mercoledì 14 dicembre 2016

vi presento Gunnar Barbarotti


Quando Rosemarie Wunderlich Hermansson si svegliò domenica 18 dicembre, mancavano pochi minuti alle sei. Aveva in testa un'immagine molto chiara.
Stava sulla porta e guardava fuori, su un giardino sconosciuto. Era estate, o forse inizio autunno. In particolare, osservava due uccellini gialli e verdi, piccole e grassocci; erano appollaiati su un filo del telefono a una decina di metri da lei, ognuno con un fumetto che usciva dal becco.



Io non sono come gli altri.
E non voglio esserlo. Se qualche volta nella vita mi capita di trovare un gruppo al quale sento di appartenere, significa soltanto che sono rincretinito. Che perfino io mi sono piegato alle convenzioni e all'idiozia. E' così, nulla può cambiare queste condizioni fondamentali. Io so di essere un eletto.


Di Håkan Nesser avevo già letto altre cose, tra cui l'ottimo Carambole; questi due bei polizieschi - i prime di una serie attualmente di cinque- vedono come protagonista il detective italo-svedese Gunnar Barbarotti. A differenza di altri suoi colleghi, Barbarotti non è particolarmente sfigato nè particolarmente paraculo; la cosa che mi piace di lui è proprio la sua normalità al limite del banale, oltre che il simpatico dialogo che ha con Dio (nel tentativo di decidere se crederci o no). I polizieschi di Nesser sono complessi e girano a lungo intorno ai vari personaggi, scavando nella loro psicologia, rivelando le loro motivazioni. Nel primo romanzo il colore predominante sembra il grigio, che è poi il colore della realtà, nella quale le cose che accadono, da quelle più belle a quelle più drammatiche, finiscono per stemperarsi e diventare neutre. Detto così potrebbe sembrare che si tratti di un libro noioso, invece è interessante proprio perchè è talmente realistico da farmi pensare che quanto descritto potrebbe accadere nell'appartamento di fianco. Il secondo vede invece una serie di delitti molto più creativi e anche la trama è più macchinosa, con la rivelazione finale che ci regala uno dei colpevoli più originali che mi sia capitato di incontrare, ma, si sa, il delitto non paga e anche un assassino molto astuto alla fine viene catturato (almeno nei libri).


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