martedì 26 aprile 2016

Buchi nella sabbia - Marco Malvaldi


Nessuna situazione come l'opera è in grado di passare in un attimo dal commovente al ridicolo, se il destino ci si mette di mezzo.


Non so perchè, ma Malvaldi mi fa sempre pensare a Camilleri. Il suo è uno humour di tipo anglosassone che richiede una particolare attenzione nel cogliere ironia e battute, a volta tanto fini che possono sfuggire ad una lettura frettolosa. Devo ancora recuperare la serie del BarLume, prima o poi lo farò! In questo suo ultimo lavoro, Malvaldi mette in campo un personaggio realmente esistito, il giornalista Ernesto Ragazzoni, insieme a diversi caratteri inventati, per dare vita a un giallo che si svolge sullo sfondo dell'opera lirica, in particolare della Tosca di Puccini. Sono tempi difficili quelli in cui è ambientata la storia, tempi in cui gli anarchici sono i pericoli pubblici (come ora lo sono i terroristi dell'IS), per questo la messa in scena si rivela complicata; quando poi a morire è il tenore, nonchè anarchico, e diversi altri personaggi sono anarchici a loro volta, pensare al complotto politico è un attimo. La matassa la dovrà sbrogliare il tenente dei Carabinieri Pellerey. Lettura decisamente divertente, della quale ho apprezzato l'accurata ambientazione di inizio Novecento nonchè la ricchezza di aneddoti (veri) riguardo al mondo della lirica.


venerdì 22 aprile 2016

Festival Internazionale degli Aquiloni a Pinarella di Cervia

E' cominciato oggi il Festival degli Aquiloni di Cervia e io ci ho fatto un salto nel pomeriggio; cerco sempre di evitare sabato, domenica e giorni di festa perchè detesto la folla, e per il resto mi affido alle previsioni meteo, che oggi sono anche state affidabili, se non che io ho beccato l'intervallo in cui il nuvolone è passato davanti al sole. E vabbè. Ad ogni modo, o ci andavo oggi o facevo senza perchè la prossima settimana sono via di nuovo. Se non altro tirava un bel po' di vento e quindi gli aquiloni svolazzavano per bene. Ecco la solita carrellata di foto.
















giovedì 21 aprile 2016

Educazione europea - Romain Gary


All'alba la buca era scavata. Era un'alba stentata di settembre, umida di pioggia: i pini galleggiavano nella nebbia, lo sguardo non raggiungeva il cielo. Avevano lavorato per tutto un mese, alla chetichella, di notte: i tedeschi non si avventuravano lontano dalle strade, dopo il tramonto, ma di giorno le loro pattuglie esploravano spesso la foresta, alla ricerca dei pochi partigiani non ancora costretti, dalla fame o dalla disperazione, ad abbandonare la lotta.

L'educazione a cui fa riferimento il titolo è quella che dà la guerra: un'educazione alla violenza e all'odio. La riceve, insieme a molti altri, il quattordicenne Janek. Unico sopravvissuto di tre fratelli, viene nascosto dal padre in una buca nella foresta, insieme a svariati sacchi di patate e alla raccomandazione di non uscire mai. Il padre però viene ucciso dai tedeschi durante un disperato tentativo di liberare la moglie da loro presa in ostaggio; quando Janek non lo vede più venire a fargli visita, esce dalla buca e finisce per unirsi ad un gruppo di partigiani. Nel giro di pochi mesi diventa un uomo perchè certe esperienze fanno maturare in fretta; conosce l'amore, ma soprattutto impara a uccidere. Non è certo una storia edificante, quella raccontata in questo romanzo, nel senso che di personaggi davvero puliti ce ne sono ben pochi. Del resto si sa che quando ne va della vita propria o dei propri cari si è disposti a tutto, anche a denunciare come partigiani dei vicini innocenti in cambio di un quintale di patate. Alla fine di questa lettura mi è rimasta una certa amarezza, scaturita non solo dalla lettura in sè, ma dal pensiero dell'odierna Europa, che appare in maniera preoccupante pronta a dare una nuova lezione di violenza e di odio.

martedì 19 aprile 2016

a Saluzzo e giù di lì

Non ho ancora capito come se le inventa, ma ogni tanto il marito arriva e propone mete che non sono esattamente note al turismo di massa. La cosa naturalmente mi va benissimo, visto che il turismo di massa non lo sopporto. Lo scorso venerdì quindi ci siamo diretti verso Saluzzo, in Piemonte. 

veduta di Guarene da un terrazzino panoramico che sembrava la prua del Titanic

La nostra prima tappa è stata il paesino di Guarene dove sorge un castello che però è visitabile solo di rado perchè è stato trasformato in un hotel di lusso. Io avevo anche proposto di spacciarci per potenziali clienti oppure di fiondarci dentro il cancello elettrico prima che si richiudesse, ma il marito ha preferito di no e quindi non siamo riusciti a vederlo che da lontano. Il paese però è molto carino e ben tenuto, per cui ci siamo fatti una piccola passeggiata prima del pranzo consumato al Ristorante Miralanghe, che si trova in Piazza Roma 2. A causa della foschia però le Langhe non le abbiamo potute mirare malgrado ci avessero fatto sedere proprio davanti alla finestra panoramica, in compenso ci siamo goduti degli ottimi piatti, accompagnati da un altrettanto ottimo vino.

collage di alcune delle immagini del salone delle grottesche

La seconda tappa della giornata è stata il Castello della Manta, che si trova nel paese omonimo. Questo castello è di proprietà del FAI ed è molto bello; da roccaforte fu trasformato in residenza a partire dal XV secolo. La parte che conserva le decorazioni più antiche è quella che mi è piaciuta di più; in particolare ho trovato strepitoso il salone delle grottesche, datato alla seconda metà del 1500. Questo non per dire che il resto non fosse altrettanto bello! Insomma, i tre euro che ho pagato per il permesso di fotografare sono stati molto ben spesi.

Saluzzo by night

Infine siamo arrivati a Saluzzo e abbiamo trovato senza troppi problemi il nostro albergo; dopo un po' di relax e una cena frugale (visto che ci eravamo abbuffati a pranzo) siamo usciti per una passeggiata notturna e un buon gelato.

un divertente murales a Saluzzo alta

La mattina del sabato l'abbiamo trascorsa visitando Saluzzo. C'era il mercato, quindi la città era piuttosto animata; noi però ci siamo diretti nella parte alta e più antica, nonchè più pittoresca. Abbiamo visitato quel che c'era da visitare, dopodichè abbiamo deciso che per pranzo volevamo assaggiare i formaggi locali. Ci siamo così accomodati alla trattoria I Quat Taulin, in Via Piave 5, dove ho rischiato seriamente di ubriacarmi. L'intento in realtà era di bere poco, ma il sistema adottato dal locale è di mettere in tavola delle bottiglie da un litro e mezzo di vino e di fare poi pagare il consumo reale; ci siamo così trovati con ben tre litri a disposizione, visto che io volevo del bianco e il marito del nero. Il mio Favorita era di una tale bontà che mi sarei volentieri scolata ben più del calice scarso che mi sono concessa, ma conosco i miei limiti e, soprattutto, sapevo che mi attendeva un pomeriggio di nuovo in giro, perciò mi sono limitata, benchè a malincuore. Quanto al cibo, i formaggi che ci hanno portato erano uno più buono dell'altro; ottimi pure antipasti e dolci.

l'Abbazia di Staffarda

Satolli e soddisfatti, ci siamo recati poco lontano, all'Abbazia di Santa Maria di Staffarda. Di origini medievali, venne parzialmente distrutta alla fine del 1600 perchè nei pressi vi si combattè una battaglia contro i francesi. Tuttavia è proprio grazie al fatto che in parte il complesso è in rovina se vi risiede una grande colonia di pipistrelli (più di mille). All'arrivo l'Abbazia ci è apparsa particolarmente bucolica per via di una mandria di giovenche che vi pascolava davanti; alla partenza però abbiamo portato con noi il ricordo del bagno zozzo (nel quale non siamo andati perchè faceva veramente schifo).

il bellissimo chiostro coi meli

Come riempire il resto del pomeriggio? Per esempio facendo un passeggiata per il centro storico di Savigliano, anche quello molto carino (anche se non tanto carino come Saluzzo). La cosa che ci è piaciuta di più è stato il chiostro con gli alberi di melo fioriti, e peccato che non c'era il sole, sennò sarebbe stato ancora più bello. Per finire, abbiamo fatto un salto a Monasterolo, in cui era indicato un altro castello, che però in parte ingloba il municipio, in parte è abbandonato. Niente di che quindi, però c'era una sagra e abbiamo assistito a un gioco che consisteva nel colpire con le palle delle bocce una serie di vasi di terracotta appesi a un filo. La giornata si è conclusa con una luculliana cena nel ristorante del nostro albergo, il Perpöin di Via Spielberg 19, il cui punto forte è il ricco buffet di antipasti.

la parte meglio tenuta del castello di Lagnasco

Domenica mattina ci attendeva un'altra chicca, ovvero il Castello Tapparelli D’Azeglio di Lagnasco. Da fuori il grande complesso appare piuttosto malridotto, ma le parti restaurate sono a dir poco meravigliose. L'iniziale costruzione risale addirittura al 1100; la cosa che mi è piaciuta di più è stata la sala delle Grottesche, con delle decorazioni molto originali e divertenti. Confesso che non mi immaginavo una simile meraviglia! 

chissà perchè ad Asti c'erano tutte queste bandiere...

A quel punto abbiamo pensato di aggiungere una tappa prima di tornare a casa e, per non allungare la strada con deviazioni, ci siamo fermati ad Asti, dove abbiamo mangiato una semplice insalata per compensare i bagordi dei giorni precedenti e abbiamo fatto quattro passi per il centro prima di rientrare.



domenica 17 aprile 2016

Birra e cazzotti - Brendan O'Carroll


1982
Snuggstown, Dublino

Rita McCabe era seduta nel solito angolo della sala interna del Falcon Inn. La festa era al culmine. Guardava il marito Macker spostarsi, ubriaco fradicio, da un tavolo all'altro, e rovesciare la pinta di Guinness su chiunque fosse a portata di schizzo. Era la sua serata. Rita sapeva che era solo questione di tempo: tra poco si sarebbe tirato giù la lampo e avrebbe fatto vedere l'uccello agli spettatori in attesa.

Non conoscevo questo autore, del quale questo sarebbe il quarto romanzo; per quel che ne so, dopo ne potrebbe aver scritti molti altri visto che è del 1997, benchè da noi sia sbarcato nel 2011. La domanda sorge spontanea: perchè, con il proliferare contemporaneo di scrittori veri o presunti, una casa editrice deve pubblicare un romanzo di quattordici anni prima? Comunque sia, questo Sparrow's Trap me lo sono goduto mentre facevo avanti e indietro da Roma mercoledì scorso. La storia, come chiaramente deducibile, è ambientata a Dublino e mette in scena alcuni personaggi accattivanti, quali l'ex-pugile prodigio Anthony McCabe (lo Sparrow del titolo) e l'ispettore Kieran Clancy. I due sono entrambi frustrati, anche se in modo diverso: il primo perchè è caduto in depressione da quando ha perso, per una leggerezza, l'incontro più importante della sua carriera, il secondo perchè il suocero l'ha confinato a fare il bodyguard ai politici per proteggerlo, mentre lui vorrebbe fare il poliziotto sul serio. Sparrow si è ridotto a fare l'autista per il boss della malavita locale e quando i suoi tirapiedi uccidono un giovane barista reo di avergli fatto uno sgarbo, egli capisce che non può più restare un semplice spettatore. Contemporaneamente, Clancy non ne può più di fare la bella statuina e riesce infine a ottenere l'incarico che vuole, decidendo di mettere in galera una volta per tutte il boss. Romanzo molto piacevole del quale viene lodata la capacità di catturare la parlata della working class dublinese, cosa che i lettori italiani non noteranno, leggendolo tradotto. Se ne voleva trarre un film, ma la produzione si è arenata e non se n'è più fatto nulla.


venerdì 15 aprile 2016

La ragazza del treno - Paula Hawkins


E' sepolta sotto una betulla bianca, vicino ai vecchi binari della ferrovia. La tomba è segnalata solo da un mucchietto di pietre, nient'altro. Non volevo attirare l'attenzione sul luogo in cui riposa, ma nemmeno potevo abbandonarla all'oblio. Dormirà in pace, lì; a turbare la sua quiete solo il canto degli uccelli e lo sferragliare dei treni.

La mia vicina di casa ha voluto assolutamente prestarmi questo libro del quale era entusiasta. Sono talmente fuori dalle logiche del mercato che non ne avevo mai sentito parlare, malgrado la fascetta di copertina sottolinei il fatto che si tratta del caso editoriale più esplosivo del 2015. Nel qual caso, signori miei, siamo messi male. Mi spiego: il libro è molto gradevole e si legge in un fiato, perchè costruito in maniera tale da stuzzicare l'interesse e la curiosità del lettore, così come i personaggi sono intriganti al punto giusto (anche se un po' stereotipati - e stereotipata, a ben vedere, è anche la situazione); ci sta anche che l'assassino sia quella persona lì, benchè, alla fin fine, la parte migliore sia la maniera in cui viene resa innocua (non dico altro per non spoilerare). Insomma, a mio giudizio si tratta di un bel libro, ma francamente mi pare sia nella media del giallo contemporaneo e di gialli a questo stesso livello (o superiore) ne ho letti un bel po'. L'idea della donna che guarda dal treno e si fa dei film è la parte che ho apprezzato di più, forse perchè a me viaggiare in treno piace molto.


giovedì 14 aprile 2016

la zingarata numero tre

Lo volevo fare anche l'ultima volta che sono stata a Roma di usare solo le gambe, ma ero reduce dal mal di schiena e quindi accorciai l'itinerario. Questa volta invece ho osato, anche se il mal di schiena me lo sono fatta venire per via che me ne vado sempre in giro carica come un mulo! Oltretutto con questo tempo matto sono partita con felpa e piumino e sono finita in maniche corte... ma la felpa e il piumino me li sono dovuti tirare dietro tutto il giorno, oltre al resto.


Comunque sia, a questo giro ho lavorato al contrario: anzichè decidere di fare una gita per visitare una mostra, ho deciso di fare una gita e poi ho guardato se c'era qualcosa di interessante da visitare. La scelta è caduta su Toulouse-Lautrec esposto al Museo dell'Ara Pacis e sono stata molto contenta di esserci andata perchè questa mostra mi è piaciuta moltissimo.


Prima e dopo è stato tutto un camminare. La prima tappa è stata Trinità dei Monti, dove ho fatto questo scatto in cui il cielo era ancora grigio; difatti al mio arrivo le nuvole di passaggio si sono prodotte in una rapida pioggia, roba che non valeva nemmeno la pena di tirare fuori l'ombrello, ma poi hanno ceduto il posto al sole, anche troppo caldo per la stagione. La scalinata era sotto restauro e di conseguenza Piazza di Spagna era più deserta del solito.


Dopo la mostra, mi sono infilata brevemente lungo il Tevere. In realtà ho beccato una zona poco fotogenica, per questo ci sono rimasta poco.


Volevo pranzare in un ristorante che aveva buone recensioni, subito passato il Ponte Cavour, ma si è scoperto che è aperto solo per cena, allora sono tornata a mangiare la pizza al taglio da Zazà, in Piazza di Sant'Eustachio 49. Zazà ha una buona fama ed è uno di quei posti che usa prodotti biologici e freschi.


Mi piace un sacco Piazza Navona e quindi ci torno sempre. Come al solito era piena di gente e come al solito ho fotografato le fontane (non so resistere, anche se le fotografo ogni volta!).


Fatto un salto al Pantheon e rivisto il delizioso elefantino che regge l'obelisco di Piazza della Minerva, ho invece saltato la Fontana di Trevi, perciò non so se hanno finito di sistemarla (l'ultima volta la stavano restaurando), quindi mi sono diretta verso il Vittoriano passando da Largo di Torre Argentina (ma... i gatti? non ne ho visto manco uno!), facendo un salto in Campidoglio e passando davanti alla sempre impressionante scalinata di Santa Maria in Aracoeli.



Ho ammirato il Foro Romano solo dall'alto, anche se avevo pensato di visitarlo o anche solo di farmi una passeggiata fino al Colosseo, ma a quel punto ero piuttosto provata, perciò ho preferito arrivare giusto fino al Teatro di Marcello e quindi tornare verso il Vittoriale, nei cui pressi mi sono seduta a rinfrescarmi con un affogato al caffè.


Proprio da queste parti ho casualmente trovato segno del passaggio di Melina Riccio. Finito il gelato, mi sono avviata verso la stazione passando da Via Nazionale e con una rapida deviazione verso il Viminale. Sono poi tornata a casa, cotta come un cece in tutti i sensi ma molto soddisfatta di questa zingarata.


lunedì 11 aprile 2016

gita imprevista a Vicenza

Il nostro amico D è presidente di un circolo parrocchiale; aveva avuto l'idea di proporre un paio di gite culturali, chiedendo a mio marito di aiutarlo a scegliere le mete e anche di fare da guida turistica. La prima di queste gite, con meta Vicenza, è andata praticamente deserta. A quel punto il nostro amico ha deciso che la gita ce la saremmo fatta comunque, ma per i fatti nostri, perciò ieri siamo partiti in cinque: lui e sua moglie, io e il mio consorte e G (che avrebbe a sua volta dovuto portare la moglie, invece rimasta a casa per colpa di un improvviso mal di schiena). La gita è andata molto bene: tempo soleggiato, compagnia piacevole, pranzo ottimo, posti belli. Senza voler dire cattiverie, credo che sia andata così bene proprio perchè eravamo pochi e buoni. A parte che, in versione parrocchiale, io non ci sarei proprio andata XD Inoltre, in versione parrocchiale, ci sarebbe stato il pranzo al sacco, mentre noi abbiamo preferito il ristorante e, per puro culo, ne abbiamo trovato uno piccino che offriva un'ottima cucina casereccia: Snoopy, in Stradella S. Marcello 21. Gli uomini si sono dati al baccalà alla vicentina, mentre io, che non ero sicura che mi sarebbe piaciuto, ho optato per gli gnocchi con il baccalà. Buonissimi anche gli zaeti accompagnati da un passito locale. Non ho fatto molte foto con Penelope perchè avevo con me anche una macchina analogica ed ho dato la precedenza a quella, perciò questo è giusto un breve sunto.






meraviglioso il Teatro Olimpico!



Villa Almerico Capra detta La Rotonda

Villa Valmarana ai Nani


sabato 9 aprile 2016

L'uomo che aveva sete - Hubert Mingarelli


1946
Hisao Kikuchi si era sdraiato su un fianco e stava con la bocca aperta sotto la pietra da cui gocciolava l'acqua. Senz'altro un residuo di rugiada che aveva conservato il muschio. Una goccia, due gocce, poteva contarle. Ne cadeva così poca che in bocca gli faceva male.


Il protagonista di questo romanzo, Hisao, è un reduce della battaglia di Peleliu. Il sintomo più evidente del trauma riportato è la sete insopportabile che a tratti lo coglie e gli fa quasi perdere la ragione. Proprio a causa di essa Hisao, sceso a una stazione per bere, non riesce a risalire sul treno e inizia quindi un inseguimento per ritrovare la propria valigia, dove si trova il regalo per la sua promessa sposa che egli sta andando a trovare in Hokkaido. 
Credo che leggere sia un esercizio che allena l'empatia, ma allo stesso modo se non si prova empatia per i protagonisti di una storia, si finisce come in questo caso per dire mah. Difatti non posso dire che questo sia un brutto libro, solo che a me non ha detto molto. Mi aveva incuriosito l'ambientazione giapponese, benchè l'autore sia francese, e non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe risultato se a scriverlo fosse stato un giapponese. Il mio problema è che non riesco a capire bene dove voglia andare a parare; vuole essere un breve spaccato di vita vissuta? Vuole denunciare gli orrori della guerra? Vuole darci un messaggio del tipo che si può riuscire a sopravvivere aggrappandosi alla speranza? Mah...


Peleliu è una piccola isola del Pacifico e la battaglia omonima vi si svolse tra il 15 settembre e il 27 novembre 1944 malgrado le ottimistiche previsioni del Generale Rupertus, convinto di risolvere le cose in quattro giorni; si trattò di una carneficina tra l'esercito statunitense e quello giapponese che è tristemente nota come la più amara battaglia della guerra per i Marines.

lunedì 4 aprile 2016

di manga e pedofilia


Qualche giorno fa Le Iene hanno trasmesso un breve servizio sul Giappone che ha scatenato le ire di parecchia gente, nella fattispecie i negazionisti (detti anche giappominchia) e quelli che, come me, amano il Giappone, ma lo guardano in modo obiettivo e proprio per questo non gradiscono la diffusione di stupidi pregiudizi. Personalmente non ho apprezzato la maniera sensazionalistica e pressapochista con cui il servizio è stato impostato. Trattando di argomenti importanti e delicati, trovo che sia un problema il fatto che siano state gridate le cose in maniera tale che l'equazione derivante sia che tutti gli uomini giapponesi sono dei pervertiti e/o dei pedofili, nonchè che la pedofilia sia socialmente accettata. Il servizio infatti ribadisce più volte che questa è culturalmente accettata e normale. A parte che non so quanto possa fare statistica intervistare poche persone ad Akihabara... oserei dire che un quartiere di Tokyo non è rappresentativo di una nazione di più di 126 milioni di persone XD Vorrei sottolineare che per la legge giapponese la pedofilia è un crimine, così come la prostituzione minorile; guardando questo servizio invece si ha appunto la netta sensazione che entrambe siano praticate apertamente e senza che nessuno si scandalizzi. Dunque affermare che la pedofilia in Giappone è vista come una cosa normale non è corretto; bisognerebbe per lo meno fare una netta distinzione fra reale e virtuale, che è poi quello che fanno appunto i giapponesi (come spiegherò più sotto). 


Lo confesso: non ho visto subito il servizio. Ho visto il trailer, che mi è sembrato abbastanza irritante da farmi passare la voglia di vedere il resto. In seguito però, dopo la marea di commenti letti sui social, ho deciso di guardarlo per potermi fare la mia opinione. Tanto per cominciare, una delle critiche che condivido è che ci sono alcuni errori di traduzione; la cosa è grave proprio perchè si parla di un argomento delicato e dà adito al sospetto che in qualche modo le risposte siano state manipolate per tirare acqua al proprio mulino (vedi la ragazza che dice di avere 19 anni ma che, nella traduzione italiana, diventa una quindicenne - altri svarioni sono riportati in questo video). Il fatto che in un certo punto il parlato giapponese venga doppiato serve solo ad alimentare i sospetti in questo senso. Ora, non voglio dire che le risposte siano state davvero manipolate, dico solo che a maggior ragione si sarebbe dovuta prestare molta attenzione nel tradurre in maniera corretta e che si sarebbe dovuta mantenere sempre la versione originale per permettere il confronto fra quanto detto realmente e la traduzione fornita. Ordunque, il servizio si concentra sul problema della pedofilia sia relativamente a manga e anime, che nel reale. Le Iene denunciano in particolare il genere lolicon, ovvero quello in cui vengono rappresentate ragazzine in età prepuberale o comunque minorenni; da qualche tempo in Giappone è in vigore una nuova legge contro la pedofilia che punisce chi detiene materiale pedo-pornografico che ritrae soggetti in carne ed ossa, e che però esclude i manga. Questo mi ha fatto ricordare che qualche anno fa suscitò scandalo un videogioco a base di stupri di bambine la cui vendita venne proibita in alcuni paesi come l'Inghilterra e l'Australia; il polverone suscitato portò al conseguente ritiro del gioco, che però prima della controversia internazionale era stato regolarmente venduto in Giappone per alcuni anni senza che nessuno protestasse. Credo che occorra tenere conto del fattore culturale; a noi occidentali certe cose sembrano gravissime anche solo a pensarci, per i giapponesi il livello di tolleranza è maggiore quando si tratta di opere di fantasia o di videogiochi, proprio perchè operano una grande distinzione tra reale e virtuale (volendo approfondire, è anche vero che in Giappone lo stupro viene punito meno severamente che in altri paesi perchè culturalmente il paese è molto paternalistico). Mi rendo conto che l'argomento è delicato e non vorrei sembrare a favore della pedofilia o dello stupro dicendo quanto sto per dire, ma non è forse la stessa cosa con certi videogiochi che da noi sono diffusi e considerati normali e dove, per esempio, i giocatori ammazzano indiscriminatamente? Vuole forse dire che poi lo fanno anche nella vita reale? Poi, ribadisco, la pedofilia e lo stupro in Giappone sono reati esattamente come da noi.


Girando per Akihabara, la troupe incontra diverse ragazze vestite da maid, e qui parte la seconda generalizzazione fuorviante, ovvero si dà per scontato che siano tutte prostitute. Ora, è vero che ci sono diversi locali in cui vengono praticate varie forme di prostituzione da ragazze in costume (nella maggior parte del casi senza penetrazione), ma come ho già detto la legge giapponese punisce la prostituzione minorile (fatto del resto riportato anche nel servizio). Molti locali sono dei semplici bar dove le ragazze servono come cameriere o intrattengono gli uomini chiacchierando, senza intercorsi sessuali. Senza stare a scomodare la pedofilia e non volendo certo affermare che questa sia una bella cosa, penso che sia quantomeno ipocrita meravigliarsi del fatto che un uomo di mezza età ricerchi la compagnia di una giovane ragazza. Da che mondo è mondo, mi risulta che il fenomeno sia molto diffuso anche in occidente; ne abbiamo numerosi esempi anche qui da noi. Quanto ai love hotel, non vengono usati solo per fare sesso clandestino con amanti e prostitute, come affermato nel servizio, ma vengono usati anche da coppie normali. Per esempio negli anni Sessanta c'è stato un boom nell'uso dei love hotel in versione motel (con parcheggio disponibile) semplicemente perchè a quei tempi le abitazioni piccole non offrivano la necessaria privacy alle normalissime coppie sposate. 

Minegishi Minami chiede scusa in lacrime
per aver passato la notte insieme al fidanzato

L'altro argomento affrontato dal servizio è quello delle idol, ovvero sia gruppi di ragazzine, ragazze (ma anche bambine) che cantano e ballano. In effetti qui siamo in un campo del tutto diverso in quanto le idol (che esistono anche in versione maschile) per la cultura giapponese rappresentano in realtà dei modelli positivi. Il fenomeno degli idol, nato agli inizi degli anni Settanta, ricade piuttosto nella filosofia del kawaii, ovvero di tutto ciò che è carino (tutto è carino in Giappone, amava ripetere la mia amica Chie mentre passeggiavamo per Saitama). Nel caso delle idol ragazze, esse incarnano addirittura l'ideale della purezza e devono sembrare (se non essere sul serio) vergini, tanto che nei loro contratti è indicato chiaramente che non devono fidanzarsi. Fece scalpore qualche anno fa il caso di una idol del famosissimo gruppo AKB48 che venne sorpresa col suo ragazzo, e che in seguito si rasò i capelli a zero e apparve in lacrime chiedendo scusa al pubblico. Le idol esistono anche in versione gravure, che però è un'altra cosa. Si tratta in questo caso di modelle che posano semi-nude in modo provocante; è vero che diverse idol sono state prima delle gravure idol, ma i due generi sono ben distinti. Quella che viene intervistata nel servizio è chiaramente una gravure idol. Tirare in ballo le idol senza specificare queste cose (come è stato fatto nel servizio) significa creare il malinteso che tutte le idol sono oggetti sessuali quando invece la realtà è diversa.


Insomma, dopo aver visto il servizio posso affermare che non sono state dette delle vere e proprie falsità, ma che le cose sono state presentate in maniera incompleta e imprecisa, e di conseguenza fuorviante. Credo che un servizio serio, oltre ad essere più preciso e a non dare adito a equivoci, si sarebbe dovuto concentrare su due punti che invece vengono giusto nominati en passant, ovvero che in Giappone si fa pochissimo sesso reale e che bisognerebbe approfondire la relazione tra pedofilia nell'immaginario e pedofilia reale. Riguardo a quest'ultimo punto, per quanto ripugnante sia la cosa, mi permetto di affermare che, se proprio uno ha di quelle pulsioni, è decisamente meglio che le sfoghi guardando un anime, leggendo un manga o addirittura comprando una bambola di silicone, piuttosto che andando in giro violentando bambini in carne ed ossa (in realtà la cosa migliore sarebbe che andasse a farsi curare). Ora, è chiaro che l'aberrante fenomeno della pedofilia esiste in tutto il mondo e che va condannato e fermato; non ho idea se esistono studi in materia, cioè riguardo al fatto che sfogarsi virtualmente faccia calare gli abusi reali o che, viceversa, funga da incitazione a delinquere, ma proprio per questo sarebbe opportuno astenersi dal trarre conclusioni fondate su speculazioni e non su dati oggettivi. A parte che noi italiani dovremmo solo stare zitti... Per non sparare sulla Croce Rossa tirando in ballo l'ovvio argomento dei preti pedofili, basta leggere questo articolo sul turismo sessuale minorile. Si difendono bene anche i giapponesi, ma in questo caso noi italiani li battiamo...


Diverso è il discorso del rapporto dei giapponesi con il sesso, che ritengo andrebbe approfondito perchè permetterebbe di capire poi anche tutto il resto. Ancora una volta, il problema nel servizio è semplicemente accennato. Questo articolo spiega che i giapponesi hanno la più bassa frequenza di rapporti sessuali al mondo. Anche volendo prendere il risultato del sondaggio effettuato dalla Durex con le pinze, resta il fatto che i numeri sono molto bassi e la situazione aggravata dal fatto che il Giappone si colloca tra gli ultimi posti anche tra chi dice di non essere soddisfatto della propria vita sessuale e chi afferma di non essere aperto riguardo al sesso. Ora, è ovvio che non occorre un genio per capire che ciò che non viene espresso nella vita reale deve trovare uno sfogo in quella virtuale (o immaginazione che dir si voglia). L'onnipresenza di immagini che ammiccano al sesso sono lo specchio di una società che di sesso vero ne pratica poco.

Il servizio de Le Iene, se volete vederlo, lo trovate QUI

vorrei far notare che nel servizio si confondono continuamente i termini "manga" e "anime"; ricordo che "manga" significa fumetto, "anime" significa cartone animato.