sabato 31 dicembre 2016

riassunto delle puntate precedenti

Come scrivevo alla Poison, quando arrivo alla fine di un anno mi sembra sempre di non aver combinato un cazzo, anche se in realtà non è proprio così. Già in passato sul Blog di Guchippai avevo tentato dei bilanci mensili, perciò stavolta ne faccio uno annuale, tanto per non dimenticarmi quale è stato il mio mestiere per venti e rotti anni. Prima di tutto però devo dire una cosa a me stessa:

Guchi, ricordati il motivo per cui 
hai aperto questo blog!

Gennaio


Normalmente questo è uno dei mesi in cui vegeto, ma quest'anno invece sono partita con la mia prima (e quasi certamente) ultima mostra fotografica. E' stato un parto rapido e indolore nella prima fase (quando ho deciso di farla), ma mi ha procurato una discreta ansia quando l'ho realizzata. Per fortuna è durata poco. La mostra invece è durata un mese più del previsto. Se sono contenta di averla fatta? Bè, da un certo punto di vista credo che sia stato doveroso nei confronti di me stessa. E' stata un successo? Non esattamente, perchè l'hanno vista in pochi e qualcuno mi ha fatto notare che il successo di una mostra si misura dalle vendite, in questo caso nulle. Perchè, obiettivamente, chi se non me si metterebbe in casa una foto di Ken-chan?

Febbraio


Pareva che mi fossi messa d'impegno a sistemare la vecchia casa, ma alla fine tutto quello che ho combinato è stato fare un sopralluogo con l'elettricista e commissionare un portone al falegname.

Marzo


Comincia, almeno teoricamente, la stagione delle zingarate, visto che alla fine mi limito a una gita a Milano per visitare una mostra, mangiare okonomiyaki e incontrare due cari amici. Riesco però a chiudere anche una questione in sospeso da alcuni anni, togliendomi un discreto peso dal cuore.

Aprile


Questo è uno dei miei mesi preferiti e non a caso faccio diverse gite, sia da sola che in compagnia: Vicenza, Roma, Saluzzo e dintorni, Cervia, per non dire della Roid Week e del Pinhole Day, che mi impegnano fotograficamente. Vado anche a Udine per il Far East Film Festival, rimanendo un giorno più del solito e con in più il bonus di una nottata passata al pronto soccorso, cosa che non mi ha impedito, la mattina dopo, di tornare al cinema per la solita scorpacciata di pellicole orientali. Insomma, un mese bello intenso che mi ha fatto desiderare che sia aprile tutto l'anno!

Maggio


Anche maggio mi piace, malgrado certi anni possa essere troppo caldo. Alla fine però di gite ne ho fatte solo due: a Venezia e a Reggio Emilia. Ho anche preso l'obiettivo macro per Penelope, il che mi ha regalato una nuova gamma di possibilità fotografiche.

Giugno


Il brivido più grande è stato fare le foto al matrimonio della mia amica saggia. A seguire, me ne sono andata una settimana in Val d'Aosta e sul Lago d'Orta col marito. Una bella vacanza che ci ha impegnati più con forchetta e coltello che con gli scarponi. 

Luglio e Agosto



Fondamentalmente ho vegetato, cosa che faccio sempre quando è caldo. In realtà l'estate di quest'anno non è stata infernale e quindi sono stata perfino a fare due gite col marito, oltre a qualche breve uscita fotografica. Il lato negativo per trascorrere troppo tempo in casa davanti al computer è stato lo shopping selvaggio di macchine fotografiche vintage e rullini su Ebay.

Settembre



Vado qualche giorno a Stoccolma con un'amica per un viaggio organizzato all'ultimo, ma che è stato baciato dal sole e da un ritorno imprevisto, con tanto di pernottamento nella suite di un hotel di Düsseldorf gentilmente offertoci dalla compagnia aerea, dopo che un guasto ci ha fatto perdere la coincidenza per Bologna.

Ottobre


Di nuovo un paio di gite, in provincia di Rovigo e a Ferrara, oltre al mio solito pellegrinaggio a Lucca Comics, che quest'anno si è protratto più del solito perchè la fiera è durata un giorno in più. Ci è scappato nel mezzo anche il bellissimo concerto dei Cure. Fotograficamente c'è stata la Roid Week d'autunno, inoltre mi sono finalmente cimentata nel ritratto grazie alla disponibilità della mia amica Ci.Ci tenevo a fare questa cosa perchè fare ritratti a soggetti consenzienti (al di fuori da Lucca Comics XD) è una delle mie fisse, però devo capire se è qualcosa che posso fare bene. In questo caso la modella merita 10 e lode, la fotografa la sufficienza appena.

Novembre



Tre settimane in Giappone: ho detto tutto! A parte questo, ho avuto anche il tempo di andare a teatro a vedere l'operetta e di compiere gli anni.

Dicembre



Mese di assestamento dopo il viaggio in Giappone. Quest'anno ho diligentemente scritto i biglietti d'auguri e spedito qualche regalo in giro per il mondo, anche se poi si è scoperto che le poste hanno fatto più schifo del solito causando ritardi. Qualche botta di arterio causata dal fatto che ho dovuto spedire i rullini a sviluppare a Roma (perchè il laboratorio della zona me li castra da un anno e mi sono rotta le palle) e i tizi si sono dimostrati grandemente rincoglioniti. Solita camionata di buoni propositi per l'anno nuovo, oltre al varo del blog fotografico Owarai Photos.

mercoledì 28 dicembre 2016

Le solite sospette - John Niven


Quanto sangue, pensò Susan Frobisher. Quanto sangue.
Era in cucina, coperta di quella roba dalla testa ai piedi. Il piano di lavoro, il grembiule, il viso: tutto imbrattato. Davanti ne aveva una grande bacinella piena fino all'orlo. La scena da film horror veniva esaltata dal bianco abbacinante della cucina.

Che fare se alla soglia della sessantina ci si ritrova vedove e in miseria? Semplice: rapinare una banca. Questo è lo spunto dal quale si sviluppa la trama di questo The Sunshine Cruise Company, uno dei libri più divertenti che ho letto negli ultimi anni. Le improvvisate criminali, fino a poco prima tranquille signore inglesi, dimostrano di avere risorse inaspettate e grinta da vendere, per cui non possono che uscire vincenti da questa improbabile vicenda. Penso che nelle mano di un regista e di uno sceneggiatore che sappiano il fatto loro e con un cast adeguato, ne uscirebbe una pellicola esilarante, titoli di coda compresi.

sabato 24 dicembre 2016

Oh Oh Oh!


Stranamente quest'anno il Natale non mi ha stressato. Penso che tre settimane in Giappone abbiano aiutato, nel senso che Natale arriva a fine anno, dopo che uno ha accumulato arterio per i dodici mesi precedenti, e ci mette il carico da novanta, mentre io sono tornata a fine novembre completamente resettata. Dopo il pranzo di domani, il resto è tutto in discesa e quindi spero di cominciare l'anno nuovo con altrettanto relax (accidenti imprevisti a parte). Auguri anche a voi, di Feste senza stress!

mercoledì 21 dicembre 2016

Amore e inganni (Love & Friendship)


Potrei mai perdermi qualcosa tratto da un lavoro di Jane Austen? Naturalmente no, anche se si tratta di un lavoro giovanile che precede i suoi romanzi più famosi. Resta il fatto che l'arguzia è quella e che fortunatamente regista e cast hanno lavorato molto bene, riuscendo a produrre un film davvero molto carino. Fulcro della storia è lady Susan, vedova ancora piacente ma ridotta in miseria, che campa facendosi ospitare da amici e parenti. Cacciata dalla dimora di lord Manwaring dopo che la moglie di lui si è ingelosita (a ragione), si reca a casa del fratello dove subito s'impegna a sedurre il giovane fratello della cognata. Lady Susan è una donna astuta e manipolatrice che riesce a volgere anche la situazione peggiore a suo vantaggio; la sua missione è sposarsi con un uomo ricco e trovare un buon partito anche per la figlia che, al contrario di lei, è timida e innocente. La missione verrà compiuta con molto successo per entrambe.


Molto brava Kate Beckinsale, come del resto tutto il cast. Mi sono divertita molto a vedere questo film e quasi quasi mi è pure venuta voglia di andare a rileggermi la Austen, visto che non lo faccio da tempo.


lunedì 19 dicembre 2016

i diecimila passi


Dice che bisogna fare diecimila passi al giorno per prevenire o eliminare ipertensione, sovrappeso, diabete e stress. A me il più delle volte sembra di farne giusto una dozzina, per cui penso che sia il caso di decidermi a impegnarmi un po' più seriamente, visto che la pressione è altina, la ciccia straborda e, anche se non mi sembra di essere stressata, il diabete ce l'avevano sia mio nonno che mia madre e quindi c'è caso che porti avanti la tradizione di famiglia. Dice anche che in realtà diecimila passi è un bel numero tondo che suona bene e che vuole essere più che altro un incentivo, per cui mezz'ora di attività fisica al giorno per cinque giorni alla settimana è sufficiente, l'importante è che l'esercizio sia regolare. Di certo è meglio di mezz'ora di attività fisica al mese per cinque mesi, che è quella che sto facendo ora, per dire. Comunque l'altra mattina sono uscita a piedi e mi sono messa a contare; quando sono arrivata a 2000 mi sono rotta le palle, così ho deciso di approfittare dei potenti mezzi tecnici a mia disposizione (ovvero di quella mezza ciofeca del mio smart dumbphone) e mi sono scaricata una app contapassi. Ce ne sono diverse, la mia si chiama Pedometro (ammazza, che fantasia!). Il giorno dopo mi sono messa di buona lena e sono uscita di casa con il coso in funzione, anche solo per la curiosità di vedere quanti passi avrei fatto in quella che è una delle mie tipiche passeggiate, ovvero un anello che comprende il vialone e il corso principale. Ho scoperto che fanno poco più di 5.000 passi, così mi è venuta una leggera depressione perchè per me quel giro lì sarebbe più che sufficiente e invece ne dovrei fare due. Quindi non so; intanto che elaboro questa delusione mi metto un po' a sedere XD

sabato 17 dicembre 2016

onda che va, onda che viene


Ormai sto sul web da abbastanza tempo e sono in grado di riconoscere uno schema ricorrente. Il mio stare qui è come un'onda, che a volte cresce e a volte si ritira. Cambiano le motivazioni, cambiano le aspettative (in netto e costante calo, fortunatamente), forse non cambia il sugo, ma insomma. Così, dopo un periodo in cui ho fatto la chiocciola e mi sono ritirata del tutto dentro al mio guscio, ultimamente un paio di avvenimenti del tutto casuali (ci tengo a sottolinearlo perchè sia chiaro che rientrano nell'ordine della serendipity e vanno presi con la dovuta scarsità di importanza) mi hanno fatto decidere di fare quella cosa che l'anno scorso non avrei mai e poi mai fatto. La cosa bella è che non lo so bene nemmeno io perchè l'ho fatta, visto che sono molto serena riguardo alle possibili conseguenze: saranno nulle. Però ci sono cose che uno fa anche senza scopo, sapendo che non ci guadagnerà niente. La grande differenza di sugo rispetto al passato forse è proprio questa. Perciò adesso ho anch'io la mia bella (e inutile) pagina su Facebook che fa da pendant ad un nuovo blog su Tumblr e alla recentissima iscrizione a Pinterest. I dettagli ai curiosi li fornisco in privato.

mercoledì 14 dicembre 2016

vi presento Gunnar Barbarotti


Quando Rosemarie Wunderlich Hermansson si svegliò domenica 18 dicembre, mancavano pochi minuti alle sei. Aveva in testa un'immagine molto chiara.
Stava sulla porta e guardava fuori, su un giardino sconosciuto. Era estate, o forse inizio autunno. In particolare, osservava due uccellini gialli e verdi, piccole e grassocci; erano appollaiati su un filo del telefono a una decina di metri da lei, ognuno con un fumetto che usciva dal becco.



Io non sono come gli altri.
E non voglio esserlo. Se qualche volta nella vita mi capita di trovare un gruppo al quale sento di appartenere, significa soltanto che sono rincretinito. Che perfino io mi sono piegato alle convenzioni e all'idiozia. E' così, nulla può cambiare queste condizioni fondamentali. Io so di essere un eletto.


Di Håkan Nesser avevo già letto altre cose, tra cui l'ottimo Carambole; questi due bei polizieschi - i prime di una serie attualmente di cinque- vedono come protagonista il detective italo-svedese Gunnar Barbarotti. A differenza di altri suoi colleghi, Barbarotti non è particolarmente sfigato nè particolarmente paraculo; la cosa che mi piace di lui è proprio la sua normalità al limite del banale, oltre che il simpatico dialogo che ha con Dio (nel tentativo di decidere se crederci o no). I polizieschi di Nesser sono complessi e girano a lungo intorno ai vari personaggi, scavando nella loro psicologia, rivelando le loro motivazioni. Nel primo romanzo il colore predominante sembra il grigio, che è poi il colore della realtà, nella quale le cose che accadono, da quelle più belle a quelle più drammatiche, finiscono per stemperarsi e diventare neutre. Detto così potrebbe sembrare che si tratti di un libro noioso, invece è interessante proprio perchè è talmente realistico da farmi pensare che quanto descritto potrebbe accadere nell'appartamento di fianco. Il secondo vede invece una serie di delitti molto più creativi e anche la trama è più macchinosa, con la rivelazione finale che ci regala uno dei colpevoli più originali che mi sia capitato di incontrare, ma, si sa, il delitto non paga e anche un assassino molto astuto alla fine viene catturato (almeno nei libri).


domenica 11 dicembre 2016

animali fantastici e dove trovarli


Ero molto curiosa di vedere questo film, anche se non mi definirei una Potteriana accanita, nel senso che ho letto e visto tutti i libri/film della sagra di Harry Potter e mi sono pure piaciuti molto, però non sono una di quelle fan che sanno a memoria i nomi di tutti i personaggi -pure quelli che appaiono per poche pagine- e ricordano pure che cosa avevano mangiato a colazione nel quinto capitolo del terzo libro della serie. Poi in questo film il protagonista è Eddie Redmayne, un attore che apprezzo particolarmente, e quindi ci stava che non volessi perdermelo. 


Redmayne è un giovane Newt Scamander; questo personaggio esiste nella saga di Harry Potter come autore del libro che dà il titolo al film. Arrivato in America con lo scopo di recarsi in Arizona a liberare un esemplare di thunderbird, resta invece bloccato a New York per una serie di coincidenze che lo porteranno infine a risolvere una situazione complicata e pericolosa. Sì, lo so che come trama è molto vaga, ma dato che questo è un film che vedranno in molti e recensiranno in altrettanti, non ha senso che mi dilunghi!


Con la tecnica digitale che ha raggiunto risultati ormai impeccabili, le animazioni e le creature immaginarie sono godibilissime; vince tra tutte lo snaso (nella foto qui sopra), un animaletto simile a un piccolo roditore che si diletta di furti di monete e gioielli e causa non pochi grattacapi a Scamander. Il film l'ho trovato molto piacevole, fornito del giusto equilibrio di commedia e tragedia (tra le due prevale la prima, in quanto l'elemento tragico non è enfatizzato più di tanto), e anche l'elemento romantico, che non manca, è accennato e non predominante. Direi che è il film perfetto per trascorrere due ore di relax e divertimento, senza doversi impegnare troppo.

venerdì 9 dicembre 2016

essere una Guchi


Da qualche parte in Giappone, mentre camminavo (e camminavo, e camminavo...) mi è capitato di riflettere su che cosa significa essere una Guchi, in particolare una Guchi viaggiatrice. Questo è un breve sunto.
  • che la Guchi ami viaggiare mi sembra un dato di fatto noto a tutti, ma non so se è altrettanto chiaro che la Guchi ama soprattutto viaggiare da sola;
  • la Guchi tende a pianificare tutto nel dettaglio per non dover stare a sprecare tempo a decidere che cosa fare quel dato giorno, salvo poi mandare all'aria i piani all'ultimo momento perchè le è venuto in mente qualcosa di meglio da fare;
  • quando la Guchi si mette in testa di fare qualcosa, fa tutto ciò che è umanamente possibile per riuscirci (mal di schiena permettendo);
  • la Guchi si perde, sempre, e non ci sono sistemi per risolvere questo problema. Per dire: va sempre nella direzione contraria, ma se per esempio pensa questa è di certo la direzione contraria, quindi meglio tornare indietro, state certo che la prima era la direzione giusta. Cartina o non cartina, si perde comunque;
  • la Guchi però non considera il fatto di perdersi come qualcosa di necessariamente negativo, anzi lo vede come una forma di serendipity che spesso la porta a scoprire o fare cose che altrimenti non avrebbe scoperto/fatto;
  • la Guchi si ferma spesso e volentieri a fotografare e talvolta, pur di fare un certo scatto, è capace di restare in paziente attesa per diversi minuti o di catafottersi giù per una scarpata;
  • la Guchi non si vergogna a chiedere informazioni e ferma senza problemi la gente per strada;
  • alla Guchi piace assaggiare il cibo dei posti che visita e generalmente riesce a mangiare come un troll sempre e comunque;
  • la Guchi si tiene alla larga dai connazionali quando è all'estero. Se sente parlare italiano, fugge; se non può fuggire, finge di essere inglese;
  • la Guchi gira sempre carica come un mulo perchè, oltre a 4/5 macchine fotografiche, si porta appresso anche tutto quello che ritiene possa eventualmente servire (che è tanto, essendo la Guchi leggermente paranoica);
  • la Guchi può fare molti chilometri se la si lascia libera di andare del suo passo, ma se la si costringe a camminare velocemente, si spompa subito;
  • la Guchi predilige spostarsi in treno per le lunghe tratte e in metropolitana in città, perchè si perde di meno che con il bus. Quando le distanze non sono eccessive però, andare a piedi è la scelta privilegiata (anche perchè è il modo migliore di vedere per bene le cose);
  • la Guchi non fa vita notturna perchè dopo aver camminato per chilometri carica come un mulo per tutto il giorno, generalmente verso le 21.30 collassa sul letto;
  • in compenso la Guchi tende ad essere mattiniera in quanto di mattina presto ci sono meno turisti in giro.
Al momento non mi viene in mente altro...

martedì 6 dicembre 2016

Liza & Annika


La donna che presto sarebbe morta uscì circospetta dal portone e si guardò intorno. Alle sue spalle, l'atrio era immerso nell'oscurità. Scendendo, non aveva acceso la luce. Il cappotto chiaro svolazzava come uno spettro contro il legno scuro. Esitò, prima di avviarsi sul marciapiede, quasi si sentisse osservata.




Non ce la farò mai, pensò Annika. Adesso muoio.
Si premette le palme delle mano contro la fronte, costringendosi a respirare e a calmarsi. I bagagli ammassati nel corridoio lievitavano sotto i suoi occhi, una massa informe che minacciava di occupare l'ingresso e il mondo intero, impossibile da abbracciare con lo sguardo. Come poteva sapere cos'aveva dimenticato?




Non aveva mai sopportato la vista del sangue. Colpa della consistenza, vischiosa e pulsante. Si rendeva conto che era irrazionale, soprattutto per uno come lui. In quegli ultimi tempi la repulsione lo aveva spesso preso alla sprovvista nei sogni, sotto forma di immagini che non riusciva a dominare.




La donna chiamata Gattina sentiva il peso dell'arma sotto l'ascella destra. Gettò a terra la sigaretta, sollevò la gonna e schiacciò per bene il mozzicone con la suola del sandalo. 
E adesso tirate fuori il dna, se ci riuscite.





La chiamata arrivò alle tre e ventuno. Era partita dal nucleo provinciale, diretta a tutte le volanti di Stoccolma città, ed era breve e insignificante.
«Da 70 a tutte le unità: presunta sparatoria in Bondegatan.»




Un essere umano può percepire il dolore solo fino a una determinata soglia. Poi sviene. La coscienza si scollega, come il fusibile di un sistema elettrico sovraccarico.


Sono arrivata a Liza Marklund per merito di Camilla Läckberg, nel senso che qualche tempo fa mi ero recata in biblioteca con l'intenzione di leggere diligentemente i volumi mancanti della sua serie poliziesca, ma non ne ho trovato nemmeno uno. Immagino sia segno della sua attuale popolarità che fossero tutti in prestito! A quel punto mi sono messa a spulciare sullo scaffale della letteratura svedese e ho preso appunto i libri della Marklund (anche se, ancora una volta, ne mancano) scoprendo così un'autrice che mi è piaciuta molto. La protagonista di questa serie è la giornalista Annika Bergtzon e i vari libri ne seguono insieme vita professionale e privata, con una formula che si è rivelata vincente in molte altre serie. Se devo dire la verità, facendo il confronto fra le due protagoniste (Annika ed Erica Falck della Läckberg), la mia simpatia va tutta alla prima nonostante fra i due personaggi ci siano molte somiglianze: entrambe sono legate al mestiere della scrittura, entrambe cercano di conciliare il lavoro e la vita famigliare, entrambe hanno la propensione a ficcare il naso dove non dovrebbero e a cacciarsi nei guai. Eppure Annika mi risulta più simpatica perchè in qualche misura è più sfigata di Erica. 

venerdì 2 dicembre 2016

Danbo in Giappone


Salve a tutti! Mi chiamo Danbo e fino all'anno scorso me ne stavo nella vetrinetta di un negozio di Akihabara, poi è arrivata Guchi e mi ha portato in Italia. Quando ho saputo che quest'anno sarebbe tornata in Giappone, sono saltato di nascosto dentro la sua borsa perchè avevo voglia di rivedere il mio paese natale. Guchi ha fatto molta strada visitando diversi posti, ma non mi ha fotografato in tutti, perciò questo non vuole essere un diario di viaggio esaustivo, quanto piuttosto una presentazione molto sommaria. La foto qui sopra è stata scattata il primo giorno; dopo il lungo viaggio in aereo, Tokyo ci ha accolti col sole e un vento fortissimo, condizioni ideali per godersi un bel panorama, così con Guchi sono salito sulla torre sud del Tokyo Metropolitan Building.


La cosa più carina e divertente che abbiamo visto a Tokyo quest'anno è stato il tempio di Goutokuji che è famoso perchè vi si trovano centinaia di maneki neko.


Parlando invece di cibo, merita un dieci e lode la yakisoba che abbiamo mangiato al mercato delle pulci che si tiene all'ippodromo di Ohi, dove Guchi ha rischiato di finire la paghetta in pupazzi vintage.


Da Tokyo abbiamo fatto un paio di gite fuori porta. Qui per esempio siamo sul treno che ci porta a Nikko.


Questo è il lago Chuzenji, distante una cinquantina di minuti di autobus da Nikko. Guchi non vuole che ve lo dica, ma ci siamo finiti per sbaglio, anche se il posto meritava e ci abbiamo mangiato un delizioso yuba-udon.


Sempre a Nikko, questo è il ponte Shinkyo che è considerato uno dei tre più bei ponti del Giappone.


Da Tokyo si arriva facilmente anche ad Hakone, ma Guchi ha preferito pernottarci per potere vedere più cose. Qui siamo a Goura, che abbiamo raggiunto con un piacevole viaggio sulla Tozan Railway, una monorotaia che sale tra i monti.


Sulle sponde del lago Ashi, sempre ad Hakone, riusciamo finalmente a vedere il monte Fuji.


Infine, con la funivia, raggiungiamo la cima del monte Komagatake, dove si fa una facile passeggiata che offre una magnifica vista sia del lago Ashi che del monte Fuji. C'è anche il santuario di Mototsumiya, di costruzione recente (ha un anno più della Guchi), ideato come pendant dell'altro santuario che sta sulle rive del lago.


Però a me questo piccolo altare sembra molto più vecchio...


Siccome la Guchi non è una persona seria, non c'è da stupirsi se è voluta andare al santuario di Tagata a Komaki dove, per nulla imbarazzata, ha fotografato i falli giganti che vi si trovano all'interno e che una volta all'anno vengono portati in processione. E poi ci si meraviglia che i giapponesi abbiamo la fama di essere matti XD


Molto più poetico il giardino di Uraku a Inuyama, al cui interno di trovano alcune case da tè antiche.


Al tramonto il castello di Inuyama si riflette sulla superficie del fiume Kiso e dà quasi l'impressione di galleggiare sulle nuvole.


Altra città, altro castello: questa è Nagoya. Questo castello però, a differenza di quello di Inuyama, è stato ricostruito in quanto l'originale è stato distrutto in un bombardamento nel 1945.


La zona del porto di Nagoya è stata rimodernata e ora ospita tra l'altro l'acquario.


Anche il castello di Kanazawa, del quale in questa foto si vede solo un'ala perchè è molto grande, è stato ricostruito. Difatti è andato a fuoco diverse volte, l'ultima nel 1881.


Kanazawa è il posto in cui abbiamo incontrato più italiani; di certo è una città che offre angoli molto pittoreschi, per non dire dello strepitoso parco Kenrokou che in questa stagione, con gli alberi in tenuta autunnale, è davvero una meraviglia.


Anche questo angolino, che si trova nei pressi del santuario di Oyama, era bellissimo!


A Kanazawa si sono conservati alcuni antichi quartieri, per esempio quello delle geisha di Higashi Chaya. Ora le casette di legno ospitano negozi o case da tè, e proprio qui siamo in una casa da tè a fare merenda.


Da Kanazawa abbiamo raggiunto la spiaggia di Uchinada in una giornata di tempo magnifico; tirava di nuovo molto vento, per la gioia di alcuni surfisti.


In compenso quando siamo arrivati a Matsumoto abbiamo dovuto tirare fuori maglioni e giacconi perchè faceva un freddo becco ed ha pure nevicato. Il castello di Matsumoto è ancora quello originale.


Quando fa freddo, non c'è niente di meglio di un bel ramen per riempire la pancia e scaldare le ossa!


Di nuovo al mare, questa volta più a nord, ovvero in quel di Murakami (sì, la città si chiama come il noto scrittore).


Però anche gli yakitori non sono niente male... questo è la nostra ultima cena, a Narita.


E poichè tutte le cose belle finiscono, tocca riprendere l'aereo e tornare a casa...

Nota di Guchi: mi sto ancora riprendendo dallo stordimento del ritorno, anche se il jet-lag l'ho praticamente superato. Piano piano vedrò anche di ricominciare a postare, anche se confesso che al momento sono ancora più di "là" che di "qua".