domenica 31 luglio 2016

cento


Questo è il centesimo post di questo blog e ho deciso che era il caso di festeggiarlo. Oddio, che poi festeggiare è una parola grossa, diciamo che ho voluto sottolineare la ricorrenza perchè non era così scontato che arrivassi a cento post. Se fossimo stati nel vecchio Guchippai ci avrei messo appena cento giorni, qui invece ci ho messo dieci mesi. Potrei consolarmi pensando che la qualità è migliore della quantità, se non che qua sopra manca anche la qualità XD Comunque sia, per il momento ho intenzione di proseguire con questo monologo, non sapendo ancora bene dove voglio andare a parare. Da nessuna parte, probabilmente. Ho davanti a me tutto agosto che spero non sia feroce (alla fine luglio non lo è stato se non per poche eccezioni), e la cosa buffa è che alla fine ci si ritrova a settembre e si è ad un passo dall'autunno e quindi dall'inverno, e quell'estate che sembrava volerci impiegare un'eternità a passare in realtà è stata un battito di ciglia. E a me va bene così, che almeno ricomincerò a produrre qualcosa! O almeno spero; l'intenzione c'è, il difficile sarà vincere la pigrizia. In effetti non ho dei progetti veri e propri, solo alcune macchine fotografiche da provare perchè ho avuto la sventurata idea di frequentare di nuovo Ebay. Se non altro ho trovato dei venditori molto più onesti che in passato e ho vinto alcune aste a prezzi decisamente interessanti, considerato quello che mi sono portata a casa. Poi c'è sempre la vecchia casa da sgombrare, ma questo non è più un problema perchè ho ampiamente superato il blocco psicologico che mi affliggeva: adesso si tratta solo di affrontare difficoltà di tipo pratico. Riguardo all'autunno non aggiungo altro, così non vi rovino la sorpresa.

giovedì 28 luglio 2016

La regina guerriera/ La regina delle Highland - David Gemmell


Il coltello fendette l'aria brillando alla luce del sole e si andò a piantare nel cerchio di gesso al centro della tavola di legno. La donna sorrise. - Hai perso ancora, Ballistar - affermò.
- Ti ho lasciata vincere - rispose il nano. - Io sono una leggenda, e non sono secondo a nessuno.

Sigarni è giovane, bella e disinibita. E' anche la figlia di un re leggendario vissuto alcune centinaia di anni prima e trasportata in un'altra epoca da un druido al fine di salvarle la vita. Con un simile destino è chiaro che la sua spensieratezza è destinata a finire. Dopo essersi scontrata con la realtà nel modo più drammatico, Sigarni diventerà il motore della rivolta dei clan delle Highland contro il crudele invasore, portandoli alla vittoria malgrado l'inferiorità numerica. Questo Ironhand's Daughter è il primo di una brevissima saga in due volumi dedicata alle Highland. La formula è la stessa, ovvero la storia di un manipolo di eroi che riesce a sconfiggere forze più potenti di loro grazie al proprio coraggio; la differenza è che questa volta la protagonista è una donna. Non mancano gli elementi magici con la presenza di maghi, demoni e portali che consentono di viaggiare tra spazio e tempo.


Il giovane sacerdote se ne stava seduto al sole, studiando un antico manoscritto. Lentamente fece scorrere il dito indice sui simboli che vi erano riportati, declamandoli uno ad uno. Il freddo era pungente presso le antiche pietre, e Garvis si avvolse nel mantello di pecora a cappuccio, accovacciandosi in una nicchia tra le rocce al riparo dal vento. Amava la tranquillità di quei picchi alti e solitari, tra i quali si poteva udire il lontano ruggito delle grandi Cascate di Attafoss, portato come un lieve sussurrio sulle alle del vento.

In questo The Hawk Eternal Gemmell definisce più chiaramente l'elemento magico, che in realtà è legato alla teoria del multiverso. Per questo motivo però non mi è risultato semplicissimo seguire i suoi svolazzamenti tra le diverse epoche; in definitiva mi è parso che il tutto fosse un serpente che si morde la coda. Il mago o druido del romanzo precedente, Taliesin, è colui che tira le file del tutto; i protagonisti di questa storia incrociano i loro passi con Sigarni in epoche diverse ed è Sigarni stessa a salvare ancora una volta i clan dall'annientamento ad opera di un potente esercito nemico.

Mi sono piaciuti molto anche questi due libri, anche se devo confessare che il caldo o la mia idiozia mi hanno impedito di capire al 100% il secondo. Leggendoli mi è capitato spesso di ripensare a Braveheart per via dell'ambientazione, certamente accattivante, così come sono accattivanti i personaggi. Anche se le storie paiono costruite seguendo una formula fissa, continuano a divertirmi e a fungere da ottimo passatempo per queste giornate infuocate.



lunedì 25 luglio 2016

epifanie


E poi succede che un perfetto sconosciuto veda con tale chiarezza in me da azzeccare in pieno alcuni lati del mio carattere, cose che la maggior parte delle persone con cui interagisco quotidianamente ignorano. E' anche vero che sono maestra nel dissimulare XD


sabato 23 luglio 2016

L'ultimo eroe dei drenai/Il lupo dei drenai - David Gemmell


Tre uomini erano a terra, gli altri quattro formavano un semicerchio intorno a un individuo grosso e brutto vestito di pelli d'orso.
- Volete sapere come si sta sulla montagna? - chiese il colosso, con voce indistinta, sputando un po' di sangue che gli macchiò la barba rossa striata d'argento.


Ambientato circa trent'anni dopo le vicende di Le spade dei drenai, questo Quest for Lost Heroes ha tra i protagonisti due dei figli di Tenaka Khan e l'attuale Conte di Bronzo (che però ha rifiutato la carica). A guidare il drappello di eroi a questo giro è l'eccellente spadaccino Chareos, unico sopravvissuto insieme ad altri tre alla cruenta battaglia in difesa del forte di Bel-Azar. Proprio in quell'occasione i quattro avevano conosciuto personalmente Tenaka che li aveva risparmiati e si era ritirato (benchè fosse di fatto il vincitore) in nome di qualche evento non meglio precisato che sarebbe avvenuto in futuro. Tenaka poi aveva fatto una brutta fine, finendo avvelenato da uno dei suoi figli, l'ambizioso Jungir. Il pretesto per l'azione è il salvataggio di una ragazza giovane e bella rapita dal proprio villaggio insieme ad altre donne; Kiall, da sempre innamorato di lei benchè non corrisposto, vuole assolutamente riportarla a casa. L'impresa, naturalmente disperata, finisce però per diventare uno di quegli eventi guidati dal destino che cambierà il corso della storia. Mi è piaciuto particolarmente questo romanzo, tanto che adesso, sapendo che in biblioteca della saga dei drenai resta un solo titolo, mi trovo a desiderare un modo per recuperare anche quelli mancanti.



L'uomo chiamato Angel sedeva in silenzio in un angolo della taverna, con le mani enormi strette intorno ad un boccale di vino speziato e il volto sfregiato nascosto da un cappuccio nero; nonostante ci fossero quattro finestre aperte, l'aria della stanza di venti metri quadrati era stantia, ed Angel poteva avvertire l'odore di fumo emesso dalle lanterne ad olio che si mescolava con il sentore di sudore, di cibo che cucinava e di birra amara.

Waylander II: in the realm of the wolf riprende la storia e il personaggio di Waylander. Sono passati circa dieci anni; Waylander è rimasto vedovo e le due gemelle da lui adottate sono ormai adulte. Una di esse è sposata, l'altra vive ancora con lui. Quello che Waylander non sa è che quella sposata è morta mentre fuggiva a un tentativo di strupro da parte del figlio di un suo vecchio alleato, il quale, conoscendo la sue letali abilità, per evitare la sua vendetta mette una taglia sulla sua testa. Per ucciderlo però ci vuole ben altro che un manipolo di cacciatori di taglie, per non dire che questo fatto mette in moto gli ennesimi avvenimenti scritti dal destino. Bella anche questa storia, non c'è che dire.

Piccola nota: le copertine dei libri non c'entrano una beata minchia col contenuto XD

martedì 19 luglio 2016

mi lamento solo un pochino


Sono qui con in mano il volantino della tredicesima edizione dell'unico concorso fotografico che si fa nella mia città e sono molto dibattuta: partecipare o no? Sembra passato un secolo dalle prime edizioni. Allora partecipai e, se anche non vinsi nulla, alcune delle mie foto ebbero almeno l'onore di essere selezionate per l'esposizione. In seguito ho partecipato ad altre edizioni (non a tutte), ma le mie foto non sono più state selezionate e so anche il motivo: io ho continuato a fotografare come sempre, ma le mode sono cambiate e adesso vanno le foto photoshoppate con contrasti da paura e colori tanto vivaci che cavano gli occhi. Non so se si è capito che a me questa tendenza non piace affatto. Non photoshoppo mai i miei scatti analogici e al massimo regolo leggermente luminosità e contrasto in quelli digitali, ma senza alterare la realtà. Senza addentarmi in una polemica, mi basta dire che a questo punto sarebbe opportuno coniare dei nuovi termini perchè, per come la vedo io, una foto pesantemente ritoccata non si può più chiamare foto. Poi, per carità, ognuno ha i suoi gusti ed è libero di fare come preferisce, ma non ha senso mettere insieme chi la pensa come me e i photoshoppatori compulsivi. Per questo motivo sono dibattuta riguardo a questo concorso: se partecipo con le mie foto non ho nessuna possibilità, quindi tanto vale che risparmi i soldi della quota di iscrizione e quelli degli ingrandimenti. Oppure potrei inviare un paio di scatti digitali che ho fatto durante le ultime vacanze e che però non sono stati ritoccati, per cui immagino abbiano comunque scarsissime possibilità malgrado la luce particolare, luce che in mano ai photoshoppatori verrebbe ulteriormente enfatizzata e diventerebbe irreale. Mentre aspetto di decidere il da farsi, attraverso le giornate con la consueta pigrizia che contraddistingue l'estate. Vero è che fino ad ora non ho avuto di che lamentarmi troppo; è caldo, sì, ma potrebbe essere molto peggio. Infatti non è ancora stato troppo afoso, inoltre tira sempre un po' di vento e così mi godo l'ombra sul balcone anche ad orari che in altre situazioni sarebbero improponibili. Pare che i prossimi giorni arrivi il caldone infernale, ma mi è sembrato di capire che dovrebbe durare poco: speriamo bene!

martedì 12 luglio 2016

Le spade dei drenai/Waylander dei drenai - David Gemmell


Gli alberi erano coperti di neve, e la foresta attendeva, sotto di lui, come una sposa riluttante. Per qualche tempo, sostò fra le rocce, scrutando i pendii; la neve si raccolse sul mantello orlato di pelliccia e sull'ampia tesa del cappello, ma lui l'ignorò, così come ignorò il gelo che gli penetrava nella carne fino a intorpidirgli le ossa. Sarebbe anche potuto essere l'ultimo uomo ancora vivo su un pianeta morente.

La storia narrata in questo The king beyond the gate è ambientata cent'anni dopo Legend e il protagonista è il pronipote del Conte di Bronzo e di Ulric. Tenaka Khan non si è mai sentito nè nadir nè drenai perchè da entrambi i popoli è stato trattato come un mezzosangue inviso da tutti. Le sue doti militari però hanno fatto sì che egli sia diventato un rispettato generale dell'ordine del Drago. Quando Ceska diventa il capo dei drenai ed instaura un violento regime dittatoriale, Tenaka e un pugno di coraggiosi incarnano l'unica speranza di opporsi a lui e rovesciarlo. Ancora una volta si dovrà affrontare una lotta apparentemente disperata che farà brillare il coraggio degli eroi protagonisti.


Nascosto nell'ombra, il mostro osservò gli uomini armati e muniti di torce che si addentravano nell'oscurità della montagna, poi prese a indietreggiare a mano a mano che essi avanzavano, tenendo lontano il proprio corpo massiccio dal bagliore che li accompagnava.

Questo Waylander invece è cronologicamente il primo libro della saga dei Drenai, saga che però, come già detto, è composta di volumi autoconclusivi che, anche se letti in ordine sparso, non creano problemi di comprensione. E' qui che assistiamo alla nascita dei Trenta, il gruppo di preti guerrieri, e alla costruzione del forte di Dros Delnoch. Waylander è il soprannome di un assassino prezzolato che finisce per diventare l'eroe della situazione, contribuendo anche alla formazione del gruppo dei Trenta. Spetta a lui infatti l'apparentemente impossibile compito di recuperare l'armatura di bronzo di re Orien e di consegnarla al generale Egel, affinchè egli, indossandola, possa galvanizzare le forze dei drenai e sconfiggere gli invasori che hanno messo in ginocchio il paese. Mentre egli è impegnato nella ricerca, un pugno di coraggiosi comanda la difesa del forte di Purdol.

Anche questi due libri mi hanno appassionato molto e quindi mi sento di affermare che nemmeno i prossimi mi deluderanno. Da appassionato di storia, Gemmell ha il dono di riuscire a costruire storie perfettamente plausibili di assedi e resistenza al limite dell'incredibile. Certo, il tutto segue uno schema un po' fisso: l'eroe è sempre una figura inizialmente improbabile e ci scappa sempre la storia d'amore che va pure a finire bene (ma va detto a merito dell'autore che egli non si perde mai in smielate e, com'è nel suo stile, descrive tutto in modo essenziale e conciso). Mi chiedo come mai il cinema non abbia saccheggiato queste storie, poichè mi pare che se ne sarebbe potuto trarre qualche bel film.

lunedì 11 luglio 2016

La leggenda dei Drenai - David Gemmell


L'araldo drenai attendeva nervosamente dall'altra parte delle grandi porte della sala del trono, fiancheggiato da due guardie nadir i cui occhi obliqui tenevano lo sguardo fisso sull'aquila di bronzo raffigurata sul legno scuro.
L'araldo si umettò le labbra aride con una lingua ancora più arida ed assestò il mantello color porpora sulle spalle ossute. Si era sentito così sicuro di sé, nella sala del consiglio di Drenan, posta un migliaio di chilometri più a sud, quando Abalayn gli aveva chiesto di intraprendere questa delicata missione: un viaggio fino alla distante Gulgothir per ratificare i trattati stipulati con Ulric, signore delle tribù nadir.


Quest'estate ho deciso che mi do al fantasy. Mi sembra il genere adatto alle mie letture sul balcone, sulla comoda sdraio presa qualche tempo fa al Lidl e circondata dalla siepe artificiale che serve a nascondere la mia presenza al vicino guardone. Non ho mai letto nulla di questo autore prima d'ora e ho saputo di lui grazie ai trafiletti di critica sui tomi letti in precedenza, che li paragonavano a una delle sue serie. Anche questo romanzo fa parte di una serie, ma nella biblioteca della mia città hanno solo i primi cinque volumi. E vabbè, me ne farò una ragione, anche perchè mi è parso di capire che ogni volume fa per sé. Difatti questo ha un inizio e una fine e non lascia nulla in sospeso. Di Gemmell, dopo questa prima lettura, non posso dire che bene; ha uno stile essenziale che non si perde in fronzoli, ma che risulta molto efficace proprio per questo. Nei suoi libri non ci sono elfi, nani e giganti, soltanto esseri umani, alcuni dei quali però dotati di poteri. E' il caso del gruppo dei Trenta presente in questo libro; si tratta di preti-guerrieri capaci di leggere la mente e di comunicare con il pensiero, e molto altro. Il loro aiuto è prezioso per la difesa di Dros Delnoch, che sarà anche la fortezza più potente del mondo, ma che non può certo arginare da sola una marea di mezzo milione di uomini capitanati da Ulric. Costui è un conquistatore (pare che l'autore si sia ispirato alla figura di Gengis Khan per creare questo personaggio) che non esita a ricorrere ad efferatezze per seminare la paura nei suoi avversari e trarne vantaggio. I difensori di Dros Delnoch sono perfettamente consci che la loro resistenza è inutile; a prescindere da quanto tempo possono resistere e da quante perdite possono infliggere ai nemici, sanno che prima o poi verranno sconfitti, eppure non sono disposti a cedere. Tra di loro spiccano l'invincibile guerriero Druss, ormai sessantenne, che malgrado gli acciacchi non si risparmia; il novello sposo e novello conte Rek, che si ritrova a capo della fortezza; il veterano Hogun, capo dei Legionari (l'unico corpo addestrato, in quanto tutti gli altri uomini sono volontari senza esperienza di combattimento); Arciere, il capo di una banda di rapinatori che nasconde un passato doloroso. Alcuni vivranno, altri moriranno, tutti si distingueranno per il loro coraggio. Anche il finale inaspettato non mi ha affatto deluso.


giovedì 7 luglio 2016

Valour - L'Astro Splendente/ Ruin - La lancia di Skald, John Gwynne


Eterna la guerra tra la Fede e l'Inganno:
infinita, divina collera in sul de' uomini lo scranno.
Dal calderone il Nocchiere di Luce cerca sostanza,
per spezzare le sue catene e muover di nuovo guerra.
Due nati dal sangue, da polvere e cenere, due alfieri nella danza delle Scelte,
Oscurità e Luce.


Ulfilas pungolò con gli speroni i fianchi del cavallo, spingendolo su per la salita, un pendio di roccia grigia e ghiaia cosparso dei resti di alberi morti da tempo. Re Jael gli cavalcava accanto, il viso contratto in un'espressione rigida e il suo guardiacaccia, Dag, precedeva entrambi di una dozzina di passi.

Il secondo e il terzo volume della saga di John Gwynne mi hanno coinvolto più del primo, forse perchè ho preso confidenza con i personaggi, forse perchè la trama si fa più consistente. In effetti Gwynne schiera in campo molto materiale e riesce a tenere desta l'attenzione malgrado tutta la carne che mette al fuoco. Mi viene spontaneo il paragone con un'altra quadrilogia, quella di Eragon, che dopo uno splendido secondo volume finisce per incartarsi, perdendosi in digressioni inutili. Gwynne invece non perde un colpo, a parte forse un paio di capitoli superflui e alcune ripetizioni (per esempio il grande spargimento di intestini ad ogni battaglia e il rimarcare degli odori). Un lavoro che non sarà perfetto, ma che si sta rivelando più interessante di quanto mi fosse parso inizialmente, soprattutto dopo il colpo di scena alla fine del terzo volume. Adesso non mi resta che attendere di leggere il quarto e ultimo, che però non è ancora stato pubblicato e quindi chissà quando verrà tradotto e distribuito in Italia. Spero solo che sia all'altezza delle aspettative che mi sto creando.

domenica 3 luglio 2016

su per i monti, giù per le valli (ovvero: come schiantare la Guchi)

Premessa: per schiantare la Guchi in effetti ultimamente ci vuol poco, visto che ha trascorso seduta gli ultimi mesi, senza alzare dito se non per muovere il mouse...

il castello di Verrès visto dalla strada pedonale che vi conduce

Sono tornata dalle ferie già da diversi giorni, però solo adesso trovo voglia e tempo per un breve resoconto. Col marito ci siamo concessi alcuni giorni in Val d'Aosta, con una deviazione finale sul lago d'Orta. Questa era la nostra prima vacanza montanara in Val d'Aosta perchè storicamente ci rechiamo in Alto Adige, però ci è venuto voglia di cambiare, che ogni tanto ci sta, nel senso che tornare negli stessi posti dà un senso di maggiore familiarità, ma vedere posti nuovi è fonte di nuove meraviglie. Il primo giorno, dopo un tranquillo viaggio in autostrada, ci siamo fermati per pranzo ad Arnad, alla Trattoria Rouge et Noir, che è stata un po' difficile da trovare (in realtà è lungo la statale, ma da principio abbiamo visto l'insegna dove non era scritto il nome e quindi abbiamo proseguito pensando non fosse il posto giusto) ma che è stato un ottimo esordio per assaggiare la gustosissima cucina valdostana. Dopo aver visitato una chiesa e il medievale ponte di Echallod, ci siamo fermati nel paese successivo, Verrès, per visitarne il castello. Essendo la strada in salita, è stato l'esordio dello schiantamento della Guchi, se vogliamo XD La visita al castello si è rivelata molto interessante grazie alla guida competente che ci ha illustrato le sue particolarità.

il ponte-acquedotto a Pont d'Aël


Il secondo giorno il tempo non prometteva niente di buono (anche se poi alla fine ha fatto giusto due goccie) perciò abbiamo deciso di fare i turisti e non i montanari. Abbiamo esordito recandoci ad Aymavilles dove abbiamo constatato che il castello era chiuso per restauro e abbiamo proseguito per il villaggio di Pont d'Aël, molto carino, in cui si trova un imponente ponte-acquedotto di epoca romana che sovrasta un impetuoso torrente; ancora una volta si sono rivelate preziose le informazioni fornitaci dalla guida, che ci ha condotti all'interno; la particolarità di questa costruzione è infatti che è dotata di un passaggio interno costruito per permettere controllo e manutenzione. E tanto di cappello agli antichi romani per l'ennesima opera impeccabile!

il castello di Sarriod de La Tour

Tornati a Saint-Pierre (dove alloggiavamo), abbiamo visitato il bel castello di Sarriod de La Tour e abbiamo pranzato poco lontano, al Ristorante La Locanda dei Sognatori, dove ci siamo trovati così bene che ci siamo tornati per cena per tutte le sere del nostro soggiorno lì. 

la chiesa di Saint Nicolas

Per passare il pomeriggio siamo poi saliti a Saint Nicolas, dove abbiamo rimpianto che non fosse chiaro in quanto da lassù ci sarebbe stata una vista meravigliosa. Siamo arrivati fino alla chiesa e poi abbiamo passeggiato un po' per il bosco chiamato Bois de la Tour, dove c'è un percorso didattico sulle particolarità e la storia del territorio. C'era anche un meraviglioso spiazzo pieno di rose selvatiche dal quale non volevo più venire via!

i prati pieni di fiori e la vista del Gran Paradiso a Cogne

Il terzo giorno il cielo era perfettamente limpido e azzurro, quindi ci siamo avventurati a Cogne, dove un facile sentiero che attraversava i prati prima e il bosco poi ci ha condotti al villaggio di Valnontey. I prati erano completamente ricoperti di fiori e mi facevano venire voglia di tuffarmici dentro, anche se erano quasi tutti recintati perchè fungono da foraggio per le mucche.

il giardino alpino Paradisia a Valnontey

A Valnontey abbiamo visitato il giardino botanico dedicato alla flora delle Alpi, ben curato e idilliaco, dopodichè abbiamo pranzato con due zuppe tipiche (una più buona dell'altra) al ristorante Valnontey.

una delle cascate di Lillaz

Tornati a Cogne, abbiamo ripreso l'auto per un breve tragitto che ci ha condotti a Lillaz, dove ci siamo recati ad ammirare le cascate. C'è qualcosa di affascinante in una massa d'acqua che si scaglia al suolo con gran fracasso, ha qualcosa di ipnotico. C'è un sentiero che sale e porta alla sommità, ma visto che era già pomeriggio avanzato e che eravamo entrambi provati per il camminare precedente, siamo saliti solo di poco, giusto il necessario per farci una doccia imprevista, dato che il vento portava verso di noi gli spruzzi dell'acqua. Tuttavia è stato molto divertente, anche perchè faceva caldo e non correvamo certo il rischio di congelare.

uno scorcio della  Val di Rhêmes

Anche il quarto giorno il tempo era magnifico. Siamo così andati in  Val di Rhêmes, fermando l'auto nel paese di Rhêmes-Notre-Dame. In teoria doveva esserci un prato frequentato dalle marmotte subito fuori il paese; ci siamo stati, ma non abbiamo avuto la pazienza di restare fermi ad aspettare di vederle, anche a causa del sole che picchiava già forte.

il lago di Pellaud

Invece abbiamo imbroccato il sentiero che portava al lago di Pellaud, un piccolo gioiello verde smeraldo nel cuore di un bosco, Questo è il genere di posto che mi rilassa e nel quale potrei restare per ore! Tornati in paese, abbiamo di nuovo mangiato molto bene presso il ristorante Galisia, quindi siamo discesi sperando di visitare il castello di Introd, che però è aperto solo in agosto. Allora abbiamo fatto due passi per il borgo di Avise prima di andarci a rinfrescare con un gelato e di fare un po' di shopping di prodotti locali.

quota duemiladuecento, più o meno!

Quinto giorno e sole brillante, per fortuna! Partiamo alla volta della Valsavarenche, fermiamo l'auto a Degioz e ci avventuriamo lungo la mulattiera reale, così chiamata perchè la percorreva re Vittorio Emanuele II per recarsi alla casa di caccia di Orvieille.

la casa di caccia di Orvieille

Ed ecco che la Guchi finisce completamente schiantata! Difatti se i sentieri fatti i giorni prima erano facili, non eccessivamente lunghi e con pochi tratti in salita (che poi diventano in discesa, dettaglio da non sottovalutare), per arrivare da Degioz a Orvieille ci mettiamo tre ore, sempre salendo. Certo, la mulattiera è facile ed è anche bella da percorrere, in quanto sale a lato della montagna, in parte attraversando il bosco e in parte allo scoperto, ma ci guadagno due belle vesciche sui talloni benchè indossi delle scarpe molto comode che i giorni precedenti non mi hanno dato il minimo problema (ho i piedi delicati, mannaggia a loro!!). Tornare indietro significa fare tre ore di discesa, cosa che invece mi ha stroncato le ginocchia, per non dire che mi sono pure letteralmente rosolata la testa (e meno male che avevo messo la crema solare su braccia, collo e faccia) e devastata la schiena (non sono abituata a farmi sette ore di marcia con uno zaino di sette chili sulle spalle). Però. Il però è d'obbligo, perchè arrivati sulla cima il panorama era talmente bello che non ho potuto che concludere che ne valeva la pena, per non dire che ci siamo ritrovati in un posto pieno di marmotte (finalmente). Insomma, non mi sono minimamente pentita di questa sfacchinata!

scorcio dall'Anfiteatro di Aosta

Il sesto giorno per fortuna avevamo già programmato di visitare Aosta, così almeno non ho dovuto fare salite/discese (anche se le mie ginocchia protestavano comunque) nè trascinarmi appresso lo zaino. Ad Aosta ci ero stata in gita scolastica quando facevo il liceo e quindi non me la ricordavo per nulla; è certamente una bella città, con diverse cose interessanti da vedere. 

uno dei capitelli del chiostro di Sant'Orso

il criptoportico

In tarda mattina è scoppiato un temporale, ma noi ci siamo rifugiati in una libreria prima e nel ristorante di fronte poi; quando siamo usciti aveva smesso di piovere e stava tornando il sole, tanto che, tornati presto a Saint-Pierre, abbiamo deciso di sfruttare l'invitante giardino del nostro B&B e ci siamo spalmati sulle sdraio a leggere fino a ora di cena (che ogni tanto ci vuole!).

passeggiando sull'isola di San Giulio

Settimo giorno della nostra vacanza e tempo di dire addio alla Val d'Aosta per trasferirci in Piemonte, al lago d'Orta; raggiungiamo Orta San Giulio verso mezzogiorno e ci ritroviamo in un delirio collettivo di turisti, cosa alla quale non siamo abituati perchè nei giorni precedenti non c'era certo la folla. Mollati i bagagli in albergo, mangiamo qualcosa in fretta e poi facciamo subito un giro per il paese, che offre diversi scorci pittoreschi, quindi prendiamo il motoscafo che ci porta sulla piccola isola di San Giulio, giusto in tempo per beccarci un temporale che ci costringe a cercare rifugio sotto un'arcata. Per fortuna dura poco e possiamo continuare la nostra visita.

veduta crepuscolare dell'isola di San Giulio da Orta San Giulio

Anche la sera pare che stia per scatenarsi il finimondo, ma cadono solo alcuni lampi e poche goccie di pioggia.


La mattina successiva, ottavo e ultimo giorno del nostro viaggio, il lago è semplicemente meraviglioso, con le acque limpide, l'aria chiara e una grande pace che avvolge tutto (le frotte dei turisti domenicali sono ripartite). Facciamo colazione e poi imbrocchiamo la strada che ci porta al Sacro Monte.

una delle cappelle del Sacro Monte di Orta

Questo si trova sopra al paese ed è formato da venti cappelle che illustrano la vita di San Francesco. Quasi tutte hanno al loro interno statue in terracotta dipinta a grandezza naturale; alcune sono ricchissime di personaggi che ricreano la vita quotidiana e che mi hanno sbalordito per il realismo e per la caratterizzazione di ogni singolo personaggio. Dal Sacro Monte si hanno anche alcuni scorci molto belli sul lago sottostante.

E poi, uffa, tocca di tornare a casa...