di personaggi dalle diverse motivazioni cominciano a distruggere il ricco mondo industriale basandosi sulla motivazione che ciò che conta è il bisogno e che quindi il ricco deve dare al povero. Con buona pace di Robin Hood, ci viene dimostrato che le estreme conseguenze di questo atteggiamento portano il mondo alla rovina. Certo, il libro esagera per dimostrare la propria tesi, ovvero che il valore dell'uomo sta nel suo fare, nella sua capacità di costruire e di produrre, e che tutto questo va posto al di sopra della società e contro di essa, se la società limita questa volontà. Ha senso quello che sto dicendo? Perchè l'argomento è veramente complesso e la filosofia è sempre stata la materia che mi stava più sui coglioni quando andavo a scuola, anche se ora la sto rivalutando. Concludo quindi dicendo che questa non è una lettura facile, non solo per via di un paio di pipponi che ho faticato a seguire; non è facile perchè bisogna affrontarla a mente aperta, lasciandosi alle spalle le proprie convinzioni su certe cose (almeno per quanto mi riguarda), ma al contempo è una lettura che esalta e che insegna. Occorrerebbe rileggere tutto almeno un'altra volta per cogliere in pieno ogni dettaglio. In anni recenti ne è stata tratta una serie di tre film che mi rifiuto categoricamente di vedere (sono certa che sarebbe uno di quei casi in cui mi verrebbe da spaccare lo schermo XD).  

giovedì 27 dicembre 2018

pretty little liars


Prima di guardare una serie o un film leggo sempre le recensioni, più per curiosità che perchè abbia intenzione di lasciarmene influenzare; di questa lunga serie ho capito che o la si ama o la si odia. Per quanto mi riguarda, devo fare una premessa (mi scuso se mi ripeto, non ricordo se l'ho già detto): per me vedere una serie TV, soprattutto in questo periodo, significa evasione e distrazione, di conseguenza cerco principalmente il divertimento senza cercare il pelo nell'uovo. Questa serie ha certamente l'ambizione del thriller, almeno in una certa misura, in quanto le protagoniste sono perseguitate da un ignoto personaggio che si firma "A" e che sembra onniscente. La persecuzione comincia a un anno dalla scomparsa della migliore amica delle quattro, grandissima stronza e capa indiscussa del gruppo, la quale viene ritrovata cadavere. O forse no. Comunque sia, "A" si comporta da burattinaio sadico manovrando a suo piacimento le ragazze che, non dimentichiamolo, all'inizio della serie sono sedicenni e quindi ci sta che non siano proprio delle aquile, oltre ad avere una spiccata propensione a omettere i fatti quando non a mentire spudoratamente. Quanto all'essere stronze, francamente direi di no; non sono delle sante, questo è chiaro, ma mi pare che agiscano più per autoconservazione che per stronzaggine pura. Comunque sia, il mio giudizio è positivo con riserva, nel senso che a un livello superficiale mi sono divertita molto a seguire questa serie e a cercare di indovinare chi è "A", ma l'appassionata di gialli che è in me ha alcune perplessità e domande irrisolte.

martedì 25 dicembre 2018

Cade la neve, la neve bianca


Ecco, ci risiamo: è di nuovo Natale. Per chi è solo come me, più che una festa è un funerale. Non posso fare a meno di desiderare un Natale in famiglia oppure tra amici, con la gioia di scambiarsi i regali e la sorpresa di aprirli, e con un pranzo di quelli esagerati che quando ti alzi da tavola rischi di ribaltarti, sbilanciato dal peso della tua pancia. Invece no: è Natale e sono sola, e mi cominciano a girare le palle fin dal momento in cui mi alzo da letto.
D'accordo, guardiamo ai vantaggi della situazione: non devo mettermi in tiro. Non devo nemmeno stare a cambiarmi, se per questo, infatti mi piazzo sulla mia poltrona preferita con indosso pigiama e vestaglia, e mi metto pure la coperta sulle gambe, visto che nella sala fa piuttosto freddo. Osservo l'albero e mi chiedo che cosa l'ho fatto a fare. Abitudine, immagino. L'anno prossimo mi sa che mi risparmio la fatica. Mi metto a leggere; ho iniziato da poco un romanzo piuttosto voluminoso e mi ci vorrà un bel po' prima di arrivare alla fine, inoltre al momento la trama non mi ha ancora preso più di tanto, e difatti, tempo mezz'ora, mi ritrovo con la palpebra pendula, col tutto che sono sveglia da poco. Non c'è niente da fare; faccio scivolare il sedere in avanti, poggio le gambe sul tavolino e la nuca sulla schienale della poltrona e mi abbiocco. E sogno.


La baita è piccola ma confortevole; esce un filo di fumo dal camino e io me ne compiaccio perchè fuori si sono almeno quindici gradi sotto zero e quindi non vedo l'ora di infilarmi dentro a scongelarmi la punta delle orecchie. Tutto intorno il bosco è coperto dalla neve e brilla al punto che fatico a tenere gli occhi spalancati. Mi tolgo il piumino e mi infilo in cucina, dove mi preparo una cioccolata calda che sommergo con una quantità spropositata di panna montata, e mi siedo a gustarmela, centellinandola, bagnando la panna col liquido cremoso, che così mi piace di più. Ho giusto finito di leccarmi per bene l'ultimo cucchiaino che sento bussare alla porta. Da principio in effetti non sono sicura che sia davvero qualcuno che bussa; è tutta mattina che si sentono gli schiocchi dei rami spezzati dal peso della neve. Il toctoc però si ripete in maniera tanto regolare che non c'è da sbagliarsi.
Non vi nascondo che la cosa mi scoccia; dopotutto mi sono rifugiata in mezzo ai monti proprio per stare da sola e per non essere costretta a interagire con quelli della mia razza, inoltre il posto è talmente remoto che mi sembra improbabile ci sia arrivato qualcuno. Mi chiedo chi possa essere; qualche sciatore pirla, di quelli che si lanciano fuori pista e finiscono sfracellati a fondovalle? O magari un escursionista crucco con i racchettoni ai piedi? Mi avvio ciabattando a chiarire il mistero.
È uno gnomo. Piccolino, vestito di verde, che se non ci fosse tutta questa neve si mimetizzerebbe perfettamente con il bosco, e sembra un ragazzino, anche se probabilmente ha 426 anni. Appena mi vede esclama “Buon Natale!” e a me viene la tentazione di prenderlo a sberloni. Non so perchè; forse mi sento presa per il culo. Gli vorrei dire “Buon Natale tua nonna”, però penso che con gli gnomi è sempre meglio mantenere contegno e distacco, che così te ne liberi prima e magari eviti che ti lancino qualche maledizione.
- Ti serve forse qualcosa? - chiede lui.
“Sì, che ti levi dalle palle”, penso, e invece rispondo:
- No grazie, sono a posto con tutto.
- Sicura?
Comincio a domandarmi se non sia un rappresentante della Bofrost travestito. Lui resta lì, in attesa che gli dica qualcosa, e capisco che se non agisco con determinazione la cosa andrà per le lunghe.
- Senti, fa un freddo cane e non mi va di stare qui sulla porta a congelare – Ecco, così: se mi dimostro sgarbata dovrebbe funzionare.
- Allora fammi entrare – ribatte lui.
Mi sa che mi sono scavata la fossa da sola. Lo fisso con ostilità, ma lui non si scompone.
- OK, adesso chiudo questa porta. Buon Natale, Buon Anno e, per favore, lasciami in pace.
L'ho fatto. Mi sento un mostro di scortesia, però l'ho fatto. Riguadagno il calduccio del salotto e mi metto vicino al fuoco a crogiolarmi.
Toctoc. Questa volta i colpi vengono dalla finestra. Lancio un'occhiata: è ancora lui. Non è possibile. Che accidenti vuole questo maledetto gnomo? Non capisce che me ne voglio stare in pace per i fatti miei? Decido che la cosa migliore è ignorarlo. Con la coda dell'occhio vedo che resta lì ancora per un po', immobile, e poi all'improvviso scompare.

Sbadiglio. Lo so che non dovrei dormire in questa posizione, equivale ad assassinare la mia spina dorsale già provata da discopatia e accidenti vari. Mi alzo e mi stiro, sollevando le braccia sopra la testa per allungare le vertebre. E adesso che faccio? Manca ancora un bel po' all'ora di pranzo, di leggere me n'è passata la voglia, la TV manco la sto ad accendere, tanto ci saranno i soliti programmi cretini dove sono tutti buoni perchè è Natale. Che palle. Andrò a farmi una bella doccia, almeno riuscirò a far passare un'altra mezz'ora.
Passo accanto all'albero e lo vedo: un pacchettino rosso con un fiocco bianco che a momenti è più grande di lui. Come ci è arrivato lì? Adesso in casa ci sono pure i fantasmi? Faccio spallucce; fantasmi o no, sono curiosa e lo apro. Dentro c'è una statuina che rappresenta uno gnomo.
- Oh bella...
Me la rigiro tra le mani come a cercare un indizio di chi può avermela regalata, ma non ne trovo; è una normalissima statuina a forma di gnomo e l'unica cosa strana è che assomiglia in maniera straordinaria a quello che ho sognato. Lo appoggio sopra al tavolino, tra il gatto di ceramica e la ciotolina di porcellana olandese, e mi avvio verso il bagno. Alle mie spalle, lo gnomo fa un sorriso a trentadue denti.

sabato 22 dicembre 2018

sangue romagnolo


Mi è capitato di vedere in diversi film la scena toccante della ragazza che sta per convolare a nozze alla quale la madre/il padre/il fidanzato dà l'anello di famiglia, quello che era servito alla nonna per sposarsi e che poi è stato tramandato. Qua in Romagna,  terra di gente poco romantica e che bada al sodo, tramandiamo altro; a me hanno dato l'attrezzo per fare i cappelletti di mia nonna, per dire.

martedì 18 dicembre 2018

regalo di Natale


Ci sono, eh... Non sto scrivendo recensioni perchè sto vedendo una serie di sette stagioni e leggendo un libro corposo, per cui prima di recensirli devo arrivare in fondo e mi occorre ancora del tempo. Intanto incremento il mal di schiena togliendo quintali di polvere da pavimenti e mobili della vecchia casa dove i lavori sono momentaneamente sospesi a causa della latitanza degli artigiani. Ma non è questo che volevo dire. Complice l'elenco dei "ricordi" che Facebook mi propone ogni giorno e che vado a sbirciare regolarmente perchè è sempre bello vedere che gli anni passano mentre io resto sempre impelagata allo stesso modo, mi sono ricordata che una volta scrivevo. Sì, certo, scrivo ancora qui sul blog e anche altrove, se è per questo; intendo dire che scrivevo scrivevo. Vi risparmio la presa di coscienza che mi ha fatto capire che non sarò mai una scrittrice perchè nel 99,99% dei casi scrivo per me stessa, ma ci sono comunque alcune cose condivisibili (o già condivise, come i due racconti che avevo scritto sul Blog di Guchippai e che erano stati pensati per essere letti da un pubblico). Per farla breve, che vi ho già tediati abbastanza, ho pensato che invece dei soliti auguri, per Natale vi regalo la lettura di un breve racconto che avevo scritto nel dicembre del 2010 e che era stato postato sul mio blog letterario, quelle che è stato saggiamente cancellato anni fa. Si tratta di una storia breve che riassume molto bene sia il mio stato d'animo natalizio sia il mio senso dell'umorismo. Stay tuned ^____^

venerdì 7 dicembre 2018

Le terrificanti avventure di Sabrina


Non conoscendo il fumetto dal quale è tratto, non so quanto è fedele all'originale questa serie soft-horror che pare aver riscosso un discreto successo, ma che non mi ha entusiasmato. Ugualmente tratta dallo stesso fumetto è l'inoffensiva sit-com Sabrina, vita da strega che devo aver seguito per qualche stagione secoli fa. Lasciamo perdere la versione soft e datata, per parlare di quella nuova. Sabrina è figlia di un mago e di una donna umana, entrambi deceduti, ed è stata allevata dalle zie; con l'avvicinarsi del suo sedicesimo compleanno, la ragazza deve decidere se restare del tutto umana o se firmare il libro del Signor Oscuro acquisendo potere ma, di fatto, diventando sua serva. Sabrina preferisce la propria libertà e rifiuta di completare il rito, prefiggendosi addirittura di trovare un modo per sconfiggere il Signor Oscuro, ma conciliare la vita umana con quella da strega si fa sempre più difficile e alle sue spalle c'è chi briga per portarla a firmare il benedetto libro. Niente da eccepire sul cast e su tutto il comparto tecnico (del resto ormai le serie televisive hanno standard molto alti), però la serie non mi ha preso più di tanto. Questa comunque era la prima stagione, chissà che accadrà nella seconda.

martedì 4 dicembre 2018

Call the Midwife


Questa bellissima serie inglese è tratta dalla trilogia autobiografica di Jennifer Worth. Io lessi tempo fa il primo volume (credo l'unico finora tradotto in italiano) e mi piacque molto; non potevo quindi lasciarmi scappare la serie. In realtà solo le prime tre stagioni coprono la trama del libro; per via del successo riscosso, si è deciso di proseguire mantenendo quasi tutti i personaggi e inventando storie nuove, ma una volta tanto la cosa ha funzionato alla perfezione perchè il tutto è realizzato con grande intelligenza e sensibilità. Difatti oltremanica sono all'ottava stagione, io invece sono riuscita a vedere solo le prime cinque. Tutto gira intorno a un gruppo di giovani levatrici che collaborano e abitano insieme alle suore della Nonnatus House, a loro volta provette infermiere e levatrici. Ambientato a partire dal 1957 nell'East End di Londra, mostra tutta una serie di casi e tematiche particolari che finiscono per rappresentare uno spaccato della situazione femminile dell'epoca e di come venivano affrontate situazioni come ad esempio la gravidanza fuori dal matrimonio o l'omosessualità. Ho trovato il tutto molto interessante in misura delle differenze - a volte abissali - che intercorrono tra allora e adesso, e non nascondo che ho provato spesso indignazione e tristezza. Per quanto ci lamentiamo, di sicuro noi donne abbiamo fatto passi da gigante!

domenica 2 dicembre 2018

un mese in quattro foto: novembre


La foto non rende, ma sono molto soddisfatta di com'è venuta questa sedia. L'ho ripescata tra le cianfrusaglie della cantina insieme alla sua gemella che però era spaccata; immagino risalga agli anni Sessanta o forse Settanta. Mi piaceva molto la forma, così è stata ripulita e riverniciata (la seduta aveva una brutta macchia). Spero che non si sfondi pure lei!



Mi sa che questi sono gli ultimi Pernigotti che mangio. Mi dispiace, ma mi rifiuto di mangiare cioccolato fatto in Turchia con indosso un marchio storico italiano. Poi sì, mi rendo conto che l'argomento è complicato, diciamo che questa è la mia reazione istintiva.



Se vi piacciono i libri e le librerie, dovete assolutamente andare alla Libreria Acqua Alta di Venezia. Si trova in Calle Longa S. Maria Formosa 5176/b, però io ci sono capitata casualmente entrambe le volte che l'ho visitata. La sua particolarità sta nell'ambiente e nell'arredamento: un'accozzaglia di libri usati e nuovi inframmezzati da gondole e vasche da bagno, per non dire del famoso gatto che la abita (e che purtroppo non sono ancora riuscita a fotografare). E' un posto magico in cui perdersi, purtroppo rischia di diventare claustrofobico quando c'è troppa gente, visti gli spazi augusti, ma mi piace troppo!


Questo è uno dei Photoautomat che stanno a Firenze; in diverse città europee queste cabine sono state restaurate e messe a disposizione, perfettamente funzionanti. Con € 2 si ottengono quattro foto in bianco e nero o a colori (dipende dalla cabina) rigorosamente analogiche. Io mi ci fiondo dentro ogni volta che ne trovo una e siccome non sono fotogenica e il flash è impietoso, risolvo le cose facendo le boccacce.



venerdì 30 novembre 2018

novembre riflessivo


Il mese è cominciato in mezzo all'allegro caos di Lucca Comics, ma per il resto è stato piuttosto tranquillo e volto alla riflessione. Con i lavori alla vecchia casa che stanno volgendo al termine (anche se, come prevedibile quando si va a restaurare degli immobili con molti anni sulle spalle, è saltata fuori una rogna nuova), ho cominciato a pensare a come organizzare il locale che ho riservato per me. Ho le idee piuttosto chiare, non so però se lo spazio sarà sufficiente perchè il figlio maggiore vuole per sè la grande libreria dello studio di mio padre e quindi a me toccherà il solito Billy. Ciò che non potrò mettere nella mia stanza, finirà in cantina; il lato positivo è che lì di posto ce n'è tanto. La riflessione ha riguardato anche me stessa perchè, dopo il trasferimento del figlio piccolo a Milano, finita la casa avverrà anche il trasferimento del figlio grande nel suo appartamento (sempre che continui a lavorare, ovviamente). Non è un cambiamento da poco perchè i figli sono stati al centro del mio mondo negli ultimi 23 anni, con la loro emancipazione al centro ci tornerò io e non so bene che pesci pigliare al momento. 



Malgrado la pigrizia generalizzata, c'è stato tempo per una gita a Venezia, programmata tempo fa appositamente per novembre perchè, da brava incosciente, mi sono detta: Venezia con l'acqua alta potrebbe essere interessante. In realtà di acqua alta non ce n'era per nulla, invece ho beccato una bellissima giornata di sole. Lo scopo primario di questa gita è stata la visita alla mostra dedicata a Willy Ronis presso la solita Casa dei Tre Oci alla Giudecca. Ronis era un fotografo francese (morto qualche anno fa quasi centenario) che, come altri di quella generazione, mi piace molto, difatti ho apprezzato la mostra e anche le sue parole (Tutta l'attenzione è concentrata sul momento unico, quasi troppo bello per essere vero, che può soltanto svanire nell'istante successivo e che provoca un'emozione impossibile da ottenere con gli artifici di una messa in scena: la fotografia come l'intendo io, insomma).


Dove sono? Boh... Però che bel posto!

Prima della mostra c'è stato tempo per girovagare e per perdermi, difatti sono partita dalla stazione in direzione San Marco e alle 12.30 ancora non c'ero arrivata... In compenso mi sono ritrovata casualmente davanti alla Libreria dell'Acqua Alta e così è stato d'obbligo un giro; ho anche gustato un ottimo pranzo a base di pesce all'Osteria Alla Staffa in Calle Ospedaletto 6398, altro posto che ho trovato casualmente e che, vista la capacità che ho di perdermi e l'assetto labirintico di Venezia, di certo non ritroverò mai più XD


non fatevi ingannare: pioveva anche quando ho fatto questa foto

Non era invece stata programmata la gita a Firenze che ho deciso all'ultimo e che è stata motivata dalla festa della Lailac, l'associazione culturale giapponese che conosco da anni e che da quest'anno purtroppo non si occupa più della ristorazione a Lucca Comics. Ammettiamolo: i loro takoyaki meritano cento chilometri in treno. Dopo aver riempito la pancia, comprato l'umeshu e aver partecipato alla pesca sono stata a zonzo per il resto della giornata, che si è però rivelata molto deludente dal punto di vista fotografico a causa della noiosa pioggerella che mi ha tormentato fino a sera. Difficile anche il ritorno, col treno strapieno che mi ha costretta in piedi per quasi metà del tragitto.

mercoledì 28 novembre 2018

la voce fuori dal coro


E' dura pensarla in maniera diversa dagli altri. Che poi, mica lo faccio apposta. Sono nata bastian contrario e questa naturale tendenza tende a esacerbarsi quando sento che qualcosa mi viene imposto. Così però finisce che tutti sgranano gli occhioni non comprendendo il senso delle mie scelte e delle mie motivazioni. L'ultimo esempio è accaduto su Flickr. La politica dei nuovi proprietari è che dal primo gennaio chi non ha un account PRO (che non significa che è un fotografo professionista, ma solo che paga una quota annuale) non potrà tenere più di mille foto sulla propria pagina. Io ne ho circa 2.600, ma non ho la minima intenzione di diventare PRO per il semplice motivo che non mi va di pagare per qualcosa che non mi serve. Ovviamente invece un sacco di gente sta pagando, inoltre è stato inserita un'icona con un pacchetto regalo nel profilo di chi non è PRO così che chi vuole può offrirgli l'iscrizione. A questo punto io ho espresso la seguente opinione: quella di regalare l'account PRO a qualcuno non mi sembra una buona idea perchè l'anno prossimo questa persona dovrà comunque scegliere se rimanere PRO o no, e magari non se lo può permettere o non vuole farlo. O pensate di pagargli l'account PRO anche l'anno prossimo? La risposta che mi hanno già dato in due è che non vedono il problema, la persona avrà appunto un anno per riflettere se rimanere PRO o no. QUINDI? Insomma, ci troviamo davanti all'ennesimo caso in cui il cervello della Guchi funziona in maniera diverso da quello del 99% delle altre persone e non siamo ancora riusciti a stabilire se ciò sia un bene o no ^___^

martedì 27 novembre 2018

The stone. La settima pietra - Guido Sgardoli


Mia madre morì un giorno di maggio.
Un giorno come gli altri. Mercoledì.

Un altro dei libri che ho comprato a Lucca; volevo anche assistere alla presentazione, ma gli orari si accavallavano e non sono riuscita. L'autore è pluripremiato e alterna la scrittura all'attività di veterinario, combinazione inconsueta ma che mi piace, anche se mi chiedo dove lo trovi il tempo di curare gli animali visto quanto è prolifico come scrittore XD Questa storia fa parte di quelle dedicate a un pubblico di adolescenti (la maggior parte sono per bambini, ma ha scritto anche un romanzo per grandi) e si legge molto piacevolmente. Ambientato in una minuscola isola irlandese, ha come protagonisti alcuni tredicenni che si trovano al centro di eventi che si ripetono ciclicamente da secoli. Gli abitanti dell'isola sono infatti vittime di una maledizione che, ogni tot anni, riprende vita e inizia a tormentarli. I nostri eroi riusciranno fortunatamente a rimettere a posto le cose, almeno per qualche decennio. Anche da questo libro si potrebbe trarre un bel film d'azione e di mistero; di spunti interessanti ce ne sono, la ragazza qui presente ha gradito molto la lettura.

sabato 24 novembre 2018

un problema di coscienza


Da qualche tempo mi sto interrogando su dove arriva il confine delle azioni che mi definisce come una brava persona. E' sufficiente non nuocere agli altri per essere delle brave persone? Se tutte le volte che vediamo accadere qualcosa di brutto e di sbagliato non ci attiviamo concretamente per porvi rimedio, questo fa sì che non siamo brave persone? Tuttavia se è al di sopra delle nostre possibilità farlo e ci tocca restare a guardare, anche se con disapprovazione, siamo brave persone oppure no? Me lo chiedo perchè di cose brutte e sbagliate attorno a me ne vedo capitare tante, ma finora sono state a una distanza tale che, anche volendo, non ho potuto farci niente. Per esempio, come si combatte contro una legge dannosa? Se viene applicata, come possiamo reagire alle ingiustizie che provoca? Non essere direttamente responsabili di una cattiva azione ma esserne testimoni immobili ci rende colpevoli come coloro che commettono realmente il male? Insomma, ho tutta una serie di domande di questo tipo che mi frullano in testa e non riesco a venirne a capo.

NB: su wikiHow hanno fatto la lista delle istruzioni su come essere delle brave persone e già dal primo punto dovrei concludere che non lo sono.

mercoledì 21 novembre 2018

Kaijin l'ombra di cenere - Linda Lercari


La nebbia era una striscia di ovatta morbida adagiata sul contorno della montagna.La guardò un istante, soffermandosi a pensare a quanto fosse simile al bailong, il grande drago bianco: un lungo, gigantesco serpente di nuvola leggera quale protezione e buon auspicio.

Questo libro è stata una gran bella sorpresa. Come raccontato nelle cronache lucchesi, ho assistito alla sua presentazione e mi sono incuriosita abbastanza da volerlo acquistare. Per fortuna ho lasciato i pregiudizi da parte nell'affrontarne la lettura, difatti confesso di soffrire di una forma di snobismo che, visto l'elevato numero di lavori di scrittori giapponesi DOC che mi scodello, mi porta a diffidare preventivamente degli autori non giapponesi che si cimentano col paese del Sol Levante. Linda Lercari è riuscita a creare una storia che è molto giapponese utilizzando uno stile pacato benchè accattivante, indulgendo su descrizioni di natura e stagioni, accompagnando il lettore in un mondo esotico e sconosciuto che riesce a rendere familiare e vicino. Approvo anche il metodo di non usare le note per spiegare il significato dei termini in giapponese, fornendone la traduzione in corso d'opera; questo rende certamente la lettura scorrevole e meno frammentaria. Quanto alla trama, poichè gira intorno a un segreto chiaramente non mi posso sbilanciare più di tanto a narrarla; diciamo solo che si tratta della storia di un rapporto molto forte tra un samurai e il suo signore e di come questo rapporto risulti essere diverso da quello che il signore stesso ha sempre creduto. Il segreto io l'ho capito a pagina settanta, ma questo non ha per nulla rovinato la lettura delle pagine restanti, anzi. Questa storia intima e delicata vale sicuramente la pena di essere gustata fino in fondo. Un regista che sapesse il fatto suo potrebbe anche trarne una bella pellicola, rigorosamente interpretata da attori giapponesi, si capisce XD

lunedì 19 novembre 2018

Resto qui - Marco Balzano


Non sai niente di me, eppure sai tanto perchè sei mia figlia. L'odore della pelle, il calore del fiato, i nervi tesi, te li ho dati io. Dunque ti parlerò come a chi mi ha visto dentro.

Ci tenevo a leggere questo libro perchè è ambientato in un posto che amo e che frequento fin dalla più tenera età. Curon Venosta ormai è diventato famoso per via del campanile che sporge dalle acque del lago di Resia, unico ricordo del paese originale che venne buttato giù a colpi di tritolo e poi allagato dal lago stesso (in realtà un bacino artificiale creato per produrre energia elettrica). Ho rabbrividito quando ho letto le parole dell'autore - che l'ha visto per la prima volta pochi anni fa e ne è stato incuriosito al punto da voler approfondire il discorso scrivendoci un libro - quando cita la fila delle persone in attesa di farsi un selfie. Il campanile di Curon della mia infanzia era un luogo dove di turisti ne passavano pochi, altro che file per i selfie; gran parte del suo fascino derivava dal fatto che era un luogo tranquillo e pareva fuori dal tempo. Venendo al libro, Balzano usa l'espediente di parlare in prima persona tramite la bocca di Trina, insegnante sposata con un contadino che avversa fortemente la costruzione della diga, e la prende larga perchè si fa dagli anni Venti e narra così anche delle ferite che fascisti e nazisti hanno inflitto a questi luoghi. E' il racconto dolente di una vita con poche gioie che si svolge in anni di grande sconvolgimento, e mi ha fatto specie immaginare certe cose avvenire tra i boschi tranquilli e i paesaggi che amo da sempre. Probabilmente li guarderò con occhi diversi la prossima volta che mi ci recherò.

sabato 17 novembre 2018

the vampire diaries


Come al solito mi ritrovo preda della curiosità, quella che mi aveva catturato già mentre guardavo The Originals, e così mi sono vista le oltre 170 puntate di The Vampire Diaries. Dirò di più: come al solito sto facendo un pensierino anche a leggere la serie di libri (a firma Lisa J. Smith) dai quali è tratta, anche se ho già capito che ci sono molte differenze. Tornando alla serie, devo dire che mi è piaciuta (però True Blood resta insuperabile) anche se nelle prima puntate mi sono chiesta seriamente se non mi trovassi in una declinazione di Twilight, vista la storia d'amore tra la liceale innocente e il vampiro buono. Per fortuna le cose si sono complicate abbastanza da risultare interessanti, soprattutto per merito del fratello del vampiro buono, ovvero il vampiro cattivo. Questi sono le colonne portanti della serie, serie che ha avuto l'intelligenza di prendersi molta cura dei suoi personaggi, facendoli crescere ed evolvere (come dicevo, partiamo dai banchi del liceo) e rendendoli quindi non solo credibili, ma anche molto accattivanti. Insomma, è di sicuro un buon lavoro, con una buona dose di sangue e dei personaggi ai quali ci si affeziona facendo il tifo per loro malgrado le loro nefandezze (anche se True Blood resta insuperabile XD).

venerdì 9 novembre 2018

accettare la perdita


Penso che nella top ten delle paure di noi esseri umani la perdita stia ai primi posti. Che si tratti della perdita di persone care, della perdita di oggetti materiali, della perdita della salute, eccetera, immaginare di dover fare senza qualcosa che per noi è importante è sicuramente una prospettiva che spaventa. Perdere qualcosa presuppone che di lì in poi si debba fare senza non riuscendo a trovare un rimpiazzo adeguato; è un po' come se perdessimo anche un pezzetto di noi, quel pezzetto che la cosa o la persona persa in  un certo modo completava e definiva. Eppure la perdita fa parte dell'esperienza di vita di ciascuno di noi esattamente come la morte (argomento di cui di questi tempi non si può parlare, visto che non ci è nemmeno più consentito di invecchiare). Mi confesso: sono una alla quale la perdita ha sempre fatto molta paura eppure adesso mi scopro capace di affrontarla con molta serenità. Immagino che si tratti anche in questo caso di un privilegio dell'età matura; si cresce, si impara. Proprio in questi giorni mi sono trovata a dover affrontare l'imminente perdita di qualcosa che ho costruito per più di cinque anni. Se vi dicessi cosa, a voi forse non sembrerebbe questo granchè, ma il valore delle cose viene principalmente definito dal soggetto per il quale quelle cose sono importanti ed è un concetto estremamente relativo (sì, lo è: lo so che i diamanti hanno molto valore in teoria, ma in pratica per me non ne hanno alcuno perchè non indosso gioielli, mentre ha valore quella vecchia macchina fotografica presa per trenta euro su Ebay davanti alla quale la maggior parte della popolazione storcerebbe il naso), e scoprire che quel minuzioso lavoro quotidiano sarà spazzato via nel giro di poche ore da principio mi ha fatto molto arrabbiare. Eppure, dopo averci dormito su, mi sono accorta che potevo accettare quella perdita come un semplice cambiamento nella mia vita, non solo, che sulle ceneri potevo cercare di ricostruire qualcosa di nuovo e di diverso. Poi sì, questo è un caso, ne capitasse un altro chissà se reagirei altrettanto serenamente, ma ho la sensazione che questo episodio abbia segnato un giro di boa. Come dicevo, si cresce e si impara, e lo si fa sempre, anche a novant'anni volendo.

lunedì 5 novembre 2018

quel che resta di Lucca (a parte il mal di schiena e il portafoglio vuoto)

Giorno 1: shopping selvaggio


l'action figure di Abarai Renji alla quale non ho saputo resistere

Dedico sempre il primo giorno di Lucca Comics allo shopping perchè è il giorno in cui c'è meno gente e si può accedere ai padiglioni con relativa calma, riuscendo a guardare la merce esposta senza dover sgomitare e a catturare l'attenzione dei venditori senza sbracciarsi. Parto da una lista che viene integrata in corso d'opera, visto che trovo sempre cose nuove che mi interessano, e da un budget in contanti: finito quello basta, diversamente c'è il rischio che uno munito di bancomat continui a cedere alle tentazioni. Ho problemi a portare pesi per troppo tempo, ma fortunatamente il mio B&B è a dieci minuti da Piazza Napoleone, perciò ho fatto un paio di avanti e indietro per scaricare la sporte. Oltre a questo, ho assistito alla proiezione di una serie di corti animati di Murata Tomoyasu; il suo è uno stile molto particolare e utilizza quasi sempre dei pupazzi. Decisamente non è un regista mainstream, le sue cose sono troppo strane. L'ho apprezzato per l'originalità e per tutto il lavoro che deve stare dietro a ogni cortometraggio, però confesso che non è il mio genere. Siccome sono una donna dai gusti più nazional-popolari, mi sono quindi divertita di più a vedere i primi due episodi dell'anime My Hero Academia; a giudicare dai cosplayers che ne riproducevano i protagonisti, evidentemente è piaciuto a molti altri. Ho anche assistito alla presentazione del libro Kaijin-L'ombra di Cenere di Linda Lercari; il libro è ambientato nel Giappone del 1300 e l'autrice ha affermato di essersi documentata in maniera maniacale per non scrivere castronerie anacronistiche, difatti avrebbe impiegato quattro anni per completarlo. Ho deciso di comprarne una copia perchè il tutto mi ha incuriosito; vi saprò dire.

Giorno 2: transenne e metal detector


il serpentone della folla che entra nelle mura

Quest'anno è stato il più blindato in assoluto: incrementato e perfezionato il sistema dei sensi unici pedonali, aggiunte porte con il metal detector nei punto di accesso (provviste di contatore per calcolare l'afflusso di persone), perquisizioni o qualcosa che ci si avvicinava di zaini e borse. Il tutto ha comportato il sequestro di svariate bottiglie termiche (che non sono proprio economiche, quindi immagino la gioia dei proprietari, per non dire che un colpo dato con una bottiglia di plastica piena potrebbe fare altrettanto male, ma quelle non le sequestravano) e scene per me esilaranti di poliziotti che faceva estrarre katane di legno ai cosplayers per poi saggiarne la punta (notoriamente il popolo di Lucca si aggira prendendo a bottigliate e sciabolate il suo prossimo). Non aggiungo altro perchè non mi va di fare polemica. Essendo un giorno di festa e avendo concesso la pioggia una tregua, il numero di visitatori è di molto aumentato. L'ho realizzato quando ho raggiunto la biglietteria del Teatro del Giglio per prendere i biglietti per assistere all'incontro con Matsumoto Leiji (il creatore di Capitan Harlock) e me la sono vista di restare fuori; invece mi hanno dato un posto in galleria. Mentre ultimavo lo shopping, mi sono prima recata all'incontro con Robin Hobb (scrittrice fantasy statunitense molto nota ma non da me; tuttavia, visto che ultimamente sto attraversando un periodo fantasy, ho voluto conoscere qualcosa di nuovo), poi a vedere uno speciale dedicato al quarantesimo anniversario di Daitarn 3 (che è consistito in uno stralcio dell'intervista esclusiva al suo creatore, Tomino Yoshiyuki, nella proiezione dei primi due episodi della mitica serie e in un po' di aria fritta provvista da alcuni relatori) e infine all'atteso incontro con Matsumoto sensei. 


l'intervista a Matsumoto Leiji

Il bello di Lucca è che permette questo genere di cose, ovvero incontrare i propri miti, e anche se da ragazzina Capitan Harlock non era il mio cartone preferito (per dire, preferivo Daitarn 3), Matsumoto resta un'icona indiscussa. A ottant'anni suonati e con in testa l'immancabile berretta di lana nera con ricamato in rosso il simbolo dei pirati (rosso perchè sono ancora vivo, ha precisato), il sensei ha mostrato uno spirito incredibilmente candido e ha detto di aver ancora molta voglia di creare storie. Gli applausi hanno fatto tremare le mura del teatro.


Giorno 3: «Che cos'hai fatto di bello a Lucca?»
«La fila, ho fatto la fila.»

La giornata è cominciata con ben due fila: di nuovo alla biglietteria del Teatro del Giglio per lo showcase di Matsumoto e poi alla Chiesa di San Francesco per il concerto di musiche fantasy. Riguardo a quest'ultimo, ho avuto una botta di culo da manuale perchè mi sono accaparrata letteralmente l'ultimo biglietto disponibile. Dopo aver scattato svogliatamente foto ai cosplayers, mi sono recata allo showcase di Ikemoto Mikio, disegnatore di Boruto (lo spin off di Naruto). Di solito preferisco le intervista agli showcase, perchè per quanto sia bello assistere alla mano di un disegnatore che crea dal nulla il volto di un personaggio, di solito agli showcase gli artisti si concentrano sul disegno e parlano poco. Ikemoto, per dire, non ha spiccicato parola; al posto suo hanno fatto domande al suo editor e al direttore di Shounen Jump (rivista giapponese di manga). 


lo showcase di Matsumoto Leiji

Quasi a voler smentire quanto sopra, lo showcase di Matsumoto Leiji invece è stato bellissimo perchè gli organizzatori hanno avuto l'idea di accompagnarlo con la musica, così mentre il sensei dipingeva uno via l'altro i volti dei suoi personaggi più famosi, un quartetto d'archi eseguiva le sigle degli anime tratti dai suoi lavori. La cosa è stata molto ben riuscita e di nuovo gli applausi hanno tirato giù le mura del teatro. Dopo questo evento avrei voluto andare a una tavola rotonda alla quale partecipava Licia Troisi, ma la lunghezza della fila mi ha spaventato e sono tornata in stanza a riposare un po' invece; la pioggia che ci aveva tormentato fin dalle 13 si è trasformata per quasi due ore in un acquazzone violento, perciò col senno di poi la mia è stata un'ottima mossa strategica. Quando sono uscita per il concerto pioveva di nuovo piano. Il concerto è stato eseguito dall'Orchestra del Conservatorio Boccherini di Lucca al massimo dei suoi elementi: 73. Sono stati eseguiti brani dalle colonne sonore di La Storia Infinita, Il Signore degli Anelli ed Harry Potter, con immagini dei relativi film proiettate su un maxi schermo. L'indiscussa bravura degli interpreti e la passione del pubblico per i film in questione ha fatto sì che ci si sia slogati i polsi a furia di applaudire e che si sia addirittura arrivati alla standing ovation. 

Giorno 4: e mò che faccio?



A Lucca di solito ci resto tre giorni e il quarto giro la mula e torno a casa, ma quest'anno per via del fatto che il figlio maggiore, mio complice fisso in questa avventura, sia passato da studente fancazzista a operaio in apprendistato, sono restata tutti e cinque i giorni perchè lui poteva venire solo nel fine settimana. Il biglietto per gli ultimi due giorni io però non l'avevo; in realtà ero convinta che non servisse in quanto lo shopping lo avevo già fatto e gli incontri sono quasi tutti liberi, invece ho scoperto che due incontri ai quali volevo andare (con scrittori fantasy) richiedevano l'accesso al padiglione dei Games, quindi ciccia. A quel punto ho ripiegato sulla classica passeggiata sulle mura dove comunque c'erano una serie di padiglioni accessibili anche senza biglietto, e ho riprovato a fare foto ai cosplayer fino a quando non mi sono andata a mettere in fila per assistere a un'oretta di proiezione di corti (sia animati che con attori) di Kago Shintaro, tutti assurdi e sconclusionati com'è tipico di questo autore. Dopo un altro breve girovagare, ho rifatto la fila per assistere allo showcase di Itou Junji, che per fortuna si è spesso interrotto per rispondere alle domande e si è rivelato persona molto gradevole e simpatica. La giornata si è conclusa ai tavoli della Trattoria da Giulio in via delle Conce 45 che è il ristorante dove vado più spesso quando sono al Comics, anche se quest'anno ci sono stata solo in questa occasione (ed è anche stato il primo pasto decente da che sono arrivata, essendomi nutrita più che altro di schifezze nei giorni precedenti - unica eccezione l'ottima pizza presa al Ristorante Felice di Via Castruccio Buonamici 352).

Giorno 5: è arrivato il momento di visitare le mostre



Anche le mostre a Palazzo Ducale sono ad accesso libero e di solito le tengo per l'ultimo giorno; ci sono andata la mattina presto in modo da evitare la folla e godermele in santa pace. Come sempre esponevano diversi autori, dall'americano Neal Adams (bravissimo, ma disegna supereroi, personaggi che mi dicono poco - poi uno di questi giorni magari vi spiego perchè) ai francesi Jérémie Moreau e Benjamin Lacombe (quest'ultimo mi è piaciuto da matti), dagli italiani LRNZ (che aveva il posto d'onore in quanto autore del poster di questa edizione di Lucca Comics) e Sara Colaone (della quale avevo comprato anni fa In Italia sono tutti maschi) ai giapponesi Matsumoto Leiji (non potevano certo mancare i disegni originali di Capitan Harlock & Co.!) e Itou Junji (quest'ultimo non lo conoscevo anche perchè il suo genere è l'horror, ma è di una bravura mostruosa e mi sa che prossimamente mi costringerà alla visione di cadaveri sbudellati e amenità simili). 


illustrazione di LRNZ per Ranocchio salva Tokyo di Murakami Haruki


l'impareggiabile grazie delle figure femminili di Matsumoto Leiji

il protagonista di In Italia sono tutti maschi di Sara Colaone

questo è ispirato a Uzamaki di Itou Junji

Visto che era il mio compleanno, mi sono concessa un ottimo e abbondante pranzo all'Osteria del Neni di via Pescheria 3 e poi sono andata a pascolare un altro pò nel giardinetto dei cosplayers mentre attendevo che il figlio mi desse l'OK per infilare la via di casa.

Conclusioni:



Cinque giorni sono tanti. Oddio, da un lato è vero che avendo tanto tempo a disposizione si affronta con molto meno stress la presenza di una folla oceanica. Le continue file da fare per la qualunque però sono una discreta rottura, anche se poi gli eventi ai quali ho partecipato mi sono piaciuti moltissimo quasi tutti e valevano la fatica. Lucca Comics ormai è passato da festival per appassionati a fenomeno popolare, il che significa che l'afflusso di pubblico è enorme e che molta gente viene più che altro per farsi una vasca e guardare i cosplayers più che per un reale interesse per il fumetto. Riguardo al cosplay, anche in questo caso la popolarità del festival ha fatto sì che si sia passati da una situazione in cui lo praticavano veri appassionati a una in cui addirittura si vedono famiglie con bambini che indossano quelli che non sono altro che costumi di carnevale. 


tipica scena: una cosplayer circondata da frotte di photographers

ce l'ho più lungo io!

I cosplayers veri ovviamente ci sono ancora e ogni anno resto colpita dalla bravura che hanno certe persone nel riprodurre costumi e fattezze dei personaggi di fumetti e film; il problema è che è cresciuto in maniera esponenziale anche il numero dei photographers; tra quelli che ce l'hanno più lungo e quelli che usano compattine o altre macchine amatoriali, ogni volta c'è da mettersi in fila e cercare di non bestemmiare perchè c'è sempre qualcuno che ti monta sui piedi o ti si mette davanti (diciamo che lo fanno perchè sono concentrati sul soggetto piuttosto che perchè sono dei cafoni, ma la sostanza non cambia). La città, come dicevo, è blindata all'ingresso, ma poi una volta dentro ci si sposta come si vuole (o si procede fitti come sardine, a seconda delle strade). Per quanto mi riguarda, non ho motivi per non voler continuare ad andarci. Fra l'altro devo sempre fare il mio primo cosplay, ma dopotutto ho tempo; al massimo aspetto gli ottant'anni e faccio la strega di Biancaneve, quella originale che era gobba, sdentata e aveva le verruche sul naso così risparmio anche sul trucco XD

venerdì 2 novembre 2018

un mese in quattro foto: ottobre


Quando ero più giovane col marito andavamo spesso ai concerti di musica classica. Forse spesso non è proprio il termine più adatto, ma insomma, ci andavamo. Poi lui ha continuato e io no. Comunque la prima domenica d'ottobre, giornata di ingresso libero ai musei, siamo stati a Palazzo Milzetti e abbiamo assistito ad un concerto per pianoforte e violino che prevedeva Mozart, Beethoven, Debussy e un autore locale. Bravissimi gli interpreti e stranamente non mi è nemmeno calata la palpebra più di tanto.



Una casa abbandonata in collina. Non si poteva entrare perchè la porta era chiusa e alle finestre c'erano le sbarre, però si poteva sbirciare perchè i vetri erano rotti. Domandona: ma l'IMU la pago solo io? Perchè non capisco il motivo di lasciare delle case a marcire così, piuttosto demoliscile... o no?



Alla Sagra dei Frutti Dimenticati di Casola Valsenio c'era un tizio vestito da francescano che andava in giro con un carretto pieno di animali; altri animali ronzavano attorno. Avrei voluto fotografarlo, ma era perennemente circondato di bambini e di genitori che facevo foto ai pargoli con gli animali. Insomma, mi è riuscita solo una delle caprette.


Questo è uno scorcio delle scale di servizio di Villa Albergati; si tratta di una struttura autoreggente costruita in modo che chi sale e chi scende non s'incontri. Peccato che ce le hanno fatte solo sbrirciare dal basso, mi sarebbe piaciuto salirci!

mercoledì 31 ottobre 2018

ottobre dormiglione

la finestra della cucina sul terrazzo della vecchia casa

Nel fatto che i figli crescono ci sono indubbiamente dei vantaggi, per esempio aver finito di andare a scuola da parte del figlio piccolo ha fatto sì che io non sia più obbligata a svegliarmi presto per preparare la colazione e metterlo fuori dalla porta di casa in tempo per la prima ora. Ho quindi fatto qualcosa che per me è una rarità: sono rimasta nel letto a poltrire quasi tutte le mattine. Certo, è un poltrimento relativo nel senso che non è che mi sia alzata da letto alle 10, ma anche solo poter girarsi dall'altra parte sapendo di poter restare a covare altri dieci minuti per me è una soddisfazione impagabile. Tra l'altro adesso sono di nuovo in stand-by con la casa perchè chiaramente finchè è invasa dagli artigiani non c'è nulla che io possa fare, di conseguenza non ho avuto impegni che mi abbiano costretta a sgobbare. Ottobre è dunque stato un mese molto rilassato dal punto di vista fisico, anche se un po' di arterio non me la sono fatta mancare. L'altra buona notizia è che ho ricominciato a fotografare (in analogico intendo) dopo una pausa di più di due mesi causata dal caldoporco. Mi sono ripromessa di fare un'uscita fotografica a settimana e sono riuscita a mantenerla, riuscendo almeno in parte a risvegliare il neurone.



Col marito ho fatto un salto alla Sagra dei Frutti Dimenticati di Casola Valsenio (dove ho fatto incetta di noci e castagne, che non sono frutti dimenticati, ma meglio comprarli direttamente dal contadino) e ho partecipato a un brunch a Villa Albergati di Zola Predosa. Era compresa anche la visita guidata alla villa, che abbiamo fatto ruzzolando sulla pancia perchè avevamo mangiato troppo.



A Ferrara sono stata a vedere la solita mostra delle foto premiate del World Press Photo e ho pensato bene di integrare la gita visitando il Cimitero Monumentale della Certosa. La parte più vecchia è piuttosto fatiscente, diverse parti sono state chiuse al pubblico (mi spiegava un'addetta che hanno patito dei danni per via del terremoto e che della manutenzione delle tombe si dovrebbero occupare le famiglie, ma di quelle più vecchie manco si sa se esistono ancora degli eredi), e tuttavia il suo fascino sta proprio in questa decadenza. E' stata una bella passeggiata tra il silenzio e la solitudine, conclusa la quale ho fatto un ottimo pranzo che più tradizionalmente ferrarese non si poteva presso la Ariosteria di Via  Palestro 99: cappellacci alla zucca, salama da sugo con purè e tenerina al cioccolato. Burp!


uno scorcio di Pennabilli

L'ultimo sabato del mese, sfidando le pessime previsioni del tempo e gli occhioni sgranati di chi ci dava dei pazzi, siamo andati a fare una gita con una coppia di amici. Alla fine tirava solo un forte vento, di pioggia non se n'è vista, dimostrazione del fatto che a fidarsi ciecamente di quelli de Il Meteo si fa spesso la figura degli idioti XD La gita ha previsto la visita di Pennabilli (molto carina), una passeggiata nel bosco vicino a Carpegna con pranzo al sacco (e che meraviglia il bosco in autunno!), una breve sosta a Carpegna (breve perchè il palazzo è aperto solo in certe occasioni perciò lo abbiamo visto solo da fuori) e visita del borgo di Frontino (che fa parte di quelli più belli d'Italia e in effetti è un gioiellino). Gran bella giornata, insomma, e io sono stata particolarmente contenta per la dozzina di gatti incontrati qua e là e quasi tutti socievoli. Mi sa che morirò gattara!

domenica 28 ottobre 2018

The Mortal Instruments - Cassandra Clare


Un applauso alla mia idea di vedere sempre le riduzioni cinematografiche o televisive prima di leggere i libri dalle quali sono state tratte, difatti ancora una volta mi trovo davanti a una dimensione diversa. La saga di sei libri di Cassandra Clare - distribuita sul mercato italiano con il titolo di Shadowhunters - è un lavoro di quasi duemila pagine che mi ha ricordato più l'ambientazione di Harry Potter che non lo stile della serie TV. In quest'ultima come sempre si punta molto sull'azione, azione che non manca nei libri, ma che è bilanciata da altrettanta riflessione. Quello che non capisco è lo stravolgimento della trama quando quella originale è molto più coerente e lineare, ma immagino che entrare nella testa dei produttori televisivi sia impossibile; resta il fatto che, ignorando i libri, la serie è comunque ben fatta e avvincente. Nei libri si segue la storia di Clary & Co., con i piccoli problemi da adolescenti mescolati a quelli ben più gravi degli sconvolgimenti del loro mondo. La minaccia è grave e comporta lutti, distruzione e l'eventualità che il mondo come lo conosciamo scompaia, sostituito da una versione infernale. Tocca a un manipolo di ragazzini salvare capra e cavoli, laddove gli adulti appaiono a volta ingessati in convinzioni superate e incapaci di quel tocco di immaginazione e incoscienza necessari alla vittoria. Lettura che mi ha coinvolto, personaggi che mi sono stati quasi tutti simpatici (peccato continuare a immaginarli coi volti degli attori della serie, anche se per lo più azzeccati) e diverse ore di quel distacco dalla realtà che vo cercando: che cosa chiedere di più?

giovedì 18 ottobre 2018

vecchi adulti


E' un periodo un po' così. Mi rendo conto che l'affermazione è vaga, dunque mi spiego: è uno di quei periodi in cui non capitano catastrofi di portata tale da smuovere la mia rabbia/depressione (in questi casi le due cose si alternano), in compenso capitano tante piccole cose che mi causano frustrazione e mi portano a uno stato generale di insoddisfazione. Un periodo di mah borbottati a ogni piè sospinto, di teste scosse in modo sconsolato, di sospiri. La situazione intorno a me in senso più lato non aiuta, difatti per evitare travasi di bile non sto quasi più seguendo le notizie di attualità. In compenso, dopo aver cominciato ad ascoltare praticamente solo musica anni Ottanta a partire da questa estate, mi rendo conto che sono retrocessa a una sorta di adolescenza passata tra libri, film e serie TV che hanno il solo fine di distrarmi, portandomi in una dimensione parallela fantastica. Finchè sto lì sto bene, poi mi tocca tornare ai mah e ai sospiri perchè la realtà chiama alle cose indispensabili. Mi viene da ridere perchè anche la serie di libri che sto leggendo in questo periodo rientra nella categoria young adult: romanzi rivolti ad un pubblico dai 12 ai 18 anni. Comunque mi consolo perchè Wikipedia afferma che metà dei lettori di questo genere sono adulti, vedi tutti quelli che hanno letto la saga di Harry Potter dopo i vent'anni (pare che esista anche un genere new adult che va dai 18 ai 24 anni: chi mi conosce sa che detesto le etichette e quindi scrivo questo solo per la cronaca, per il resto tendo a sbattermene altamente). Visto che più passa il tempo più perfeziono il mio talento per il romitaggio, qualunque cosa io faccia non fa male a nessuno; se non altro la recessione all'adolescenza non ha ancora interessato il mio aspetto esteriore e chi mi incontra vede la stessa vecchia befana di sempre.

sabato 13 ottobre 2018

The 100


Dopo un'apocalissi nucleare, gli unici superstiti della razza umana sono le persone che si trovano a bordo delle stazioni spaziali che orbitano intorno alla Terra; riunitesi insieme (perchè l'unione fa la forza), si ritrovano 97 anni dopo il disastro con una serie di problemi che si traducono con il fatto che sono troppi e che le risorse non bastano più per tutti. E' anche in quest'ottica che viene deciso di spedire sulla Terra i 99 delinquenti minorenni in attesa di esecuzione (perchè la disciplina è rigidissima e ogni infrazione viene punita con la morte) con la speranza che possano scoprire che la Terra è tornata abitabile; a loro si unisce il fratello di una delle ragazze. I cento atterrano e scoprono che effettivamente sulla Terra si può vivere, ma scoprono anche che è tutt'altro che disabitata. Da un lato ci sono i discendenti di coloro che sono sopravvissuti all'olocausto e che sono divisi in diversi clan di feroci guerrieri, dall'altro ci sono i discendenti di quelli che si sono rinchiusi in un bunker. A nessuno piace la presenza dei nuovi arrivati e scoppiano così molti violenti contrasti. Questo non è che l'inizio di una serie che ho trovato molto avvincente; arrivata alla quinta stagione (ma le mie preferite sono le prime due, benchè il livello si sia sempre mantenuto alto) e probabilmente destinata a proseguire, è tratta da quattro romanzi che, a detta di chi li ha letti, sono piuttosto diversi (vi saprò dire). Di certo non c'è il tempo di annoiarsi, l'adrenalina scorre sempre a fiumi, anche perchè quando le cose vanno male ecco che subito cominciano ad andare peggio, e quando pensi che peggio di così non potranno andare diventa tutto ancora più tremendo. Inutile dire che muoiono parecchi personaggi. Insomma, a me è piaciuta un sacco!

mercoledì 10 ottobre 2018

Guchi vuole farsi del male (ovvero: guardare film aspettandosi che facciano schifo)


Ho già detto che detesto i remake e in questo caso ero curiosa di vedere che razza di porcheria era stata fatta, viste anche le critiche negative che avevo letto. Premetto che ho visto il Ben Hur classico, quello del 1959 che ha vinto undici Oscar, almeno due volte, se non tre. Si tratta di una di quelle pellicole che non si possono non vedere perchè malgrado l'altisonante tono biblico, resta pur sempre una pietra miliare. In questa nuova versione la trama ha subito alcune modifiche ma è soprattutto nella maniera in cui la storia viene narrata che ho notato la differenza maggiore. Se il Ben Hur del 1959 è epico, questo ha una dimensione più umana. Detto ciò, non posso dire che sia stato orrido come mi aspettavo; chi non ha visto quello più famoso potrebbe anzi apprezzarlo. Secondo me è un prodotto che non ha niente di meno dei soliti film di azione che raggiungono i nostri schermi, pur non vantando meriti particolari. La celeberrima scena della corsa sulle bighe è tosta quanto basta e mi è piaciuta anche la battaglia navale. Insomma, come film di intrattenimento senza troppe pretese ci può stare.



E poi se di un film leggo recensioni senza vie di mezzo, ovvero c'è chi gli dà cinque stelle e chi dice che è ùrendo, a me viene ancora di più la curiosità di vederlo, di conseguenza eccomi ad affrontare un fantasy russo. Intanto devo dire che vedere qualcosa di diverso dal solito non può che fare bene ai neuroni e se non altro in questo film ci sono alcuni aspetti che meritano proprio perchè originali ai nostri occhi abituati alle americanate. In compenso la storia è fondamentalmente prevedibile: un amore tra la bella e il mostro che finisce bene malgrado tutti i peggiori presupposti. Insomma, credo che un film così lo si debba prendere come una favola, nè più nè meno, e in quest'ottica è più che dignitoso.


Avevo già accennato al film Shadowhunters quando avevo parlato della serie, film che ai fan dei romanzi non era affatto piaciuto. Con tale presupposto e avendo gradito la serie, avrei anche potuto fare a meno di guardarlo, ma ero troppo curiosa e non ho resistito. Il film parte bene, nel senso che da subito appare più vicino allo spirito dei libri, ma ben presto se ne discosta, oltre a pasticciare la trama. Nella seconda parte pare quasi che la sceneggiatura sia stata scritta in stato d'ebbrezza e ne è uscito uno strazio insopportabile. Le uniche cose degne di nota di questo film sono Aidan Turner e Godfrey Gao (quest'ultimo appare solo per pochi secondi ed è un gran peccato).