mercoledì 31 maggio 2017

maggio balconato


Il mese è cominciato bene, con l'arrivo del pacco di snack dolci e salati direttamente da Tokyo. Si tratta di un servizio studiato appositamente per tutti quelli che, come me, vivono in perenne crisi di astinenza se non possono assaggiare certi sapori da noi introvabili. Ci pensa Tokyo Treat: si possono fare sottoscrizioni annuali, semestrali o una-tantum e si riceve una scatola piena di delizie come quella della foto qui sopra. Opportunamente rifocillata, ho dato ufficialmente il via alla stagione del balcone che, guarnito con la solita siepe anti-guardone, ha accolto la mia comoda poltrona, il mio sederone e una lunga sequenza di libri e riviste per molte ore rilassanti. A proposito di pacchi però c'è stata anche una nota negativa: la Fujica Half in arrivo sempre dal Giappone è stata inspiegabilmente bloccata alla dogana a Segrate e a tutt'oggi non ne ho ancora notizia; si vede che gli zelanti doganieri italioti non avevano niente di meglio da fare quel giorno che prendersela con un'innocua casalinga con la passione delle macchine vintage.



Oltre alla gita a Venezia, ho gironzolato anche altrove. Sono stata un giorno a Perugia col marito, e devo dire che mi sono divertita molto più dell'ultima volta; abbiamo anche mangiato ottimamente (e come porcelli) presso il ristorante Il Cantinone in via Ritorta 4, e fatto il nostro dovere di turisti colti visitando, tra l'altro, la Galleria Nazionale dell'Umbria dove, oltre all'arte del passato, abbiamo apprezzato molto anche la mostra di Federico Seneca, un grafico che ha realizzato manifesti e loghi pubblicitari famosi, fra i quali quello dei Baci Perugina.



Restando all'incirca in quel periodo, ovvero gli anni Venti e Trenta, mi sono recata a visitare la mostra dedicata all'Art Dèco a Forlì. Mi è piaciuta un sacco! Adoro l'arte di quel periodo, e anche se la mostra sullo stile Liberty resta insuperata, pure questa mi ha regalato molte emozioni.



Più controversi sono stati i sentimenti che ho provato alle mostre di Fotografia Europea, delle quali però ho già detto, ma nonostante tutto non riesco a rinunciare a questo appuntamento annuale. Infine, la mia inesistente vita sociale è stata ravvivata dalla cena con le ragazze del mio vecchio gruppo, incontro che da molto tempo non veniva proposto, ma che è stato oltremodo gradito. Stare insieme a persone per le quali provo stima e affetto e con le quali non devo recitare nessuna parte lo considero la nemesi delle cene di classe XD.

domenica 28 maggio 2017

Fotografia Europea a Reggio Emilia

uno dei locali dei Chiostri di San Pietro

Malgrado il caldone, ieri sono stata a Reggio Emilia per la consueta abbuffata di foto, anche se queste manifestazioni mi provocano sempre più spesso un certo imbarazzo di stomaco. Quest'anno sono partita bene, ma non sono mancate cose che mi hanno fatto come al solito dire mah. Del resto, come ho affermato ancora, io sono solo una che fa foto, non sono nè vorrei mai essere una photographer XD.

Pieter Hugo, Albino Portraits

Cominciando la mia scarpinata dai Chiostri di San Pietro, mi sono piaciute molto le mostre dedicate a Fabrica (che è il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group), alla storia della fotografia sudafricana e al grande Gianni Berengo Gardin. Mi hanno detto di meno Les Nouveaux Encyclopédistes, a parte Joachim Schmid che ha prodotto una cosa a parer mio molto divertente, benchè non sia farina del suo sacco. Ovvero: egli ha prodotto 96 libriccini fotografici, ciascuno dei quali dedicati a un argomento, solo che le foto non le ha scattate lui, ma le ha pescate da vari siti di photo sharing come Flickr.

una delle foto di Daniel Blaufuks

Delle mostre ospitate a Palazzo da Mosto mi è piaciuta solo quella di Daniel Blaufuks. Si tratta di un progetto molto semplice e che ho apprezzato proprio per questo. In pratica lui si è accorto della bella luce che colpiva il tavolo della sua casa di Lisbona, luce che faceva apparire sempre diverse le cose lì poggiate, quindi non ha fatto altro che fare una serie di scatti di quel tavolo con sopra oggetti diversi. Siccome mi piacciono molto le fotografie di interni con luce naturale, ho apprezzato particolarmente questa serie. Fra l'altro sono una grande fan delle cose semplici, visto che quasi sempre sono anche le migliori.

pancia mia fatti capanna!

A questo punto un tavolo apparecchiato serviva a me, visto che si era fatta ora di mangiare, perciò mi sono recata come al solito alla Biosteria Ghirba in Via Roma 76, godendomi ogni boccone del delizioso pranzetto e ogni sorsata di birra artigianale. A seguire, sono stata alla Biblioteca Panizzi dove c'era un percorso didattico molto interessante che ripercorreva la storia della fotografia. Allo Spazio Gerra invece c'era una mostra dedicata agli hippies; anche questa mi è piaciuta perchè i fricchettoni mi sono sempre stati simpatici. 

Paul Strand, La Famiglia, Luzzara 1953

Molto bella anche la mostra che era a Palazzo Magnani, dedicata a Un Paese, libro fotografico nato dalla collaborazione di Cesare Zavattini e Paul Strand. Zavattini aveva convinto Strand a ritrarre i suoi concittadini di Luzzara e ne è uscito uno spaccato a 360° di questo paese. Il progetto è stato ripreso vent'anni dopo, a metà degli anni Settanta, da Gardin, ma anche altri fotografi, tra i quali Luigi Ghirri, hanno immortalato Luzzara.

centinaia, o forse migliaia di foto, a rivestire le pareti di una sala dei Chiostri di San Domenico;
è il progetto di Aleix Plademunt chiamato Un Passaggio

Dopo una cosa del genere, le cose successive non mi sono piaciute. Temo che il mio problema sia che ho della fotografia una concezione piuttosto tradizionalista, nel senso che continuo a pensare a qualcuno che prende in mano una macchina fotografica e scatta; alla fine non importa molto se la macchina è analogica o digitale o se addirittura è un telefonino, quello che non riesco a sopportare è l'eccessiva postproduzione o certe installazioni che alla fine di fotografico hanno poco, così come non capisco che merito ci sia per esempio nell'usare immagini prese dalle telecamere di sorveglianza. Chiamatele arte in senso più generico please, non fotografia. Insomma, le cose viste al Palazzo dei Musei e ai Chiostri di San Domenico me le potevo pure risparmiare (a parte i grandi ritratti disposti in circolo di Moira Ricci) e magari prendere il treno delle 16.47 che così mi buttavo sotto la doccia un'ora prima...



domenica 21 maggio 2017

La rilegatrice dei libri proibiti - Belinda Starling


Questo è il mio primo volume e, nonostante le sue evidenti imperfezioni, ne vado piuttosto fiera. Il marocchino rosso della copertine è tutt'altro che liscio, gli angoli sono stati ripiegati malamente e c'è una macchia d'erba sull'intarsio anteriore di seta color fiordaliso. Il titolo sul dorso troppo ricurvo è SAOBA BIBBL, con improbabili motivi botanici: ananas che spuntano tra foglie di quercia, ghiande ed edera. L'ho fatto cinque anni fa quando temevo per il nostro fallimento.

Bazzicando la sezione Narrativa Inglese Contemporanea, mi è capitato per le mano questo romanzo che è ambientato all'incirca nello stesso periodo dell'ultimo che ho recensito, difatti vi si menziona the Great Stink. Di puzza effettivamente se ne sente pure qui, anche se di tutt'altro genere; c'è sì quella nauseabonde del fiume-cloaca per le strade, ma soprattutto c'è quella delle colle e delle pelli usate nella legatoria in cui lavora la protagonista. The Journal of Dora Damage (titolo che ai distributori locali dev'essere suonato troppo anonimo, così che hanno deciso di puntare sul pruriginoso) è la storia narrata in prima persona di una donna rivoluzionaria per quei tempi; Dora, moglie di un legatore e madre di una bambina epilettica, si ritrova infatti a mandare avanti la bottega del marito quando quest'ultimo si ammala. Per una donna dell'epoca era inusuale e disdicevole, tuttavia per Dora si tratta di una questione di sopravvivenza, tanto più che la bottega versa da tempo in cattive acque e gli usurai bussano alla porta. Per non finire in mezzo alla strada e a patire la fame, ella accetta di fare un lavoro sporco, ovvero rilegare opere considerate oscene. Mentre i libri e le illustrazioni che le passano tra le mani si fanno via via sempre più spinti, Dora si ritrova a prendere consapevolezza di un aspetto della vita che non aveva mai considerato prima, ovvero la sessualità. Difatti all'epoca le persone a modo consideravano il sesso come qualcosa di sporco e suo marito era anche più represso della media. Passare dalla fantasticherie alla realtà diventa inevitabile, soprattutto quando Dora s'innamora del nero Din, ex-schiavo americano che le viene affibbiato come aiutante da un ente caritatevole. Che dire? Il romanzo mi è piaciuto, anche se verso la fine non mi ha convinto al 100%. Chiaramente l'autrice ha voluto salvare capra e cavoli, ma per farlo forse ha un po' esagerato con i colpi di scena. La cosa che ho più apprezzato è stata, ancora una volta, l'accurata ricostruzione della vita del tempo, soprattutto della condizione femminile che era veramente infame. L'autrice, Belinda Starling, purtroppo è morta giovane, a soli trentaquattro anni.

giovedì 18 maggio 2017

Il ventre di Londra - Clare Clark


All'improvviso la galleria curvò a destra e, sebbene la pendenza fosse aumentata di colpo, William dovette chinarsi. Si fermò un momento, la cime del berretto che strusciava contro la volta viscida, e alzò la lanterna mentre il tanfo degli escrementi gli riempiva le narici.

A metà dell'ottocento il Tamigi era una fogna a cielo aperto, con tutte le conseguenza del caso. In particolare the Great Stink, la grande puzza, fa riferimento all'estate del 1858, quando le temperature insolitamente alte causarono la riduzione delle acque del fiume, così che tutte le schifezze finirono per essere più concentrate fino ad arrivare al punto che il fiume, quasi completamente privo di acqua, trasportava solo escrementi, cadaveri di animali e scarti industriali. Alla fine la pioggia riportò le cose alla relativa normalità, ma venne deciso di affrontare il problema una volta per tutte con il rifacimento della rete fognaria. Questo è il contesto in cui è ambientato il romanzo e in cui si muovono i due protagonisti. Da un lato c'è il giovane William May, reduce dalla guerra di Crimea e ancora traumatizzato da quell'esperienza, tanto da essere diventato autolesionista, che è uno dei periti incaricati di riorganizzare le fogne; dall'altro il vecchio Tom Braccia Lunghe, un poveraccio che grazie alle fogne sopravvive, in quanto vi si reca per raccogliere quanto può essere rivenduto o riutilizzato, oltre che a catturare topi che servono per i combattimenti clandestini con i cani. Apparentemente i due non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro, ma finirà che Tom salverà la vita di William, ingiustamente accusato di omicidio. Un lavoro molto interessante questo, con una puntigliosa ricostruzione del periodo (ho spesso avuto l'impressione di sentire pure io tutta quella puzza!).

domenica 14 maggio 2017

L'armata perduta di Cambise - Paul Sussman


Era tutta la mattina che quella mosca tormentava il Greco. Come se la canicola del deserto, le marce forzate e le razioni ammuffite non fossero sufficienti, ora doveva subire quest'altra tortura. Maledisse gli dèi e si schiaffeggiò con forza la guancia, sprizzando una sventagliata di goccioline di sudore ma mancando l'insetto.

Paul Sussman, prematuramente scomparso nel 2012, è stato giornalista e archeologo, oltre che scrittore. Questo suo primo romanzo fonde archeologia, fondamentalismo islamico e uno stile da thriller che tiene col fiato sospeso il lettore fino all'ultima pagina (e all'ultimo colpo di scena). La vicenda, inventata di sana pianta ma ispirata sia a elementi storici che di attualità, ha come presupposto la scomparsa di un esercito di cinquantamila uomini che, secondo l'unica fonte storica disponibile, ovvero Erodoto, sarebbe stato inghiottito da un'eccezionale tempesta di sabbia mentre stava attraversando il deserto egiziano. In effetti non si sa bene se questo episodio sia realmente avvenuto, infatti pochi anni fa sarebbe stata rinvenuta un'iscrizione del faraone Petubastis III che sostiene che questo esercito sarebbe stato battuto in maniera tradizionale, per cui la storia della tempesta di sabbia sarebbe stata inventata da Dario I, il successore di Cambise II. Una coppia di archeologi italiani, tali Angelo e Alfredo Castiglioni, avrebbero affermato di aver trovato il sito pieno di resti di soldati e armi, ma non sono stati presi sul serio per via di certi loro trascorsi non esattamente limpidi. Insomma, la sorte dell'armata di Cambise resta tuttora avvolta nel mistero. Ops! Ho divagato troppo e non ho ancora detto nulla del libro. La protagonista si chiama Tara Mullray ed è figlia di un archeologo; quando si reca in Egitto a trovarlo, scopre il suo corpo. L'uomo è morto d'infarto, e a provocarglielo è stata la visita di un personaggio molto sgradevole, archeologo anch'esso, ma con una forte vena sadica e, soprattutto, associato a un temibile fondamentalista che organizza attentati contro i turisti. Pare infatti che sia stata ritrovata la tomba dell'unico sopravvissuto del disastro dell'esercito di Cambise e che un'iscrizione dia indicazioni geografiche accurate per ritrovare il luogo esatto; peccato che proprio la parte che le riporta sia sparita. E' a quella che dà la caccia il braccio destro del fondamentalista ed è quella che il vecchio archeologo aveva acquistato da un ricettatore per farne dono alla figlia. Tara si trova così coinvolta in un pasticcio internazionale che mette più volte a repentaglio la sua vita. Sussman è stato giustamente definito la risposta intelligente a Dan Brown e non posso che sottoscrivere; il romanzo infatti mi è piaciuto molto perchè, oltre ad essere appunto un bel thriller, dimostra anche la competenza e l'intelligenza dell'autore. Credo proprio che leggerò altre cose sue.

giovedì 11 maggio 2017

Venezia sperimentale


Ogni tanto mi viene più forte del solito la voglia di fare esperimenti fotografici, così sono partita per Venezia con due rullini dai quali non sapevo che cosa aspettarmi: un bianco e nero immerso nel succo di limone (e così appiccicoso che ho temuto seriamente di schiantare lui o la leva di caricamento della macchina) e un 800 ASA scaduto non si sa quando che ho infilato in una macchina al 100% di plastica pagata € 3 a un mercatino. Le previsioni non erano entusiasmanti (da completamente a parzialmente nuvoloso), invece verso ora di pranzo è uscito il sole e meno male che mi vesto sempre a cipolla, visto che sono dovuta passare dal trapuntino alla T-shirt. Viaggio in treno tranquillo e animato giusto dal siparietto comico offerto da una signora sprovveduta che ha avvisato il controllore che doveva scendere a Ferrara DOPO che Ferrara era passata. Pensava che le porte del treno si aprissero da sole... Tutto ciò mi consola profondamente perchè almeno vedo che di rincoglioniti al mondo non ci sono solo io XD A Venezia ho girato tutto il giorno andando dove mi portava il naso; per fortuna avevo anche una cartina che mi ha permesso di farmi una vaga idea di dove mi trovavo nonchè di tornare in stazione. Sono passata da angoli deserti al porcaio di Piazza San Marco, e ai Frari mi sono goduta il concerto improvvisato di una ragazza giapponese che, accompagnata da una violoncellista, ha cantato alcune arie tra gli applausi entusiasti dei presenti. I gondolieri invece gorgheggiavano O Sole Mio tra gli scatti (entusiasti pure quelli) dei turisti appostati sui ponti. Tutto normale, insomma. Venezia alla fin fine è diventata una sorta di parco dei divertimenti, ma a me piace sempre tornarci e infrattarmi dove la massa dei turisti non arriva. Quanto alle foto, non so ancora che cosa ne è uscito perchè le ho appena portate a sviluppare.

sabato 6 maggio 2017

Che fine ha fatto Mr. Y - Scarlett Thomas


Ora tu hai una scelta. 
Ora tu... Sono affacciata alla finestra del mio ufficio, fumando di nascosto una sigaretta e cercando di leggere Margins nella smorta luce invernale, quando odo un rumore mai sentito prima. Ok, forse questo rumore - crash, bang, ecc. - l'ho già sentito altre volte, ma il fatto è che viene dal basso, e questo non è normale.

The end of Mr. Y è un libro complicato e cervellotico, e tuttavia lo si riesce a leggere scorrevolmente perchè è costruito come un thriller, anche se confesso che a volte mi sono incartata sulle spiegazioni delle bizzarre teorie che stanno alla base di tutto. La protagonista, dopo aver letto un libro maledetto, prepara una pozione che le consente di viaggiare all'interno delle menti altrui -umane e animali - ma questa è solo la punta dell'iceberg. L'idea di fondo è certamente intrigante e originale, benchè alla fine non riesca a decidere se questo libro mi è piaciuto davvero oppure no. Non ho durato fatica a finirlo, anzi, ero molto curiosa di vedere come sarebbe stato risolto tutto questo casino, però boh. Una seconda volta non lo rileggerei, per dire.