lunedì 7 novembre 2016

fernweh


Nel numero estivo dedicato ai viaggi di Internazionale, in un articolo di Teju Cole ho imparato una parola nuova: fernweh, appunto. Questa parola tedesca traducibile nella nostra lingua solo con una locuzione - nostalgia di paesi lontani - viene usata da chi desidera andare lontano, quasi con una sfumatura di struggimento. Sarebbe il contrario della nostalgia di casa, insomma. Trovo interessante che i tedeschi abbiano coniato una parola ad hoc per questa sorta di sindrome che mi coglie spesso, perchè un conto è il semplice voler viaggiare e un conto è il forte desiderio di essere lontano da qui con la convinzione che laggiù starò bene, come uno che torna a casa dopo una lunga assenza. Non vorrei con questo dare l'impressione di non stare bene a casa mia: non è affatto così. Forse può sembrare ancora più strano che io provi fernweh, ma è così e non posso farci nulla. Perciò quando posso parto; faccio gite brevi in realtà, da un giorno e via, a meno che la permanenza non debba per forza allungarsi come quando vado a Lucca o al Far East Film Festival. Quando posso, faccio di meglio. Farei anche di più, non fosse che non sono certo ricca come Creso. Da quando il giro di boa del mezzo secolo si è affiancato agli acciacchi, ho deciso che ha senso cercare di assecondare quanto più possibile questa sindrome, dato che non sto nè ringiovanendo nè migliorando la mia salute. Tutto questo per dirvi che domani parto per il Giappone. Sì, di nuovo. L'anno scorso, mentre lasciavo Tokyo con un magone indescrivibile, già pensavo a quando ci sarei tornata; fosse stato per me, il giorno dopo. Nel caso del Giappone non so nemmeno se si tratta di vera e propria fernweh, ma sta di fatto che, se potessi permettermelo e nonostante l'incommensurabile rottura di scatole del lungo viaggio in aereo, ci tornerei una volta all'anno. Invece ho aspettato un anno e mezzo, e già così mi hanno dato (di nuovo) della pazza. Bene, questa pazza dunque vi saluta e va a chiudere la valigia. Mentre sono via non penso che sarò in grado di aggiornare il blog e penso di tenermi anche il più lontano possibile da Facebook, ma se il wi-fi dell'hotel è buono, magari vengo a salutarvi sui vostri blog. Ittekimasu! 

sabato 5 novembre 2016

grazie Carlotta!



Si sentiva la mancanza di Carlotta e quindi è stato bello scoprire che ha ricominciato a scrivere sul suo blog: Carlotta, continua così e non sparire di nuovo! 
Dunque, Carlotta mi ha assegnato un premio e io la ringrazio molto, anche se mi trovo a interrompere la catena perchè dovrei nominare a mia volta altri 10 blog, solo che sto attraversando una fase di romitaggio e ne frequenterò al massimo tre... Però rispondo volentieri alle sue domande. 

Perchè hai iniziato a scrivere un blog?
Uhm... Devo premettere che quando ho aperto il mio primo blog (su Libero, e non era Guchippai, ma un altro che si chiamava A Ruota Libera) venivo da un momento un po' particolare. Sintetizzando, mi ero appena ritrovata dopo diversi anni bui e avevo una gran voglia di aprirmi di nuovo al mondo, per così dire. Da un lato ho sempre amato scrivere, dall'altro ho pensato che sarebbe stato bello scambiare opinioni e interagire con altre persone. In realtà quel blog lì aveva solo due lettori, ma li ho conosciuti di persona entrambi e siamo ancora in contatto tramite Facebook, quindi posso dire che questa esperienza positiva mi ha in seguito portato a Guchippai.

Ti sei mai pentita di qualcosa che hai pubblicato?
Forse di un paio di post piagnucolosi. Perchè, malgrado il mio nickname (guchi in giapponese significa lamentela), non mi piace piangermi addosso.

Cosa ti piace di più nel tuo blog?
Dal punto di vista tecnico l'impostazione grafica, benchè in effetti sia semplice. Poi il fatto di interagire con altre persone, cosa che nel tempo può portare a costruire dei bei rapporti. Per esempio ho conosciuto in carne ed ossa diverse di loro e con alcune sono tuttora in contatto.

Se potessi associare un colore ad un momento?
Mi viene da pensare al rosso, che è uno dei miei colori preferiti, e che associo al vivere pienamente. Ma non mi chiedere il motivo perchè non te lo so dire! So solo che, per esempio, se adesso ripenso ai giorni che ho appena trascorso a Lucca, mi viene in mente il rosso.

Un ricordo che ti fa battere il cuore?
Oddio, ce ne sono tanti che è difficile sceglierne uno... Ma è un buon segno, no? Vuol dire che il cuore batte ;)

Vino o birra?
Mi piacciono entrambi, però in questo periodo sto bevendo più birra.

Se potessi toglierti un sassolino dalla scarpa.. a chi o cosa lo tireresti?
Ahahahahah, mi servirebbe una montagna!! Scherzi a parte, in questo periodo della mia vita sono stranamente in pace con il mondo e sto applicando il motto di mio padre: vivi e lascia vivere. Perciò non tirerei sassi a niente e a nessuno.

La tua vacanza ideale?
Più che per una meta in particolare, per lo stile. Ovvero: un posto dove poter camminare tranquillamente e fare tante foto. Il che suona un po' vago, me ne rendo conto, ma esclude per esempio tutti i viaggi organizzati e le mega-crociere XD

Per solidarietà con Carlotta, la regina delle gaffes, mi racconti una figuraccia?
Poco tempo fa ho saputo che una suora che era attiva nella nostra parrocchia era stata pensionata: la rispedivano al suo convento di origine, nel bergamasco, malgrado avesse vissuto nella mia città per decenni. Lei era molto triste e io, pur non conoscendola molto bene nè frequentando la parrocchia, quando ho saputo di questa cosa mi sono rattristata a mia volta. Poi è successo che, mentre ero in fila in banca, ho visto una suora... ed ero convinta che fosse lei, perciò la sono andata a salutare, dicendole quanto mi dispiaceva che partisse, ecc., dopodichè ho realizzato che non era lei, ma una delle suore che gestivano il doposcuola dove andavano i miei figli da piccoli. Le cose sono due: o io non sono molto fisionomista o le suore sono tutte uguali XD

Il tuo peggior difetto?
La pigrizia. Anche se in realtà credo che si tratti più che altro di mancanza di motivazioni, perchè quando ne ho, divento iperattiva.

Il piatto a cui non sai rinunciare?
Domanda difficilissima, perchè mi piace troppo mangiare (lo testimonia la mia ciccia!). Magari non è un assoluto, ma di sicuro mi manca la pizza quando sto tanto senza mangiarla.

mercoledì 2 novembre 2016

su e giù

Sono state giornate intense non solo per me. A dire la verità, mi sono sentita un po' in colpa ad andare in giro a gozzovigliare mentre c'era gente che veniva agitata dal terremoto; il mio viaggiare su e giù tra Toscana ed Emilia Romagna per altri è stato il su e giù della terra che tremava. Sono cosciente dell'assurdità della vita, ma è proprio per questo che desidero viverla pienamente (la vita, non l'assurdità). C'è tempo per piangere, finchè si può è meglio ridere. Quindi, dopo aver proferito questa magnifica banalità, passo alle cronache lucchesi (e non solo). 

Cosplayer al pascolo nel giardinetto vicino a Porta San Pietro

Credo di non essere mai arrivata a Lucca prima dell'inizio del Comics; il mio sbarco la sera del 27 ottobre è stato accolto da una calma quasi surreale. Tutto era pronto, ma in giro c'erano solo pochi addetti ai lavori. Ho fatto giusto una breve passeggiata per sgranchirmi le gambe, cosa necessaria perchè ero reduce da cinque ore d'auto. In realtà per arrivare a Lucca da casa mia ne occorrono circa tre e mezzo (o un po' meno, se non c'è traffico e non ci si perde), solo che questa volta ho avuto la levata d'ingegno di non fare l'autostrada e anche se non mi sono persa, ho beccato il traffico dei pendolari che mi ha fatto perdere molto tempo. Ma vabbè, fretta non ne avevo ed ero partita di casa presto. 


Il 28 ho cominciato la mia prima giornata di Comics scoprendo che mi avevano spostato la biglietteria, per fortuna non di troppo. Come faccio sempre, mi sono dedicata subito allo shopping, approfittando della folla non ancora esagerata, dopodichè sono tornata al B&B a lasciare le sporte (cosa necessaria, viste le condizioni della mia schiena), ho preso al volo un bento di sushi consumandolo al sole di una panchina sulle mura e poi mi sono andata a vedere il documentario Animeland. Questo lavoro, che ho trovato interessante e divertente, ha voluto ricostruire la storia dello sbarco di manga e anime in Italia attraverso testimonianze di prima mano di diverse persone (giornalisti, attori, disegnatori, ecc.). Per me che appartengo alla generazione di quelli che ebbero la rivelazione, si è trattato di un tuffo nella propria infanzia/adolescenza. Ho poi girovagato un po' per altri padiglioni fino ad approdare alla Japan Town, dove ho assistito a una conferenza su cosplay e fotografia che si è rivelata più interessante di quanto mi aspettassi. A ora di cena è sbarcato il figlio maggiore che arrivava in treno per conto suo.

uno scorcio della mostra dedicata a Kamimura Kazuo

Il 29, sempre per evitare la folla eccessiva, come prima cosa mi sono recata a visitare le mostre a Palazzo Ducale. Quest'anno mi sono piaciute tutte molto, a cominciare dalle esilaranti tavole di Zerocalcare, proseguendo con i lavori di Benjamin Chaud, Frank Cho, Tony DiTerlizzi e Joan Cornellà. Merita una menzione a parte Kamimura Kazuo, che è stata una folgorazione. Non conoscevo questo autore, morto quarantaseienne nel 1986, che è tra l'altro il creatore di Lady Snowblood, la storia che ha ispirato il Kill Bill di Tarantino. Il tratto di Kamimura è davvero eccellente. Finite le mostre, sono subito andata a vedere lo showcase di Mori Kaoru, autrice che conoscevo solo di fama ma della quale mi ero procurata giusto il giorno prima la serie completa di Emma. Mori Kaoru ha preteso un incontro blindato, tant'è che non solo ha chiesto di non essere fotografata, ma per stare dalla parte del sicuro ci sono state consegnate delle buste all'interno delle quali sigillare i cellulari, mentre per tutta la durata dello showcase diversi membri dello staff si sono aggirati continuamente a controllare che nessuno facesse il furbo. Come consolazione, a tutti è stato regalato un block notes con in copertina un disegno dell'autrice. Dopo una tale premessa, ci si poteva aspettare una tipa spocchiosa e che se la tirava, invece Mori Kaoru si è rivelata gentile e disponibile. Finito lì, ho passato altro tempo aggirandomi a caccia di cosplayer da fotografare, dopodichè si è fatta ora di andare a prendere il treno per Bologna, in quanto la sera c'era il concerto dei Cure.

Robert Smith e compari impegnati ad eseguire A Forest

Malgrado fossero le 15.30, la stazione era affollata e i display informavano che i treni avrebbero potuto subire ritardi fino a venti minuti... e a me sono cadute le braccia perchè per la coincidenza a Prato di minuti ne avevo solo dieci. Alla fine però è andata bene e sono riuscita a prenderla al volo, arrivando a Bologna poco prima delle 18 come da programma. Sono andata al B&B a mollare lo zaino e rilassarmi un po', facendo conto di prendere l'autobus per il concerto verso le 19.30. Dopo un certo periodo di attesa alla fermata però l'autobus non si vedeva; una ragazza ha telefonato per chiedere informazioni e così si è scoperto che l'ultimo era passato alle 19 quando sul sito c'era scritto che ci sarebbero state corse fino alle 20. Viva l'Italia, paese dove sperare di trovare un'informazione corretta in rete è praticamente impossibile XD A quel punto io e gli altri ritardatari appiedati siamo stati indirizzati a un treno che ci ha scaricati proprio di fronte al palazzetto, ma alle 20.35 e con Robert Smith che stava già cantando. Per fortuna il concerto è durato due ore e quaranta minuti e quindi averne perso un pezzettino non è stato troppo grave. Che dire? Ho perso il conto delle volte che ho visto suonare i Cure e mai me ne stancherò. Viva Robert Smith e che possa continuare a suonare ancora a lungo!

Irie Yosuke allo shakuhachi e Oono Keisho allo tsugaru shamisen

Il 30 mi sono svegliata con un'altra esperienza di calma surreale. Non mi era mai successo prima di dormire a Bologna, città che ho sempre visto caotica e indaffarata, ma alle 8 di domenica mattina tutti erano ancora a letto a dormire e il traffico era quasi inesistente. Mi sembrava un'altra città... Ad averci avuto il tempo, quasi quasi mi sarei fatta un pezzo di Via Indipendenza solo per vedere che effetto mi faceva vuota e silenziosa, ma avevo il treno alle 9. Sono risbarcata a Lucca a ora di pranzo, dopodichè sono stata a sentire una conferenza su Kamimura perchè ero curiosa di saperne di più di lui. Nel pomeriggio ho gironzolato soprattutto sulle mura e poi sono tornata alla Japan Town per assistere a un concerto di shakuhachi (un flauto di bambù) e tsugaru shamisen (una variante dello shamisen) organizzato dall'Ambasciata del Giappone. Molto bello davvero, e i musicisti sono stati bravissimi.

una delle statue realizzate da Hayami Hitoshi in omaggio a Go Nagai

Il 31 era il mio ultimo giorno di Comics; ho fatto gli ultimi acquisti la mattina presto e mi sono recata con doveroso anticipo alla sala dove si sarebbe tenuto lo showcase di Fujita Kazuhiro (per fortuna, visto che è un autore popolare e che la sala alla fine si è riempita). Al contrario della Mori, Fujita non ci ha sequestrato niente, invece ci ha fatto sbellicare dalle risate perchè si è rivelato molto simpatico. Nel primo pomeriggio invece c'è stato lo showcase di Kouga Yun, un po' più breve del previsto perchè lei non si sentiva bene; questo però non le ha impedito di fare uno splendido disegno mentre rispondeva alle domande del pubblico. Ho cercato di concentrarmi sulle foto ai cosplayer, ma la verità è che negli ultimi anni è diventata una gara dura. Da un lato c'è la gente comune che molto spesso vuole fotografarsi insieme a loro, quindi occorre armarsi di santa pazienza e aspettare che finisca la fila di mocciosi e ragazzine; dall'altro ci sono i photographer che si aggirano coi loro obiettivi ce-l'ho-più-lungo-io e monopolizzano i soggetti attorniandoli in massa senza lasciare posto alle persone normali (se notate un tono di leggere polemica, ci azzeccate XD).

meno male che almeno i cosplayer continuano a essere molto disponibili

Harley Quinn, il personaggio più abusato di questa edizione

l'eterea cresciuta in Piazza San Michele; il mio unico cruccio in questa edizione è che
non sono riuscita a beccare nessun incontro con Terry Brooks.

Bene, concludo qui la mia pallosa cronaca. Il ritorno all'ora solare ha un po' ammosciato il mio ultimo pomeriggio, nel senso che ha fatto buio troppo presto. Un po' per quello, un po' perchè la stanchezza accumulata cominciava a farsi sentire, sono rientrata al B&B relativamente presto, non prima di essermi almeno goduta il tramonto.