domenica 31 dicembre 2017

dicembre culinario

seppie con la polenta di mais bianco

Cucinare mi piace da sempre, però in certi periodi mi capita di cedere alla pigrizia e quindi non mi impegno più di tanto, per non dire di quando fa caldo e non ho il coraggio di avvicinarmi ai fornelli. L'inverno è forse la stagione in cui mi impegno di più e questo dicembre non ha fatto eccezione perchè ho sperimentato nuove ricette, soprattutto di dolci. Tra l'altro ho provato a fare i cioccolatini e ne sono rimasta così soddisfatta che ho deciso di regalarli ad alcune persone per Natale. Ho fatto anche la marmellata di mele cotogne, per fortuna che è venuta buona perchè a sbucciare quelle maledette mele (che sono dure come il somaro) ci ho guadagnato una vescica.


A parte spignattare però non c'è stato molto altro. Già ero partita male, con un ritorno del mal di schiena causato dal fatto che non ho più fatto gli esercizi, con in più il viaggio in Belgio e il superlavoro natalizio che mi hanno dato il colpo di grazia. Per fortuna è stato il tipo di mal di schiena che richiede solo riposo, quindi mettendomi in modalità da ottantenne sono riuscita a procedere con la normale amministrazione. L'anno si è concluso nell'ozio, fondamentalmente.

venerdì 29 dicembre 2017

Wrath - John Gwynne




Mentre precipitava nell'aria, privo di peso, Veradis intravide a tratti la torre di Brikan e l'ancora furente Calidus, affacciato alla finestra, poi vide il fiume che, in basso sotto di lui, gli veniva incontro.

Ecco finalmente il quarto e ultimo volume della corposa saga di John Gwynne, i cui primi tre avevo recensito QUI e QUI. Questo è il libro in cui si tirano le somme, in cui si sa che si assisterà alla vittoria del bene (perchè così funziona il fantasy), ma se ne ignorano le modalità e i costi. Gwynne è stato piuttosto generoso con questi ultimi, finendo per accoppare i due terzi dei protagonisti. Sospendo il giudizio su questo, in quanto da un lato mi rendo conto che in guerra la perdita di vite umane è logicamente elevata e quindi questo sterminio suona realistico, dall'altro mi dispiace quando vengono a mancare personaggi che mi stanno simpatici o che ritengo non meritino di morire. Comunque questi sono punti di vista molto personali. Tornando al libro invece, confermo quanto già scritto in passato: è sicuramente un buon prodotto di intrattenimento e non mi pento affatto di averlo letto, però continuo a sentire la mancanza di un pizzico di qualcosa in più (l'altra volta l'avevo chiamata introspezione).

giovedì 28 dicembre 2017

la ruota delle meraviglie


Confesso che a questo giro stavo per disertare Woody Allen, viste anche le molte critiche negative lette a proposito di questo film, poi una mia amica l'ha proposto come occasione per vederci e dunque eccoci qua. Già sulla carta il film mi crea qualche problema: se da un lato la protagonista è Kate Winslet, attrice che mi è sempre piaciuta, dall'altro abbiamo Jim Belushi, che di per sè non mi dispiacerebbe nemmeno, non fosse che ogni volta che lo vedo mi torna in mente La Vita Secondo Jim e mi sale l'insofferenza, per non dire di Justin Timberlake. Justin Timberlake, seriously? Poi sì, parere personalissimo, che sennò tra poco si materializza nei commenti qualcuno che si mette a dire quanto lui è bello e bravo e quanto sono stronza io a sostenere il contrario XD  


Venendo al film invece, la storia è ambientata negli anni Cinquanta ed è quella di una donna di mezza età ancora piacente ma che affoga nell'insofferenza e nei sensi di colpa. Il primo marito infatti l'ha lasciata dopo che lei lo ha tradito, cosa che l'ha portata all'alcolismo, dal quale è uscita insieme al secondo marito; il figlio di primo letto ama fare falò in ogni angolo causandole ulteriore stress, così, come da copione, la donna trova una via di fuga innamorandosi di un bagnino più giovane di lei. Per lui è una storiella estiva, per lei è l'occasione di mollare tutto e rifarsi una vita; ci crede fino a quando non si materializza la figlia di suo marito che fa battere -questa volta seriamente - il cuore del bagnino. Non dirò come finisce, non sia mai che qualcuno lo va a vedere. Dunque, conclusioni: Kate Winslet molto brava, ma il suo personaggio non ha destato in me la minima simpatia. Il film, malgrado la sempre ottima colonna sonora e la fotografia da cartolina, mi ha fatto calare la palpebra (e giuro che la notte prima avevo dormito).


sabato 23 dicembre 2017

la sobrietà

composizione biblica con tanto di serpente; peccato non si vedano
le palle di polistirolo con scritto sopra cose come "intelligenza", "splendore" e "bellezza".

Già da diversi anni in occasione delle festività natalizie le vie del centro della mia città vengono ingombrate adornate dai cosidetti giardini di Natale. L'idea in sè potrebbe anche essere buona, il problema è che questi giardini sono appaltati direttamente alle ditte o ai negozi che li pagano e che molto spesso non brillano esattamente per buon gusto. Qualche anno fa si era arrivati a un tale sfoggio di porcherie che il Natale seguente il Comune aveva invitato a fare questi giardinetti tutti uguali o perlomeno di stile il più possibile simile. Quest'anno ho l'impressione che stiamo per ricadere nelle brutture del passato. 




Non ho avuto la pazienza di leggere il poster di presentazione, quindi non so se c'è un concept dietro ai giardinetti di quest'anno. Se c'è dev'essere talmente profondo che io non ci arrivo. Per esempio non capisco il senso di fare una catasta di libri, per di più in avanzato stato di putrefazione, vista la pioggia che hanno preso. In rete si vedono foto di alberi di Natale fatti con i libri, una cosa così sarebbe stata molto carina, ma questo? Per poco poi l'altro giorno non investivo una signora poichè ero rimasta allucinata alla vista di questi due bambolotti nudi:

notare la foglia che copre le parti intime di Adamo

Comunque sia, la gggente pare gradire, se ti fai una vasca nel corso non senti altro che signore agghindate che bisbigliano alle amiche quanto sono belli i giardinetti di Natale e la Proloco ha organizzato perfino due pellegrinaggi. Personalmente non sono contraria all'abbellimento delle città in occasione delle Feste, vorrei solo un po' di criterio. Soprattutto non nascondo che questi giardinetti per me che giro in bici sono una grandissima rottura di palle in quanto restringono la sede stradale; già è dura non investire i pedoni sotto le feste, visto che se ne vanno tutti in giro svagati, attraversano senza guardare (perchè tanto siamo in zona traffico limitato) o formano capannelli esagerati, se poi devo anche evitare la foresta tropicale il gioco si fa duro. Sono molto molto contenta che Natale cada di lunedì; visto che io appartengo alla vecchia scuola che non va a fare la spesa di domenica e che ha la previdenza di rifornirsi del necessario nei giorni feriali, per me significa poter restare chiusa in casa per tre giorni di fila. Dopo restano da affrontare il delirio di San Silvestro e quello della Befana, e poi finalmente LA PACE.



Unica nota positiva: il giardino all'italiana davanti al Teatro Masini. Una volta tanto qualcosa che mi piace.

mercoledì 20 dicembre 2017

Worried About the Boy


Non sono mai stata una fan sfegatata dei Culture Club però le loro canzoni mi piacevano molto e all'epoca avevo acquistato anche un paio dei loro album. Vedere questo film quindi per me è stata più una curiosità che un must. Prodotto per la TV inglese ed interpretato dall'allora diciottenne Douglas Booth nel ruolo di Boy George, alterna due linee temporali. La prima e più esauriente mostra gli esordi di Boy George; le apparizioni pubbliche al club Blitz gestito da Steve Strange (fondatore dei Visage) che ammetteva solo "the weird and wonderful", i primi amori (gay, naturalmente) ed infine la decisione di mettersi a cantare e la gloriosa apparizione a Tops of the Pops con la celeberrima Do you really want to hurt me. Nella seconda, spostata avanti di qualche anno, c'è invece il Boy George della crisi, quando il fratello minore ne denunciò pubblicamente l'abuso di droga e i Culture Club si sciolsero.

Douglas Booth è un credibile e somigliante Boy George

La pellicola è più che dignitosa (e inimmaginabile per la TV italiana che mai potrebbe produrre qualcosa di simile) e a me è piaciuta soprattutto perchè mi ha riportato indietro a quegli anni Ottanta in cui ho cominciato ad ascoltare la musica innamorandomene profondamente. Ogni volta che vedo film ambientati in quel periodo poi non posso fare a meno di pensare a quanto si fosse avanti rispetto a certe cose, alla faccia di tutte le pippe sul gender che ci si fa ora. Boy George non era l'unico personaggio apertamente androgino dell'epoca (nel film per esempio appare anche Marilyn - al secolo Peter Robinson - ma penso anche a soggetti come Pete Burns dei Dead or Alive). Francamente non ricordo che cosa pensavo di loro all'epoca, probabilmente nulla, nel senso che ho sempre accettato le persone e la loro sessualità senza giudicare o scandalizzarmi, nutrendo anzi una certa simpatia per l'eccentricità in generale. E adesso scusatemi, ma vado su Youtube a sentirmi Karma Chameleon.

domenica 17 dicembre 2017

come pioveva

le ultime parole famose

Giusto una settimana fa col marito sbarcavamo a Bruxelles. Viste le condizioni stazionarie dei nostri vecchietti infatti avevamo deciso di concederci una breve vacanza pre-natalizia. Anche se in famiglia sono io quella che più di tutti ama il freddo, da principio il marito aveva proposto di andare a Varsavia per assaggiare il vero inverno; è finita che non abbiamo trovato un volo diretto e così, eliminata per lo stesso motivo anche l'opzione Stoccolma, abbiamo ripiegato per il Belgio dove il marito è stato accontentato perchè il vero inverno ci aspettava lì.

quando fare window shopping procura l'acquolina in bocca...

Sbarcati a Charleroi con un velo di neve, siamo stati accolti a Bruxelles dalla pioggia, con vari picchi d'intensità; per esempio, mentre passeggiavamo ammirando le cioccolaterie del centro, è venuto un temporale con raffiche di vento che ha fatto strage di ombrelli e inzuppato tutto l'inzuppabile. 


Malgrado ciò, abbiamo potuto ammirare un bellissimo spettacolo di suoni e luci nella Grand Place; i palazzi venivano illuminati con vari colori a ritmo con le gradevoli musiche - a tratti lente, a tratti allegre. Molto bello anche il coro che si esibiva alla cattedrale. Devo ammettere che, pur provando un discreto fastidio per le festività natalizie e tutto ciò che di solito comportano, ho apprezzato queste cose delle quali in altri periodi dell'anno non avrei potuto godere. La prima giornata è poi finita in gloria davanti a una tinozza di cozze e a una  carbonade flamande accompagnate dall'ottima birra che i belgi producono.


Il secondo giorno era in programma la visita di Gent/Gand che abbiamo affrontato imperterriti malgrado la neve. Difatti ha nevicato tutto il giorno, anche in questo caso con raffiche di vento che vanificavano l'ombrello. Da principio ci siamo avviati verso il centro a piedi, ma la neve ci rallentava e quindi a metà strada abbiamo preso un tram; in effetti questo era l'unico mezzo affidabile visto che viaggiava su rotaie. Le auto strombazzavano e andavano a passo di lumaca, mentre pochi temerari del posto affrontavano il tutto in bicicletta. Gent ci è piaciuta e certamente innevata appariva ancora più bella; peccato che ho fatto pochissime foto (per colpa del vento più che della neve: se avesse nevicato dritto mi sarei riparata sotto l'ombrello scattando senza problemi).


Il pranzo è stato particolare; nell'imbarazzo della scelta, siamo finiti da Gwenola, locale specializzato in pannenkoeken. Sul menù inglese avevano tradotto con pancake, ma in realtà io le definirei crespelle per via di spessore e dimensioni. C'erano versioni sia dolci che salate e la simpaticissima cameriera ci ha fornito tutte le spiegazioni del caso, oltre a consigliarci due birre divine. Ripreso il tram per tornare in stazione, è finita che ci siamo dovuti fare gli ultimi duecento metri a piedi per colpa del ghiaccio che aveva bloccato le rotaie impedendo al mezzo di proseguire; due operai con le fiamme ossidriche procedevano allo scioglimento mentre la colonna dei passeggeri fatti scendere arrancava in una spanna di neve. 


Arrivati a Bruxelles relativamente presto, il marito ha voluto assolutamente andare a vedere l'Atomium, il monumento che riproduce un atomo di ferro. Illuminato di sera faceva la sua bella figura, ma purtroppo non siamo riusciti a visitarlo per un pelo (questi pigroni di belgi chiudono i musei troppo presto!).


Visto che continuava a piovere (ma almeno aveva smesso di nevicare), c'era bisogno di chiudere di nuovo in bellezza. Gira che ti rigira, siamo riusciti a ritrovare una brasserie adocchiata il giorno prima e notata per via del nome particolare: A La Mort Subite (alla morte improvvisa). Da mangiare c'erano insalate, una vasta selezione di omelette e qualche dolce, ma ancora una volta il punto di forza stava nella birra. Il locale poi è una meraviglia per gli occhi in quanto l'arredo è rimasto invariato dall'inizio del Novecento, probabilmente anche grazie al fatto che la gestione si è tramandata in famiglia (ora siamo alla quarta generazione).


Terzo giorno e, aprendo le finestre, scopriamo che... piove, appunto. In realtà era in programma la visita di alcuni musei, quindi la cosa era relativamente grave. Dato che una volta tanto più che un diluvio era una pioggerella intermittente (con qualche fiocco di neve nel mezzo), abbiamo voluto vedere se per caso ci fosse il mercato delle pulci a Place du Jeu de Balle nel quartiere di Marolles. Malgrado il tempaccio, c'erano diversi espositori, con la roba annegata nell'umido (scatole di cartone appoggiate per terra, talmente fradice che a sollevarle si saranno sfondate...) e ci siamo comprati giusto un paio di cosette come souvenir.

quel matto di Hieronymus Bosch

Quanto ai musei, abbiamo visto quello delle Belle Arti, il Museo Fin de Siècle e il Museo Magritte. Avendo al seguito solo la macchina digitale (dopo l'andazzo di Gent avevo deciso di risparmiarmi inutili sofferenze) mi sono divertita a fotografare dettagli dei quadri. Nel pomeriggio la pioggia ha concesso una tregua e, tornati in centro, ci siamo rivisti con eguale godimento lo spettacolo di suoni e luci in piazza.


L'ultimo giorno prevedeva la visita di Brugge/Bruges, dove siamo stati graziati dal maltempo per un'oretta, durante la quale finalmente ho potuto fotografare con tutti gli agi; peccato che poi si è rimesso a piovere e l'unica cosa positiva è stata che pioveva piano e senza vento. Il diluvio si è scatenato quando ormai avevamo visto tutto. Brugge è una città che merita la fama che ha, difatti era piena di turisti  di tutti i paesi (inoltre doveva essere appena atterrato un aereo da Pechino XD).


Sulla via della stazione, abbiamo fatto una sosta per mangiare un gaufre (la versione belga del waffle) dopodichè, una volta a Bruxelles, abbiamo voluto fare la nostra ultima cena di nuovo presso La Mort Subite.


Che dire di questo viaggio? A noi i posti sono piaciuti, abbiamo mangiato e bevuto molto bene, eravamo così bene attrezzati contro il maltempo che non abbiamo nemmeno preso il raffreddore. Da parte mia c'è però stata una profonda frustrazione fotografica perchè le condizioni non erano certo adatte a fare foto decenti, quando non erano proprio impossibili, e tuttavia, come dicevo anche al marito, a rischio di sembrare pazza, baratterei volentieri luglio e agosto con due dicembri piovosi e nevosi XD

giovedì 14 dicembre 2017

Mistero a Crooked House


Mi sono dormita qualche anniversario relativo ad Agatha Christie? Me lo chiedo perchè di recente sono stati prodotti due film tratti da suoi libri; uno è Assassinio sull'Orient Express che non sono andata a vedere sia perchè sono affezionata all'originale sia perchè Kenneth Branagh con quei baffi da tricheco non si può guardare, l'altro è questo Crooked House, tratto dall'omonimo libro del 1949 e conosciuto da noi con il titolo E' un problema. Tanto per cominciare, visto che solo la solita pignola rompiscatole, volevo chiarire che il titolo italiano fa pensare che Crooked House sia il nome della dimora in cui si svolgono i fatti, quando in realtà è solo la citazione di una filastrocca per bambini. Sorvolo su questo piccolo peccato che almeno non crea equivoci particolari; non ho altre lamentele, visto che il film me lo sono visto in originale con grande soddisfazione. Confesso che non ricordavo nulla della trama; da ragazzina veneravo Agatha Christie e mi ero data la missione di leggere tutti i suoi libri. Ci sono riuscita in una percentuale prossima al 90%, ma sono passati più di trent'anni e a momenti non ricordo la trama dei libri che ho letto quest'estate, fate un po' voi. La versione cinematografica sposta l'azione avanti di qualche anno rispetto al libro e fa qualche aggiustamento che però non stravolge l'originale. Il cast vede diversi volti noti, tra i quali una magnifica Glenn Close e una Gillian Anderson in versione caschetto nero. Si potrebbe avanzare la critica che sia un pochino lento, ma mi è piaciuto e il finale, reso in modo più dinamico e drammatico, è molto ben riuscito.

martedì 12 dicembre 2017

The Limehouse Golem


La Londra di fine Ottocento è sconvolta da una serie di delitti efferati compiuti da un assassino che si firma Golem. Viene incaricato delle indagini l'ispettore Kildare, che non è un pivello ma che ha sempre lavorato nella sezione furti; pare che si tratti di una mossa strategica volta a fare cadere su di lui la colpa di un eventuale fallimento, salvando così il titolare della sezione omicidi. Kildare comunque pare armato di buona volontà, ma finisce per lasciarsi distrarre dagli occhioni di Elizabeth Cree, una giovane ex-attrice di varietà accusata dell'avvelenamento del marito. Kildare va convincendosi che era proprio suo marito l'autore dei delitti e s'impegna per scagionarla e salvarla dalla forca.

Bill Nighy (Kildare) e Olivia Cooke (Elizabeth Cree)

Questo film, che non mi risulta uscito sui nostri schermi, è tratto da un romanzo di grande successo,  Dan Leno and the Limehouse Golem di Peter Ackroyd. A me è piaciuto, anche se mi è sembrato di capire che chi ha letto il libro ha trovato deludente la versione in pellicola. Una cosa particolare è che sono stati inseriti nella trama dei personaggi realmente esistiti (addirittura Karl Marx è uno di quelli che Kildare sospetta essere il Golem).


Figura tra questi Dan Leno, nei panni dell'amico e protettore di Elizabeth Cree. Costui, il cui vero nome era George Wild Galvin, fu un famosissimo attore di varietà e spesso recitò in vesti femminili. Considerato ai suoi tempi come l'attore comico meglio pagato al mondo, spesso prestò il suo talento a spettacoli di beneficenza e fu anche filantropo. Malgrado la sua grande popolarità, Leno soffrì per il fatto di non essere preso sul serio, in quanto avrebbe sempre voluto recitare ruoli drammatici; nei suoi ultimi anni s'incattivì per la frustrazione e finì per rovinarsi la salute sia fisica che mentale con l'alcool, morendo poco più che quarantenne per cause sconosciute. 

venerdì 8 dicembre 2017

talenti letterari


Sono contenta di aver riposto definitivamente nel cassetto ogni mia velleità letteraria; dopotutto non sono mai stata una scrittrice, visto che ho scritto sempre e solo per me stessa. O quasi. Fanno eccezione i due racconti, uno di lunghezza normale e uno breve, che pubblicai anni fa sul vecchio blog. In quei due casi, pur non rinunciando nè al mio stile nè alle mie bizzarrie, scrivevo sapendo che qualcuno mi avrebbe letto (di solito scrivo sapendo che su quelle parole si poseranno solo i miei occhi). Fare la scrittrice però è un'altra cosa, è un mestiere non dissimile da altri (specialmente di questi tempi) che comprende sì una certa dose di talento, ma anche la compiacenza di andare incontro al pubblico. Credo che ne siano prova scuole e corsi di scrittura creativa che spuntano come funghi. Io ne frequentai uno tempo fa, che in realtà insegnava più a leggere che a scrivere (per stessa ammissione del docente, Stas' Gawronski, il quale disse appunto che non si può insegnare a scrivere un libro e chi pretende di farlo mente). Non mi pento di aver tirato fuori quelle mie velleità dal cassetto, non farlo avrebbe significato portarmi ancora dietro quel rimpianto, mentre paradossalmente il fallimento mi ha rimesso in pace con me stessa. Ma soprattutto, da qualche tempo, sono contenta di aver rinunciato a condividere i miei scritti perchè è giusto che persone con più talento di me ricevano tutta l'attenzione che meritano. Per esempio questa:




lunedì 4 dicembre 2017

Jonathan Strange e il signor Norrell - Susanna Clarke


Alcuni anni fa, nella città di York, esisteva un'Accademia di maghi, i quali si incontravano il terzo mercoledì di ogni mese per leggere lunghi e noiosi documenti sulla storia della magia inglese.
Erano maghi gentiluomini, vale a dire che non avevano mai usato la magia per farsi del male a vicenda, e nemmeno del bene.

All'inizio di questo corposo romanzo (quasi 900 pagine) i maghi inglesi sono solo studiosi di libri di magia; sì, perchè la magia è scomparsa dall'Inghilterra da secoli. O forse no. Ecco infatti che fanno la loro apparizione ben due maghi in grado di praticarla. Il primo è il signor Norrell, un erudito che ha letto tutti i libri sui quali è riuscito a mettere mano e che non ha la minima intenzione di condividere il suo sapere. Vuole essere l'unico mago in Inghilterra e ci riesce spingendo tutti gli altri a firmare un documento di rinuncia alla magia in seguito a una scommessa. Però poi salta fuori Jonathan Strange che, benchè di magia abbia letto poco, riesce a supplire con la creatività e si rivela non meno potente di Norrell. I due non potrebbero essere più diversi: tanto è rigido e gretto Norrell quanto è estroverso e simpatico Strange. Essendo però gli unici due in grado di praticare la magia, è inevitabile che si conoscano e che, malgrado l'iniziale diffidenza, diventino prima maestro e allievo e quindi amici. Norrell però, che fa tanto il superiore mettendo in guarda dalla magia antica, è anche quello che evoca un essere fatato per riportare in vita la promessa sposa di un influente politico, non rendendosi conto di aver condannato la poverina a un incantesimo che la costringe a trascorrere tutte le notti nella dimora dell'elfo, ballando insieme ad altre persone sottoposte a incantesimo come lei. Quanto al gentiluomo fatato, non tarda a produrre altri danni. Ho trovato molto piacevole la lettura di questo libro, la cui prosa e ambientazione in qualche misura mi hanno fatto pensare a Jane Austen. Sono stata fin da subito una fan di Strange, mentre mi è stato sulle scatole Norrell, e ancora di più i suoi due opportunisti amici. Certo, le pagine erano tante e per giunta disseminate di note, ma alla fin fine non ho trovato nulla di superfluo e quando il libro è finito avrei voluto che durasse ancora.


Un paio di anni fa ne è stata tratta una miniserie inglese che ha rispettato molto fedelmente la trama; le poche libertà e omissioni non sono state tali da irritarmi o deludermi come a volte succede con gli adattamenti, anzi, riguardo a due o tre cose la versione filmata ha fatto pure più chiarezza. Forse la cosa che mi ha provocato più shock all'inizio è stato l'attore che interpreta Strange (Bertie Carvel), per nulla simile alla descrizione del personaggio nel libro, ma la sua interpretazione è stata perfettamente aderente ad esso e quindi l'ho superato subito; l'attore che fa Norrell (Eddie Marsan) invece è adattissimo. La serie è veramente ben fatta, come del resto di solito sono ben fatte le serie inglesi, e merita la visione.

giovedì 30 novembre 2017

novembre novembrino


Anche quest'anno novembre è cominciato che stavo a Lucca Comics; sono tornata in tempo per festeggiare il mio compleanno con un pranzo al ristorante che ha visto riunita tutta la famiglia, cosa che non accadeva da tempo perchè i figli ormai sono grandi e vanno per la loro strada. A seguire lo smantellamento della mia mostra che, a giudicare dalle firme sul quaderno, è stata un successone: l'hanno vista ben dieci persone (compreso mio marito). Per il resto il mese è trascorso tranquillamente e senza picchi degni di nota. Mi sono dedicata al restauro conservativo, difatti ho fatto la pulizia dei denti. Il tempo si è volto al piovoso nella prima metà del mese, fornendomi tutte le scuse per restare prevalentemente a casa a oziare. Nella seconda metà è tornato fuori il sole e me ne sono andata un po' a gironzolare per fare foto, visto che c'erano ancora parecchie foglie gialle e rosse in giro, oltre a riprendere molto moderatamente le mie passeggiate salutari.



Un pomeriggio col marito siamo tornati al Lago di Ponte, ma ce la siamo presa troppo comoda e quando siamo arrivati era già in ombra. In compenso siamo stati sorpresi nel vedere che c'erano la neve e l'acqua ghiacciata.


Causa maltempo, abbiamo disertato anche la Fiera di San Rocco; peccato, perchè una vasca l'avrei anche fatta volentieri. Invece siamo andati al M.I.C. a vedere la bella mostra dedicata ad Achille Calzi, artista locale vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento.

martedì 28 novembre 2017

Il cuore degli uomini - Nickolas Butler


Il Trombettiere non ha bisogno della sveglia. Nell'oscurità intima della tenda che puzza di vecchio, le sue mani vanno in cerca dei fiammiferi, grattano la punta sulfurea azzurra contro la scatola, il fiammifero si accende e brucia, e finalmente appare la luce dorata di una lanterna al cherosene; lo stoppino arde come un polmone in fiamme.


Il cuore degli uomini è difficile da prevedere, ma essenzialmente è la solita discriminante fra buoni e cattivi. C'è chi non si incattivisce malgrado il bullismo subito e la perdita di fiducia nel genere umano, c'è chi appare come uno stimato professionista ed è invece uno stupratore seriale. Comunque più che di bianco e di nero a me pare che qui si parli di grigio: nessuno è completamente innocente. Diviso in tre parti che coprono quasi sessant'anni, il romanzo sembra mostrarci che in fondo è sempre la stessa storia. Un bel libro che malgrado quella punta di cinismo non mi ha lasciato l'amaro in bocca, forse perchè so già che il mondo va male.

sabato 25 novembre 2017

Guchi nel fantastico mondo dello streaming

Con lo streaming non ho mai avuto molta fortuna. Quando cerco di guardarmi qualche film, non ci riesco che di rado perchè a tutti i link trovati o mi chiedono di registrarmi, o mi chiedono dei soldi, o vengono bloccati dal mio sensibilissimo antivirus; se per qualche miracolo ne trovo uno non affetto da questi problemi, il file non carica (sono passate alla storia le quattro ore impiegate per riuscire a guardare "The king and the clown" che ne dura la metà). Insomma, uno strazio. In compenso i mie figlioli non fanno altro che guardare film in streaming, perciò potrebbe essere un problema di imbranataggine mia. Comunque, alla fine i ragazzi mi hanno passato un paio di indirizzi di siti che usano loro e almeno un link funzionante tra i tanti c'è. Lo trovo un buon sistema per recuperare pellicole per le quali non mi andava di spendere i soldi del cinema o che magari all'epoca mi ero persa per pigrizia, distrazione o indigenza. Per esempio queste:


Avevo visto il provino di questo film e siccome l'arte del trailer prevede che il tutto venga reso accattivante per il possibile spettatore, aveva attirato la mia curiosità. Ok, lo ammetto: il motivo principale era che uno degli attori mi sembrava molto caruccio. Tornata a casa, avevo fatto qualche indagine e valutato che ricadeva nella tipologia di quelli che non valgono il prezzo del biglietto. In effetti è una polpetta che non a caso è stata assimilata alla saga di Twilight; anch'esso tratto da una serie di libri - per cui mi aspetto sequel, dato che il finale è sospeso - dei quali mi sono letta la trama fino al quarto volume concludendo che sì, è decisamente una di quelle robe per adolescenti romantiche. Che poi il film non era nemmeno partito male, almeno finchè c'era una certa aria di mistero in salsa gotica sembrava anche interessante, diciamo che è degenerato quando è saltato fuori l'ammmore. L'attore comunque era davvero molto caruccio XD



Non ero andata a vedere questo film perchè temevo l'effetto pianto dirotto sul finale. La storia è quella di Saroo, un bambino indiano che a cinque anni, salito per sbaglio su un treno, si ritrova a più di 1500 km. di distanza dal suo villaggio, a Calcutta, dove addirittura si parla una lingua diversa. Il piccolo non sa come tornare a casa, finisce per vivere in strada e viene raccattato da una donna che però pare in combutta con un poco di buono che probabilmente vuole venderlo, poi finisce in orfanotrofio e siccome la ricerca della sua famiglia non dà risultato (perchè svolta su Calcutta, in quanto nessuno immagina che il bambino venga da tanto lontano), viene adottato da una coppia australiana. Cresciuto sereno con la nuova famiglia, ad un certo punto ricorda improvvisamente la sua infanzia e si mette a cercare compulsivamente su Google Earth la sua città natale, per poter tornare a riabbracciare la madre e i fratelli. Naturalmente ci riuscirà. Ho trovato il film ben equilibrato, nel senso che emoziona ma per fortuna non esagera col melodramma, cosa che però non mi evitato l'effetto pianto dirotto sul finale XD



Di film orientali sui nostri schermi ne arrivano col contagocce, pensare che ne vengono prodotti a centinaia ogni anno. Questo è una co-produzione sino-americana che vede Zhang Yimou alla regia; questo regista in passato ha prodotto alcune pellicole memorabili che ho molto amato, per cui la mia prima reazione quando seppi di questo film fu di gioia, poi però come deterrente per non andare a vederlo funzionarono sia la presenza di Matt Damon che le stroncature lette in rete. In effetti già dopo un quarto d'ora si capisce che è una cagata pazzesca. La trama vede alcuni mercenari europei infiltratisi in Cina per procurarsi la fantomatica polvere nera; due di essi, sopravvissuti all'assalto di una strana bestia, si arrendono alla guarnigione che presidia la Grande Muraglia. I nemici sono appunto quelle strane bestie (dei mostruosi lucertoloni) e per tutto il tempo non si fa che lottare contro di loro, con uno dei mercenari che scopre la fiducia nel prossimo grazie al fascino degli occhioni di una guerriera, mentre l'altro continua a interessarsi alla polvere nera. E' da tempo che sono convinta che la facilità con cui al giorno d'oggi vengono prodotti gli effetti speciali abbia fatto un gran male al cinema e lo dimostra una pellicola come questa che per il 90% deve essere stata realizzata al computer. E' il classico film d'azione fine a se stesso, buono giusto per la multisala, ed è un peccato che negli ultimi tempi i cinesi stiano sempre più scimmiottando in questo gli americani.

mercoledì 22 novembre 2017

a furor di popolo, ovvero: breve disamina della popolarità ai tempi dei social


E' da più di un anno che il malefico algoritmo di In Explore si impossessa a intervalli irregolari di alcune delle mie foto aggiungendole alla galleria di immagini più invidiata di Flickr. Come già spiegato QUI, non c'è alcun merito in questo poichè la selezione è del tutto casuale; prova ne sono gli innumerevoli travasi di bile della sottoscritta in quanto nel 99% delle volte non vengono scelte le foto che io ritengo più meritevoli, bensì altre che mi piacciono ugualmente (sennò non le posterei su Flickr) ma che considero inferiori. Per fortuna il restante 1% mi dà soddisfazione; per esempio la foto a sinistra è una delle meglio riuscite tra quelle che ho scattato lo scorso anno in Giappone ed è anche quella che, in seguito all'esplorazione, ha ricevuto il maggior numero di likes nella storia fotografica della Guchi: 254. A parte tutto, uno potrebbe pensare che sbarcare su In Explore equivalga ad aver fatto bingo: ti ritrovi con un sacco di visualizzazioni (18.085 è il mio record, sempre per la foto qui sopra) che dovrebbero quindi farti conoscere a un sacco di persone. Tralasciando il fatto che noi frequentatori di social siamo affetti in varia misura da narcisismo e quindi tendiamo a ruotare intorno al nostro ombelico piuttosto che interessarci a quello degli altri, ho constatato che raramente le persone deviano dalla strada principale, un po' come quando fai il turista a Venezia, che a Piazza San Marco tocca di sgomitare, dopodichè ti infili in una traversa e ti trovi da solo. Insomma, uno sguardo a In Explore ce lo buttano tutti, ma poi si fermano lì: pochi vanno sul profilo di un fotografo a vedere il resto e ancor meno diventano suoi followers avendo gradito ciò che hanno visto. Poi sì, ci sono le eccezioni, tipo gente che segue ed è seguita da 2000 o 3000 persone e che alla fine è come se collezionasse le figurine su Facebook: dubito che abbiano il tempo e le forze per guardare reciprocamente le proprie foto. Ed ecco la meta a cui volevo giungere, ovvero l'inciucio. Sì perchè anche su Flickr, come su ogni social che si rispetti, il vero nodo della questione è l'inciucio: io ti seguo se tu segui me. Essendo io la solita testona, seguo solo quelli di cui mi piacciono le foto, così al momento sono in attivo di 90 persone. La cifra varia perchè ultimamente ho notato una nuova tendenza, ovvero: cominciano a seguirti e, se dopo qualche giorno non ricambi, smettono. Ma la cosa che funziona in assoluto al meglio per ottenere popolarità è il commento a go-go: cominci a commentare tutto quello che vedi e la gente comincerà a interessarsi a te e a seguirti, instaurando l'inciucio 2.0; ed è qui che casca l'asino la Guchi. Mi sto lamentando? No, sto solo facendo una constatazione, ovvero che se non fossi l'orso che sono, se inciuciassi come tutti, adesso avrei 1000 followers pure io e senza nemmeno dovermi mettere a photoshoppare selvaggiamente. Non solo, so che la cosa varrebbe anche riguardo ai blog, se mi mettessi a fare commenti a destra e manca. Ogni tanto ho bisogno di rammentare a me stessa che sono io a non essere tagliata per certe dinamiche e che alla fine preferisco l'integrità del mio modo di essere; forzare la mia natura per una popolarità in fondo stupida perchè non aggiungerebbe nulla alla qualità della mia vita non vale la pena.

sabato 18 novembre 2017

Intima apparenza - Edith Pearlman


Tenderfoot era un salone da pedicure sulla Main vicino a Channing Street. Due sedie reclinabili - di solito una occupata - si affacciavano sulla strada da una grande vetrata. Soli con Paige i clienti si confessavano in pubblico, chiunque poteva vederli e nessuno sentirli a parte lei.

Chi ha scritto che la Pearlman è una visionaria ha omesso di aggiungere che fa diventare visionari anche i propri lettori. Questa raccolta di racconti ha infatti il grande pregio di dipingere tutta una serie di personaggi e renderceli vivi, così che ci sembra di osservarli coi nostri stessi occhi. L'autrice vuole scavare nei fondo dei cuori, scrutare negli animi, e così spesso tira fuori quelle cose che ciascuno di noi conserva solo per sè, il non detto che non volemmo fosse mai rivelato. Il tutto viene fatto però con grande delicatezza, come se la Pearlman stesse sbirciando da dietro le tende. Una lettura veramente profonda e interessante.


mercoledì 15 novembre 2017

streghe e vampiri


Le streghe dell'East End è una serie che è andata in onda pochi anni fa e che mi sono gloriosamente dormita (come del resto mi sono dormita gli ultimi dieci anni di TV o giù di lì); tratta liberamente da una serie di libri di Melissa de la Cruz, scrittrice americana di origini filippine, è stata purtroppo interrotta alla seconda stagione per via del calo negli indici di ascolto, cosa che ha lasciato i fan con un palmo di naso perchè, come in ogni finale di stagione che si rispetti, nell'ultima puntata della seconda stagione rimangono diverse cose in sospeso che in teoria di sarebbero chiarite nella terza. E invece. A me le serie con le streghe di solito piacciono, anche perchè chi non vorrebbe avere poteri magici? Pensa che bello: schiocchi le dita e magicamente la casa si pulisce da sola e il bucato si stira per i fatti suoi, per non dire di tutti i dispetti che si potrebbero fare alle persone che ci stanno sui maroni. Comunque sia, le streghe di questa serie provengono da un altro mondo, dal quale sono fuggite a causa di una guerra fratricida; le protagoniste sono pure vittime di una maledizione per aver osato tradire il re, che altri non è che il loro padre e nonno. Si trovano a dover affrontare prima un potente mutaforma che vuole vendicare la morte del proprio padre per mano della capo-famiglia, mentre nella seconda stagione devono affrontare i pericoli derivanti dall'apertura del portale che collega i due mondi. Mi sono divertita a vederla e anche se non è che la metterei nella top ten delle mie serie preferite, l'ho trovata ben fatta e adatta come scacciapensieri. Peccato che l'hanno interrotta.



Anche questa serie è stata interrotta prima del previsto, ma almeno la cosa non è caduta come un fulmine a ciel sereno e gli sceneggiatori hanno avuto modo di far quadrare (quasi) tutti i conti prima della fine definitiva. Ormai ha dieci anni sul groppone e francamente non capisco perchè sia stata un tale flop. A me è piaciuta molto, così come a un certo gruppo agguerrito di fan che, a suo tempo, tentarono - inutilmente - di fare pressione perchè non venisse interrotta. La storia ha come protagonisti un vampiro che lavora come investigatore privato (e che grazie ai suoi poteri riesce facilmente a risolvere i casi) e una giornalista che vent'anni prima, da bambina, è stata salvata proprio da lui. Abbiamo quindi una trama da poliziesco unita alla love story, in quanto i due inevitabilmente si innamoreranno, pur tra le mille perpessità causate dal vampirismo di lui.  



A quanto pare Amazon, oltre a spedire pacchi e pacchetti, si diletta pure a produrre telefilm. Difatti questa serie, al momento di due stagioni, è targata Amazon Studios. Chiaramente indirizzata ad un pubblico giovanile, l'ho trovata divertente e ben realizzata, con tre giovani interpreti veramente molto in gamba. Le protagoniste sono infatti tre ragazzine dodicenni che si mettono a produrre le ricette magiche trovate sul libro della nonna di una di esse. Naturalmente spesso combinano pasticci che poi devono cercare di rimediare, e intanto cercano anche una cura per lo nonna che pare vittima di un incantesimo. Alla base di tutto c'è il libro omonimo di Cindy Callaghan, nota autrice di libri per ragazzi.

sabato 11 novembre 2017

rivisitazioni ibride


Una delle tendenze che noto più spesso riguardo alle serie TV di tipo fantastico è il fatto di fondere diversi elementi partendo da un personaggio classico. L'esempio più lampante è Penny Dreadful che ha messo in piazza di tutto e di più. Questa serie, che chiaramente s'ispira alla famosa accoppiata Jeckyll/Hyde, vede come protagonista il nipote del Jeckyll più famoso. La teoria è che il cambiamento di personalità non sia dovuto alla pozione, ma che sia innato; la pozione sarebbe solo un catalizzatore. Dunque di Jeckyll/Hyde ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno (ammesso che figlino). Robert Jeckyll non sa nulla di ciò perchè il suo padre adottivo gli fornisce delle pillole che inibiscono la sua parte Hyde, ma ben presto si troverà immerso non solo nei propri problemi, ma anche in un complotto per riportare in vita un dio malvagio. L'ambientazione è la Londra degli anni Trenta; a me questa serie è piaciuta, anche se da principio mi aveva lasciata un po' perplessa, ma è indubbio che gli attori siano tutti molto bravi e che la trama sia risultata interessante abbastanza da coinvolgermi. Tuttavia la serie è stata interrotta dopo la prima stagione di dieci episodi che si è conclusa con uno di quei finali in cui non si sa se sono o no morti tutti. I motivi dell'interruzione sono stati sia gli indici di ascolto in calo che il fatto che la serie andava in onda in orario pomeridiano, cosa che ha causato una marea di proteste per via delle molte scene violente; magari se l'avessero trasmessa in seconda serata quando i bambini teoricamente dormono nessuno si sarebbe lamentato.



The Frankenstein Chronicles è una miniserie in sei puntate che è andata in onda un paio di anni fa; siccome ha riscosso grande successo, è stata prodotta una seconda stagione proprio quest'anno. Tale successo è certamente meritato; si tratta di una serie dai toni dark e inquietanti che, come suggerisce il titolo, si ispira alla storia di Frankenstein. Il protagonista è un ispettore della polizia fluviale malato di sifilide, John Marlott. Egli rinviene lungo il Tamigi un corpo annegato che, in seguito all'autopsia, si rivela composto di parti di otto diversi cadaveri di bambini. Gli viene ordinato di indagare in segreto per via del tema scottante; siamo nel 1827, epoca in cui era costume per i medici procurarsi cadaveri strappati alle tombe per portare avanti i propri studi di anatomia. Uno dei personaggi è Mary Shelley (nella realtà inventrice di Frankenstein) ed appare anche un morente William Blake. Marlott scopre delle verità scomode che finiranno per costargli la vita... o forse no. A me è piaciuta molto e spero di poter vedere anche la seconda stagione.



Poteva forse mancare il vampiro più famoso? Naturalmente no! Anch'egli però non ha avuto molta fortuna e la serie Dracula si è fermata a dieci episodi, probabilmente per via del fatto che la rivisitazione non è stata gradita dai fan del sanguinoso conte. In effetti mi associo ai fan; a me la serie non è piaciuta, tant'è vero che non sono nemmeno arrivata in fondo. L'ambientazione in epoca vittoriana è anche bella, però non mi ha convinto Jonathan Rhys-Meyers nei panni di Dracula, benchè sia un attore che in passato mi era anche piaciuto. Insomma, preferisco il Dracula cattivo e il mio riferimento continua a essere Gary Oldman nella versione di Francis Ford Coppola.



In questo caso il protagonista non è un mostro se non per via della straordinaria intelligenza. Elementary è una trasposizione di Sherlock Holmes in chiave contemporanea, ambientata a New York e con Watson che è una donna. Come serie mi è piaciuta, anche perchè, come ho già detto, apprezzo le indagini poliziesche basate sul metodo deduttivo. Per ora ho visto la prima e penso proprio che proseguirò con le seguenti. Quanto ai protagonisti, mi è sempre stata simpatica Lucy Liu (Watson), ma confesso che ho avuto problemi a digerire Jonny Lee Miller, non solo perchè il suo Sherlock Holmes è particolarmente irritante, ma anche perchè esteticamente non è il mio tipo d'uomo (per non dire di peggio). Certo, poichè non ho più dodici anni sono in grado di apprezzare un buon lavoro di recitazione anche se non gradisco la faccia dell'attore, ma non posso fare a meno di ripensare all'altro Sherlock visto di recente che mi piaceva sotto tutti i punti di vista.