Manca poco ormai all'inizio del nuovo anno e a questo giro non so perchè, ma ho una gran voglia di cambiare calendario. Ho anche una gran voglia di assaporare la quiete del 7 di gennaio, quando ormai le feste sono tutte finite, si torna alla routine e, causa anche la stagione, in giro c'è poco movimento. E' allora che ricomincio a fare la brava e a stendere piani per il resto dell'anno. Parto subito con una cosa proprio a gennaio, ma di questo parlerò poi. Non che ci sia molto da dire... o forse sì, vedremo sul momento. Oggi mi attendono le ultime commissioni questa mattina e la preparazione delle lasagne questo pomeriggio. Sono moltissimi anni che a casa mia il primo dell'anno a pranzo si mangiano le lasagne al forno; per me è la soluzione ideale perchè devo solo infilarle dentro a scaldare e quindi comincio l'anno con un filo di gas (non solo in senso letterale). Stasera invece me ne andrei volentieri a letto... non è la prima volta che lo dico, però finisce sempre che mio marito mi convince ad aspettare mezzanotte per brindare. Visto che avevo del tempo libero, ieri mi sono letta l'oroscopo del mio segno, sia quello tradizionale che quello cinese. La cosa interessante è che concordano in linea di massima e su di un paio di punti dicono la stessa cosa. Per me comunque non è nulla di nuovo, nel senso che i consigli che mi danno sono cose che avevo già deciso di fare da sola. Tanto meglio, c'è più speranza che le faccia davvero ^__^
giovedì 31 dicembre 2015
venerdì 25 dicembre 2015
doni
Babbo Natale mi ha portato un sacco di dolci e un libro di ricette.
Tanto per continuare a farsi del male, insomma.
giovedì 24 dicembre 2015
ebbene, ci siamo
Devo dire che quest'anno il Natale mi è capitato fra capo e collo senza che manco me ne accorgessi e forse è proprio per questo che mi ha stressato di meno. Fino al 6 dicembre sono stata concentrata a studiare per l'esame di giapponese, dopo tre giorni sono partita per Amsterdam. Al ritorno mi sono ritrovata con biglietti da scrivere e regali da comprare, e sono riuscita a fare tutto in tempo record benchè molto in ritardo (infatti non sono sicura che i biglietti siano arrivati in tempo). La casa ormai non la decoro più, ci pensa mio marito che dissemina presepi e strisce argentate in giro; non mi va di fingere che m'importi ancora qualcosa di questa festa alla quale mi adeguo per puro conformismo. Non ricordo bene quando sono diventata del tutto insofferente al Natale. Una volta lo ero solo per via dell'inevitabile casino di questo periodo che porta a galla non i buoni sentimenti, ma la cafonaggine di quelli che hanno sempre fretta e ti pestano i piedi per passarti davanti nelle file (e cose simili). Alla fine non è nemmeno più un'occasione per passare un po' di tempo con gli amici, perchè hanno tutti fretta anche loro e finisce che ci si scambia al volo auguri e pacchettini perchè poi devono scappare a distribuire altri auguri e pacchettini ad altra gente, dopodichè si festeggia rigorosamente in famiglia come da tradizione patriarcale. Mi scuso, non era mia intenzione scrivere un post di lamentele, è solo che quando tutti diventano zuccherosi a me sale la carogna. Sono sempre stata un bastian contrario e non penso che ormai questo tratto del mio carattere cambierà. Qualche giorno fa ho scritto un lungo post su Facebook e forse questo è il riflesso di quel momento, un desiderio di mettere il punto finale all'anno 2015 che, per fortuna, sta quasi per finire. E' stato un anno impegnativo per me, ma guardando indietro ora mi accorgo che alla fin fine le due cose molto negative che mi sono accadute le ho affrontate bene e rimesse presto nella giusta prospettiva. Non mi resta che concludere che è stato un anno positivo e penso che sia tutto merito del fatto che ho continuato a evolvermi. Il percorso che ho cominciato è lungi dall'essere concluso, ma sta andando nella giusta direzione e mi ha già portato molti vantaggi; non mi resta che sperare che vada avanti così, ma sono quasi certa che lo farà. Basandomi sull'esperienza, posso dire che a volte ci si ferma, anche a lungo, ma si riparte sempre dallo stesso punto, senza retrocedere (il che vorrei valesse anche per il mio giapponese, quando ricomincerò a studiare dopo le Feste! XD).
E niente, vorrei fare gli auguri a quei due che passano di solito di qui: Buon Natale, se ci credete. E se non ci credete, spero che sopravviviate indenni alla follia collettiva che vi circonda ^__^
martedì 22 dicembre 2015
irrational man
Sono stata a vedere l'ultimo film di Woody Allen, che è una garanzia annuale: puntuale come la cartella delle tasse, ma fortunatamente molto più piacevole. Sono andata a scatola chiusa, ignorando la trama e anche gli interpreti, e non sono rimasta affatto delusa, anche se devo dire che questo è uno di quei film che vedono la loro ragione di essere nel finale. Il protagonista è un professore di filosofia, Abe Lucas, che va a lavorare in un nuovo college in un momento di depressione e apatia. E' un uomo apparentemente finito, benchè ancora sufficientemente attraente per il genere femminile e bravo come insegnante. Gli mettono gli occhi addosso un'altra docente, benchè sposata, e una sua allieva, fidanzata.
Mentre si trova in una tavola calda insieme a quest'ultima, Jill, orecchia una conversazione alle sue spalle; una donna si sta lamentando che il giudice sta spudoratamente favorendo l'avvocato del marito, che è suo amico, nella causa per l'affidamento dei figli. Abe finisce per convincersi che la cosa giusta da fare è uccidere il giudice. Questo gesto gli appare molto più efficace di qualunque campagna egli abbia mai fatto in precedenza. Ho detto anche troppo e non vorrei rovinare la festa a chi non ha ancora visto il film, film che a me è piaciuto molto. Devo dire che da un certo punto di vista ho compreso il pensiero di Abe: non ha forse più senso l'azione se si vuole rimediare a un'ingiustizia e rendere il mondo un po' migliore? Petizioni, campagne, lettere aperte e denunce alla fin fine non sortiscono molto effetto e alla lunga riempiono gli attivisti di frustrazione. Insomma, quasi quasi anche a me viene voglia di sventolare la katana XD
Niente da dire sugli interpreti, tutti molto bravi, però devo confessare che a me Joaquin Phoenix non è mai piaciuto e che ogni volta che lo vedo mi torna invece in mente suo fratello River che adoravo.
![]() |
Joaquin Phoenix (Abe Lucas) ed Emma Stone (Jill) |
Mentre si trova in una tavola calda insieme a quest'ultima, Jill, orecchia una conversazione alle sue spalle; una donna si sta lamentando che il giudice sta spudoratamente favorendo l'avvocato del marito, che è suo amico, nella causa per l'affidamento dei figli. Abe finisce per convincersi che la cosa giusta da fare è uccidere il giudice. Questo gesto gli appare molto più efficace di qualunque campagna egli abbia mai fatto in precedenza. Ho detto anche troppo e non vorrei rovinare la festa a chi non ha ancora visto il film, film che a me è piaciuto molto. Devo dire che da un certo punto di vista ho compreso il pensiero di Abe: non ha forse più senso l'azione se si vuole rimediare a un'ingiustizia e rendere il mondo un po' migliore? Petizioni, campagne, lettere aperte e denunce alla fin fine non sortiscono molto effetto e alla lunga riempiono gli attivisti di frustrazione. Insomma, quasi quasi anche a me viene voglia di sventolare la katana XD
Niente da dire sugli interpreti, tutti molto bravi, però devo confessare che a me Joaquin Phoenix non è mai piaciuto e che ogni volta che lo vedo mi torna invece in mente suo fratello River che adoravo.
domenica 20 dicembre 2015
scrivere (e leggere)
Periodicamente rileggo la mia intera produzione letteraria, il che ha senso perchè ho sempre scritto per me stessa. Riconosco che in certi casi lo stile lascia un po' a desiderare e che necessiterebbe dell'intervento obiettivo di un editor, però le emozioni che quelle storie mi trasmettono sono sempre le stesse. Rileggo e mi tornano in mente il dettaglio o l'avvenimento che hanno ispirato quel particolare racconto, ricordo la persona dalla quale un certo personaggio è scaturito, così come ricordo lo stato d'animo che mi ha portato ad esorcizzare dolori e situazioni attraverso le parole. Per tutti questi motivi ho sempre pensato che i miei racconti fossero qualcosa di molto intimo, anche se in realtà da certi commenti ricevuti quando in passato ho commesso l'errore di pubblicarne alcuni, ho dedotto che le persone non avevano colto le mie motivazioni; meglio così. Non mi sono sentita violata, anche se sono pentita di averli pubblicati. Adesso comunque è tutto passato e dimenticato, quel blog letterario cancellato da molto tempo. Invecchiando mi accorgo che mi è del tutto passata quell'urgenza di riconoscimento che per un po' mi ha preso; il discorso vale anche per le fotografie. Carta, penna e macchina fotografica restano i miei mezzi preferiti per esprimermi, i giocattoli che non mi stanco mai di maneggiare. Tuttavia non mi pesa più il fatto di giocare da sola; le mie emozioni e le mie soddisfazioni sono soltanto mie.
sabato 19 dicembre 2015
o la va o la spacca
A me la matematica non piace. Anzi, diciamo che la matematica mi fa venire l'orticaria. Credo che dipenda da un misto di carenza di doti naturali e di insegnanti scarse che mi sono capitate, nel senso che le due volte in cui sono riuscite a spiegarmi le cose in modo da farmele capire, mi sono anche divertita a risolvere problemi ed equazioni. Si è tuttavia trattato di eccezioni e la conclusione è che non vado più in là delle quattro operazioni principali, tutte rigorosamente eseguite con la calcolatrice. Perciò, per semplificarmi la vita e forse anche sotto l'influenza della mia età, ho deciso che di qui in poi le percentuali per qualunque cosa sono del 50% : o la va o la spacca. Tanto alla fine la conclusione è comunque quella e non ha senso stare a calcolare numeri diversi, no?
giovedì 17 dicembre 2015
provare a ottimizzare
Ieri l'altro mi è toccato andare a Bologna. Ho un rapporto controverso con questa città, che pure ho frequentato con cadenza bisettimale per tre anni quando studiavo. Bologna è una bella città, quello che non riesco a sentire in sintonia è il suo ritmo, il che è strano, perchè ad esempio non ho questo problema a Firenze che pure non è certo calma e rilassata. Ad ogni modo, Bologna non è il genere di posto in cui mi viene da dire parto e vado a fare due passi. Però, ogni tanto mi tocca andarci, vuoi perchè c'è una mostra che mi interessa, vuoi perchè devo incontrare qualcuno. A questo giro mi dovevo vedere con l'avvocato che segue le mie tribolazioni tributarie e, data l'infausta occasione, ho deciso che necessitavo di un contentino per risollevare il tono della giornata e ammortizzare il costo del biglietto del treno. Una conoscente mi aveva detto che dietro San Petronio c'è un ascensore che sale al terrazzo panoramico allestito sull'impalcatura del restauro; siccome mi piace vedere le cose dall'alto, volevo andarci, ma purtroppo tra settimana si accede solo ad orari fissi e avrei dovuto aspettare due ore, cosa che mi avrebbe poi costretto a rientrare più tardi del preventivato. Così mi sono consolata con un bel pranzetto a base di cotoletta alla bolognese e patate al forno, accompagnato da una birretta e completato col caffè di rito, il tutto consumato alla Trattoria del Rosso in Via Augusto Righi 30 (diventata il mio ristorante di riferimento a Bologna, visto che la posizione è comoda, il cibo è buono e i prezzi onesti). Per il resto non ho potuto che confermare la solita impressione: Bologna mi fa venire l'ansia.
martedì 15 dicembre 2015
l'ultimo viaggio
Di quest'anno, eh, perchè mica ho intenzione di smettere! Dunque, la settimana scorsa siamo stati ad Amsterdam, io e il marito. Una volta la paranoica di famiglia ero io, adesso lo è diventato lui. Nel senso che si è convinto che il prossimo anno non riuscirà ad andare in vacanza perchè i suoi peggioreranno e avranno bisogno di assistenza continua. Così ha deciso per questo breve viaggio estemporaneo in un periodo dell'anno in cui di solito non ci spostiamo mai di casa. Devo dire che le luminarie e i mercatini natalizi sono belli, mentre delle mandrie intente a fare shopping avrei anche fatto a meno, tuttavia mi piace talmente viaggiare che ripartirei pure domani stesso, casino natalizio o no!
Ad Amsterdam io c'ero stata la bellezza di ventinove anni fa con i miei genitori e la ricordavo tranquilla. Difatti non ci eravamo andati per Natale, bensì durante un piovoso agosto. Alloggiavamo lontano dal centro e quindi il quartiere a luci rosse lo visitammo di giorno, quando fondamentalmente non c'era niente da vedere. Questa volta invece il nostro hotel distava tre minuti a piedi e in pratica ci passavamo tutti i giorni e a tutte le ore. La sera naturalmente c'era la maggiore concentrazione di ragazze in vetrina, mentre i sexy shop erano sempre aperti, e devo dire che ci siamo fatti diverse risate ammirando la varietà di merce esposta.
Non ci siamo limitati solo ad Amsterdam, ma abbiamo fatto due gite fuori porta. La prima all'Aia, dove il marito voleva andare assolutamente per visitare il Mauritshuis, il museo che ospita la ragazza con l'orecchino di perla, anche se non era quello il motivo della visita; la collezione di questo museo è notevole e mi è piaciuta molto, così come mi sono piaciuti il Rijksmuseum di Amsterdam e il Frans Hals Museum che abbiamo visto ad Haarlem. Col senno di poi, ho capito che il motivo è che una volta tanto mi sono trovata davanti a disparati soggetti invece che alla solita processione di santi e madonne. Per carità, non discuto sul valore artistico, dico solo che dopo cinquant'anni di santi e madonne magari una ha anche voglia di vedere nature morte e paesaggi.
All'Aia il tempo era veramente triste e dopo pranzo si è pure messo a piovigginare, cosa che non ci ha impedito di prendere il tram e arrivare a vedere il mare a Scheveningen. In compenso il vento a forti raffiche ci ha impedito di passeggiare lungo la spiaggia: temevamo che una raffica ci trascinasse in Inghilterra.
Anche ad Haarlem il tempo è stato impietoso; ci ha risparmiati la mattina, quando almeno siamo riusciti a passeggiare per il centro (invaso pure quello da bancherelle e compratori) e a visitare con tutta calma il mulino a vento, mentre nel pomeriggio ha ripreso a piovere con forti raffiche. Tornati ad Amsterdam, quando siamo usciti per cena abbiamo di nuovo rischiato di volare via pure noi. E' in momenti come questi che apprezzo quei chili in più che mi fanno da zavorra.
L'ultimo giorno, che poi era domenica, splendeva invece il sole (ma mica che si sia degnato di restare fino a sera), cosa che ci ha permesso di goderci la passeggiata per una Amsterdam in technicolor e non più monocromatica. Insomma, sono state delle belle giornate, malgrado alla fin fine mi piaccia di più viaggiare da sola, perchè così facendo posso tenere i miei ritmi e fare come mi pare. In giro con mio marito finisco sempre per stancarmi molto e per rimpiangere tutte le cose che non mi fa mangiare. Ovvero: non è che mi lascia a digiuno, è che, per esempio, a lui non piace quasi per nulla la cucina etnica. Gli olandesi non hanno una tradizione culinaria eclatante, in pratica l'unica cosa per cui tradizionalmente sono famosi è il formaggio, perciò la guida stessa consigliava di andare a mangiare nei ristoranti etnici e io mi ero pure studiata Tripadvisor. La sera che siamo stati al ristorante indiano è finita con me che a momenti leccavo il piatto e lui che brontolava.
Comunque sia, come dicevo sopra, viaggiare mi piace troppo e anche questa breve vacanza è stata bella e divertente!
![]() |
il quartiere a luci rosse di notte |
Ad Amsterdam io c'ero stata la bellezza di ventinove anni fa con i miei genitori e la ricordavo tranquilla. Difatti non ci eravamo andati per Natale, bensì durante un piovoso agosto. Alloggiavamo lontano dal centro e quindi il quartiere a luci rosse lo visitammo di giorno, quando fondamentalmente non c'era niente da vedere. Questa volta invece il nostro hotel distava tre minuti a piedi e in pratica ci passavamo tutti i giorni e a tutte le ore. La sera naturalmente c'era la maggiore concentrazione di ragazze in vetrina, mentre i sexy shop erano sempre aperti, e devo dire che ci siamo fatti diverse risate ammirando la varietà di merce esposta.
![]() |
Jan Vermeer, Ragazza col turbante |
Non ci siamo limitati solo ad Amsterdam, ma abbiamo fatto due gite fuori porta. La prima all'Aia, dove il marito voleva andare assolutamente per visitare il Mauritshuis, il museo che ospita la ragazza con l'orecchino di perla, anche se non era quello il motivo della visita; la collezione di questo museo è notevole e mi è piaciuta molto, così come mi sono piaciuti il Rijksmuseum di Amsterdam e il Frans Hals Museum che abbiamo visto ad Haarlem. Col senno di poi, ho capito che il motivo è che una volta tanto mi sono trovata davanti a disparati soggetti invece che alla solita processione di santi e madonne. Per carità, non discuto sul valore artistico, dico solo che dopo cinquant'anni di santi e madonne magari una ha anche voglia di vedere nature morte e paesaggi.
![]() |
Scheveningen |
All'Aia il tempo era veramente triste e dopo pranzo si è pure messo a piovigginare, cosa che non ci ha impedito di prendere il tram e arrivare a vedere il mare a Scheveningen. In compenso il vento a forti raffiche ci ha impedito di passeggiare lungo la spiaggia: temevamo che una raffica ci trascinasse in Inghilterra.
![]() |
il mulino di Haarlem |
Anche ad Haarlem il tempo è stato impietoso; ci ha risparmiati la mattina, quando almeno siamo riusciti a passeggiare per il centro (invaso pure quello da bancherelle e compratori) e a visitare con tutta calma il mulino a vento, mentre nel pomeriggio ha ripreso a piovere con forti raffiche. Tornati ad Amsterdam, quando siamo usciti per cena abbiamo di nuovo rischiato di volare via pure noi. E' in momenti come questi che apprezzo quei chili in più che mi fanno da zavorra.
L'ultimo giorno, che poi era domenica, splendeva invece il sole (ma mica che si sia degnato di restare fino a sera), cosa che ci ha permesso di goderci la passeggiata per una Amsterdam in technicolor e non più monocromatica. Insomma, sono state delle belle giornate, malgrado alla fin fine mi piaccia di più viaggiare da sola, perchè così facendo posso tenere i miei ritmi e fare come mi pare. In giro con mio marito finisco sempre per stancarmi molto e per rimpiangere tutte le cose che non mi fa mangiare. Ovvero: non è che mi lascia a digiuno, è che, per esempio, a lui non piace quasi per nulla la cucina etnica. Gli olandesi non hanno una tradizione culinaria eclatante, in pratica l'unica cosa per cui tradizionalmente sono famosi è il formaggio, perciò la guida stessa consigliava di andare a mangiare nei ristoranti etnici e io mi ero pure studiata Tripadvisor. La sera che siamo stati al ristorante indiano è finita con me che a momenti leccavo il piatto e lui che brontolava.
![]() |
polpette e piselli, un piatto tipico olandese |
Comunque sia, come dicevo sopra, viaggiare mi piace troppo e anche questa breve vacanza è stata bella e divertente!
domenica 13 dicembre 2015
martedì 8 dicembre 2015
lunedì 7 dicembre 2015
Vivian Maier presso Forma Meravigli a Milano
Avevo già parlato di lei QUI e ieri, approfittando del fatto che ero a Milano per l'esame di giapponese (che è stato catastrofico) sono stata a visitare la sua mostra. Mi è pure toccato fare la fila per entrare, ma devo dire che è stata una buona idea quella di limitare il numero delle persone all'interno, visti gli spazi ridotti. Almeno si è evitato l'effetto Steve McCurry a Forlì! La mostra, che si compone di 130 scatti, mi è piaciuta molto, e ancora di più mi è piaciuto il catalogo che contiene ancora più fotografie.
![]() |
Autoritratto, New York 1953 |
Se mi si consente questa affermazione, la prima cosa che ho pensato è stata Vivian Maier sono io. Si è trattato di una di quelle rivelazioni del tutto istintive che a volte si hanno, ma il succo è che la Maier fotografava per sè stessa e per piacere personale, esattamente come faccio io, e ho percepito subito questo fatto. Del resto, se consideriamo che in vita sua ha condiviso le sue foto con poche persone e in rare occasioni, spesso conservando i rullini esposti senza manco svilupparli o stamparli, viene anche da chiedersi quanto sia etico che ora le sue foto siano diventate un fenomeno dei nostri tempi e che le mostre a lei dedicate si moltiplichino.
![]() |
New York, 26 gennaio 1955 |
Di certo è che sarebbe un peccato non vedere queste immagini. Quello che ho colto è stato un certo senso dell'umorismo, così come una visione del tutto personale. Me l'immagino la Maier in giro con la sua fida Rolleiflex, che scatta foto a gente ignara e spesso riprende sè stessa riflessa su specchi e vetrine, quando non indulge sulla propria ombra. Non ho potuto fare a meno di pensare, davanti ad alcune foto, che mentre le scattasse sorridesse sotto i baffi.
![]() |
New York, marzo 1954 |
Mostra e catalogo tuttavia non ci mostrano che una parte esigua della sua produzione che pare conti circa 150.000 foto. Non mi è nemmeno chiaro se siano state sviluppate tutte. Interessante la ricostruzione che della sua persona fa il catalogo; ne emerge il ritratto di una donna introversa e schiva, eppure inaspettatamente audace nello scattare. Difficile dire il perchè della sua passione per la fotografia e soprattutto difficile capire perchè non ha mai fatto il grande passo, ovvero perchè non è voluta entrare nel mondo dei fotografi professionisti (non per dire che ci dovesse guadagnare soldi facendo della fotografia il proprio mestiere, ma semplicemente per dire che venisse riconosciuta). Comunque sia, gran bella mostra e gran bella scoperta, la sua: sono convinta che se le sue foto non le avesse viste nessuno, sarebbe stata un perdita.
sabato 5 dicembre 2015
dondon e dandan
E niente, domani ho l'esame di giapponese. L'N4, ovvero il secondo livello. Dopo ce ne sarebbero altri tre, ma non penso di darli nemmeno nei miei sogni più selvaggi. Ovvero: avevo accarezzato il pensiero di arrivare almeno fino all'N3, il che significa "capacità di utilizzare il giapponese utilizzato nella vita di ogni giorno, anche quello con qualche grado di difficoltà", ma va già grassa fermarmi a "capacità di utilizzare il giapponese base". In realtà non sono affatto sicura di superare questo esame. L'anno scorso, quando ho dato l'N5, ero perlomeno sicura di passare e ci sono riuscita con una bella A, a questo giro se passo con B va già molto grassa. Se passo, già. Perchè, lo confesso, ho fatto la svarnazza fino a praticamente l'altro ieri. Avrei dovuto cominciare a studiare seriamente appena tornata dal Giappone in aprile, visto il numero di parole e kanji nuovi da imparare e considerato che la mia memoria funziona a scartamento ridotto. Avendo cominciato tardi, ho fatto quello che ho potuto, perciò ci sono ancora diversi termini che proprio non mi entrano in testa. Poi è anche vero che se sono contestualizzati magari ci arrivo, ma chissà. Ad ogni modo ho fatto un test di prova e con quello sarei passata, tuttavia anche l'anno scorso avevo fatto molti test di prova e però l'esame vero mi è parso più difficile. Credo di essere nelle mani nel destino, nel senso che se a questo giro ci infilano un'alta concentrazione di quelle parole che non ricordo, sono fottuta. Posso anche tirare a indovinare e passare per culo, ma sentirei la cosa come una sconfitta. Però almeno mi ricordo perfettamente la differenza fra dondon e dandan!
Dopo l'esame continuerò a studiare; voglio continuare a lavorare su questi nuovi termini fino a che non li conoscerò come le mie tasche.
giovedì 3 dicembre 2015
R.I.P.
Mi rendo conto che al mondo esistono problemi molto più gravi, però credo di non offendere buonisti e benpensanti se personalmente mi cruccio per via di una triste notizia che leggevo in questi giorni: la mitica Holga esce di produzione. Per quelli che si interessano alla lomografia, è come dire che viene a mancare un pilastro fondamentale; insieme alla Diana infatti questa macchina è tra le più popolari.
Devo confessare che da principio ho fatto un po' di resistenza nei suoi confronti, ma non tanto per via della macchina in sè, quanto per colpa delle politiche della Lomography Society International che vende queste macchinette plasticose a peso d'oro. Capisco le logiche del mercato, ma non condivido il principio di voler sfruttare i polli a tutti i costi.
Di conseguenza per un paio di anni mi sono fatta bastare le due Diane (originali, non made in Lomography) che avevo raccattato su Ebay a prezzi umani. Poi però ho pensato di seguire il suggerimento di molti: la Holga va comprata a Hong Kong. Non fisicamente, anche se un viaggetto fino a Hong Kong me lo farei pure, ma dai venditori Ebay cinesi.
E difatti loro la Holga te la vendono in tutte le salse (ne esistono diverse varianti) e a prezzi bassi. Unico neo: è vero che le spese di spedizione non te le fanno pagare, ma bisogna mettere in conto lunghe attese e l'evenienza che il pacchetto si perda per la via, vedi la prima Holga che ordinai (in versione 35mm) e che mi deve ancora arrivare.
La seconda (versione 120mm con le lenti in vetro che, a detta degli esperti, garantiscono immagini più oniriche di quelle di plastica) mi è fortunatamente arrivata sana e salva ed è stato amore a prima vista, tanto che ormai è entrata nella rosa dei miei pezzi di plastica preferiti, e di qui il mio grande dispiacere nell'apprendere che non verrà più prodotta.
Tra l'altro la Holga è anche molto versatile; non tanto sotto l'aspetto tecnico (infatti è improntata alla semplicità e offre una scelta di soli due diaframmi che, insieme alla distanza di messa a fuoco, vanno selezionati manualmente; il tempo è fisso ma la posa B è consentita), quanto perchè offre la possibilità di fare esposizioni multiple, inoltre è fornita di una mascherina che permette di scegliere tra scattare in formato quadrato o rettangolare.
Così, per consolarmi, ho deciso di prendermi la versione pinhole, prima che le scorte si esauriscano e che i prezzi diventino proibitivi a causa di ciò (vedi le pellicole istantanee in bianco e nero della Fuji, i cui prezzi sono diventati scandalosamente alti non appena si è saputo che non sarebbero state più prodotte). Insomma, continueremo a vederne delle belle!
Tutte le foto di questo post sono state realizzate con la mia Holga.
Iscriviti a:
Post (Atom)